Obama arriva in Europa mentre Putin continua a mobilitare il suo esercito, perdendo il diritto di partecipare al G8.
La visita del presidente USA assomiglia tanto ad un monitoraggio fisico degli alleati, come a voler ricordare i vincoli commerciali e militari che legano il vecchio continente al mondo stelle e strisce.
Certo fanno pensare le parole di Obama che, anzichè smorzare i toni, ricorda quanto sia essenziale insistere sugli investimenti militari (in una situazione di profonda crisi?!?) e lo fa ancor di più con la proposta di un possibile rifornimento di gas direttamente dall'America, facilitato dallo sblocco commerciale tanto voluto dallo stesso presidente.
La velata minaccia sembrerebbe avere come vittima la Russia di Putin, che però si dimostra piuttosto indifferente, conscio di quanto la cosa sia difficilmente praticabile e sapendo che un eventuale concorrente sul mercato energetico Europeo, non gli impedirebbe di dirottare ulteriori rifornimenti all'immenso mercato Asiatico, oggi più che mai insaziabile di risorse.
Questo dimostra quanto le parole di Obama siano più un monito all'Europa che un dispetto alla Russia.
L'Italia è in prima linea sulla faccenda, sia per la dipendenza dai gas sovietici, sia per i tantissimi vincoli commerciali e soprattutto militari (dalle basi agli armamenti) che la legano all'America.
Il caso degli F35 risulta quindi emblematico e ci mette di fronte all'ennesimo esempio di quanto il nostro Paese non sia in grado di prendere decisioni autonome, ma debba percorrere in continuazione una strada fatta di ricatti più o meno evidenti e di decisioni drammaticamente sconvenienti.
Per decollare l'Italia dovrebbe imparare a volare da sola e sarebbe la prima volta dal dopoguerra.
Questo periodo di crisi potrebbe essere l'occasione giusta per reclamare il diritto a privilegiare i nostri interessi, quantomeno per poter tornare ad essere una nazione forte e non un decadente paese in balia di chi fa la voce grossa.
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