lunedì 21 marzo 2016

1000 e punto.

Mille post, un traguardo, lo ammetto, perseguito vedendolo come un punto dovuto, dovuto a me stesso, alla mia idea di questo blog, caparbio come nel pubblicare per ogni post la propria colonna sonora, con la speranza che chi leggesse lo facesse ascoltando quello che ascoltavo io digitando lettera per lettera il mio pensiero.
Ammetto che da qualche tempo la cosa si era fatta più complicata, mai un peso, ma comunque non più così spontanea.
Quando decisi di aprire questo blog il mio mondo era molto diverso, il Concerto per Un Amico era in pieno sviluppo, l'entusiasmo dei ragazzi nutriva ogni progetto che nasceva e il mondo digitale non era ancora stato invaso dai "social".
L'appuntamento annuale con il Concerto era troppo limitato per la nostra idea di fare musica, di ascoltarla, di suonarla e di parlarne. Così mi era sembrato un'idea fantastica quella di aprire un posto dove chiunque potesse scrivere e commentare qualsiasi cosa avesse a che fare con il Concerto e con il mondo delle sette note.
All'inizio il progetto partì con ottimi risultati, tanti autori, tanti argomenti e tante occasioni per dire la propria.
Ho sempre curato personalmente questo blog, cercando di mantenerlo sui binari della condivisione, in cui chiunque poteva consigliare, recensire, presentare o semplicemente esprimere il proprio parere su qualsiasi argomento che girasse attorno al Concerto e al mondo della musica.
Per questo ho sempre evitato recensioni negative ed invitato gli altri ad essere costruttivi e non dissacratori, perché questo spazio volevo fosse un ritrovo e non un'arena.
Dopo la fine del Concerto per Un Amico le cose si sono fatte più complicate e ho visto questo Blog come una finestra che non andava chiusa, come uno spiraglio che permettesse a chi lo volesse, di accedere a quel mondo che in tanti anni abbiamo creato.
Questo forse mi ha intestardito e mi ha portato al traguardo del millesimo post.
La strada è diventata una ripida salita con l'avvento di FaceBook, il luogo ideale per condividere contenuti, decisamente più comodo ed essenziale rispetto al blog, ma nel tempo non potevo non notare quanto questi contenuti fossero sempre più scarni, sfociando addirittura nel semplice ri-pubblicare il pensiero altri, tanto da dimostrare che il blog non era affatto "superato" ma piuttosto aveva ritrovato la sua identità originale di concedere spazio, spazio che nelle altre piattaforme era stato occupato da semplici commenti o "stati d'animo".
Così ho cercato con una certa ricorrenza nuovi autori, persone che credessero in questo progetto, anche al di fuori dalla cerchia degli organizzatori, trovando spesso persone che ci hanno provato (e che ringrazio!), che hanno ideato delle rubriche, che avevano qualcosa da raccontare, che sapevano scrivere.
Purtroppo, e lo dico senza polemica ne amarezza, le cose non sono mai decollate e da anni, ogni settimana, a pubblicare sono rimasto solo.
Testardo e forse un po' romantico, sorretto dai numeri (quasi 60.000 visualizzazioni) e da un'ostinata curiosità che non mi ha mai fatto mancare un'argomento di cui parlare, ho continuato consapevole di quanto portavo avanti.
Certo il tempo che dedicavo al blog diminuiva, i post si facevano più rari e i contenuti più striminziti, ma il carburante non mi è mai mancato e quindi non ho mai visto un motivo valido per abbandonare il mezzo!
Raggiunto il 1000 posto mi son preso qualche settimana di pausa, così per vedere com'era sfogliare le pagine di quello che alla fine è diventato quasi un diario, non personale ma di viaggio, tra passioni, curiosità, eventi e ricordi. Questi ultimi mi hanno fatto commuovere, un po' perché sono stati spesso sfoghi o pensieri generati da momenti difficili, un po' perché rileggere le proprie idee dopo anni ha sempre quel nostalgico sapore di innocenza, l'innocenza di chi spera in un futuro che ogni giorno ti cambia le carte in tavola.
Oggi mi rendo conto che continuare sarebbe un'appropriarsi personale di uno spazio che non è nato per questo, un viaggio in solitaria che porta sempre più la mia firma e sempre meno quella del gruppo da cui tutto è partito.
Così, non a malincuore ne con nostalgia, decido di interrompere.
E lo faccio come sempre a modo mio, chiudendo una porta e lasciando le chiavi nella toppa. Questo perché come ho detto sento che l'idea di questo Blog non è obsoleta ne sorpassata.
Continuo a credere più che mai che sarebbe bello avere uno spazio per approfondire le proprie idee senza cercare like o buttarla in caciara. Sono certo che tra la webzine e il tweet ci sia spazio per sviluppare dei concetti senza essere necessariamente professionisti, e che farlo ci permetterebbe di condividere esperienze che nel mondo social sono incatenate al simbolo "condividi".
Ho troppo rispetto però per questo spazio e non voglio appropriarmene completamente.
Scelgo quindi di fermarmi qui con la speranza che qualcuno un giorno mi scriva per poter ricominciare e se non dovesse accadere, per lasciare una lunga traccia di 1000 pagine e quasi altrettante canzoni che testimoniano gli anni in cui il Concerto per Un Amico ha raggiunto il suo apice e la sua chiusura.
I viaggi hanno un'inizio e una fine, quello che non finisce mai è il ricordo che ci lasciano dentro.

