lunedì 18 ottobre 2010

Quando la terra non bastava più (1)

C'è stato un periodo, ormai lontano, in cui il mondo sembrava lanciato verso il futuro molto più di oggi, in cui le persone si affacciavano a nuovi orizzonti, sospinte dalle scoperte scientifiche, coinvolte nelle rivoluzioni sociali, travolte dai tanti cambiamenti che portarono l'umanità nell'era moderna. La Guerra Fredda tra Usa ed Unione Sovietica si giocava su fronti più disparati, dagli armamenti allo spionaggio, dalle tecnologie industriali alla conquista dello spazio.
Proprio i proclami di quegli anni, i fortissimi investimenti nella ricerca e un benessere generale in forte crescita permetteva alla gente di sognare, di credere in un mondo migliore, soprattutto rispetto a quello che avevano conosciuto con le guerre e le forti crisi della prima metà del secolo.
Erano gli anni di Jury Gagarin che volò nello spazio e descrisse al mondo il pianeta blu. Un impresa storica e futuristica, avvenuta nell'aprile del 61 dopo i tantissimi tentativi fatti con mongolfiere, razzi ed aerei sofisticati, ma soprattuto attraverso il sacrificio di decine di martiri della scienza che fecero fini atroci per permettere all'uomo di sconfinare dal proprio globo. Poi nel 69 Neil Armstrong pareggiò i conti con l'Unione Sovietica arrivando fin sulla Luna, mentre il mondo si chiedeva dove l'azzardo umano ci avrebbe spinto e quali grandi scoperte avrebbero rivoluzionato la nostra esistenza.
Tutto questo ha fortemento condizionato il mondo dell'arte, dalla musica alla letteratura, dalla poesia al cinema, tutti raccontavano del nuovo mondo, alcuni con forti critiche, altre spingendosi oltre ed immaginando scenari avveneristici, ma tutti guidati da quella nuova ispirazione che trascinava quella generazione. Il genere fantascentifico esce dal ghetto guadagnandosi una ribalta mai sperata. Nel 1968 Hollywood si fa conquistare e concede una grande produzione a Schaffner per il primo "Pianeta delle scimmie". L'anno successivo Kubric esce con il mitico "2001.Odissea nello spazio".
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