venerdì 7 giugno 2013

Libertà di non farsi del male

Le Iene sono nuovamente in prima fila per una battaglia sociale che fa discutere.
Hanno realizzato, con il contributo di alcuni dei più popolari sindaci di alcune grandi città Italiane, questo spot contro le Slot Machine, mettendolo a disposizione di chiunque voglia schierarsi a favore di questa campagna.
Immancabilmente sono arrivate le polemiche, nei confronti dello stato e del suo atteggiamento ambiguo che contemporaneamente condanna e promuove il gioco d'azzardo.
Polemica verso i sindaci che sono tutti rappresentanti di partiti molto distratti sull'argomento.
Polemiche anche verso la stessa campagna, che va a minare un'importante entrata per le casse statali, tributo versato da chi, dopotutto, sceglie liberamente di parteciparvi.
Proprio su questo ultimo punto nasce una profonda riflessione che meriterebbe di essere discussa.
Personalmente trovo sbagliato che lo stato debba interferire con le scelte delle persone e del mercato, ma riconosco il DOVERE di intervenire dove ci sia uno sfruttamento o un rischio per la società, costituito non solo da chi si rovina, ma anche da chi alla fine ne paga le conseguenze (furti, rapine, debiti e violenza...).
Il gioco d'azzardo, come altri sfere commerciali delicate, necessita di regolamentazioni precise per due motivi fondamentali: il controllo di chi li tratta e la tutela di chi ne usufruisce.
Basterebbe guardare a temi come la prostituzione e le droghe o tutti quei settori che in un modo o nell'altro finiscono per  ingrassare le casse della criminalità a causa spesso di una cattiva gestione, o peggio ancora di un'indifferenza perbenista ed ipocrita, che tampona l'effetto non curandosi della causa.
Il gioco d'azzardo può essere una patologia, è appurato, ma resta comunque un diritto di tutti e va garantito se vogliamo vivere in un Paese libero e democratico.
Trovo anche giusto che lo stato guadagni sul gioco, dopotutto con l'iva lo fa su ogni nostra spesa e su ogni genere, anche di prima necessità.
La campagna delle Iene non chiede l'abolizione del gioco d'azzardo, bensì una buona gestione di essa, affidata a chi tra le autorità ha la miglior percezione del territorio: i sindaci.
Le città hanno una struttura precisa, definita negli anni, che rispettano regole comuni e necessarie per una serena convivenza.
L'abolizione delle licenze, oltre aver sterminato il commercio al dettaglio favorendo centri commerciali e le grandi catene commerciali, poteva essere un ottimo incentivo per far crescere il mercato, ma fatto nel modo in cui è stato fatto, senza alcun criterio e senza alcuna tutela per chi ne è stato travolto, ha causato più danni di quanti ne abbia risolti. In ultimo questo, che ha portato le famigerate Slot in ogni tipologia di attività senza alcuna regola e soprattutto senza alcun dosaggio.
Di certo non si può pretendere che un commerciante, magari provato dal calo dei propri affari, che si ritrova in un mercato in cui la concorrenza e tutto fuorché equilibrata, rinunci ad un introito che spesso permette di pagare un dipendente o far fronte alle troppe spese di ogni giorno.
E nemmeno si può evitare, a chi lo desideri, di giocarsi il resto di un caffè investendolo in una (improbabile) sfida alla fortuna, sia essa una Slot, un gratta e vinci, una schedina del lotto ecc...
Si potrebbe però evitare di far si che il fenomeno dilaghi in OGNI tipo di ambiente, spesso finendo proprio nei luoghi frequentati dai più deboli e dai più disperati.
Si potrebbe dare un limite ai giochi o, come per i Casinò, far si che si rispettino disciplinari ferrei che tutelino sia chi offre il gioco, sia chi vi partecipa.
La tecnologia e gli strumenti ci sono tutti e le proposte di legge sonnecchiano nei cassetti ben difesi da lobby ed interessi... e quindi?
Quindi non ci resta che cambiare mentalità e diventare un po' meno ipocriti, iniziando a chiedere con forza che questi argomenti vengano trattati con serietà ed il dovuto tatto. Abbiamo tutti dei doveri da rispettare ma abbiamo anche dei diritti e tra questi, il diritto a non farsi del male.

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