Nonostante Internet, la libera informazione, Facebook e quanto di più tecnologico la modernità ha da offrire, dissipare le matasse dei conflitti internazionali diventa ogni giorno più difficile.
Dai giorni della Guerra Fredda sono mutati gli equilibri, con nuove potenze a contendersi i posti più influenti e i grandi leoni del passato ad arrancare per mantenere il loro peso.
Gli Usa rimangono di certo la potenza economica-militare più affermata, ma la crisi economica, troppi interventi fallimentari e troppi coinvolgimenti in scandali ed operazioni opache hanno minato quella credibilità di esportatori di democrazia.
Il rinvigorimento della Russia machista di Putin ed una serie di provocazioni inflitte ai vecchi nemici di sempre, hanno riportato Mosca a fasti che erano ormai un ricordo, pur poggiando su basi ben meno solide.
La grande assente rimane l'Europa, fallimentare sotto l'aspetto politico, incapace di parlare con una voce unica e troppo spesso impacciata nelle intenzioni.
A complicare le cose ci sono gli interessi, mai così ramificati a causa della globalizzazione, un'intreccio di lacci economici che legano vecchi nemici, separano alleati e spesso minacciano la stabilità di interi Paesi.
Sembrano quindi sempre più forti nazioni irrobustite da governi totalitari, che vantano infinite disponibilità monetarie ma che galleggiano su una poltiglia sociale spesso sottomessa e a costante rischio incendio.
Nessuno è più in grado di capire quale sia la causa e l'effetto di ciò che accade, le contraddizioni sono all'ordine del giorno, tanto che chiunque si sente autorizzato a minacciare, stringere alleanze, tirarsi indietro o restare a guardare.
Anche gli strumenti creati appositamente per evitare i conflitti risultano del tutto inutili, l'ONU su tutte, troppo spesso intralciato da veti incrociati e impossibilitato ad intervenire con l'autorità che gli spetterebbe.
Le rivolte infiammano la stampa mondiale per il periodo che serve a giustificare azioni aggressive, mentre si spengono quando dovrebbero riportare le voci di chi ne paga le conseguenze.
Quanto accade in Ucraina sembra l'ennesimo colpo di coda di un conflitto sopravvissuto all'abbattimento del muro di Berlino, con la differenza che oggi le carte sono mescolate su un tavolo a cui si affacciano nuovi giocatori, pronti a sfidare le vecchie volpi sempre più in difficoltà.
Nessun commento:
Posta un commento