L'ennesima tragedia in un mare che mai come negli ultimi anni è diventato un cimitero.
Uomini, persone, disperati ed approfittatori, attorno ai quali danzano avvoltoi, a cui poco importa di quanto accade, pronti a piangere davanti alle telecamere o a lavarsi la coscienza con discorsi pregni di buoni propositi.
Nulla cambia, piccole azioni che mirano a calmare gli animi, senza curarsi della situazione che si aggrava, scatenando una guerra tra disperati, tra chi non è pronto ad accogliere e chi non può non partire.
Dai lontani tavoli europei su cui rimbalzano colpe e responsabilità, fino a quei baracconi galleggianti, dove in caso di pericolo si sceglie chi sacrificare in base alla religione, nulla sembra cambiare.
Eppure chiamare emergenza questa situazione sa d'imbroglio, perchè è insito nel termine il fattore temporale che svanisce nei lunghi anni in cui queste tragedie si susseguono.
Eppure hanno ragione tutti: non si può chiudere le porte in faccia a chi fugge per salvarsi, non si può aprire le porte con l'evidente incapacità di accogliere seriamente chi arriva tutelando la loro salute e la nostra sicurezza, non si può chiedere che intervengano gli altri quando noi stessi abbiamo sempre rinviato le decisioni, spesso per favorire chi lucra su queste disgrazie.
Contemporaneamente non si può pretendere che uno Stato, a causa della sua posizione geografica si faccia carico di un esodo che riguarda ormai un continente.
Ha ragione chi dice che stiamo pagando il prezzo di secoli di saccheggi e sfruttamenti, di politiche che hanno portato al potere tirannie e uomini corrotti che potessero favorire i nostri "commerci".
Ha ragione anche chi dice che non possiamo farci carico di problematiche legate a terre in cui i valori e le ideologie sono spesso in contraddizione con le nostre.
Insomma, hanno ragione tutti e per conseguenza tutti hanno torto.
Nel frattempo altre persone fuggiranno da guerre e carestie finendo affogati, e chissà cosa penseranno in quei momenti, mentre la vita che cercavano di salvarsi gli viene strappata nella solitudine di un mare che separa due mondi così diversi.
Purtroppo però questo non cambierà, almeno non nel nostro paese, dove un opinione viene tacciata di razzismo e un proposito di ipocrisia.
Non è cambiato nulla se non l'odio che aumenta assieme alle difficoltà, odio da parte di chi individua negli stranieri i responsabili delle mancanze che rendono la loro vita un inferno. Odio da parte di chi vede queste persone come razzisti e violenti, un pericolo da contrastare. Odio partorito dalle istituzioni che lo alimentano per nascondere la propria incompetenza.
Non si cambia mai perché non lo sappiamo fare, perché cambiamento significa mettersi in discussione, rinunciare a delle certezze per poter avere delle opportunità.
Non si cambia perché per farlo bisogna essere spesso impopolari, al limite del crudele, perché una società civile si basa sull'uguaglianza e non sul garantismo ostentato.
Non si cambia perchè in qualche decennio siamo passati da un sogno ad una triste realtà in cui i diritti si sono confusi con i doveri, in cui le differenze si sono accentuate e in cui alcuni privilegi non sono più permessi.
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