sabato 6 giugno 2009

Un po' d'aria.

Le pagine di cronaca sono piene di vittime e carnefici, spesso protagonisti involontari di vicende che diventano show, argomenti da dibattere e da sviscerare. Si cercano spiegazioni capaci di rassicurarci, si elogia la vittima (subito dimenticata) e si ha bisogno di un colpevole, meglio se spietato e sanguinario, così da non poterci identificare con lui.
Tutto questo dipende da un sacrosanto bisogno di sicurezza che è un diritto di tutti e che troppo spesso viene tradito.
Troppi pagano per errori di uomini che si ostinano a sbagliare piuttosto di fare i conti con la propria coscienza.
La verità è però che dietro ad ogni storia non c’è mai un copione identico, la vita non è mai tutta bianca o tutta nera, gli errori spesso non sono da una parte sola e le punizioni non sempre adeguate al crimine commesso, nel bene o nel male.
Questa premessa mi sembra doverosa prima di parlare di questa canzone, perché spesso le cose vengono strumentalizzate,vestite i colori politici e decontestualizzate.
Una canzone deve essere libera, a costo di separata dal proprio interprete o autore (“non dovete badare al cantante” direbbe Ligabue), perché ogni canzone contiene un messaggio, e questo non dovrebbe essere caricato da accessori superflui.
Aria è una canzone di Daniele Silvestri, presentata al festival di Sanremo nel 1999, vincitrice del premio “Mia Martini” e il premio “Volare” per il miglior testo. Trovo sia struggente, per la la sua semplicità, senza prendere posizioni se non quella del protagonista e di quello che vive nella sua detenzione.
E’ stata causa di mille polemiche, impugnata da moralisti e politici (e non nego che conoscendo la posizione di Silvestri, questo non fosse voluto) ma sarebbe riduttiva ingabbiarla a manifesto contro o pro qualcosa. Trovo molto più costruttivo far accettare che indipendentemente dalla colpa, la libertà è un bene prezioso e che il carcere è un posto duro, che la detenzione non è uno scherzo e solo vivendola attraverso gli occhi di chi la sconta la si può capire.
La canzone si limita a raccontare un fatto, mostrandoci una situazione senza moralismi.
La reclusione è una pena necessaria spesso peggiore della morte stessa, non va sottovalutata ne tanto meno messa in discussione perché solo perdendo la libertà si impara il suo valore e l’importanza di essere responsabili delle proprie azioni.
In fondo per molti la libertà è avere tutto, per molti è non dipendere da nessuno ma per alcuni una semplice boccata d’aria.



Il video non è l'originale. Non l'ho trovato, lo ricordo appena.. se qualcuno lo trova sarei felice me lo segnalasse!!

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