martedì 30 giugno 2009

L’arte di saper fermare il tempo.



Il detto “La bellezza sta negli occhi di chi guarda” la dice lunga su quanto sia soggettiva la visione delle cose che ci circondano. Questo detto può anche valere per gli altri sensi, l’udito, il gusto e qualsiasi cosa riesca a stimolare i nostri ricettori. Premesso che alcune cose non piacciono a nessuno mentre altre tendono ad essere riconosciute belle da tutti, è proprio questa soggettività a rendere le forme d’arte così “spirituali” e affascinanti.
Certo non tutte sono immediate, molte richiedono un approfondimento che solo una passione ti permette di affrontare, un impegno che verrà ripagato dall’emozione di poter comprendere aspetti che molti nemmeno considerano.
Questo mi è capitato per la fotografia, raccontatami e spiegatami in una piacevolissima infarinatura, qualche anno fa, da un neo appassionato che mi ha trasmesso un po’ di quel credo!
Oggi un’altra amica “contagiata” da questa passione, ci si è buttata a capofitto collezionando bellissimi scatti, tutti raccolti sul suo nuovo blog: http://laurasony.blogspot.com/ .
Laura pubblica le sue fotografie in diversi post, raccogliendole in album a tema, passando dai paesaggi ai dettagli, dalla natura alla città, fino a ritrarre i quatto elementi l’acqua, la terra, il fuoco e l’aria in scatti essenziali ed affascinanti.
Non essendo un esperto non posso dire nulla sulla parte tecnico-creativa, ma trovo attraente il suo punto di vista, la scelta di “fermare il tempo” proprio in quel momento su quel particolare, così da mostrarci attraverso i suoi occhi, la bellezza di quel che vede.

domenica 28 giugno 2009

Di nuovo insieme.

In occasione del decennale della scomparsa di Paolo, lo staff del Concerto per un Amico in collaborazione con Don Giorgio Burdisso, Parroco di Farigliano, ha organizzato per
SABATO 4 LUGLIO
una
MESSA CANTATA.

Alle 18:00 infatti, presso la Parrocchia di S.Giovanni Battista a Farigliano, avrà luogo l’evento con le musiche eseguite dalla CORALE ENERGHEIA di Mondovì.
Gli organizzatori invitano tutti a partecipare per condividere questo momento importante.

venerdì 26 giugno 2009

Libero di essere un mito.


Che io sia fatalista è una condizione che va affermandosi di giorno in giorno, ma spesso le combinazioni, per quanto probabili, hanno quella targhetta “made in heaven” con su scritto: doveva essere così.
In queste sere di attesa trepidante :) la possibilità di svaccarsi davanti alla tv, diventa quasi una necessità, e nel fare zapping, sul canale “LIVE !” di Sky mi imbatto in un memorabile concerto di Michael Jackson. Subito colpito dallo spettacolo e dalla folla mi sono fatto rapire dall’evento pur non essendo un appassionato, pur sorridendo a quel modo di muoversi così scimmiottato da tutti, pur conoscendo la storia che separava quel personaggio sul palco di Bucarest nel ‘92 dall’uomo così maledettamente compromesso di oggi.
Col passare dei minuti tutti i condizionamenti sono spariti, assorbiti dall’artista, da quella figura tanto esile quanto esagerata, nei movimenti, nella voce impeccabile, negli abiti studiati e carichi di accessori (il guanto bianco nelle sue varianti, il cappello, le bretelle .. ) nelle sue allusioni così dichiaratamente erotiche.
Esagerazioni mai fuori luogo, perché sopra le righe quanto lui, uno degli ultimi grandissimi, uno degli ultimi personaggi universali, conosciuti per quello che rappresentano e non perché vomitati su tutti i mezzi di informazione per vendere velocemente, prima che la data di scadenza ne sancisca la definitiva scomparsa.
Ho avuto la possibilità di riscoprire Michael Jakson sotto la luce pura e semplice del suo valore artistico: immenso. E sono stato fortunato visto che stamattina, ovunque, campeggia la notizia della sua morte.
Ora sarebbe stato diverso, ma ieri sera, al riparo da commemorazioni e giudizi falsati dal lutto e dall’ipocrisia, ho visto quello che anni fa una grande amica cercò di spiegarmi: M.Jackson è davvero grande.
Non spendo una parola sul Jackson uomo, padre, mostro, fallito, rinato, eterno..
Mi fermo a ieri sera, a quel dio del palco che non teme confronti e sa conquistarti, a quel Re capace di vendere più di chiunque altro, a quel bambino prodigio che artisticamente ha scritto brani indelebili, inventato uno stile che è diventato leggenda.
Ora l’uomo che con grande difficoltà ha portato il fardello di tanto talento, fino ad esserne schiacciato, può staccarsi dagli errori e dalle debolezze, liberando finalmente il mito che custodiva.

