lunedì 12 dicembre 2011

Domande

Tornando alla metafora della nave, eccoci sul nostro veliero esattamente dove ci eravamo lasciati.
Certo le cose sono cambiate molto, ma siamo ancora lontani da lasciare queste acque stagnanti, per ripartire verso mari più vivaci e meno intossicati da finanza e speculazione.
Intanto ci siamo resi conto di essere incatenati ad altre navi, alcune più forti, altre già mezze affondate, ma tutte battenti bandiera UE.
Si tratta di una flotta ardita, che quando venne formata poteva competere con qualsiasi altra armata navale, ma che non è mai riuscita a darsi un comando chiaro, e si sa, se una flotta non naviga compatta il rischio è quello di perdersi o di indebolirsi. Infatti ogni nave della flotta ha guardato i propri interessi, senza mai perseguire obiettivi comuni.
Ora, in questa durissima fase di bonaccia, tutte le navi della flotta si sono incatenate, così da sorreggere quelle più in difficoltà, cariche magari di cibarie comuni o tesori già spartiti con i comandanti della flotta.
Ne consegue che se una di queste affonda le altre rischiano di seguirla negli abissi, mentre  i pirati proseguono con continui attacchi ai quali l'Imponente armate UE non riesce a reagire.
Nel groviglio di queste imbarcazioni, sul perimetro più esposto agli attacchi e in una situazione particolarmente complicata, la nave Italia cerca di riorganizzarsi, tra pianti e festeggiamenti.
Gli ufficiali hanno capitolato, cedendo il passo ad una squadra di tecnici, cartografi, chef, mastri armatori e tesorieri, tutti competenti nelle loro funzioni ma a cui certo non su può chiedere un nobile profilo politico. Questa squadra, osannata da mozzi e marinai, è però strettamente controllata dai vecchi ufficiali, che possono sbarazzarsene in qualsiasi momento, o intervenire, nel bene o nel male, sulle decisioni prese, fino a comprometterne il risultato.
A capo di questi tecnici è stato nominato Capitano il Prof. Monti, che in pochissimi giorni ha dovuto dar prova alle altri navi di poter sistemare il nostro veliero, dopo che tonnellate di promesse avevano prima illuso e poi frustrato l'intera flotta. Così il Capitano, con la sua squadra ha deciso in fretta e furia di stilare un elenco delle emergenze, mettendo al primo posto il rischio "cannonate" dalla nostra stessa flotta, e a seguire tutti gli altri problemi interni, dalle falle sul fondo, alla corruzione degli ufficiali, che ricordiamolo, tengono i tecnici per le "Falle"!
Per impedire le cannonate, evitando che l’operazione fallisca a causa degli ufficiali che certamente si metterebbero di traverso per mantenere i loro privilegi (vedi tagli degli stipendi!), il Capitano Monti ha deciso di prendere le ricchezze nella maniera più semplice ed immediata.
Si è deciso quindi di fare una colletta tra tutto l'equipaggio, naturalmente senza insistere troppo con i "potenti" e con i ladri, particolarmente abili a complotti e sotterfugi ma coinvolgendo, come sempre, quelli più esposti che non possono rifiutarsi.
Sul veliero però, gli stessi che prima festeggiavano la caduta (supposta) dei graduati, iniziano subito a sentirsi presi in giro, trovandosi di fatto a pagare la ristrutturazione di un'imbarcazione compromessa da anni di cattiva gestione da parte di coloro che ora la passano nuovamente liscia.
A calmare le acque ci pensa proprio la squadra del Capitano, che parla di pazienza e di un percorso lungo e faticoso, che segue una logica precisa e che ha come obiettivo quello di far ripartire il nostro veliero e non solo quello di tenerlo a galla. Così alcuni tornano a posare il remo che poco prima sventolavano minacciosi, soprassedendo sul fatto che se poche settimane fa il vecchio Ammiraglio Berlusconi avesse proposto una simile manovra si sarebbe trovato impiccato all'albero maestro!
E gli stessi ufficiali se la ridono sotto i baffi (vecchi ammiragli compresi..), magari lamentandosi di scelte tanto impopolari che dopotutto vengono fatte da altri, proponendo aggiustamenti che farebbero meglio a tacere per quanto ipocriti. E perché non approfittare della situazione per tessere nuove alleanze o addirittura per riguadagnarsi il favore dei marinai più influenzabili, tornando ai vecchi slogan o immolandosi a difensori di un popolo che prima non hanno mai considerato.
Da parte mia, in fondo alla nave, seduto sul bordo con il mio remo appoggiato sulle gambe, nutro una fievole speranza che ora, con le cannonate scongiurate, la squadra di Monti provi seriamente a ripulire la nave, partendo proprio da quella parte dell'equipaggio che ha quasi affondato la nostra barca. Mozzi e marinai sono pronti ad appoggiare una rivoluzione pacifica che faccia emergere la corruzione ed elimini privilegi ed ingiustizie su cui poggiano le tante caste della nostra società, operazione impossibile se dovessero farla gli interessati ma meno utopica se fatta da un "tecnico" o da una persona che abbia ancora dignità ed ambizione. Ma bisogna essere altrettanto veloci e spietati come si è dimostrato in questa prima fase, a cui a pagare siamo sempre i soliti. Vediamo se anche questa volta il nostro veliero risulta indistruttibile?


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