sabato 20 febbraio 2016

Que Sera Sera

Compie 60 anni questo brano entrato nel mito, cantato da Doris Day per la colonna sonora del film di Alfred Hitchcock, L'uomo che sapeva troppo.
Una canzone disimpegnata, utilizzata in decine di occasioni in tutto il mondo, che ha attraversato mille storie senza mai piegarsi al contesto.
Nata per un Thriller, vincitrice di un Oscar (il terzo per la coppia di autori Livingston\Evans che la firmano), contribuisce al consacramento di Doris Day che nella vita passa con disinvoltura da cantante ad attrice, percorrendo una lunghissima carriera ed un'intensa vita che sfiora gioie (decine di premi e candidature importantissime) e tragedie (la brutta disavventura del figlio con la setta di Manson). Ma come dicevo la canzone ha vissuto di vita propria, finendo in tante pellicole, dischi, rifacimenti e citazioni.
La biografia degli artisti è sempre molto interessante, ma spesso anche i percorsi delle canzoni non è da meno.

venerdì 12 febbraio 2016

Inglesismi...

Siamo alle solite, tutti belli schierati a parlare di argomenti che i più non conoscono, senza nemmeno prendersi la briga di fermarsi a riflettere. Già un governo che continua a proporre iniziative battezzate in inglese e piene di contraddizioni dovrebbe farci riflettere sulla scarsa attenzione che nutre verso l'argomento, che, nel caso opposto dovrebbe essere cristallino e ben definito e non mascherato come un clown che cerca disperatamente attenzione.
Sui diritti civili è palese la necessità di un'intervento, tanto che continuiamo ad essere sanzionati per la triste tendenza pluriennale ad evitare il problema chiudendo gli occhi e passando oltre.
Come tutte le cose "rimandate" si arriva prima o poi al punto che la distanza tra politica e società diventa incolmabile e le decisioni vanno prese d'urgenza, troppo sovente dovendo trattare più temi contemporaneamente.
Ci si trova dunque a dover affrontare tematiche che in altri paesi si sono già evolute, che sono già state trattate e normate, che hanno visto sperimentazioni, regolamenti, doveri e diritti.
Qui tutto tace per anni, poi in qualche mese si pretende pareggiare i conti, chiedendo ad un parlamento composto in gran parte di cialtroni, di legiferare su argomenti che vanno ben oltre la triste appartenenza (spesso transitoria) ad un partito.
Calando un volo sull'infinita incompetenza di quanti nemmeno riescono a pronunciare il nome della proposta di legge, trovo sia altrettanto deleterio vedere questi temi affrontati come un qualunque dibattito sul posticipo sportivo del fine settimana.
Detesto chi a priori non ascolta l'opinione altrui perché accecato dalla grandezza della propria e trovo ancor più stupido vedere persone prendere posizioni senza nemmeno saper di cosa si parla.
Questo perché nella legge che ci si appresta a votare, ci sono tanti aspetti che nessuno dei tanti "opinionisti" penso si sia preso la briga di leggere. E forse sarebbe pure inutile leggere questa marea di cavilli ed emendamenti fatti ad hoc per strappare una maggioranza risicata.
Come tutti mi sono fatto un'idea a proposito e come sempre mi trovo in perfetto disaccordo con tutti gli estremismi, ma in fondo a chi interessa la mia opinione? Non mi viene nemmeno richiesta attraverso un referendum e spesso penso anche che questo sia un bene, visto come si affrontano le votazioni in Italia.
Certo è che siamo nel 2016 e la società di oggi ha conquistato posizioni impensabili fino a 50 anni fa. Queste posizioni vanno tutelate in nome di un progresso che fa dei diritti civili un baluardo della società occidentale, cosa ancor più evidente in un periodo di frequenti confronti tra civiltà.
Partendo da questo è palese che ci siano passi doverosi, su cui la discussione diventa superflua se non addirittura obsoleta.
Se l'amore omosessuale è stato finalmente accettato è sacrosanto riconoscerlo a livello istituzionale, riconoscendo diritti e doveri atti a regolamentare una relazione nella nostra società. Chiamarlo matrimonio o unioni civili o pacs o come volete, significa solo cambiare il fiocco ad una confeziona già ben definita.
Di tutt'altro spessore è il tema delle adozioni, che arriva nel nostro paese senza alcun approccio, gravato da anni di rinvii e tabù anche solo a volerne discutere.