mercoledì 24 giugno 2009

CINEMA DA (RI)SCOPRIRE: IL TRENO PER IL DARJEELING



























IL TRENO PER IL DARJEELING
(WES ANDERSON)
Con Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman.


Vista l'insistenza di Fabio, scriverò alcune righe su un film che ho rivisto recentemente, Il treno per il Darjeeling di Wes Anderson, già regista di surreali, nonchè irresistibili, commedie quali I Tenenbaum e Le avventure acquatiche di Steve Zissou.

La pellicola si inserisce nello stesso filone delle precedenti, evidenziandosi per la splendida caratterizzazione dei personaggi (sia i principali che quelli minori) e per un uso della fotografia perfetto per rendere omaggio alla vera protagonista del film: l'India. Con i suoi colori, i suoi profumi, la sua eccentricità (dal punto di vista di noi occidentali), la sua spiritualità, pervade tutto il film di un'atmosfera da sogno lisergico (rimandando in questo senso alle due pellicole dirette da Anderson citate precedentemente).

Il treno per il Darjeeling è un road movie che racconta il viaggio che tre fratelli, dopo la morte del padre, compiono alla ricerca della madre, (una Anjelica Houston in grande forma) rifugiatasi in India dopo la morte del marito per diventare suora attivista (!).

I tre protagonisti (come la famiglia Tenenbaum e l'improbabile equipaggio della nave di Steve Zissou) si imprimono nella memoria dello spettatore, che non può non provare simpatia, ma anche compassione per le innumerevoli debolezze di questi tre personaggi, inusuali "eroi" alla disperata ricerca di una figura femminile che li completi: sia essa una ricerca di contatto fisico (il fugace rapporto tra Jason Schwartzman e l'hostess del treno), di fiducia nei rapporti (i litigi via telefono con le rispettive fidanzate), di spiritualità (il contatto con madre natura, molto forte in India, le preghiere nei templi) e naturalmente la ricerca della madre, che dà spunto a tutta la trama del film.

La pellicola è insomma un affresco piuttosto insolito ed originale, assolutamente memorabile e per questo consigliatissimo: per una fruizione completa sarebbe opportuno dedicarsi alla visione del corto Hotel Chevalier che il regista Anderson ha proiettato in sala prima del film. Il dvd in commercio presenta fortunatamente la possibilità di godere della visione di questa piccola gemma che rappresenta l'antefatto di Un treno per il Darjeeling e si avvale di una Natalie Portman in...grandissima forma!

Carlo N.

ISIS - WAVERING RADIANT



Ebbene si, a sto giro vi farò storgere il naso!
Isis, quintetto di Boston, si presentano con Wavering Radiant, colmando una carriera oramai decennale fatta di successi, sperimentazioni favolose e melodie inaspettate.
Un disco piuttosto solido, una prova sicuramente migliore rispetto al precedente "In The Absence Of Truth".
Canzoni immediate, incisive e compatte, meno sperimentali e divaganti, molto più rock/psichedeliche, ma senza perdere quel tocco di dissonanze della quali gli Isis sono maestri!
Atmosfere sognanti ed oscure, garantite da suoni sempre parecchio sperimentali e da un frontman, Aaron Turner, che si diletta molto bene in puliti melodici più che in growl e screaming.
In certi episodi possono essere accostati ai Tool, e guarda caso troviamo proprio il chitarrista della band Adam Jones a dare il suo contributo in "Hall Of Dead" e nella title-track nelle vesti di tastierista. Il tutto nato dal tuor dei Tool di "1000 days" nella quale gli Isis erano spalla.
Sette canzoni, 54 minuti. Porrei particolare attenzione a Stone to wake a serpent.

