lunedì 22 ottobre 2012

Volta pagina!

Le canzoni non hanno mai un unico significato, questo per il semplice motivo che come qualsiasi forma d'arte riescono ad arrivare in maniera soggettiva a chi vi si avvicina.
Nella musica questa è una qualità enorme che permette, a chi la fa, di potersi esprimere liberamente (talvolta al limite del significato) e a chi l'ascolta di poterne interpretare il testo (o spesso anche solo la musica) a piacere, ritrovandosi immersi nel brano con la propria storia e i propri pensieri, come fossero stati scritti esclusivamente per te.
Turn the Page è un pezzo scritto da Bob Seger nel 1972 e ripreso da una serie di artisti che l'hanno risuonata, riscritta e reinterpretata, come Sage Francis, kid Rock, Marshall Chapman e naturalmente i Metallica, che la rilanciarono come singolo per il loro disco Garage Inc nel 1998.
Si tratta di un meraviglioso esempio di quanto dicevo, una canzone che riesca a superare la barriera del suo testo grazie all'interpretazione, trasformandosi così in qualcosa di diverso a seconda di chi la interpreta e di chi l'ascolta.
Nella versione originale di Seger, si tratta di una malinconica considerazione sulla vita "on the road" di una rock star, e sui contrasti tra la vita sul palco e quella tra la gente.
Nella versione dei Metallica la maliconia si trasforma in rabbia e frustazione, perdendo completamente quel senso di resa agli eventi, ma affermando il desiderio di imporsi sulla propria vita.
Il testo non cambia, ma il significato si, tanto da ispirare il video che vede una spogliarellista costretta a prostituirsi per mantenere la figlia, e la canzone trasformarsi nuovamente in una colonna sonora perfetta.
"Volta pagina" quindi, due parole che vogliono dire troppo e sulle quali tutti prima o poi fanno le loro riflessioni.
Per Seger hanno il significato ruvido di chi gira pagina per continuare a scrivere la stessa storia.
Nella versione dei Metallica sembra emergere il bisogno disperato di girar pagina per lasciarsi alle spalle una storia che fa male, ma sono convinto che per ogni orecchio che si presti all'ascolto, ci sia un significato differente.
Girar pagina è il mezzo unico che abbiamo per poter andare avanti nonostante gli intoppi più o meno gravi che ci attendono per strada. E' l'arma più efficace di cui disponiamo ma troppo spesso ce ne dimentichiamo, rimandando le nostre scelte, prigionieri di un pensiero o di un'illusione.
La cosa più difficile infatti non è girare pagina, ma decidere di sovrapporre un foglio biaco oscurandone uno scritto, un po' per paura di perdere un passato (anche se doloroso), un po' per timore di guardare in faccia un futuro incerto.
Entrambi i motivi sono però infondati, il primo perché le cose importanti restano, se belle come ricordi, se brutte come moniti. Il secondo perché non c'è nulla di più tangibile di una pagina bianca su cui poter scrivere, cosa impossibile da realizzare su una pagina già scritta.


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