Come dicevo ho la mia opinione, ma anche qui ci sono punti fermi che la indirizzano. Che un figlio non sia un diritto è sacrosanto e che ci siano famiglie etero talmente pessime che a confronto è invidiabile la condizione di orfano lo è altrettanto.
Ma è altrettanto indiscutibile che ad un bambino servano figure di riferimento sia maschili che femminili. Lo è a tal punto che la natura stessa lo preveda come elemento essenziale per la procreazione. E' altrettanto vero che concepire un figlio non vuol dire essere genitori e che per esserlo occorre prendersene cura, amarlo e crescerlo, tutti elementi che possono valere per un qualsiasi adulto, anche da solo, figuriamoci in coppia!
Personalmente credo che ad un bambino in cerca di famiglia debbano essere garantite le condizioni migliori e, sempre personalmente credo che queste siano riscontrabili maggiormente in una coppia uomo-donna in cui esistano riferimenti paterni e materni ben definiti. Contemporaneamente sono anche convinto che una famiglia, anche omosessuale, anche mono-composta, sia preferibile ad un orfanotrofio o ad un istituto che omologa per forza di cosa i suoi ospiti.
Credo anche che l'adozione da parte del partner di un genitore separato (sia esso gay oppure etero) sia inevitabile oltre che opportuna, sempre se ci siano le condizioni necessarie e la volontà dei genitori naturali.
Il tutto per il bene del bambino, che in tutta la faccenda è il vero fulcro della famiglia, su cui volenti o nolenti si basa tutta la società mondiale, da cui, per farla grossa, dipende tutta la nostra umanità.
E' altrettanto vero che con i livelli oggi raggiunti dalla scienza, si pongono altre questioni, come l'utero in affitto, le madri surrogate e tutto quello che comporta l'evoluzione della medicina genetica.
Immaginatevi quanto sia difficile per un paese che ancora non ha una regolamentazione sulle relazioni civili affrontare tali temi...
Eppure il tempo perso è una colpa e oggi dobbiamo per forza affrontare questi argomenti, perché la vita va avanti e perché è assurdo che una cosa legiferata oltre confine qui non abbia ne tutele ne doveri.
Personalmente trovo assurdo anche solo pensare che possa esistere una "madre surrogata", e non tanto per questioni etiche, piuttosto perché ho vissuto con una donna che per nove mesi ha gestito una gravidanza e sono certo che il rapporto che si crea tra una madre ed un figlio non possa essere valutata in termini scientifici o peggio economici. E' vero che sta alle persone decidere della propria vita, e che (senza nemmeno considerare lo sfruttamento) una donna è libera di prestare il proprio utero e 9 mesi della propria vita a due amici o a due sconosciuti, ma il frutto di tutto ciò è un bambino a cui nessuno può chiedere un parere.
Certo è un parere personale, magari indotto dal fastidioso pensiero che queste operazioni, oggi carissime, sono destinate esclusivamente a persone molto abbienti, e quindi ulteriormente in contraddizione con la richiesta di un diritto che anche se riconosciuto varrebbe solo per chi può permetterselo. E se non è una questione economica perché i costi per questa pratica sono così elevati, possibile che il compenso per la madre non incida? E se incide non si tratta forse di una questione economica che alla fine ricade sul bambino?
Insomma, mi pare che l'argomento sia troppo ampio per essere affidato a chi sul palco del Family Day sbraita che il sesso non è un piacere o a chi vuole un figlio anche al costo di accettare che una donna che lo porta in grembo, lo nutre e lo mette al mondo, se ne possa separare senza pensieri, senza nemmeno chiedersi se quel bambino un giorno non desidererà sapere da dove viene...
Forse domani cambierò idea anche io, conscio del fatto che le opinioni cambiano con la società e con l'esperienza, ma altrettanto conscio che purtroppo, da quanto l'argomento si è affacciato in parlamento, non ho ancora sentito alcun dibatto serio, che esuli dalle reciproche accuse o che dia spazio a legittime preoccupazioni senza sentirsi tacciati di bigottismo.
L'epilogo sarà sempre quello delle cose che si sistemano col tempo, all'Italiana, correggendo un poco alla volta tutti gli aspetti che si sono tralasciati nella corsa all'approvazione, sperando che nel frattempo non siano in troppi a pagare la leggerezza di scelte fatte più per posizione che per ragionamento.


