Siamo alle solite, tutti belli schierati a parlare di argomenti che i più non conoscono, senza nemmeno prendersi la briga di fermarsi a riflettere. Già un governo che continua a proporre iniziative battezzate in inglese e piene di contraddizioni dovrebbe farci riflettere sulla scarsa attenzione che nutre verso l'argomento, che, nel caso opposto dovrebbe essere cristallino e ben definito e non mascherato come un clown che cerca disperatamente attenzione.
Sui diritti civili è palese la necessità di un'intervento, tanto che continuiamo ad essere sanzionati per la triste tendenza pluriennale ad evitare il problema chiudendo gli occhi e passando oltre.
Come tutte le cose "rimandate" si arriva prima o poi al punto che la distanza tra politica e società diventa incolmabile e le decisioni vanno prese d'urgenza, troppo sovente dovendo trattare più temi contemporaneamente.
Ci si trova dunque a dover affrontare tematiche che in altri paesi si sono già evolute, che sono già state trattate e normate, che hanno visto sperimentazioni, regolamenti, doveri e diritti.
Qui tutto tace per anni, poi in qualche mese si pretende pareggiare i conti, chiedendo ad un parlamento composto in gran parte di cialtroni, di legiferare su argomenti che vanno ben oltre la triste appartenenza (spesso transitoria) ad un partito.
Calando un volo sull'infinita incompetenza di quanti nemmeno riescono a pronunciare il nome della proposta di legge, trovo sia altrettanto deleterio vedere questi temi affrontati come un qualunque dibattito sul posticipo sportivo del fine settimana.
Detesto chi a priori non ascolta l'opinione altrui perché accecato dalla grandezza della propria e trovo ancor più stupido vedere persone prendere posizioni senza nemmeno saper di cosa si parla.
Questo perché nella legge che ci si appresta a votare, ci sono tanti aspetti che nessuno dei tanti "opinionisti" penso si sia preso la briga di leggere. E forse sarebbe pure inutile leggere questa marea di cavilli ed emendamenti fatti ad hoc per strappare una maggioranza risicata.
Come tutti mi sono fatto un'idea a proposito e come sempre mi trovo in perfetto disaccordo con tutti gli estremismi, ma in fondo a chi interessa la mia opinione? Non mi viene nemmeno richiesta attraverso un referendum e spesso penso anche che questo sia un bene, visto come si affrontano le votazioni in Italia.
Certo è che siamo nel 2016 e la società di oggi ha conquistato posizioni impensabili fino a 50 anni fa. Queste posizioni vanno tutelate in nome di un progresso che fa dei diritti civili un baluardo della società occidentale, cosa ancor più evidente in un periodo di frequenti confronti tra civiltà.
Partendo da questo è palese che ci siano passi doverosi, su cui la discussione diventa superflua se non addirittura obsoleta.
Se l'amore omosessuale è stato finalmente accettato è sacrosanto riconoscerlo a livello istituzionale, riconoscendo diritti e doveri atti a regolamentare una relazione nella nostra società. Chiamarlo matrimonio o unioni civili o pacs o come volete, significa solo cambiare il fiocco ad una confeziona già ben definita.
Di tutt'altro spessore è il tema delle adozioni, che arriva nel nostro paese senza alcun approccio, gravato da anni di rinvii e tabù anche solo a volerne discutere.
Come dicevo ho la mia opinione, ma anche qui ci sono punti fermi che la indirizzano. Che un figlio non sia un diritto è sacrosanto e che ci siano famiglie etero talmente pessime che a confronto è invidiabile la condizione di orfano lo è altrettanto.
Ma è altrettanto indiscutibile che ad un bambino servano figure di riferimento sia maschili che femminili. Lo è a tal punto che la natura stessa lo preveda come elemento essenziale per la procreazione. E' altrettanto vero che concepire un figlio non vuol dire essere genitori e che per esserlo occorre prendersene cura, amarlo e crescerlo, tutti elementi che possono valere per un qualsiasi adulto, anche da solo, figuriamoci in coppia!
Personalmente credo che ad un bambino in cerca di famiglia debbano essere garantite le condizioni migliori e, sempre personalmente credo che queste siano riscontrabili maggiormente in una coppia uomo-donna in cui esistano riferimenti paterni e materni ben definiti. Contemporaneamente sono anche convinto che una famiglia, anche omosessuale, anche mono-composta, sia preferibile ad un orfanotrofio o ad un istituto che omologa per forza di cosa i suoi ospiti.
Credo anche che l'adozione da parte del partner di un genitore separato (sia esso gay oppure etero) sia inevitabile oltre che opportuna, sempre se ci siano le condizioni necessarie e la volontà dei genitori naturali.
Il tutto per il bene del bambino, che in tutta la faccenda è il vero fulcro della famiglia, su cui volenti o nolenti si basa tutta la società mondiale, da cui, per farla grossa, dipende tutta la nostra umanità.
E' altrettanto vero che con i livelli oggi raggiunti dalla scienza, si pongono altre questioni, come l'utero in affitto, le madri surrogate e tutto quello che comporta l'evoluzione della medicina genetica.
Immaginatevi quanto sia difficile per un paese che ancora non ha una regolamentazione sulle relazioni civili affrontare tali temi...
Eppure il tempo perso è una colpa e oggi dobbiamo per forza affrontare questi argomenti, perché la vita va avanti e perché è assurdo che una cosa legiferata oltre confine qui non abbia ne tutele ne doveri.
Personalmente trovo assurdo anche solo pensare che possa esistere una "madre surrogata", e non tanto per questioni etiche, piuttosto perché ho vissuto con una donna che per nove mesi ha gestito una gravidanza e sono certo che il rapporto che si crea tra una madre ed un figlio non possa essere valutata in termini scientifici o peggio economici. E' vero che sta alle persone decidere della propria vita, e che (senza nemmeno considerare lo sfruttamento) una donna è libera di prestare il proprio utero e 9 mesi della propria vita a due amici o a due sconosciuti, ma il frutto di tutto ciò è un bambino a cui nessuno può chiedere un parere.
Certo è un parere personale, magari indotto dal fastidioso pensiero che queste operazioni, oggi carissime, sono destinate esclusivamente a persone molto abbienti, e quindi ulteriormente in contraddizione con la richiesta di un diritto che anche se riconosciuto varrebbe solo per chi può permetterselo. E se non è una questione economica perché i costi per questa pratica sono così elevati, possibile che il compenso per la madre non incida? E se incide non si tratta forse di una questione economica che alla fine ricade sul bambino?
Insomma, mi pare che l'argomento sia troppo ampio per essere affidato a chi sul palco del Family Day sbraita che il sesso non è un piacere o a chi vuole un figlio anche al costo di accettare che una donna che lo porta in grembo, lo nutre e lo mette al mondo, se ne possa separare senza pensieri, senza nemmeno chiedersi se quel bambino un giorno non desidererà sapere da dove viene...
Forse domani cambierò idea anche io, conscio del fatto che le opinioni cambiano con la società e con l'esperienza, ma altrettanto conscio che purtroppo, da quanto l'argomento si è affacciato in parlamento, non ho ancora sentito alcun dibatto serio, che esuli dalle reciproche accuse o che dia spazio a legittime preoccupazioni senza sentirsi tacciati di bigottismo.
L'epilogo sarà sempre quello delle cose che si sistemano col tempo, all'Italiana, correggendo un poco alla volta tutti gli aspetti che si sono tralasciati nella corsa all'approvazione, sperando che nel frattempo non siano in troppi a pagare la leggerezza di scelte fatte più per posizione che per ragionamento.
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venerdì 12 febbraio 2016
venerdì 27 marzo 2015
L'ultimo tramonto
Cosa è successo sul maledetto volo che è tragicamente terminato sulle vette alpine francesi lo si può intuire, ma cosa è passato nella testa di un pilota, che volontariamente commette un omicidio, con l'alibi (ancora da stabilire) del suicidio... non lo sapremo mai.
Resta la rabbia dei famigliari, mista ad un dolore che si acutizza al pensiero di quegli ultimi istanti di cui restano le sole, terribili, testimonianze audio.
Resta la beffa, per un sistema di sicurezza che si trasforma in tutela per un gesto folle ed imprevedibile.
Resta la cinica consapevolezza che una cosa tanto assurda sia comunque meno probabile di un guasto tecnico e quindi una sorta di magra consolazione in vista dei nostri viaggi futuri.
Resta l'assurda sensazione che se un gesto tanto folle sia da imputare al mostro della depressione sia contemporaneamente meno odioso di un gesto terroristico ma drammaticamente più egoista ed incomprensibile.
Restano i frammenti sparsi sulle rocce, i tanti dubbi ancora da chiarire e quella sensazione di impotenza nello scegliere di mettere la propria vita nelle mani di un'altra persona.
Resta il cordoglio per le tante vittime di una fine assurda e spaventosa, come la certezza di non poter controllare quello che di buono o maledetto si annida nei nostri pensieri.
Resta la rabbia dei famigliari, mista ad un dolore che si acutizza al pensiero di quegli ultimi istanti di cui restano le sole, terribili, testimonianze audio.
Resta la beffa, per un sistema di sicurezza che si trasforma in tutela per un gesto folle ed imprevedibile.
Resta la cinica consapevolezza che una cosa tanto assurda sia comunque meno probabile di un guasto tecnico e quindi una sorta di magra consolazione in vista dei nostri viaggi futuri.
Resta l'assurda sensazione che se un gesto tanto folle sia da imputare al mostro della depressione sia contemporaneamente meno odioso di un gesto terroristico ma drammaticamente più egoista ed incomprensibile.
Restano i frammenti sparsi sulle rocce, i tanti dubbi ancora da chiarire e quella sensazione di impotenza nello scegliere di mettere la propria vita nelle mani di un'altra persona.
Resta il cordoglio per le tante vittime di una fine assurda e spaventosa, come la certezza di non poter controllare quello che di buono o maledetto si annida nei nostri pensieri.
venerdì 20 marzo 2015
martedì 17 marzo 2015
Il cattivo sapere
Ho parlato spesso di quanto l'informazione sul web, libera da ogni costrizione, sia finita nella trappola dell'abuso, schiacciata sotto migliaia di tasti che battono supposizioni spacciandole per fatti, ipotesi per verità, dubbi per certezze.
Purtroppo nell'oceano di internet vale una sola legge: trovi quello che vuoi trovare.
In effetti questo vale anche nella vita reale: si ascolta quello che si vuol sentire, ma mentre nella vita di tutti i giorni esiste l'autorevolezza o meno di un'interlocutore, sul web si casca male, le citazioni sono spesso imparziali e appannate, i fatti esposti a profili alterni e le fonti spesso ignote.
La colpa è nostra, troppo pigri per documentarci, pavidi per smentirci e affascinati dalle tesi capaci di tranquillizzarci.