1. Hall Of The Dead
2. Ghost Key
3. Hand Of The Host
4. Wavering Radiant
5. Stone To Wake A Serpent
6. 20 Minutes / 40 Years
7. Threshold Of Transformation

Possono provarci in tutte le maniere ma non ce la faranno mai a deludermi... nati da un genere che hanno aiutato a far crescere e non hanno mai lasciato, a testa alta, sopravvivendo ad etichette e contratti!

Ascoltatelo... non ho detto di sentirlo, ho detto di ascoltarlo!!!

domenica 21 giugno 2009

Lettera per Guido


Ho ricevuto una lettera dalla famiglia di Guido, la pubblico così che tutti coloro che hanno contribuito all'offerta in suo ricordo possano leggerla.
Grazie anche da parte mia a chi ha aderito all'iniziativa, in particolare al bar "La Saletta" che ha raccolto i soldi in completa disponibilità.

venerdì 19 giugno 2009

Fatti non foste a viver come bruti...

Ieri mio fratello (il solo, unico ed inimitabile Ciaky - n.d.r.) mi ha mandato, su quello strumento del demonio chiamato faccialibro, un articolo, che comunemente chiameremmo tutti una catena di S.Antonio, una delle tante che invadono ogni giorno le caselle di posta e che puntualmente (io per lo meno) si cestinano senza nemmeno leggerle.
Questa però ha attirato la mia attenzione facendomi sorridere e infine decidere di condividerla, in quanto credo sia un buono spunto di riflessione per chi come me ama la letteratura e spesso rivive o crea nei libri che legge un pezzo di storia personale.

Lo si veda come una sorta di analisi della propria persona attraverso pezzi di letteratura o semplicemente come una simpatica rivisitazione di titoli a noi conosciuti (purché letti, questa è la regola!) in chiave ironica, in un modo o nell’altro ho preso la palla al balzo per raccontare a voi, purtroppo così lontani, un po’ di me in prosa, con la speranza di poter leggere di più anche su di voi e magari stimolarvi ed essere stimolata a nuove letture.

Per cui buona analisi...e LEGGETE GENTE, LEGGETE!

Rispondete usando i titoli di libri che avete letto..

1. Sei maschio o femmina?

La donna mancina (Peter Handke)

2. Descriviti:
Caterina a modo suo (Sveva Casati Modignani)

3. Cosa provano le persone quando stanno con te?
Ballando nudi nel campo della mente (Kary Mullis)

4. Descrivi la tua relazione precedente:
La felicità domestica (Lev Tolstoj)

5. Descrivi la tua relazione corrente:
Ma non è una cosa seria (Luigi Pirandello)

6. Dove vorresti trovarti?
La mia Africa (Karen Blixen)

7. Come ti senti nei riguardi dell'amore?
Alta Fedeltà (Nick Hornby)

8. Com'è la tua vita?
I viaggi di Gulliver (Jonathan Swift)

9. Che cosa chiederesti se avessi a disposizione un solo desiderio?
Il cielo, la terra e quel che sta nel mezzo (Marlo Morgan)

10. Di' qualcosa di saggio...
Il grande Boh! (Lorenzo Jovanotti)

11. Una musica:
Il Pianista (Wladyslaw Szpilman)

12. Chi o cosa temi?
La macchia umana (“The human stain” – Philip Roth)

13.Un rimpianto:
Paesi tuoi (Cesare Pavese)

14. Un consiglio per chi è più giovane:
La Lentezza (Milan Kundera)

15 Da evitare accuratamente:
La montagna incantata (Thomas Mann)

giovedì 18 giugno 2009

Una giornata pazzesca!(3)