mercoledì 10 febbraio 2016

Claudio Sanchez - Hello

Se ti chiami Claudio Sanchez e sei il leader dei Coheed and Cambria, sei appena uscito con il tuo nuovo disco e tua madre si complimenta con te perchè lo definisce altrettanto bello se non migliore dell'ultimo di Adele... le regali una cover!

martedì 2 febbraio 2016

I bambini del Super Bowl

E' uscito ieri un bellissimo spot per l'edizione 2016 del Super Bolwl. In pratica a cantare la celebre 'Kiss from a Rose' di Seal (con lo stesso Seal partecipante!), sono tutti i nati nove mesi dopo la finale del grande evento sportivo. In pratica concepiti nell' "euforia" della vittoria! Bella l'idea, bello il video!

sabato 30 gennaio 2016

Tributi

Un fantastico tributo (che mi ero perso) fatto al Kennedy Center Opera House di Washington D.C. , in onore dei Led Zeppelin, con una platea d'eccezione...

martedì 12 gennaio 2016

Il ritorno tra le stelle

Non è mia intenzione, ma purtroppo alla soglia del millesimo post, ho le batterie un po' scariche e il tempo sotto le feste, per me, è quel che è, quindi soprattutto a causa dei tristi eventi che hanno caratterizzato la fine del 2015 e l'inizio del 2016 (nel mondo della musica in particolare), ad aprire la bacheca di questo blog sembra di sfogliare un necrologio.
Eppure non posso sottrarmi ad un pensiero per quello che credo essere una colonna portante della musica moderna.
Come ha detto Chris Cornell, non ci sono abbastanza parole per descrivere David Bowie e quello che ci ha lasciato, però posso dire quello che è stato per me e, a giudicare da quanto si legge in giro, per tanti altri.
L'ho conosciuto nella mia tarda adolescenza, certo anche prima, ma l'avevo sempre vissuto come uno di quei personaggi difficili da capire. Buona parte la giocava anche il mio molesto integralismo di allora, quando la musica era una bandiera di cui vestirsi, i generi come dogmi e l'appartenenza ad uno "stile" era sempre in conflitto con tutto ciò che non ne faceva parte.
Considerando che la mia bibbia era il metal e i miei vangeli (e le mie letture in generale) si chiamavano Metal Hammer, Metal Shock e Psycho!, la mia considerazione verso mondi meno cupi era decisamente ridotta.
Fortunatamente si cambia e pur non smettendo amare la birra, si scoprono un sacco di altre bevande altrettanto soddisfacenti.
Ecco, questo cambiamento per me ha nome ben preciso: David Bowie.
Non parlo di una folgorazione, dopotutto dal metal passai al crossover e poi via a scoprire e riscoprire mondi nuovi, ma fu proprio un'articolo su di lui a farmi capire che un bieco integralismo era dannoso soprattutto per me, che il pregiudizio era solo una debolezza e che il saper ascoltare solo una cosa, significava non aver capito nulla.