Proprio questo è un metodo frequentemente utilizzato per condizionare i consumi, società che ordinano ricerche mirate per poi sfruttarne i risultati e realizzarci campagne pubblicitarie sui social, dove l'attenzione della gente è quella desiderata: abbastanza alta per le cazzate e troppo bassa per le cose importanti.
Per fare un esempio, se da domani si pubblica una ricerca dove si stabilisce che il consumo di spinaci favorisce la caduta dei capelli (sto inventando..), senza dire che altri fattori sono ben più determinanti o specificare che bisognerebbe consumarne a quintali, oppure omettendo tutte le altre grandi qualità della celebre verdura, avremmo centinaia di stempiati pronti a credere che braccio di ferro fosse il primo grande esempio che conferma questa tesi!
Immaginate questo esempio per tematiche ben più gravi e per giri d'affari ben maggiori di quello degli spinaci... e immaginate se allo spinacio si proponesse un'alternativa con un'altra verdure facendo il gioco opposto.. chi ci guadagnerebbe? E se la ricerca fosse evitata raccogliendo molto più semplicemente fantomatiche citazioni su blog e forum? ... a fidarsi...
Inoltre, spesso, le cose nascono senza malizia, magari per semplici ragioni etiche, per simpatia o convinzioni personali, argomenti che si diffondono di portale in portale, confermati da saccenti integralisti che non trovano spazio da nessun'altra parte se non sul web, ma lalla fine la notizia passa per vera o almeno per vorosimile (cosa ben diversa!).
Insomma, ci siamo, siamo arrivati all'opposto delle nostre paure analogiche, al paradosso delle nostre complottistiche convinzioni che un'informazione imbavagliata ci mostrava un solo lato del mondo, a servizio di chi la sfruttava per condizionare le nostre scelte.
Eccoci al mercato delle autorità, barattate per la popolarità di una notizia, presa per buono per il prezzo miserabile del non doverci sforzare a metterle in discussione.
La scienza e la medicina in mano ad oratori senza competenza, distribuite in comode vignette ad un pubblico senza pretese, pronti ad abboccare all'amo più accattivante, diventati intolleranti alla verità spesso più scomode di chi, per una vita, ha studiato l'argomento.
Vi invito a leggere questa pagina e trarne le vostre conclusioni, piangendo le prime vittime di un sistema sempre più alla deriva: VAFFANCULO STRO**I!
Purtroppo nell'oceano di internet vale una sola legge: trovi quello che vuoi trovare.
In effetti questo vale anche nella vita reale: si ascolta quello che si vuol sentire, ma mentre nella vita di tutti i giorni esiste l'autorevolezza o meno di un'interlocutore, sul web si casca male, le citazioni sono spesso imparziali e appannate, i fatti esposti a profili alterni e le fonti spesso ignote.
La colpa è nostra, troppo pigri per documentarci, pavidi per smentirci e affascinati dalle tesi capaci di tranquillizzarci.
Proprio questo è un metodo frequentemente utilizzato per condizionare i consumi, società che ordinano ricerche mirate per poi sfruttarne i risultati e realizzarci campagne pubblicitarie sui social, dove l'attenzione della gente è quella desiderata: abbastanza alta per le cazzate e troppo bassa per le cose importanti.
Per fare un esempio, se da domani si pubblica una ricerca dove si stabilisce che il consumo di spinaci favorisce la caduta dei capelli (sto inventando..), senza dire che altri fattori sono ben più determinanti o specificare che bisognerebbe consumarne a quintali, oppure omettendo tutte le altre grandi qualità della celebre verdura, avremmo centinaia di stempiati pronti a credere che braccio di ferro fosse il primo grande esempio che conferma questa tesi!
Immaginate questo esempio per tematiche ben più gravi e per giri d'affari ben maggiori di quello degli spinaci... e immaginate se allo spinacio si proponesse un'alternativa con un'altra verdure facendo il gioco opposto.. chi ci guadagnerebbe? E se la ricerca fosse evitata raccogliendo molto più semplicemente fantomatiche citazioni su blog e forum? ... a fidarsi...
Inoltre, spesso, le cose nascono senza malizia, magari per semplici ragioni etiche, per simpatia o convinzioni personali, argomenti che si diffondono di portale in portale, confermati da saccenti integralisti che non trovano spazio da nessun'altra parte se non sul web, ma lalla fine la notizia passa per vera o almeno per vorosimile (cosa ben diversa!).
Insomma, ci siamo, siamo arrivati all'opposto delle nostre paure analogiche, al paradosso delle nostre complottistiche convinzioni che un'informazione imbavagliata ci mostrava un solo lato del mondo, a servizio di chi la sfruttava per condizionare le nostre scelte.
Eccoci al mercato delle autorità, barattate per la popolarità di una notizia, presa per buono per il prezzo miserabile del non doverci sforzare a metterle in discussione.
La scienza e la medicina in mano ad oratori senza competenza, distribuite in comode vignette ad un pubblico senza pretese, pronti ad abboccare all'amo più accattivante, diventati intolleranti alla verità spesso più scomode di chi, per una vita, ha studiato l'argomento.
Vi invito a leggere questa pagina e trarne le vostre conclusioni, piangendo le prime vittime di un sistema sempre più alla deriva: VAFFANCULO STRO**I!
martedì 10 febbraio 2015
Cyber war
Per alcuni le terza guerra mondiale è in pieno svolgimento, da anni, e riguarda tutto il pianeta, ben più estesa delle prime due ma spalmata in centinaia di focolai più o meno conosciuti.
Secondo un'indagine di qualche mese fa sono oltre un centinaio i Paesi coinvolti in vario titolo in conflitti interni ed esterni e sono milioni le persone che ne fanno le spese.
Per altri la terza guerra mondiale è si in atto, ma si sviluppa nel mondo della finanza, attraverso battaglie meno cruente ma forse più pericolose, capaci di coinvolgere gran parte dell'umanità, causando danni che nessun bombardamento potrebbe eguagliare. I conflitti militari sarebbero solo una conseguenza di questa guerra, battaglie che si generano sulle macerie di paesi destabilizzati, combattute da popolazioni asfissiate da un'economia che concretizza le speculazioni finanziarie e le ingustizie sociali, capaci di affamare parti del mondo a favore di pochi ma potentissimi grumi di potere.
Per altri ancora la terza guerra mondiale è alle porte e tutto ciò che accade nel mondo è solo il sintomo di una deriva violenta che sfocerà presto nell'ennesimo conflitto mondiale che coinvolgerà bandiere religiose, economiche, politiche e sociali.
Quel che è certo è che di qualsiasi cosa si tratti, il terreno su cui i conflitti si abbatteranno si sono arricchiti di un nuovo spazio che va oltre al militarismo e oltre alla finanza: il web.
Internet è, volente o nolente, la nuova dimensione della nostra umanità, ne dipendono molti aspetti della nostra vita ma soprattutto è considerato come la maggior finestra sul mondo, accessibile a tutti e dalla potenza straordinara.
Mentre l'Isis e altre sigle terroristiche hanno fatto della propaganda mediatica un loro punto di forza, migliaia di persone hanno accesso ad informazioni e canali più o meno legali per raggiungerle.
Inoltre è palese quanto i social riescano ad influenzare l'opinione pubblica e questo pur considerando i limiti di un sistema tutt'altro che rodato.
Stiamo parlando di una tecnologia ancora in fasce, dove regna l'anarchia e dove tutto può significare il contrario di tutto. Un terreno dove la libertà viene sbandierata in ogni sua forma, nel paradosso di garantire allo stesso tempo verità e menzonia, pace e violenza, soluzioni e problemi.
In questa situazioni si muovono gruppi organizzati, pirati di un mare in cui non esistono regole e le cui azioni possono essere devastanti più di quelle fatte nel mondo reale.
Da qualche settimana il gruppo Anonymous ha dichiarato guerra all'Isis ed i primi frutti, piuttosto abbondanti, sono stati presentati alla società.
Questo gruppo potente e oscuro, opera senza regole e ha già aggredito migliaia di nemici, facendo spesso emergere realtà orrende, come fu il caso di Nazileaks o quello ancor più odioso di
Lolita City, pubblicando gli orrori pedo-satanisti di oltre 1500 utenti!
Pur parlando comunque di guerra e pur parlando comunque di un gruppo anonimo che raccoglie quasi certamente anche pezzi di apparati istituzionali più o meno governativi anche legati alle varie intelligence internazionali, non si può negare un grande senso di speranza ed esaltazione, nel veder contrapposte agli orribili video di violenza e crudeltà, le parole minacciose con cui Anonymous attacca l'Is:
"Siamo ebrei, cattolici e musulmani, gay ed etero, spie e attivisti: Voi siete il virus, noi siamo la cura".
Secondo un'indagine di qualche mese fa sono oltre un centinaio i Paesi coinvolti in vario titolo in conflitti interni ed esterni e sono milioni le persone che ne fanno le spese.
Per altri la terza guerra mondiale è si in atto, ma si sviluppa nel mondo della finanza, attraverso battaglie meno cruente ma forse più pericolose, capaci di coinvolgere gran parte dell'umanità, causando danni che nessun bombardamento potrebbe eguagliare. I conflitti militari sarebbero solo una conseguenza di questa guerra, battaglie che si generano sulle macerie di paesi destabilizzati, combattute da popolazioni asfissiate da un'economia che concretizza le speculazioni finanziarie e le ingustizie sociali, capaci di affamare parti del mondo a favore di pochi ma potentissimi grumi di potere.
Per altri ancora la terza guerra mondiale è alle porte e tutto ciò che accade nel mondo è solo il sintomo di una deriva violenta che sfocerà presto nell'ennesimo conflitto mondiale che coinvolgerà bandiere religiose, economiche, politiche e sociali.
Quel che è certo è che di qualsiasi cosa si tratti, il terreno su cui i conflitti si abbatteranno si sono arricchiti di un nuovo spazio che va oltre al militarismo e oltre alla finanza: il web.
Internet è, volente o nolente, la nuova dimensione della nostra umanità, ne dipendono molti aspetti della nostra vita ma soprattutto è considerato come la maggior finestra sul mondo, accessibile a tutti e dalla potenza straordinara.
Mentre l'Isis e altre sigle terroristiche hanno fatto della propaganda mediatica un loro punto di forza, migliaia di persone hanno accesso ad informazioni e canali più o meno legali per raggiungerle.
Inoltre è palese quanto i social riescano ad influenzare l'opinione pubblica e questo pur considerando i limiti di un sistema tutt'altro che rodato.
Stiamo parlando di una tecnologia ancora in fasce, dove regna l'anarchia e dove tutto può significare il contrario di tutto. Un terreno dove la libertà viene sbandierata in ogni sua forma, nel paradosso di garantire allo stesso tempo verità e menzonia, pace e violenza, soluzioni e problemi.
