Mi mancavano, insomma, non potevo certo rischiare di non vedere gli Aerosmith dal vivo, a loro devo in pratica 1/4 del mio praticantato dietro le pelli, Big Ones è rimasto nel mio mangiacassette più tempo di quanto ne abbia passato nella custodia e buona parte del loro repertorio è entrato di diritto nel mio dna musicale.
Se poi in scaletta ci si aggiungono sia gli Alter Bridge che gli Extreme: tutto diventa un obbligo.
Per chi ha amato il rock dei capelloni, quello dei chitarristi mitologici, degli eccessi sul palco e non solo sui giornali, dei tanti personaggi dal talento smisurato che sapevano dimostrarlo, questa di Milano, è stata certamente un'occasione da non perdere.
Veder suonare Nuno Bettencourt è un'esperienza mistica, vederlo con gli Extreme è un'esperienza di vita che passa dalla contemplazione all'adorazione.
Il livello di tecnica espresso su quel palco ha di fatto azzerato quella sensazione di stantio legato ad un genere fin troppo legato agli anni che ha dominato.
Inutile poi descrivere il momento "More than words" ... mai titolo fu più identificativo!
Agli Alter Bridge è stato affidato il ruolo di spartiacque tra due mostri sacri, con lo scopo di portare una ventata di modernità attraverso un certo spessore qualitativo, compito seriamente compromesso da un pessimo lavoro da parte dei fonici, che per metà esibizione hanno continuato a correggere un errore con un'altro.
Dopo aver atteso la calata delle tenebre per permettere agli impianti video e luci di rendere al massimo (non saprei spiegarmi altrimenti un'attesa così estenuante..) ecco illuminarsi il palco, pronto per essere dominato da questo pezzo di storia musicale: Aerosmith.
Tra luci e colori ecco Joe Perry sfoderare la chitarra e un baffuto Steven Tyler iniziare a divorare microfono, palco scenico e pubblico.
Tutto in questa esibizione è il frutto di una carriera spettacolare, fatta di eccessi, stile, professionalità e talento a badilate, tanto da gestire gli anni che quasi non si sentono nelle cavalcate dei musicisti, nelle corde di Tyler e soprattutto negli occhi di un pubblico mai così variopinto.
Se Joe Perry continua instancabile a vestire i panni della Rock Star senza fronzoli, Tyler stupisce per simpatia e brillantezza, spavaldo nelle movenze e generoso con il pubblico, il tutto farcito da tutto quel mestiere che gli permette di reggere due ore di canzoni che comprometterebbero la voce di un ventenne!
Così tra cantate memorabili, schitarrate che hanno fatto la storia, entusiasmo e ottima musica, si attraversano oltre 40 anni di storia, con canzoni capaci di commuoverti alle prime battute e siparietti divertenti come il video di Joe Perry in giro per Milano.
Quando si spengono i riflettori, dopo aver salutato con il più classico e rispettoso inchino al pubblico, tra l'ammirazione generale per questa lezione di Rock'n'Roll, si torna a casa con il pieno di emozioni e la consapevolezza che alla fine delle fiera, se uno diventa un mito è solo perché se lo merita!
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