Alle 21 è arrivato il momento LIMP BIZKIT del carismatico Fred Durst col solito cappello rosso e l’insolita maglietta dei Faith no More! Lanciati dai Korn nel 1994 sono tornati dopo alcuni anni di assenza e cambi di line-up, con la formazione originale che vede il coloratissimo Wes Borland alla chitarra. Davvero un bel tuffo nel passato, Jhon Otto e Sam Rivers non hanno perso un colpo e la scaletta, che ha toccato tutta la loro carriera, è stata uno spettacolo. In più la faccia di Benna commosso ad ogni inizio di canzone e distrutto ad ogni finale, valeva il biglietto!!
Nonostante l’ottima prova dei 5 di Jacksonvill, il tempo sembra essersi fermato non appena si sono srotolati i tendaggi che costituivano la coreografia “teatrale” dei FAITH NO MORE.
Personalmente è una delle band, il cui ritorno sulle scene mi mancava di più, e a giudicare dall’atmosfera del Palasharp non ero l’unico.
Il concerto inizia alle 23:00 spaccate con un eleganza talmente fuori luogo dopo una giornata del genere che tutto è parso trasformarsi.
Già dai primi tocchi di Bottum sulla tastiera è stata spazzata via l’idea che fossero bolliti e nonostante i segni del tempo (soprattutto sui lunghissimi dread imbiancati del grandissimo Mike Bordin) al primo vocalizzo di Mike Patton la folla è scoppiata in un applauso: il tempo non scalfisce la classe, anzi la rafforza!
In bilico tra la voglia di scatenarsi e la voglia di estraniarsi per gustarsi cotanto spettacolo, le canzoni si sono snocciolate tra i tanti piccoli intramezzi divertenti offerti da Patton, nel suo Italiano talmente perfetto da poter essere storpiato e canzonato. Tantissime chicche, la versione in Italiano di Evidence presentata come fosse ad America Idol, i siparietti con Bordin (chiamato segaiolo del ca..o, e bersagliato con l’acqua), i dispetti fatti alla sicurezza e le tantissime battute più o meno condite da parolacce di ogni tipo.
Ma quello che vale oro è rivedere sul palco una band che ha tracciato le basi del crossover, della sperimentazione più azzardata, con canzoni che fanno parte della storia della musica e che a distanza di vent’anni sono dannatamente moderne, forse ancora troppo avanti per molti!
Patton è una, se non La, più bella voce del genere, capace di tutto e lo ha dimostrato con progetti al limite dalla comprensione (Mr.Bungle; Fantomas), ma con i FNM raggiunge l’apice, almeno personalmente. Bordin, da batterista, resta uno dei miei idoli, ha personalità da vendere e un tocco che nessuna tecnica o studio può pareggiare, così come il condensato di ritmica e melodia creata da Hudson, Gould e Bottum, capaci di sottolineare tutte le sfumature e le stravaganze di un “pazzo” come Patton.
Grandissimi dunque, uno dei migliori concerti della mia vita, un momento che resta e la grande soddisfazione personale di aver visto un altro pilastro della musica che amo.






Ecco la scaletta suonata dei FNM:
Reunited
The Real Thing
From Out of Nowhere
Land of Sunshine
Caffeine
Evidence (in Italiano)
Chinese Arithmetic (Poker Face)
Surprise You’re Dead
Easy
Ashes to Ashes
Midlife Crisis
Introduce Yourself
Gentle Art of Making Enemies
I Started a Joke
King for a Day
Be Aggressive
Epic
-Pausa-
Chariots of Fire / Stripsearch
We Care a Lot

mercoledì 17 giugno 2009

Una giornata pazzesca! (2)

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Steso dall’afa, assieme ad un gruppetto di amici, ci siamo spostati sugli spalti che intanto si andavano riempiendo, trovando una location eccezionale con acustica splendida e viste diretta sul palco a pochi metri di distanza! Da li ho seguito i BRING ME THE HORIZON sempre inglesi, sempre violentissimi. L’inizio è stato caratterizzato da alcuni problemi tecnici soprattutto per la batteria montata su di una pedana evidentemente instabile con alcuni pad del set mal calibrati a livello acustico. Questo non ha però compromesso lo show che è stato piacevole e di grande impatto.
La convinzione di aver capito cosa si intende per Rock in idro, strizzando la maglietta grondante di sudore, ci ha portati alla serata e ai tre big che si sarebbero divisi il palco.
I primi sono stati i nostrani LACUNA COIL della bella e brava Cristina Scabbia, impeccabile nel suo saper tenere il palco, come impeccabili i musicisti a livello strumentale. I Lacuna Coil sono davvero cresciuti molto e si trovano a loro agio nelle grandi produzioni, capaci finalmente di valorizzare il loro suono. Certo spesso si perdono a confronto alle realtà metal a cui vengono accostate, ma il loro stile non ha nulla a che vedere con lo stile “core” o heavy, è più vicino alle sonorità crossover in cui i ritmi incalzanti vengono sostituiti da atmosfere cupe e tempi ritmati.
Ben accettati dal pubblico (che spesso da segno di imbecillità nei confronti delle realtà Italiane) sono stati molto applauditi guadagnandosi un rispetto che anno dopo anno va consolidandosi.
...