In questa situazioni si muovono gruppi organizzati, pirati di un mare in cui non esistono regole e le cui azioni possono essere devastanti più di quelle fatte nel mondo reale.
Da qualche settimana il gruppo Anonymous ha dichiarato guerra all'Isis ed i primi frutti, piuttosto abbondanti, sono stati presentati alla società.
Questo gruppo potente e oscuro, opera senza regole e ha già aggredito migliaia di nemici, facendo spesso emergere realtà orrende, come fu il caso di Nazileaks o quello ancor più odioso di
Lolita City, pubblicando gli orrori pedo-satanisti di oltre 1500 utenti!
Pur parlando comunque di guerra e pur parlando comunque di un gruppo anonimo che raccoglie quasi certamente anche pezzi di apparati istituzionali più o meno governativi anche legati alle varie intelligence internazionali, non si può negare un grande senso di speranza ed esaltazione, nel veder contrapposte agli orribili video di violenza e crudeltà, le parole minacciose con cui Anonymous attacca l'Is:
"Siamo ebrei, cattolici e musulmani, gay ed etero, spie e attivisti: Voi siete il virus, noi siamo la cura".
martedì 4 novembre 2014
Cari giudici...
Cari giudici ammetto la mia colpevolezza, ammetto le mie colpe e ammetto il mio disaccordo, non tanto verse le vostre scelte ma verso le vostre figure.
Cari giudici non tenterò di difendere la mia idea di fronte alle vostre sentenze, ne prendo atto anche se ammetto di non avere alcun rispetto per il modo in cui i vostri giudizi vengono rigettati.
Cari giudici, non vorrei però che cadeste in errore, fraintendedo il mio atto di confessione.
Innanzitutto non mi rivolgo a voi Giudici di Tribunali, Corti o Cassazione, a voi non posso rimproverare nulla se non alcune leggerezze nelle dichiarazioni o la volontà di difendere alcuni privilegi a cui vi aggrappate avidamente. Non posso farlo perché non ne ho le capacità, dovrei minare il mio credo nella Giustizia e nei meccanismi che la nostra Costituzione prevede per difendere la vostra indipendenza e il vostro sacrosanto valore nella nostra società.
Cari Giudici dalla "G" maiuscola, per il poco che lo studio del Diritto mi ha lasciato in affido ho infinito rispetto nel vostro lavoro, comprendo la difficoltà dei vostri percorsi all'interno delle selvagge lande della legislatura Italiana, spesso affiancati da avvocati il cui scopo e indirizzarvi verso la loro causa, sfruttando ogni debolezza e lacuna che il nostro diritto offre, facendo giustamente (o forse no?) l'interesse del proprio assistito.
Non sono un ipocrita e non mi scandalizzo delle vostre retribuzioni, provando solo ad immaginare quanto sia pesante per la propria coscienza trovarsi a decidere del futuro di una persona, vincolati al rispetto di normative a volte troppo asfissianti e a volte troppo lascive.
Capisco il vostro senso di soffocamento nel ritrovarsi spesso schiacciati tra il rispetto del diritto e le pressioni dell'opinione pubblica, accetto le vostre conflittualità, rispetto le vostre conoscenze e ammiro la devozione dei vostri studi. Quando non condivido le vostre decisioni ho sempre cercato di comprenderle, scoprendo la maggior parte delle volte che si trattava di decisioni legittime, nel pieno rispetto o obbligo della legge, questa si a volte opinabile.
Cari Giudici non mi rivolgo a voi, le cui contraddizioni e debolezze fanno parte di un sistema senza il quale varrebbe la legge del più forte e regnerebbe un'anarchia cara solo a chi persegue una visione troppo utopica del mondo. Cari Giudici su di voi investiamo la fiducia di una società che se tradita subirebbe da voi il più grande e vile dei torti, perché a voi spetta il compito più importante: far rispettare le regole che tutelano la nostra vita.
Mi rivolgo invece a voi giudici dalla "g" minuscola, a voi dichiaro la mia colpevolezza!
Cari giudici, dunque, un tempo relegati alle piazze e ai bar, armati dei vostri giornali quasi sempre di parte o almeno simpatizzanti dalle vostre opinioni, forti della vostra saccenza e della povertà intellettuale altrui, a voi ammetto le mie responsabilità.
Cari giudici, oggi imbonitori da social network, che dall'alto dei vostri trespoli virtuali vi arrogate il diritto di esprimere giudizi come fossero verità... perdonatemi.
Scusate la mia scarsa opinione di voi, della vostra capacità di giudizio avvalorata frequentemente da un'immagine e da un grumo di parole che la incorniciano, in un link condiviso in tutta fretta, a cui affidate buona parte della vostra informazione, non per pigrizia, ma perché vedete superfluo cercare un opinione diversa o mettere in discussione il vostro sito o credo preferito.
Mi scuso per non riuscire a condividere la vostra smania di esaltarvi di fronte alle notizie che colpiscono i vostri nemici o che esaltano i vostri pensieri, inveendo invece su quelle contrarie, tacciando i loro autori di complottismo e ricorrendo all'insulto come forma di contestazione.
Cari giudici, la cui opinione è sempre verità, accetto gli insulti che affibbiate a chi non la pensa come voi, a chi mette in dubbio la vostra morale talmente coerente da sembrare una farsa, non mi lamento nel vedere quanto vorreste le vostre idee imposte su chi è in disaccordo, avvicinando il vostro modo di fare, pregno di intransigenza, arroganza e presunzione, ai nemici che più combattete, estremisti quanto voi.
Cari giudici mi affido alla vostra mancanza di clemenza, certo di un giudizio severo ed obbligato, magari appoggiato da chi la pensa come voi oppure osteggiato con lo stesso impeto da chi è giudice quanto voi ma dalla parte opposta.
Vi chiederei di tentare di essere più obiettivi, di provare a non bollare un'opinione diversa come merda ma anzi, a cercare di capirne la logica, per aprire il vostro pensiero e magari scoprirvi più tolleranti e saggi.
Certo il rischio di cadere in contraddizione è evidente ed è tangibile quello di potersi sbagliare e doversi addirittura scusare, magari rivedendo le proprie aspirazioni fino a minare i propri ideali.
Questa sensazione potrebbe farvi sentire deboli, spesso in accordo con personaggi dal dubbio profilo, ma capireste anche che condividere un pensiero non significa nulla di più del suo senso stretto.
Potreste ritrovarvi ad apprezzare altri aspetti di questa vita, magari sentendovi più liberi di quanto lo crediate oggi, aggrappati ai vostri pensieri da difendere a tutti i costi, prigionieri delle vostre maschere che vi impongono un solo punto di vista, incatenati alle voci che scegliete di ascoltare.
Questo vi rende nervosi e perennemente in allerta nel difendervi dal pensiero altrui, convinti che anche per gli altri valga lo stesso, confinati in un mondo di battaglie ideologiche su ci vi ergete come portatori di verità assolute.
Cari giudici, ecco perché mi costituisco, perché per me questo non vale, perché lo trovo stupido e nell'ammetterlo di fronte al vostro delirio di onnipotenza non posso far altro che dichiararmi colpevole.
Cari giudici non tenterò di difendere la mia idea di fronte alle vostre sentenze, ne prendo atto anche se ammetto di non avere alcun rispetto per il modo in cui i vostri giudizi vengono rigettati.
Cari giudici, non vorrei però che cadeste in errore, fraintendedo il mio atto di confessione.
Innanzitutto non mi rivolgo a voi Giudici di Tribunali, Corti o Cassazione, a voi non posso rimproverare nulla se non alcune leggerezze nelle dichiarazioni o la volontà di difendere alcuni privilegi a cui vi aggrappate avidamente. Non posso farlo perché non ne ho le capacità, dovrei minare il mio credo nella Giustizia e nei meccanismi che la nostra Costituzione prevede per difendere la vostra indipendenza e il vostro sacrosanto valore nella nostra società.
Cari Giudici dalla "G" maiuscola, per il poco che lo studio del Diritto mi ha lasciato in affido ho infinito rispetto nel vostro lavoro, comprendo la difficoltà dei vostri percorsi all'interno delle selvagge lande della legislatura Italiana, spesso affiancati da avvocati il cui scopo e indirizzarvi verso la loro causa, sfruttando ogni debolezza e lacuna che il nostro diritto offre, facendo giustamente (o forse no?) l'interesse del proprio assistito.
Non sono un ipocrita e non mi scandalizzo delle vostre retribuzioni, provando solo ad immaginare quanto sia pesante per la propria coscienza trovarsi a decidere del futuro di una persona, vincolati al rispetto di normative a volte troppo asfissianti e a volte troppo lascive.
Capisco il vostro senso di soffocamento nel ritrovarsi spesso schiacciati tra il rispetto del diritto e le pressioni dell'opinione pubblica, accetto le vostre conflittualità, rispetto le vostre conoscenze e ammiro la devozione dei vostri studi. Quando non condivido le vostre decisioni ho sempre cercato di comprenderle, scoprendo la maggior parte delle volte che si trattava di decisioni legittime, nel pieno rispetto o obbligo della legge, questa si a volte opinabile.
Cari Giudici non mi rivolgo a voi, le cui contraddizioni e debolezze fanno parte di un sistema senza il quale varrebbe la legge del più forte e regnerebbe un'anarchia cara solo a chi persegue una visione troppo utopica del mondo. Cari Giudici su di voi investiamo la fiducia di una società che se tradita subirebbe da voi il più grande e vile dei torti, perché a voi spetta il compito più importante: far rispettare le regole che tutelano la nostra vita.
Mi rivolgo invece a voi giudici dalla "g" minuscola, a voi dichiaro la mia colpevolezza!
Cari giudici, dunque, un tempo relegati alle piazze e ai bar, armati dei vostri giornali quasi sempre di parte o almeno simpatizzanti dalle vostre opinioni, forti della vostra saccenza e della povertà intellettuale altrui, a voi ammetto le mie responsabilità.
Cari giudici, oggi imbonitori da social network, che dall'alto dei vostri trespoli virtuali vi arrogate il diritto di esprimere giudizi come fossero verità... perdonatemi.
Scusate la mia scarsa opinione di voi, della vostra capacità di giudizio avvalorata frequentemente da un'immagine e da un grumo di parole che la incorniciano, in un link condiviso in tutta fretta, a cui affidate buona parte della vostra informazione, non per pigrizia, ma perché vedete superfluo cercare un opinione diversa o mettere in discussione il vostro sito o credo preferito.
Mi scuso per non riuscire a condividere la vostra smania di esaltarvi di fronte alle notizie che colpiscono i vostri nemici o che esaltano i vostri pensieri, inveendo invece su quelle contrarie, tacciando i loro autori di complottismo e ricorrendo all'insulto come forma di contestazione.
