mercoledì 21 luglio 2010

ROCK WERCHTER 2010 - DAY 3: fuoco e fiamme!

Giunti al terzo giorno con un cielo coperto e un po’ più clemente, con calura attenuata da qualche temporale, il fisico non più teenager ha imposto un po’ di riposo, concesso anche da una line-up meno ricca di sensazioni, ma non meno entusiasmante. Grazie ai consigli del mio “gota” della musica abbiamo potuto apprezzare gli Yeasayer, band di Brooklyn che si presenta con un genere definito dal suddetto “un pop un po’ psichedelico”… per me semplicemente indie con un mix di tante contaminazioni : ci ho sentito dei TV on the Radio, un po’ di Architecture in Helsinki, ci ho visto anche i The National e sicuramente un po’ di Calcutta, di Beirut, di Kinshasa e credo anche Lima! Insomma, musica stupefacente, viaggi sonori su e giù per il pianeta, suoni beat e percussioni afro-orientali, un frontman che è l’immagine del medioriente e la voce del suk ad accompagnare un’elettronica incalzante che ha eletto questi cinque newyorkesi nei “must” della mia raccolta discografica. E di bands di questo genere chissà quante me ne sono perse in questi giorni, ma bisogna dare priorità…e in questa terza giornata la mia aveva un nome ben preciso (e sicuramente un po’ inquietante). Ma per arrivare lì, in prima linea davanti ad uno spettacolo spumeggiante ( o forse è meglio dire fiammeggiante) mi è toccato passare per il circo (non in senso spregiativo, ma letterale!) di Pink…non ho ancora capito se alla fine mi è piaciuto o meno, certo è che la domanda che mi è sorta spontanea (e non solo per questo concerto) è: perché i cantanti non si limitano a cantare? O meglio perché la cornice di show diventa più importante della musica stessa? Sarò un po’ bigotta e sicuramente poco propensa al pop, ma…beh, non ci spreco troppe parole, guardatevi il video qui sotto per capire cosa intendo.
E poi questa mania (di nuovo, non solo di Pink) di contornare tutto di fumi, fiammelle e fuochi d’artificio…diamo a Cesare quel che è di Cesare: gli spettacoli pirotecnici li possono fare solo loro: i Rammstein.
Lo so, l’industrial metal può essere un po’ pesante dopo un po’, ma loro sono i rappresentanti teutonici nel mondo della musica…e non solo…una volta nella vita bisogna averli visti dal vivo. Uno spettacolo impressionante, scenografia inquietante, cupa, metallica, in tono con l’immagine che la band ha voluto dare di sé negli anni. Più che un concerto è stato anche questo uno spettacolo vero e proprio, con scatch un po’ macabri, a volte piuttosto kitch, ma in fondo in linea con i personaggi. Sei artisti, tecnicamente notevoli, cha hanno fatto di questo nome, noto a noi per il famoso incidente delle Frecce Tricolore, una bandiera, spesso scomoda, della Germania nel mondo. Accusati spesso di simpatie naziste, sicuramente hanno scandalizzato il mondo con video e testi che, mentre all’inizio della loro carriera non lasciavano nulla di sottinteso, oggi diventano sempre più ambigui e sibillini, toccando temi scomodi e tabù che nessun altro ha osato.
Provocatori? Sicuramente, ma è proprio questo il bello del loro successo, che definirei…bruciante.





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