Quando ho saputo di questa collaborazione non nego una botta di entusiasmo, forse dovuta più alla curiosità che all'effettiva consapevolezza che attendeva i miei timpani. Chi sono Lou Reed e i Metallica non è proprio il caso di ricordarlo, ma è bene sottolineare quanto entrambe queste personalità musicali abbiano inventato e sperimentato (spesso anche contro corrente) nella loro carriera.
E proprio il fatto che a loro venga concesso tutto e che le loro scelte abbiano spesso generato dischi controversi e fondamentali, mi regala un ottimo terreno su cui far crescere le mie aspettative.
Poi parte il disco e ... bé ... insomma ... devo riascoltarlo.
Poi di nuovo.
Ancora e ancora.
Ora, forse, incomincio a capirci qualcosa.
La prima impressioni era stata infatti piuttosto negativa, insomma, mi aspettavo un disco difficile, ma a tratti questo LULU è al limite della musicalità. Poi torno alle mie considerazioni ed ecco emergere la chiave di lettura "secondo Lou Reed", l'uomo che ha pubblicato il disco "Metal Machine Music" nel 1975 per poi dichiarare "Le mie intenzioni erano serie, ma ero anche molto fuori di testa!".
Quindi abbandono la ricerca di una filone classico e prendo per buono cosa ascolto, facendomi rapire dall'atmosfera che si cela in questo disco doppio.
Finalmente ecco un senso a tutto questo, ecco la forza di questo disco, ecco la trama nera di un disco cupo e distaccato, profondamente interiore e decisamente pesante, anzi pesantissimo. I Metallica accettano la parte di band di supporto con lo stesso Hetfield che non si impone mai, ma che resta nei suoi spazi "a servizio" del delirante canto di Lou Reed.
L'ex Velvet Underground occupa la scena senza badare a metriche, armonie o virtuosismi, completamente rapito dalla teatralità dei suoi monologhi, in gran parte parlati, cantilenati, abbandonati ad un distacco sinistro e vaneggiante, talmente lontani dal sottofondo serrato dei Metallica, da risultare alla fine in sintonia.
Sembra di entrare in un mondo sconvolto nelle regole, stridente e spesso insensato, in cui la musica segue un percorso e la voce tutto un'altro, incontrandosi in qualche occasioni e allontanandosi in altre.
Un disco difficile, molto difficile, che vede i Metallica fare i Metallica e Lou Reed fare Lou Reed, in un inferno fatto di riff taglienti immersi in un delirio che in quanto atmosfera mi riporta a Venus in Furs, ma decisamente meno musicale.Un percorso tra attimi di delirio (Mistress Dread) e passaggi desolanti (Little Dog su tutti) che trova un senso alla fine, con la bella Junior Dad, che ti accompagna lentamente all'uscita di questo mondo buio e confuso, che assieme all'amaro in bocca, ti lascia qualcosa di affascinante...
Nessun commento:
Posta un commento