Cari giudici, la cui opinione è sempre verità, accetto gli insulti che affibbiate a chi non la pensa come voi, a chi mette in dubbio la vostra morale talmente coerente da sembrare una farsa, non mi lamento nel vedere quanto vorreste le vostre idee imposte su chi è in disaccordo, avvicinando il vostro modo di fare, pregno di intransigenza, arroganza e presunzione, ai nemici che più combattete, estremisti quanto voi.
Cari giudici mi affido alla vostra mancanza di clemenza, certo di un giudizio severo ed obbligato, magari appoggiato da chi la pensa come voi oppure osteggiato con lo stesso impeto da chi è giudice quanto voi ma dalla parte opposta.
Vi chiederei di tentare di essere più obiettivi, di provare a non bollare un'opinione diversa come merda ma anzi, a cercare di capirne la logica, per aprire il vostro pensiero e magari scoprirvi più tolleranti e saggi.
Certo il rischio di cadere in contraddizione è evidente ed è tangibile quello di potersi sbagliare e doversi addirittura scusare, magari rivedendo le proprie aspirazioni fino a minare i propri ideali.
Questa sensazione potrebbe farvi sentire deboli, spesso in accordo con personaggi dal dubbio profilo, ma capireste anche che condividere un pensiero non significa nulla di più del suo senso stretto.
Potreste ritrovarvi ad apprezzare altri aspetti di questa vita, magari sentendovi più liberi di quanto lo crediate oggi, aggrappati ai vostri pensieri da difendere a tutti i costi, prigionieri delle vostre maschere che vi impongono un solo punto di vista, incatenati alle voci che scegliete di ascoltare.
Questo vi rende nervosi e perennemente in allerta nel difendervi dal pensiero altrui, convinti che anche per gli altri valga lo stesso, confinati in un mondo di battaglie ideologiche su ci vi ergete come portatori di verità assolute.
Cari giudici, ecco perché mi costituisco, perché per me questo non vale, perché lo trovo stupido e nell'ammetterlo di fronte al vostro delirio di onnipotenza non posso far altro che dichiararmi colpevole.
mercoledì 22 ottobre 2014
Viaggiatori nel tempo
Tra le leggende metropolitane quelle dei viaggiatori nel tempo riscuotono sempre un certo successo.
In genere si tratta di fotografie o filmati che ritraggono elementi appartenenti a tempi successivi a quelli immortalati, personaggi particolari con abbigliamento o acconciature fuori luogo e in qualche caso a testimoni più o meno stravaganti che dichiarano di provenire dal futuro.
Gran parte di questi casi sono facilmente confutabili, soprattutto perché in buona parte delle raffigurazioni gli elementi individuati si prestano a diverse interpretazioni, ma la curiosità unita al fascino dell'argomento fanno da combustibile a discussioni facilmente infiammabili.
In ordine cronologico l'ultimo mistero arriva da Hollywood, primo motivo per cui tutta la faccenda assume contorni dal sapore pubblicitario.
Si tratta di un video risalente al 1928, facente parte della sezione "extra" di un film promozionale con Charlie Chaplin, dal nome “The Circus”.
Nella breve sequenza si vede una donna passeggiare con quello che sembrerebbe un cellulare all'orecchio. Inutile dire che potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa, anche se il movimento delle labbra e la nostra abitudine a riconoscere un tale comportamento ci spingono inevitabilmente a vedere una cosa impossibile.
In genere si tratta di fotografie o filmati che ritraggono elementi appartenenti a tempi successivi a quelli immortalati, personaggi particolari con abbigliamento o acconciature fuori luogo e in qualche caso a testimoni più o meno stravaganti che dichiarano di provenire dal futuro.
Gran parte di questi casi sono facilmente confutabili, soprattutto perché in buona parte delle raffigurazioni gli elementi individuati si prestano a diverse interpretazioni, ma la curiosità unita al fascino dell'argomento fanno da combustibile a discussioni facilmente infiammabili.
In ordine cronologico l'ultimo mistero arriva da Hollywood, primo motivo per cui tutta la faccenda assume contorni dal sapore pubblicitario.
Si tratta di un video risalente al 1928, facente parte della sezione "extra" di un film promozionale con Charlie Chaplin, dal nome “The Circus”.
Nella breve sequenza si vede una donna passeggiare con quello che sembrerebbe un cellulare all'orecchio. Inutile dire che potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa, anche se il movimento delle labbra e la nostra abitudine a riconoscere un tale comportamento ci spingono inevitabilmente a vedere una cosa impossibile.
sabato 23 agosto 2014
Riflessioni sull'orrore
Mentre cercavo qualche chiarimento sulla crisi Irachena mi sono imbattuto su un video terribile, il cui macabro apice aveva come soggetto un bambino, chino sulla testa mozzata di un soldato (credo..) che, con un sorriso frutto dell'ingenuità dei suoi anni e la palese inconsapevolezza dell'orrore attorno a lui, provava ad alzarla come un trofeo davanti alla telecamera...
Non posterò l'indirizzo di questo video per rispetto, ma è pieno il web di altrettanti o forse peggiori immagini simili, provenienti da ogni parte del mondo.
In questi giorni la maggior parte di esse arrivano dall'Iriq e non possono lasciare indifferenti, così come le parole del Papa che parla apertamente di Terza Guerra Mondiale combattuta a pezzettini.
Come dargli torto visto anche il risultato dell'indagine dell'Huffingtonpost secondo cui solo 11 nazioni al mondo non sono impegnate in conflitti con Paesi esteri.
Questi conflitti sono più o meno conosciuti, alcuni sempre sotto i riflettori altri che si guadagnano la notorietà a suon di minacce o massacri, sempre più spesso svelati volontariamente attraverso video poi lanciati sul web, meglio se impressionanti, meglio se macabri, meglio se diffusi!
Non mi riferisco solo al video della barbara esecuzione del giornalista americano, ma alle decine di testimonianze che la strategia del terrore, firmata oggi da questo fantomatico gruppo jihadista chiamato ISIS continua a rilasciare sul web.
La tecnica è piuttosto semplice e si tramanda nel tempo, colpire con inaudita violenza nelle prime battaglie, diffondere le notizie delle atrocità commesse e godere delle conseguenze del terrore creato.
In questa maniera, interi villaggi fuggono e la resistenza delle popolazioni è pressoché nulla, così come quelle delle truppe più isolate o dei mercenari che temono una fine tanto violenta.
Nei secoli passati le voci venivano diffuse attraverso il passaparola, la stampa o macabri trofei esposti nelle zone di passaggio mentre oggi la comodità del web e la sua cassa di risonanza mondiale sembra essere il metodo preferito per protrarre tale pratica.
In più sembra che le dimostrazioni di forza, l'annullamento dell'avversario e la sete di sangue venga esaltata da questa finestra sul mondo, creando sempre più spesso mostri che fanno della disumanità il loro biglietto da visita.
Le parole del Papa su quanto sia lecito fermare l'aggressore ingiusto hanno suscitato un polverone, anche se dubito alludesse a bombardamenti o al rifornimento di armi ad una fazione rispetto all'altra .
Ormai è chiaro che quanto accade nel medio oriente è fuori controllo, spesso paradossale come il fatto che in questo momento il gruppo ISIS sia combattuto tanto dagli USA quanto dalla Siria, mentre parte delle fazioni che oggi verrebbero "rifornite" dagli Europei furono in un passato nemmeno troppo lontano bombardate degli stessi in quanto considerati ostili.
Non ci sono certo soluzioni semplici, anche perché gli anni di atrocità hanno partorito generazioni sempre più agguerrite, pronte a vendette sanguinarie e a disposizione di chiunque li sappia organizzare per trarre vantaggi dai loro atti.
Battaglie per i confini, per religione, per vendetta, per difendere la propria storia, per cancellare quella di chi si odia, il tutto finanziato e sfruttato per il vantaggio di qualcuno che spesso è estraneo a questi principi.
Come si risolve? Non ne ho idea, ma vedere quel video mi ha ricordato che se una cosa non è mai cambiata in tutta la storia del genere umano, questa è l'innata tendenza alla violenza che sfocia nelle guerre.
..E più ci si sforza per il rifiuto alla guerra, più si resiste al bisogno di pace.
Non posterò l'indirizzo di questo video per rispetto, ma è pieno il web di altrettanti o forse peggiori immagini simili, provenienti da ogni parte del mondo.
In questi giorni la maggior parte di esse arrivano dall'Iriq e non possono lasciare indifferenti, così come le parole del Papa che parla apertamente di Terza Guerra Mondiale combattuta a pezzettini.
Come dargli torto visto anche il risultato dell'indagine dell'Huffingtonpost secondo cui solo 11 nazioni al mondo non sono impegnate in conflitti con Paesi esteri.
Questi conflitti sono più o meno conosciuti, alcuni sempre sotto i riflettori altri che si guadagnano la notorietà a suon di minacce o massacri, sempre più spesso svelati volontariamente attraverso video poi lanciati sul web, meglio se impressionanti, meglio se macabri, meglio se diffusi!
Non mi riferisco solo al video della barbara esecuzione del giornalista americano, ma alle decine di testimonianze che la strategia del terrore, firmata oggi da questo fantomatico gruppo jihadista chiamato ISIS continua a rilasciare sul web.
La tecnica è piuttosto semplice e si tramanda nel tempo, colpire con inaudita violenza nelle prime battaglie, diffondere le notizie delle atrocità commesse e godere delle conseguenze del terrore creato.
In questa maniera, interi villaggi fuggono e la resistenza delle popolazioni è pressoché nulla, così come quelle delle truppe più isolate o dei mercenari che temono una fine tanto violenta.
Nei secoli passati le voci venivano diffuse attraverso il passaparola, la stampa o macabri trofei esposti nelle zone di passaggio mentre oggi la comodità del web e la sua cassa di risonanza mondiale sembra essere il metodo preferito per protrarre tale pratica.
In più sembra che le dimostrazioni di forza, l'annullamento dell'avversario e la sete di sangue venga esaltata da questa finestra sul mondo, creando sempre più spesso mostri che fanno della disumanità il loro biglietto da visita.
Le parole del Papa su quanto sia lecito fermare l'aggressore ingiusto hanno suscitato un polverone, anche se dubito alludesse a bombardamenti o al rifornimento di armi ad una fazione rispetto all'altra .
Ormai è chiaro che quanto accade nel medio oriente è fuori controllo, spesso paradossale come il fatto che in questo momento il gruppo ISIS sia combattuto tanto dagli USA quanto dalla Siria, mentre parte delle fazioni che oggi verrebbero "rifornite" dagli Europei furono in un passato nemmeno troppo lontano bombardate degli stessi in quanto considerati ostili.
Non ci sono certo soluzioni semplici, anche perché gli anni di atrocità hanno partorito generazioni sempre più agguerrite, pronte a vendette sanguinarie e a disposizione di chiunque li sappia organizzare per trarre vantaggi dai loro atti.