martedì 16 giugno 2009

Una giornata pazzesca! (1)

Domenica su un pullman stracarico di vecchi amici, molti dei quali già presenti al mio primo „concerto comitiva“ (ormai più di dieci anni fa..), supportati da panini, birra (tanta) e “Armugnan” (grazie Fikez!), siamo partiti alla volta di Milano per quello che credevo fosse un evento insperato: la reunion dei Faith No More.
La polemica per lo spostamento dall’Idroscalo al Palasharp è stata abbastanza lenita dalle tenebre offerte dal tendone, che pur condensando il caldo offriva un buon riparo da un sole incazzatissimo.
E incazzatissima è stata anche l’accoglienza degli ALL THAT REMAINS con il loro violentissimo metalcore, enfatizzato dai bassi scaricati sul pubblico della cassa di Jason Costa, virtuoso esponente del “doppio-pedale style”! Dopo la bellissima e da me attesissima "This Calling", gli americani lasciano il palco ai PARKWAY DRIVE, da me sconosciuti ma biograficamente descrittimi dal sapiente Ciaky. Australiani, sgargianti nei colori ed instancabili sul palco hanno dimostrato che l’aspetto poco conta con la sostanza, pettinando tutti i presenti con i loro brani. Un mix personalmente un po’ troppo scontato (ma è la prima volte che li sentivo) tra accelerate hard-core, e frenate ritmiche ideali per i tanti amanti del Mosh (che spero un giorno Benna descriva ai meno informati!). Tocca poi ai GALLOWS, formazione inglese guidata dal carismatico Frank Carter capace di cantare un paio di canzoni in mezzo al pubblico, proprio al centro della platea, scatenando un per la gioia della security, un violento pogo misto a mosh, a floorpunch, a windmill (chiedete sempre a Benna..) che tanto ricordava una battaglia civile.
La formazione che al metalcore ha aggiunto dei chiari riferimenti punk non mi ha conquistato, ne per la musica, ne per lo spettacolo, non basta spaccare gli strumenti, sputare sul pubblico e mimare masturbazioni, il punk è prima di tutto un modo di essere e non di apparire a tutti i costi.

...

lunedì 15 giugno 2009

enjoy the noise

ed ecco, signore e signori, che dopo la fantastica entrata di Giaduzza, anche la crucca riesce a dedicare qualche pensiero a questo fantastico blog su cui, non per scarsa volontà o ispirazione, ma per troppe idee molto confuse, è stata una presenza trasparente e piuttosto latitante...

Ma veniamo al dunque: per battere sui tempi tutti quelli di voi (credo quasi tutti) che (MALEDETTI!!) hanno avuto la grande gioia ieri sera di vedere il concerto dell'anno, vi anticipo con un estratto del MIO concerto dell'anno, non perchè unico o irripetibile come quello dei fnm, ma semplicemente perchè anche loro hanno fatto la storia della musica, probabilmente anche la colonna sonora della vita di tanti di noi e hanno dato prova di essere vicini al loro pubblico e non deluderli anche quando sarebbe stato pienamente comprensibile il contrario.

Dopo un intervento d'urgenza, da cui non si prevedeva come sarebbe uscito, ecco che Dave Gahan, supportato da uno strepitoso Martin Gore, ha ripreso a pieno ritmo il tour of the universe con uno spettacolo di oltre due ore, emozionante e carico di energia esplosiva di uno stadio (Monaco, ndr.) di 50.000 voci e cuori all'unisono.

Intervallato da alcuni pezzi del nuovo album, il concerto è ruotato come d'abitudine intorno agli immortali classici che hanno segnato le tappe della loro lunga, laboriosa e sotto certi aspetti molto tormentata carriera, dal synth degli anni '80 alla new wave degli anni a seguire.

Due ore semplicemente da pelle d'oca.