Durante un'intervista proprio su una di quelle riviste, ricordo che chiesero al membro di una band (di cui nemmeno ricordo il nome..), quale artista aveva influenzato il loro stile. Ricordo bene la mia sorpresa a leggere David Bowie nella risposta, in un mondo abbastanza autoreferenziale, in cui in genere le risposta può variare dai grandi "Padri fondatori" a nomi sconosciuti che comunque danno un certo tono alla conversazione.
Mi colpì profondamente il concetto di questo musicista, che sosteneva che per crescere bisognava cercare ispirazioni da mondi lontani dal proprio, come faceva di continuo Bowie, sperimentando senza sosta, attraversando generi e generazioni.
Qualche tempo dopo, in un negozi di dischi, fui attirato dall'acquisto di un disco del Duca Bianco, che però dovetti rimandare per l'esiguo budget di cui disponevo e che era già abbondantemente insufficiente per soddisfare altri più impellenti bisogni musicali.
Da quel momento però ascoltai con più attenzione le uscite di Bowie e mi scontrai decine di volte con cover, riferimenti e tributi alle sue canzoni, fino ad una ricerca profonda e meravigliosa che mi stregarono profondamente.
Ci sono alcuni post su questo blog che parlano di Bowie, ma tutto quello che mi viene in mente per descriverlo è invitarvi ad ascoltarlo.

martedì 29 dicembre 2015

R.i.p. Lemmy

Ci sono musicisti che hanno creato un genere, attraverso il loro stile, la loro attitudine, il loro essere. Lemmy è uno di questi, lo è per me da quando vidi un bassista ringhiare immobile ad un microfono messo troppo in alto, anche solo per guardare la sua mano sinistra lavorare sul manico, per guardare negli occhi il pubblico, per inchinarsi ai tantissimi fan che lo veneravano come un dio.
Lemmy non si è mai chinato, tra realtà e leggenda, fin da quando i palchi li calcava come roadie. Non si è piegato alle mode, alle tante contraddizioni dei simboli che si portava addosso, agli abusi di alcool che più di una volta lo davano per spacciato.
Lemmy incarnava quel lato duro e puro del rock, che non scende a compromessi e non reagisce alle contaminazioni. I Motorhead  sono uno di quei fenomeni che sono sopravvissuti al mito che incarnano, diventando uno scoglio emerso che non ha più bisogno di tenersi a galla nell'oceano discografico.
Lemmy è uno di quelli su cui si sprecano le leggende, il personaggio che finisce puntualmente nelle biografie di chi lo ha incrociato. Lemmy non dovrà piegarsi nemmeno alla morte, che fermerà si, un grande uomo, ma consacrerà per sempre un grandissimo musicista.