Battaglie per i confini, per religione, per vendetta, per difendere la propria storia, per cancellare quella di chi si odia, il tutto finanziato e sfruttato per il vantaggio di qualcuno che spesso è estraneo a questi principi.
Come si risolve? Non ne ho idea, ma vedere quel video mi ha ricordato che se una cosa non è mai cambiata in tutta la storia del genere umano, questa è l'innata tendenza alla violenza che sfocia nelle guerre.
..E più ci si sforza per il rifiuto alla guerra, più si resiste al bisogno di pace.
giovedì 7 agosto 2014
Vabbè va...
Scegliere Schettino come testimone (insegnante sarebbe tragico...) di una lezione sulla gestione del Panico, prima ancora della sentenza definitiva, che dovrà stabilire quanto i suoi comportamenti abbiano influito sulla morte di decine di persone, non mi sembra la cosa più ragionevole.
Che lo faccia un'Università come La Sapienza lo trovo quasi grottesco.
Esattamente come la scelta di sfruttare la sua immagine per lanciare la Codacons TV, baluardo catodico dei consumatori in generale, come le vittime del disastro della Concordia.
E' indubbio il clamore mediatico che suscita il comandante sotto inchiesta ed è scontato che molti cerchino di sfruttarne ogni eco.
Colpisce molto anche la grande disponibilità di Schettino, la cui spavalderia potrebbe essere frutto di una voglia di riscatto o semplice spregiudicatezza morale, discutibile, ma comunque riguardante scelte personali di una persona in attesa di giudizio.
Ben più grave è che questo venga sfruttato da Università e Associazioni che dovrebbero fare della morale un principio, strutture che dovrebbero indirizzare una società e non cavalcarne le deviazioni. Se infine pensiamo che tutto questo infierisce esclusivamente su chi ancora piange le proprie vittime e vede celebrare colui che ad oggi è uno dei principali probabili responsabili, la disapprovazione non può che aumentare.
Vabbè va... continuiamo così, tanto siamo nell'età d'oro del grottesco e pensare che sia la società a punire tali azzardi con l'oblio dell'indifferenza è semplice utopia.
Che lo faccia un'Università come La Sapienza lo trovo quasi grottesco.
Esattamente come la scelta di sfruttare la sua immagine per lanciare la Codacons TV, baluardo catodico dei consumatori in generale, come le vittime del disastro della Concordia.
E' indubbio il clamore mediatico che suscita il comandante sotto inchiesta ed è scontato che molti cerchino di sfruttarne ogni eco.
Colpisce molto anche la grande disponibilità di Schettino, la cui spavalderia potrebbe essere frutto di una voglia di riscatto o semplice spregiudicatezza morale, discutibile, ma comunque riguardante scelte personali di una persona in attesa di giudizio.
Ben più grave è che questo venga sfruttato da Università e Associazioni che dovrebbero fare della morale un principio, strutture che dovrebbero indirizzare una società e non cavalcarne le deviazioni. Se infine pensiamo che tutto questo infierisce esclusivamente su chi ancora piange le proprie vittime e vede celebrare colui che ad oggi è uno dei principali probabili responsabili, la disapprovazione non può che aumentare.
Vabbè va... continuiamo così, tanto siamo nell'età d'oro del grottesco e pensare che sia la società a punire tali azzardi con l'oblio dell'indifferenza è semplice utopia.
venerdì 23 maggio 2014
Gli sport nazionali
Eccoci alle prese con alcuni dei nostri sport preferiti:
Campagna elettorale per le Europee: sfida tra sconosciuti che si insultano evitando temi impopolari ma fondamentali, con l'obiettivo di prendere voti per dimostrare il proprio peso politico, dimenticandosi che il vero campo da gioco è il Parlamento Europeo dove bisognerebbe arrivare con dei progetti comuni e con persone COMPETENTI.
Piagnisteismo: disciplina con decine di categorie, il cui scopo è lamentarsi di tutto senza mai valutare le proprie colpe. Si vince individuando un colpevole a cui attribuire i propri mali.
Ipocriticismo: disciplina professionistica nella politica e diffusissima a livello amatoriale, in cui ci si sfida su tematiche ricorrenti proclamando soluzioni ed evitando di agire. I fuoriclasse di questo sport riescono addirittura ad agire nella direzione opposta alle intenzioni proclamate.
Disillusionismo: disciplina moderna ma dalla diffusione virale, praticata fondamentalmente dalla popolazione che, allenata ad ogni tipo di promessa mai mantenuta, deve dimostrarsi impermeabile ad ogni forma di fiducia.
Falso indignazionizmo: disciplina in cui gli Italiani eccellono. Si prende uno scandalo, lo si sbandiera ai quattro venti e nel minor tempo possibile lo si dimentica, rimettendo in gioco tutti i protagonisti e sdoganando i loro comportamenti. I giocatori di questa disciplina diventano spesso campioni di quella precedente.
Buon divertimento e vinca il migliore!
La finale del torneo è prevista per il 25 maggio, nel frattempo ne vedremo delle belle!
Campagna elettorale per le Europee: sfida tra sconosciuti che si insultano evitando temi impopolari ma fondamentali, con l'obiettivo di prendere voti per dimostrare il proprio peso politico, dimenticandosi che il vero campo da gioco è il Parlamento Europeo dove bisognerebbe arrivare con dei progetti comuni e con persone COMPETENTI.
Piagnisteismo: disciplina con decine di categorie, il cui scopo è lamentarsi di tutto senza mai valutare le proprie colpe. Si vince individuando un colpevole a cui attribuire i propri mali.
Ipocriticismo: disciplina professionistica nella politica e diffusissima a livello amatoriale, in cui ci si sfida su tematiche ricorrenti proclamando soluzioni ed evitando di agire. I fuoriclasse di questo sport riescono addirittura ad agire nella direzione opposta alle intenzioni proclamate.
Disillusionismo: disciplina moderna ma dalla diffusione virale, praticata fondamentalmente dalla popolazione che, allenata ad ogni tipo di promessa mai mantenuta, deve dimostrarsi impermeabile ad ogni forma di fiducia.
Falso indignazionizmo: disciplina in cui gli Italiani eccellono. Si prende uno scandalo, lo si sbandiera ai quattro venti e nel minor tempo possibile lo si dimentica, rimettendo in gioco tutti i protagonisti e sdoganando i loro comportamenti. I giocatori di questa disciplina diventano spesso campioni di quella precedente.
Buon divertimento e vinca il migliore!
La finale del torneo è prevista per il 25 maggio, nel frattempo ne vedremo delle belle!
sabato 10 maggio 2014
Scambiati per... stranieri!
Non ho ben capito, in questa campagna elettorale per le Europee, a chi si riferiscano i nostri partiti.
Da un lato non riesco a comprendere a quale Europa facciano riferimento e dall'altra a quali cittadini pensino di parlare.
A sentirli, in gran parte, ci parlano di un'Europa "oppressore" o comunque distante dai nostri bisogni, insensibile alle nostre tematiche e guidata da ipotetici"Poteri forti".
Forse bisognerebbe ricordarsi che abbiamo voluto NOI un'Europa così, sostenendo ogni fase che l'ha realizzata, senza MAI saper riconoscere con tempismo gli aspetti che ci hanno penalizzato.
Dovremmo ricordarci che questa "nemica" noi l'affrontiamo con tutti gli scarti della nostra politica nazionale, silurati eccellenti e incompetenti clamorosi, spesso incapaci addirittura di comunicare con gli altri parlamentari. Forse bisognerebbe ricordare che siamo uno dei Paesi meno partecipi alla sua vita politica e che non abbiamo uno straccio di progetto da perseguire, che ci presentiamo divisi su ogni tematica (esclusa il made in Italy, giusto per giustificare la nostra presenza..) e che puntualmente veniamo divorati da chi, Germania in testa, ha capito che in Europa ci si presenta uniti e con idee lungimiranti.
A sentirli, in gran parte, si rivolgono a noi con un programma fatto di lamentele e richieste, tematiche legate allo scontro tra partiti e naturalmente una gara a scaricare ogni responsabilità a questa Europa DA CAMBIARE.
Probabilmente si pensa che l'elettore italiano sia completamente deficiente e che non si renda conto che:
-Chiediamo all'Europa una legge sull'Immigrazione che noi stessi non siamo in grado di proporre.
-Chiediamo una legge sugli armamenti quando non simo in grado nemmeno di capire l'utilità dei nostri investimente (vedi F35).
-Chiediamo fiducia quando puntualmente i soldi che arrivano da Bruxell spariscono nelle paludi della nostra burocrazia, senza tra l'altro risolvere i problemi per i quali vengono stanziati.
-Chiediamo rispetto quando siamo stati incapaci di affrontare una sola riforma seria e definitiva per quasi 30 anni!
-Chiediamo credito quando ad ogni appello di regolarizzare i bilanci la nostra unica strategia è stata quella di aumentare le tasse, aumentare le spese e piangerci addosso.
Insomma: siate onesti cari candidati, rivolgetevi alle persone con rispetto, parlandoci di problematiche comunitarie, tralasciando i soliti proclami e le solite dispute interne.
Magari ammettiamo di aver NOI scambiato l'Europa per quello che non è, regalandoci così la speranza di affrontarla nella giusta maniera traendone i vantaggi che ci spettano, tanto per giustificare l'importanza del voto che ci chiedete!
Dopotutto state parlano a chi vi ha già votati, vi ha permesso di diventare quello che siete e vi ascolta senza sforzarsi di mettere in discussione le vostre affermazioni. Abbiamo tutti le nostre responsabilità, non vergognatevi dunque di ammettere le vostre, infondo siamo Italiani, non siamo mica... stranieri!
Da un lato non riesco a comprendere a quale Europa facciano riferimento e dall'altra a quali cittadini pensino di parlare.
A sentirli, in gran parte, ci parlano di un'Europa "oppressore" o comunque distante dai nostri bisogni, insensibile alle nostre tematiche e guidata da ipotetici"Poteri forti".
Forse bisognerebbe ricordarsi che abbiamo voluto NOI un'Europa così, sostenendo ogni fase che l'ha realizzata, senza MAI saper riconoscere con tempismo gli aspetti che ci hanno penalizzato.
Dovremmo ricordarci che questa "nemica" noi l'affrontiamo con tutti gli scarti della nostra politica nazionale, silurati eccellenti e incompetenti clamorosi, spesso incapaci addirittura di comunicare con gli altri parlamentari. Forse bisognerebbe ricordare che siamo uno dei Paesi meno partecipi alla sua vita politica e che non abbiamo uno straccio di progetto da perseguire, che ci presentiamo divisi su ogni tematica (esclusa il made in Italy, giusto per giustificare la nostra presenza..) e che puntualmente veniamo divorati da chi, Germania in testa, ha capito che in Europa ci si presenta uniti e con idee lungimiranti.