E alla fine...

alla fine è caduta la notte

dove tutto si sopporta meglio

e lì, nel silenzio,

tutto quello che senti è la tranquillità

venerdì 12 giugno 2009

L'Incontro

Signore e Signori vi presento l'ultima grande fatica della curva fariglianese: "L'Incontro", un video dedicato al matrimonio di Papà Mareng e Sha!

Spero possa divertirvi!


giovedì 11 giugno 2009

incredibile!

Ciau a tutti!!
Vorrei innanzitutto precisare che la mia non é latitanza, ma semplice incomunicabilità con questi aggeggi infernali denominati computers ( cos'é il "copia e incolla "Fabio??...).
MA: se ora state leggendo queste righe, vuol dire che CE L'HO FATTA!!! (Lacrimuccia)
Colgo l'occasione per segnalarvi un appuntamento imperdibile per gli amanti degli anime e non : la rassegna I LOVE MANGA che si terrà presso il cinema Multilanghe dal 12/06/2009 al 01/07/2009.
La rassegna ci regalerà l'emozione di rivedere sul grande schermo i capolavori del maestro Hayao Miyazaki e non solo. Si parte con il nuovo film d'animazione "Ponyo sulla scogliera" fino ad arrivare a " I racconti di Terramare". Vi segnalo "Lupin III- il castello di Cagliostro" dove Lupin veste dinuovo la giacca verde come nella 1° serie. E questo e' solo l'inizio!!!

Per info: http://www.multilanghe.it/

martedì 9 giugno 2009

SENZA BACCO VENERE HA FREDDO


Con la speranza che sul blog si parli di altre forme d’arte oltre che alla musica, vi segnalo un’ iniziativa da non perdere.
Giada, titolare della Vineria Notturno Art Vin CaFé di Dogliani (oltre che autrice latitante del nostro blog), da anni mette a disposizione le pareti del locale per ospitare dipinti, ritratti, fotografie e quant’altro possa stimolare la vista (per il gusto basta il vino!!).
Dal 12/6/9 al 10/8/9 inizierà un percorso che si presenta sotto il nome di “Senza Bacco Venere ha freddo” di Paola Monasterolo e Maria Zanchi.

Senza Bacco Venere ha freddo raccoglie due opere: DOCG di Paola Monasterolo e A ruota libera di Maria Zanchi. A ruota libera è un’installazione dove alcuni rotoli di carta bianca formano lunghe tovaglie stese sui tavoli, scrivibili e riavvolgibili ad ogni nuovo passaggio. Qui i segni grafici della penna, assieme alle impronte lasciate dall’uso, si depositano in un’unica narrazione.
DOCG è un fumetto in venti tavole esposto a parete -realizzato sulla stessa carta di A ruota libera -, che racconta l’esigente problema dello zio matto di Titta: trovare una donna. La striscia illustrata traduce la faticosa speranza dell’uomo in un gioco che vede i suoi desideri di amore annegare in quattordici bicchieri di buon vino: i quattordici Docg Piemontesi.

La scena cambierà dopo alcune settimane dall’apertura quando le due voci in dialogo, quella di A ruota libera e quella di DOCG, si sovrapporranno.

L’Inaugurazione si terrà venerdì 12 giugno a partire dalle 19:00. Non mancate!

sabato 6 giugno 2009

io, noi ci siamo

Quando il giorno è lungo
E la notte .. La notte è solo tua
Quando sei sicuro di averne avuto abbastanza di questa vita
Beh, aspetta un attimo
Non lasciarti andare
Tutti piangono
E tutti soffrono
A volte
Qualche volta tutto è sbagliato
Ed è tempo di cantare insieme
Quando il tuo giorno è una notte solitaria (tieni duro, tieni duro)
Se senti di non farcela più (tieni duro)
Quando pensi di averne avuto abbastanza Di questa vita
Beh, aspetta un attimo
Tutti soffrono
Cerca conforto nei tuoi amici
Tutti soffrono
Non arrenderti Oh no
Non arrenderti
Se hai la sensazione di essere solo
No, no, no,
Non sei solo
Se stai sulle tue In questa vita
I giorni e le notti sono lunghe
Quando pensi di averne avuto abbastanza di questa vita
Per aspettare Beh, tutti soffrono a volte
Tutti piangono E tutti soffrono a volte E tutti soffrono a volte
Tieni duro Tieni duro

Un po' d'aria.

