A pensarci serbra un paradosso, ma se si pensa all'evoluzione della musica emergente negli ultimi 15/20 anni, alla domanda "è migliorata la situazione?" non saprei rispondere.
Faccio parte di quell'ondata di musicisti che hanno cavalcato l'ultima onda "analogica", quella che non ha conosciuto la diffusione sul web, i free-software che semplificano la gestione musicale ed il libero accesso a tonnellate di musica e informazioni su strumenti, tecniche e possibilità.
Se si analizzano questi elementi, senza cadere nella retorica posizione "abbiamo fatto tutto noi" ci imbattiamo in una fitta boscaglia di pro e contro, che complicano non poco un giudizio ponderato.
Internet ha stravolto il mondo della musica, dalla grande distribuzione (messa in ginocchio) alla piccola promozione della band emergente che con un click gode di una vetrina mondiale. Questo ha però causato una saturazione disastrosa, in cui la stragrande maggioranza degli utenti si è trasformata in divoratori di singoli, disillusi da una ricerca ora fin troppo facile e soffocati da un'offerta continua e troppo spesso di scarsa qualità.
La causa di questo è proprio il secondo punto, il facile accesso a tecnologie capaci di semplificare troppo la gestione musicale, rendendola accessibile a tutti a bassissimo costo. Una bella cosa per chi la utilizza come supporto ad una passione, un vero disastro per chi decide di sfruttarla per supplire ad una propria mancanza.
Così oggi diventa estremamente facile avere accesso a strumentazioni imponenti, suoni prefabbricati e correttori più o meno validi per le proprie lacune, rendendo possibile (almeno in sala e a volte anche dal vivo) un risultato discreto senza la dovuta preparazione.
Può sembrare superfluo ma senza la pratica e la ricerca si compromette la professionalità, ovvero la conoscenza e lo sviluppo della propria arte.
Si spalancano così le porte a band fotocopia, a formazioni incapaci di replicare dal vivo quanto fatto il saletta, sterili dal lato creativo quanto deboli nella convinzione musicale, considerata solo un mezzo per esserci e non il fulcro della propria arte.
Il paradosso è che oggi ci sono tutti gli strumenti a disposizione per potersi specializzare, imparare nuove tecniche e ascoltare tonnellate di buona musica, indinspensabili per crescere interiormente e nutrire l'incessante fame di ricerca tipica di un' appassionato.
Si è giunti al punto in cui è più facile stare in vetrina (pur ingombra e troppo vasta per garantire una visibilità concreta) che in sala prove, proprio per il fatto che non è più così necessario accettare un sacrificio per provarci.
Infine si arriva all'aspetto live, l'opporunità più tangibile per le band emergenti di arrivare ad un pubblico, di dimostrare il loro valore sia tecnico che artistico, passando per la capacità di tenere il palco e coinvolgere il pubblico.
Un tempo le occasioni erano più numerose, i festival spuntavano come funghi, i locali avevano meno problematiche a dare spazio a gruppi che tra scambi ed amici garantivano un pubblico piuttosto nutrito.
Oggi le cose sono cambiate, leggi più serrate impediscono a molti locali di
ricavare spazi per le esibizioni, i costi sono altissimi e troppo spesso il pubblico snobba le serate "alternative" a favore delle cover band, che comunque sono spesso più costose.
Non parliamo dei festival, sterminati da spese folli, regolamenti asfissianti ed uno squilibrio di opportunità che vede i contributi cadere solo sulle oasi più floride, mandando il secca tutte le realtà più piccole che potevano garantire uno spazio per quelle band bisognose di farsi sentire! (vedi la nostra storia!)
Poco importa, quindi, se oggi non è più necessario fare centinaia di km per portare un demo al locale: se mancano gli spazi, addio ai concerti e se cala l'interesse diminuiscono le occasioni.
Qualcuno comincia a farsi sentire, prima nelle canzoni, naturale strumento di protesta per una band, poi attraverso richieste e proteste, spesso nemmeno considerate.
I Diverba sono una conoscenza del concerto per un amico, è hanno avuto la brillante idea di denunciare questo problema attraverso un video che da subito ha spopolato sul web, fino a giungere sulle pagine elettroniche delLa STAMPA.
Ed ecco l'ennesimo paradosso: per curare un mal di musica si ricorre ad un Video.. fine dei tempi in cui "Video killed the radio star" !
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