A sentirli, in gran parte, si rivolgono a noi con un programma fatto di lamentele e richieste, tematiche legate allo scontro tra partiti e naturalmente una gara a scaricare ogni responsabilità a questa Europa DA CAMBIARE.
Probabilmente si pensa che l'elettore italiano sia completamente deficiente e che non si renda conto che:
-Chiediamo all'Europa una legge sull'Immigrazione che noi stessi non siamo in grado di proporre.
-Chiediamo una legge sugli armamenti quando non simo in grado nemmeno di capire l'utilità dei nostri investimente (vedi F35).
-Chiediamo fiducia quando puntualmente i soldi che arrivano da Bruxell spariscono nelle paludi della nostra burocrazia, senza tra l'altro risolvere i problemi per i quali vengono stanziati.
-Chiediamo rispetto quando siamo stati incapaci di affrontare una sola riforma seria e definitiva per quasi 30 anni!
-Chiediamo credito quando ad ogni appello di regolarizzare i bilanci la nostra unica strategia è stata quella di aumentare le tasse, aumentare le spese e piangerci addosso.
Insomma: siate onesti cari candidati, rivolgetevi alle persone con rispetto, parlandoci di problematiche comunitarie, tralasciando i soliti proclami e le solite dispute interne.
Magari ammettiamo di aver NOI scambiato l'Europa per quello che non è, regalandoci così la speranza di affrontarla nella giusta maniera traendone i vantaggi che ci spettano, tanto per giustificare l'importanza del voto che ci chiedete!
Dopotutto state parlano a chi vi ha già votati, vi ha permesso di diventare quello che siete e vi ascolta senza sforzarsi di mettere in discussione le vostre affermazioni. Abbiamo tutti le nostre responsabilità, non vergognatevi dunque di ammettere le vostre, infondo siamo Italiani, non siamo mica... stranieri!
sabato 29 marzo 2014
Imparare a volare
Obama arriva in Europa mentre Putin continua a mobilitare il suo esercito, perdendo il diritto di partecipare al G8.
La visita del presidente USA assomiglia tanto ad un monitoraggio fisico degli alleati, come a voler ricordare i vincoli commerciali e militari che legano il vecchio continente al mondo stelle e strisce.
Certo fanno pensare le parole di Obama che, anzichè smorzare i toni, ricorda quanto sia essenziale insistere sugli investimenti militari (in una situazione di profonda crisi?!?) e lo fa ancor di più con la proposta di un possibile rifornimento di gas direttamente dall'America, facilitato dallo sblocco commerciale tanto voluto dallo stesso presidente.
La velata minaccia sembrerebbe avere come vittima la Russia di Putin, che però si dimostra piuttosto indifferente, conscio di quanto la cosa sia difficilmente praticabile e sapendo che un eventuale concorrente sul mercato energetico Europeo, non gli impedirebbe di dirottare ulteriori rifornimenti all'immenso mercato Asiatico, oggi più che mai insaziabile di risorse.
Questo dimostra quanto le parole di Obama siano più un monito all'Europa che un dispetto alla Russia.
L'Italia è in prima linea sulla faccenda, sia per la dipendenza dai gas sovietici, sia per i tantissimi vincoli commerciali e soprattutto militari (dalle basi agli armamenti) che la legano all'America.
Il caso degli F35 risulta quindi emblematico e ci mette di fronte all'ennesimo esempio di quanto il nostro Paese non sia in grado di prendere decisioni autonome, ma debba percorrere in continuazione una strada fatta di ricatti più o meno evidenti e di decisioni drammaticamente sconvenienti.
Per decollare l'Italia dovrebbe imparare a volare da sola e sarebbe la prima volta dal dopoguerra.
Questo periodo di crisi potrebbe essere l'occasione giusta per reclamare il diritto a privilegiare i nostri interessi, quantomeno per poter tornare ad essere una nazione forte e non un decadente paese in balia di chi fa la voce grossa.
La visita del presidente USA assomiglia tanto ad un monitoraggio fisico degli alleati, come a voler ricordare i vincoli commerciali e militari che legano il vecchio continente al mondo stelle e strisce.
Certo fanno pensare le parole di Obama che, anzichè smorzare i toni, ricorda quanto sia essenziale insistere sugli investimenti militari (in una situazione di profonda crisi?!?) e lo fa ancor di più con la proposta di un possibile rifornimento di gas direttamente dall'America, facilitato dallo sblocco commerciale tanto voluto dallo stesso presidente.
La velata minaccia sembrerebbe avere come vittima la Russia di Putin, che però si dimostra piuttosto indifferente, conscio di quanto la cosa sia difficilmente praticabile e sapendo che un eventuale concorrente sul mercato energetico Europeo, non gli impedirebbe di dirottare ulteriori rifornimenti all'immenso mercato Asiatico, oggi più che mai insaziabile di risorse.
Questo dimostra quanto le parole di Obama siano più un monito all'Europa che un dispetto alla Russia.
L'Italia è in prima linea sulla faccenda, sia per la dipendenza dai gas sovietici, sia per i tantissimi vincoli commerciali e soprattutto militari (dalle basi agli armamenti) che la legano all'America.
Il caso degli F35 risulta quindi emblematico e ci mette di fronte all'ennesimo esempio di quanto il nostro Paese non sia in grado di prendere decisioni autonome, ma debba percorrere in continuazione una strada fatta di ricatti più o meno evidenti e di decisioni drammaticamente sconvenienti.
Per decollare l'Italia dovrebbe imparare a volare da sola e sarebbe la prima volta dal dopoguerra.
Questo periodo di crisi potrebbe essere l'occasione giusta per reclamare il diritto a privilegiare i nostri interessi, quantomeno per poter tornare ad essere una nazione forte e non un decadente paese in balia di chi fa la voce grossa.
venerdì 21 marzo 2014
Gelo fra le terre
Nonostante Internet, la libera informazione, Facebook e quanto di più tecnologico la modernità ha da offrire, dissipare le matasse dei conflitti internazionali diventa ogni giorno più difficile.
Dai giorni della Guerra Fredda sono mutati gli equilibri, con nuove potenze a contendersi i posti più influenti e i grandi leoni del passato ad arrancare per mantenere il loro peso.
Gli Usa rimangono di certo la potenza economica-militare più affermata, ma la crisi economica, troppi interventi fallimentari e troppi coinvolgimenti in scandali ed operazioni opache hanno minato quella credibilità di esportatori di democrazia.
Il rinvigorimento della Russia machista di Putin ed una serie di provocazioni inflitte ai vecchi nemici di sempre, hanno riportato Mosca a fasti che erano ormai un ricordo, pur poggiando su basi ben meno solide.
La grande assente rimane l'Europa, fallimentare sotto l'aspetto politico, incapace di parlare con una voce unica e troppo spesso impacciata nelle intenzioni.
A complicare le cose ci sono gli interessi, mai così ramificati a causa della globalizzazione, un'intreccio di lacci economici che legano vecchi nemici, separano alleati e spesso minacciano la stabilità di interi Paesi.
Sembrano quindi sempre più forti nazioni irrobustite da governi totalitari, che vantano infinite disponibilità monetarie ma che galleggiano su una poltiglia sociale spesso sottomessa e a costante rischio incendio.
Nessuno è più in grado di capire quale sia la causa e l'effetto di ciò che accade, le contraddizioni sono all'ordine del giorno, tanto che chiunque si sente autorizzato a minacciare, stringere alleanze, tirarsi indietro o restare a guardare.
Anche gli strumenti creati appositamente per evitare i conflitti risultano del tutto inutili, l'ONU su tutte, troppo spesso intralciato da veti incrociati e impossibilitato ad intervenire con l'autorità che gli spetterebbe.
Le rivolte infiammano la stampa mondiale per il periodo che serve a giustificare azioni aggressive, mentre si spengono quando dovrebbero riportare le voci di chi ne paga le conseguenze.
Quanto accade in Ucraina sembra l'ennesimo colpo di coda di un conflitto sopravvissuto all'abbattimento del muro di Berlino, con la differenza che oggi le carte sono mescolate su un tavolo a cui si affacciano nuovi giocatori, pronti a sfidare le vecchie volpi sempre più in difficoltà.
Dai giorni della Guerra Fredda sono mutati gli equilibri, con nuove potenze a contendersi i posti più influenti e i grandi leoni del passato ad arrancare per mantenere il loro peso.
Gli Usa rimangono di certo la potenza economica-militare più affermata, ma la crisi economica, troppi interventi fallimentari e troppi coinvolgimenti in scandali ed operazioni opache hanno minato quella credibilità di esportatori di democrazia.
Il rinvigorimento della Russia machista di Putin ed una serie di provocazioni inflitte ai vecchi nemici di sempre, hanno riportato Mosca a fasti che erano ormai un ricordo, pur poggiando su basi ben meno solide.
La grande assente rimane l'Europa, fallimentare sotto l'aspetto politico, incapace di parlare con una voce unica e troppo spesso impacciata nelle intenzioni.
A complicare le cose ci sono gli interessi, mai così ramificati a causa della globalizzazione, un'intreccio di lacci economici che legano vecchi nemici, separano alleati e spesso minacciano la stabilità di interi Paesi.
Sembrano quindi sempre più forti nazioni irrobustite da governi totalitari, che vantano infinite disponibilità monetarie ma che galleggiano su una poltiglia sociale spesso sottomessa e a costante rischio incendio.
Nessuno è più in grado di capire quale sia la causa e l'effetto di ciò che accade, le contraddizioni sono all'ordine del giorno, tanto che chiunque si sente autorizzato a minacciare, stringere alleanze, tirarsi indietro o restare a guardare.
Anche gli strumenti creati appositamente per evitare i conflitti risultano del tutto inutili, l'ONU su tutte, troppo spesso intralciato da veti incrociati e impossibilitato ad intervenire con l'autorità che gli spetterebbe.
Le rivolte infiammano la stampa mondiale per il periodo che serve a giustificare azioni aggressive, mentre si spengono quando dovrebbero riportare le voci di chi ne paga le conseguenze.
Quanto accade in Ucraina sembra l'ennesimo colpo di coda di un conflitto sopravvissuto all'abbattimento del muro di Berlino, con la differenza che oggi le carte sono mescolate su un tavolo a cui si affacciano nuovi giocatori, pronti a sfidare le vecchie volpi sempre più in difficoltà.
martedì 11 febbraio 2014
La Fine Auspicabile
Vorrei che qualcuno mi spiegasse un buon motivo per cui il governo Letta dovrebbe continuare questa agonia..
Lo dico senza ironia, vorrei avere un motivo che possa incoraggiarmi a seguire questa situazione, ma continuare con questo teatrino è avvilente, più ancora degli effetti della crisi.
Nella crisi infatti resiste la dignità, di chi ci prova, di chi combatte, di chi si ostina a resistere alle difficoltà.