Le pagine di cronaca sono piene di vittime e carnefici, spesso protagonisti involontari di vicende che diventano show, argomenti da dibattere e da sviscerare. Si cercano spiegazioni capaci di rassicurarci, si elogia la vittima (subito dimenticata) e si ha bisogno di un colpevole, meglio se spietato e sanguinario, così da non poterci identificare con lui.
Tutto questo dipende da un sacrosanto bisogno di sicurezza che è un diritto di tutti e che troppo spesso viene tradito.
Troppi pagano per errori di uomini che si ostinano a sbagliare piuttosto di fare i conti con la propria coscienza.
La verità è però che dietro ad ogni storia non c’è mai un copione identico, la vita non è mai tutta bianca o tutta nera, gli errori spesso non sono da una parte sola e le punizioni non sempre adeguate al crimine commesso, nel bene o nel male.
Questa premessa mi sembra doverosa prima di parlare di questa canzone, perché spesso le cose vengono strumentalizzate,vestite i colori politici e decontestualizzate.
Una canzone deve essere libera, a costo di separata dal proprio interprete o autore (“non dovete badare al cantante” direbbe Ligabue), perché ogni canzone contiene un messaggio, e questo non dovrebbe essere caricato da accessori superflui.
Aria è una canzone di Daniele Silvestri, presentata al festival di Sanremo nel 1999, vincitrice del premio “Mia Martini” e il premio “Volare” per il miglior testo. Trovo sia struggente, per la la sua semplicità, senza prendere posizioni se non quella del protagonista e di quello che vive nella sua detenzione.
E’ stata causa di mille polemiche, impugnata da moralisti e politici (e non nego che conoscendo la posizione di Silvestri, questo non fosse voluto) ma sarebbe riduttiva ingabbiarla a manifesto contro o pro qualcosa. Trovo molto più costruttivo far accettare che indipendentemente dalla colpa, la libertà è un bene prezioso e che il carcere è un posto duro, che la detenzione non è uno scherzo e solo vivendola attraverso gli occhi di chi la sconta la si può capire.
La canzone si limita a raccontare un fatto, mostrandoci una situazione senza moralismi.
La reclusione è una pena necessaria spesso peggiore della morte stessa, non va sottovalutata ne tanto meno messa in discussione perché solo perdendo la libertà si impara il suo valore e l’importanza di essere responsabili delle proprie azioni.
In fondo per molti la libertà è avere tutto, per molti è non dipendere da nessuno ma per alcuni una semplice boccata d’aria.



Il video non è l'originale. Non l'ho trovato, lo ricordo appena.. se qualcuno lo trova sarei felice me lo segnalasse!!

mercoledì 3 giugno 2009

The Appleseed cast – Sagarmatha (2009)



Regalare un disco è sempre una bella cosa, personalmente uno dei regali che preferisco ricevere, e anche segnalarne uno è un buon gesto!!
E’ anche questo lo spirito del blog, condividere i propri gusti, segnalare un libro, un film, una fotografia, un quadro, qualsiasi cosa ci dia emozione, così da provare a condividerla.
Certo non è sempre immediato e a volte bisogna aver tempo e voglia per capire ed apprezzare una cosa! Per questo disco è stato così, Dannilo me lo ha segnalato e dopo un po’ di ascolti devo ammettere che è un ottimo disco, lontano da ciò che di solito ascolto, ma benvenga!
The Appleseed Cast, sono una band di Lawrence, Kansas (usa) che suonano dal 1997, e Sagarmatha è il loro settimo disco ufficiale. A quanto apprendo sono una di quelle band che si sono trasformate nella loro storia, partiti come pionieri dell’ Emo contaminato dal post-Rock (questa cosa mi ricorda una definizione.. postemocore…), li scopro ora con questo bel disco a cavallo tra l’indie Rock e quell’elettronica che crea ampi spazi sonori. E’ un disco melodico e piuttosto tranquillo, piuttosto ripetitivo ma mai scontato, con quelle sensazioni “pro-meditazione”. Pochissime linee vocali sempre piuttosto blande fanno da contorno alla parte musicale senza mai prenderne il sopravvento. Un disco da viaggio mi piacerebbe definirlo, di quelli da metter su di notte, con la testa appoggiata al finestrino, o guidando in solitudine tra le luci e i tuoi pensieri.