Se potessimo fotografare la nostra politica oggi sarebbe invece un'immagine impietosa, sconfortante e dalla dignità compromessa (eufemismo).
L'ultima settimana si è parlato di presunti stupratori e di presunte professioniste del sesso orale, dei simpatici siparietti con tafferugli in parlamento, del ritorno di Casini con Berlusconi, della contestazione di Napolitano a Bruxelles e dell'ennesimo passo verso la legge elettorale che ogni giorno diventa più complicata.
Ma dedicarsi ai tanti casini che abbiamo in Italia è davvero impossibile?
Ma dedicarsi ai tanti casini che abbiamo in Italia è davvero impossibile?
Visto che ora un Leader riconosciuto il PD ce l'ha e il centro destra ha definito le sue correnti (sempre che non decidano di riunirsi tutte insieme sotto la guida di Berlusconi in caso di elezioni), visto che il M5S ha quasi perso la voce nell'invocare l'irregolarità di questo Governo e visto che i risultati ottenuti sono imbarazzanti... non sarebbe meglio fermare quest'agonia?
Visto che abbiamo un parlamento ringiovanito non sarebbe meglio finirla con un governo di soliti noti e con questa farsa di scopo che non è nemmeno riuscito a trovare un'intesa per evitare l'ennesimo svuota carceri paraculo dell'ultimo minuto mal voluto tanto a destra quanto a sinistra?
E infine, non sarebbe bello evitare o quantomeno diminuire gli ipocriti che affollano le TV?
Visto che abbiamo un parlamento ringiovanito non sarebbe meglio finirla con un governo di soliti noti e con questa farsa di scopo che non è nemmeno riuscito a trovare un'intesa per evitare l'ennesimo svuota carceri paraculo dell'ultimo minuto mal voluto tanto a destra quanto a sinistra?
E infine, non sarebbe bello evitare o quantomeno diminuire gli ipocriti che affollano le TV?
venerdì 24 gennaio 2014
Pulito
Ci si può sentire puliti dentro pur essendo l'opposto fuori e non intendo solo psicologicamente!
Amou Haji è un uomo di 80 anni, o almeno così ha dichiarato al Tehran Times, durante una curiosa intervista rilasciata qualche giorno fa.
Vittima di un delusione sentimentale, Haji si è votato ad un'esistenza eremita, confinato nelle terre aride dal sud dell'Iran, abbandonato ad uno stile di vita che lo ha portato, tra le altre cose, a non lavarsi per quasi 60 anni!
Questo è solo l'aspetto più clamoroso di questa storia, fatta di scelte dolorose, vita spartana e abitudini singolari, figlie spesso di convinzioni deviate, come il timore del contatto con l'acqua.
La storia di Haji ha fatto il giro del mondo, così che tutti possano stupirsi del suo primato igienico, della sua passione per la carne marcescente, della sua pipa artigianale e degli ingredienti per riempirla, del suo modo di pettinarsi e delle sue tecniche di sopravvivenza: insomma di tutto quello che sta fuori.
In pochi però hanno sottolineato un particolare che sta dentro: Amou Haji si dice un uomo felice.
Vittima di un delusione sentimentale, Haji si è votato ad un'esistenza eremita, confinato nelle terre aride dal sud dell'Iran, abbandonato ad uno stile di vita che lo ha portato, tra le altre cose, a non lavarsi per quasi 60 anni!
Questo è solo l'aspetto più clamoroso di questa storia, fatta di scelte dolorose, vita spartana e abitudini singolari, figlie spesso di convinzioni deviate, come il timore del contatto con l'acqua.
La storia di Haji ha fatto il giro del mondo, così che tutti possano stupirsi del suo primato igienico, della sua passione per la carne marcescente, della sua pipa artigianale e degli ingredienti per riempirla, del suo modo di pettinarsi e delle sue tecniche di sopravvivenza: insomma di tutto quello che sta fuori.
In pochi però hanno sottolineato un particolare che sta dentro: Amou Haji si dice un uomo felice.
sabato 18 gennaio 2014
Siamo solo noi
Siamo solo noi, che abbiamo un Ministro costretto a difendersi in Parlamento dall'accusa di aver abusato della sua posizione politica, tra le file di un Governo in cui è stata nominata per l'appartenenza ad un partito che non esiste più, sposata con un deputato dell'opposizione al suo partito ma membro dello stesso governo (che sicuramente non sapeva nulla di tutta la faccenda), difesa dalla minoranza di una maggioranza che non è più la stessa ed eletta grazie ad una legge elettorale incostituzionale. (confusione?)
Siamo solo noi che abbiamo il segretario del principale partito di governo che contesta giornalmente le scelte del governo che il suo stesso partito dirige. (e che governo..)
Siamo solo noi che sbandieriamo una rinnovata credibilità all'estero e veniamo presi in giro giornalmente da paesi come l'India (per l'assurda situazione dei Marò.. Emma Bonino batti un colpo!) e il Congo (con la faccenda delle adozioni e del blocco dei nostri connazionali... Cécile Kyenge batti un colpo!)
Siamo solo noi che festeggiamo un parlamento rinnovato nei volti e ribollito nelle intenzioni.
Siamo solo noi che abbiamo 16 regioni su 20 indagate e continuiamo a sopportare il fatto che non si faccia nulla per cambiare le cose.
Siamo solo noi che le riforme le discutiamo da 20 anni e che è sempre la settimana decisiva per qualcosa.
Siamo solo noi che chiediamo ad un parlamento di nominati, di farsi una legge che impedirebbe a 3\4 degli stessi di essere rieletti.
Siamo solo noi che discutiamo di detenuti, carcere e giustizia e arriviamo a queste conclusioni:
Siamo solo noi che abbiamo il segretario del principale partito di governo che contesta giornalmente le scelte del governo che il suo stesso partito dirige. (e che governo..)
Siamo solo noi che sbandieriamo una rinnovata credibilità all'estero e veniamo presi in giro giornalmente da paesi come l'India (per l'assurda situazione dei Marò.. Emma Bonino batti un colpo!) e il Congo (con la faccenda delle adozioni e del blocco dei nostri connazionali... Cécile Kyenge batti un colpo!)
Siamo solo noi che festeggiamo un parlamento rinnovato nei volti e ribollito nelle intenzioni.
Siamo solo noi che abbiamo 16 regioni su 20 indagate e continuiamo a sopportare il fatto che non si faccia nulla per cambiare le cose.
Siamo solo noi che le riforme le discutiamo da 20 anni e che è sempre la settimana decisiva per qualcosa.
Siamo solo noi che chiediamo ad un parlamento di nominati, di farsi una legge che impedirebbe a 3\4 degli stessi di essere rieletti.
Siamo solo noi che discutiamo di detenuti, carcere e giustizia e arriviamo a queste conclusioni:
venerdì 4 ottobre 2013
Il Pagliaccio
Sarei un populista se pensassi che quanto successo in parlamento ieri sia stata l'ennesima farsa, un bel polverone dissoltosi nel nulla mentre tra gli applausi il governo aumentava IVA e accise.
Sarei un disilluso se pensassi "che bello il governo ha tenuto ma..." ma cosa ha fatto in questi sette mesi di proclami e promesse: Legge Elettorale? Riforma dello stato? Contenimento del debito? Riduzione del Cuneo Fiscale? Pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione? Finanziamento ai Partiti?
Sarei un ingrato se dicessi NIENTE, dopotutto il governo Letta ha costituito decine di commissioni, dai saggi agli scribi, dai costituzionalisti agli esperti della spesa pubblica, rinviando ogni decisione all'autunno a ridosso delle scadenze (vedi IMU e IVA!) .
Sarei un grillino se accusassi la grande coalizione PD + e - L di non aver tagliato un solo euro e di aver sviato ogni votazione sul finanziamento ai partiti. (.. ma forse c'è una commissione di esperti anche per questo tema..)
Sarei un Renziano se sostenessi che il PD continua nel suo masochismo più sfrenato, incapace di raccogliere il frutto ormai maturo Renzi, continuando a difendere l'incompetenza di una classe dirigente che ha fallito troppe volte.
Sarei un comunista se pensassi che Berlusconi e i suoi falchi sono arrivati allo sbando nella disperata ricerca di salvare il solo leader che la destra italiana ha partorito negli ultimi 20 anni.
Sarei fascista se sostenessi che la situazione di oggi sia frutto di una politica fatta di clientelismi e di una propaganda ipocrita che ci ha trasformato in un paese vittima dell'assistenzialismo, in mano a speculatori che approfittano di uno stato debole e senza spirito nazionalista.
Fortunatamente sono solo un pagliaccio che non prende niente sul serio e si sforza di mantenersi allegro, festeggio la tenuta del governo e fidandomi ciecamente delle promesse fatte, sicuro che da domani le cose cambieranno!
martedì 1 ottobre 2013
Fantasmi sulle piste da ballo
Mi ha dato non poco da pensare l'articolo su La Stampa di sabato scorso, dove si raccoglieva lo sfogo dei proprietari di sale da ballo Cuneesi, attraverso le parole della rappresentante sindacale, che denunciava la difficile situazione economica del settore.
Tra le cause individuate venivano elencate le difficoltà a rimanere aperti più di un solo giorno a settimana, la forte riduzione del consumo di alcolici e la spietata concorrenza di sagre e altre attività portate avanti da associazioni e circoli.
Per questo motivo, la categoria, richiede alle autorità di aumentare controlli e sanzioni nei confronti dei possibili concorrenti.
Non metto in dubbio la situazione critica, oggi comune a troppe attività commerciali, ma iniziare a farsi guerra tra vittime non mi sembra proprio l'idea migliore.
Il Concerto per Una Amico è sempre stato un'evento molto affine alle feste di paese e conosco bene, anche per altre collaborazioni, le difficoltà di chi si adopera ad organizzarle.
Leggi troppo restrittive e manganellate con il nome di tasse, spesso disincentivano più dell'impegno che questi eventi richiedono.Eccessiva Burocrazia e norme spesso sproporzionate hanno fatto più vittime tra le sagre di quanto si possa credere!
Inviterei i gestori delle sale innanzitutto ad una riflessione autocritica, sul prezzo delle consumazioni, sui vincoli per gli ingressi, sugli orari e sulle scelte musicali spesso discutibile e sicuramente mai alternative o "educative".
Io non credo che la crisi di certi locali sia dovuta alla concorrenza ma più verosimilmente alla situazione sociale che vede ragazzi sempre più alle prese con ristrettezze economiche e sempre più attratti dalle piattaforme virtuali che dai luoghi di ritrovo.
Non sottovaluterei inoltre il fattore delle mode che, come si sa, vanno e vengono e che, sempre di più, fanno i conti con un offerta illimitata di stili e di generi, ai quali adattarsi non è affatto facile.
Inutile infine ripetere quanto sia difficile oggi fare azienda in Italia.
Sono tutti mali comuni di un settore complesso, aggravato dalla più totale assenza di un supporto "statale" ad un certo settore della musica, che si continua a vedere esclusivamente come terre di conquista per il fisco.
Mi sento per questo di lanciare un monito, perché le buone abitudini come il divertimento, vanno costantemente coltivate e favorite per mantenerle rigogliose.
Su una terra arida non cresce più nulla e sterilizzare un territorio famoso per i festeggiamenti, rischia di spegnere tradizioni che andranno a morire e difficilmente rifioriranno.
Se l'offerta musicale si riduce, non sempre chi rimane ne trae vantaggio.
Prendiamo ad esempio i concerti nei locali, un tempo molto diffusi e occasione per band emergenti e sconosciute. Oggi i luoghi dove si suona sono molto pochi e in troppi hanno completamente perso l'abitudine e l'educazione a gustarsi un'esibizione live, all'ascolto di generi diversi e di canzoni sconosciute (e che magari non siano le classiche cover evergreen!).
Le piste da ballo vuote sono tristi, sia nei locali che nelle piazze e se non vogliamo che altri eventi rimangono soltanto dei bei ricordi, cerchiamo di essere tutti più tolleranti e comprensivi.
Piste da ballo popolate da fantasmi non sono divertenti e soprattutto non rendono a nessuno!
Tra le cause individuate venivano elencate le difficoltà a rimanere aperti più di un solo giorno a settimana, la forte riduzione del consumo di alcolici e la spietata concorrenza di sagre e altre attività portate avanti da associazioni e circoli.
Per questo motivo, la categoria, richiede alle autorità di aumentare controlli e sanzioni nei confronti dei possibili concorrenti.
Non metto in dubbio la situazione critica, oggi comune a troppe attività commerciali, ma iniziare a farsi guerra tra vittime non mi sembra proprio l'idea migliore.
Il Concerto per Una Amico è sempre stato un'evento molto affine alle feste di paese e conosco bene, anche per altre collaborazioni, le difficoltà di chi si adopera ad organizzarle.
Leggi troppo restrittive e manganellate con il nome di tasse, spesso disincentivano più dell'impegno che questi eventi richiedono.Eccessiva Burocrazia e norme spesso sproporzionate hanno fatto più vittime tra le sagre di quanto si possa credere!
Inviterei i gestori delle sale innanzitutto ad una riflessione autocritica, sul prezzo delle consumazioni, sui vincoli per gli ingressi, sugli orari e sulle scelte musicali spesso discutibile e sicuramente mai alternative o "educative".
Io non credo che la crisi di certi locali sia dovuta alla concorrenza ma più verosimilmente alla situazione sociale che vede ragazzi sempre più alle prese con ristrettezze economiche e sempre più attratti dalle piattaforme virtuali che dai luoghi di ritrovo.
Non sottovaluterei inoltre il fattore delle mode che, come si sa, vanno e vengono e che, sempre di più, fanno i conti con un offerta illimitata di stili e di generi, ai quali adattarsi non è affatto facile.
Inutile infine ripetere quanto sia difficile oggi fare azienda in Italia.
Sono tutti mali comuni di un settore complesso, aggravato dalla più totale assenza di un supporto "statale" ad un certo settore della musica, che si continua a vedere esclusivamente come terre di conquista per il fisco.
Mi sento per questo di lanciare un monito, perché le buone abitudini come il divertimento, vanno costantemente coltivate e favorite per mantenerle rigogliose.
Su una terra arida non cresce più nulla e sterilizzare un territorio famoso per i festeggiamenti, rischia di spegnere tradizioni che andranno a morire e difficilmente rifioriranno.
Se l'offerta musicale si riduce, non sempre chi rimane ne trae vantaggio.
Prendiamo ad esempio i concerti nei locali, un tempo molto diffusi e occasione per band emergenti e sconosciute. Oggi i luoghi dove si suona sono molto pochi e in troppi hanno completamente perso l'abitudine e l'educazione a gustarsi un'esibizione live, all'ascolto di generi diversi e di canzoni sconosciute (e che magari non siano le classiche cover evergreen!).
Le piste da ballo vuote sono tristi, sia nei locali che nelle piazze e se non vogliamo che altri eventi rimangono soltanto dei bei ricordi, cerchiamo di essere tutti più tolleranti e comprensivi.
Piste da ballo popolate da fantasmi non sono divertenti e soprattutto non rendono a nessuno!
giovedì 26 settembre 2013
Dovremmo saperlo..
L'ennesima verità di Gramellini, come non concordare e sopratutto, sapendolo, perché non migliorare le cose?
Viste da qui, le elezioni tedesche sono state un fenomeno paranormale. Alle sei le urne erano chiuse, alle sei e un quarto si sapeva già chi aveva vinto, alle sei e mezza Merkel si concedeva un colpo di vita e stiracchiava le labbra in un sorriso, alle sette meno un quarto il suo rivale socialdemocratico riconosceva la sconfitta e alle sette tutti andavano a cena perché si era fatta una cert’ora.
Qualsiasi paragone con le drammatiche veglie elettorali di casa nostra – gli exit poll bugiardi, le famigerate «forchette», le dirette televisive spalancate sul nulla, le vittorie contestate o millantate e la cronica, desolante assenza di sconfitti – sarebbe persino crudele.
La diversità germanica rifulge ancora di più il giorno dopo. Pur stravincendo, Merkel ha mancato la maggioranza assoluta per una manciata di seggi. Eppure non invoca premi di maggioranza o altre manipolazioni del responso elettorale e si prepara serenamente ad aprire le porte del potere a uno dei partiti perdenti: socialdemocratici o Verdi. I cittadini tedeschi, di destra e di sinistra, paiono accogliere questa eventualità senza emozioni particolari. Nessun giornalista «moderato» grida al golpe. Nessun intellettuale «progressista» raccoglie firme per intimare ai propri rappresentanti di non scendere a patti con il nemico. Nessun Scilipoten eletto con l’opposizione si accinge a fondare un partito lillipuziano per balzare in soccorso della vincitrice. Né alla Merkel passa per l’anticamera del cervello e il risvolto del portafogli di trasformare il Parlamento in un mercato, agevolando il passaggio nelle proprie file dei pochi deputati che le basterebbero per governare da sola.
Nelle prossime settimane, con la dovuta calma, i due schieramenti si incontreranno. Ci sarà una discussione serrata sulle «cose» e si troverà un compromesso nell’interesse del Paese. Nel frattempo il capo sconfitto della Spd avrà già cambiato mestiere, anziché rimanere nei paraggi per fare lo sgambetto al suo successore. E alla scadenza regolare della legislatura si tornerà al voto su fronti contrapposti (e con due ottime candidate donne, probabilmente: la democristiana Ursula von der Leyen e la socialdemocratica Hannelore Kraft).
La saggezza popolare sostiene che i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano, mentre gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano. Ci deve essere del vero. Ma ieri, oltre a stimarli, li abbiamo invidiati un po’. Qualcuno dirà: troppo facile, loro possono coalizzarsi in santa pace perché nel principale partito del centrodestra hanno una Merkel, mica un Berlusconi, e in quello del centrosinistra gli ex comunisti sono spariti da un pezzo, a differenza dei presunti smacchiatori di giaguari. Anche in questa obiezione c’è del vero. Infatti è sbagliato dire che li invidiamo un po’. Li invidiamo tantissimo.
mercoledì 21 agosto 2013
La terra calda
A sentire le dichiarazioni di chi ci capisce qualcosa (o ci prova), quello che stà accadendo in Egitto era praticamente scritto.
Senza entrare nei particolari (e chi ne sarebbe capace?) e senza approfondire l'ennesima figuraccia di un Europa sorda, distratta e senza una voce decisa, sembra passata dall'alba al tramonto quella speranza sbocciata con la primavera Araba, quell'ondata di democrazia e rivoluzione che ha scosso il nord Africa nei mesi scorsi.
Dalla Siria all'Algeria, dallo Yemen al Marocco, una serie di proteste e rivolte hanno impegnato i governi e i governanti, spodestandone alcuni, distruggendone altri o scatenando durissime repressioni.
La cosa che mi sorprende, anche se non se ne parla molto, è come tutto questo è stato raccontato dalla stampa Occidentale, più attenta alle dichiarazioni che alla voce dei propri reporter.
Il fatto è che in pochi mesi i "Buoni" sono diventati i "Cattivi" e viceversa, proprio mentre alcuni giornalisti si sforzavano di raccontare le contraddizioni di una rivolta troppo estesa, spesso manipolata e poco trasparente.
La situazione Egiziana è emblematica e quella Siriana è, se possibile, ancor più confusa.
Ingerenze Saudite, Americane e Russe, ribaltamenti di fronte, ribellioni civili guidate da mercenari e resistenze popolari appoggiate degli stessi oppressori!
Il caos insomma, o semplicemente l'ennesima conseguenza di una terra devastata per le proprie ricchezze, su cui si giocano partite che poco hanno a che vedere con quanto in piazza le folle reclamano.
Quel territorio stà bruciando e far finta di nulla potrebbe essere molto pericoloso, forse addirittura più della condanna di Berlusconi... ma forse mi sbaglio.
Sepultura - Territory
Senza entrare nei particolari (e chi ne sarebbe capace?) e senza approfondire l'ennesima figuraccia di un Europa sorda, distratta e senza una voce decisa, sembra passata dall'alba al tramonto quella speranza sbocciata con la primavera Araba, quell'ondata di democrazia e rivoluzione che ha scosso il nord Africa nei mesi scorsi.
Dalla Siria all'Algeria, dallo Yemen al Marocco, una serie di proteste e rivolte hanno impegnato i governi e i governanti, spodestandone alcuni, distruggendone altri o scatenando durissime repressioni.
La cosa che mi sorprende, anche se non se ne parla molto, è come tutto questo è stato raccontato dalla stampa Occidentale, più attenta alle dichiarazioni che alla voce dei propri reporter.
Il fatto è che in pochi mesi i "Buoni" sono diventati i "Cattivi" e viceversa, proprio mentre alcuni giornalisti si sforzavano di raccontare le contraddizioni di una rivolta troppo estesa, spesso manipolata e poco trasparente.
La situazione Egiziana è emblematica e quella Siriana è, se possibile, ancor più confusa.
Ingerenze Saudite, Americane e Russe, ribaltamenti di fronte, ribellioni civili guidate da mercenari e resistenze popolari appoggiate degli stessi oppressori!
Il caos insomma, o semplicemente l'ennesima conseguenza di una terra devastata per le proprie ricchezze, su cui si giocano partite che poco hanno a che vedere con quanto in piazza le folle reclamano.
Quel territorio stà bruciando e far finta di nulla potrebbe essere molto pericoloso, forse addirittura più della condanna di Berlusconi... ma forse mi sbaglio.
Sepultura - Territory
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