mercoledì 29 agosto 2012

Una dura settimana.

Questa non è una settimana normale.
Almeno non lo è per me e a giudicare dai messaggi e dalle mail deduco non lo sia per molti altri ragazzi.
Questa, da tredici anni è la settimana del concerto, anzi del Concerto per Un Amico e se tutto fosse rimasto invariato sarebbe giù cominciata sabato scorso e avrebbe visto nella giornata di domani i riflettori accendersi sul palco.
Quest'anno no, nessuna luce, nessun palco. Zero impegni, nessuna chiamata, nessun intoppo e nessuna ansia. Non ci sono litigi, nessun inconveniente per cui perdere il sonno, nessuna visita compulsiva ai siti del meteo, niente di niente.
Per chi come me ha vissuto queste cose con una ricorrenza diventata consuetudine, questi giorni stanno passando con una serenità tangibile. O almeno dovrebbe.
Dovrebbe perché quando un'emozione la vivi sai fin da subito che potrebbe mancarti, esattamente come sai che il tempo cambia le cose e che se non ci si evolve con la stessa velocità si resta indietro, spesso troppo, spesso incorreggibilmente.
Sospeso in un limbo che conosco da quasi un anno, fatico ad abituarmi all'idea che quest'anno non rivedrò tutti i ragazzi che ogni anno vestivano la maglietta blu e in quattro giorni mi aggiornavano sulla loro vita, sui loro progetti e su tutte quelle novità che la vita regala a piccole rate.
Gli amici non mancano, certo, con alcuni si sdrammatizza la cosa e ci si tiene occupati cercando di non far finire tutto in un polveroso archivio da consultare ad ogni ricorrenza. Ma lo spirito del concerto allargava le amicizie e faceva in modo che tutti si sedesse per qualche giorno alla stessa tavola, come un pranzo di famiglia, una famiglia molto allargata.
Il trucco è non pensarci (io sono al mare!), non cedere a quella parte masochista che ti suggerisce di andare in area per respirare l'odore di inizio settembre senza sentire quello del concerto. Quella che ti vorrebbe a sfogliare le fotografie delle edizioni passate, magari con qualche pezzo struggente tipo "fine di un'amore".
Ma qui non è affatto la fine di un'amore.
Non c'è stato alcun addio e quello spirito è ben custodito in chiunque lo desideri.
Non voglio dare alcuna soddisfazione alla parte masochista, pur sapendo che le cose difficilmente torneranno come un tempo. Se il Concerto era una miscela di elementi che sfociava nell'area attorno al palco, ora manca solo l'occasione di ritrovarci, perché tutti gli altri componenti sono sempre vivi.
Quest'anno non potremo farci sentire attraverso le casse, ma non sarà certo il silenzio a prendere il nostro posto. Vi invito ad ascoltare un po' di musica, quella che volete, magari dedicandola ad un amico o ad una persona speciale.
Ci ho pensato tanto e non ho trovato niente di meglio per celebrare questa settimana.
Pubblicate canzoni sui vostri profili, sui blog, sui siti, alzate il volume in macchina o cantate voi stessi, siate voi una piccola cassa del concerto.
Come dicevamo sempre, anche quest'anno vogliamo farci sentire, vogliamo che sia chiaro che siamo ancora qui! Ognuno per  i suoi motivi, e molti di noi sempre per te! Ciao Paolo!



venerdì 24 agosto 2012

Into the Wild



Per la serie, "bravo, hai scoperto l'acqua calda", ho visto per la prima volta il film INTO THE WILD, che in tante chiaccherate (semisobrie) tra amici, compariva puntualmente nell'elenco dei grandi capolavori del cinema.
Così, complice una torrida serata di agosto tra birretta e Autan, mi sono cimentato nella visione e manco a dirlo, ne sono stato rapito.
Certo non posso mettermi a fare una recensione (ne trovate a migliaia sul web ben più competenti!) ma posso, a mente calda, elencare alcuni di quegli elementi che per me hanno fatto la differenza:
La colonna sonora è meravigliosa, quanto la voce di Eddie Vedder che ha cantato gran parte delle canzoni che accompagnano le quasi tre ore del film.
Le immagini sono bellissime, rubate allo sterminato paesaggio americano e protagoniste quanto Emile Hirsch della pellicola.
La storia è ricca di dettagli, tutti veritieri ed emersi dalle lunghe e accurate ricerche dello stesso regista (Sean Penn), a cui va il merito di aver fortemente creduto nella toccante storia di Christopher McCandless, a cui il film è ispirato.
I personaggi che Alexander Supertramp (pseudonimo che McCandless scelse per la sua nuova vita) incontra nel suo viaggio sono raccontati e ripresi con stili diversi, quasi a sottolinerne i caratteri e le personalità, mantenendo un fortissimo legame con le terre che questi abitano.
La figura di Christopher McCandless è stata onorata senza sconfinare nelle banalità o nella celebrazione forzata. Debolezze e virtù vengono raccontate senza troppe moralizzazioni e il finale, di quelli che ti inchiodano al divano per tutti i titoli di coda, lascia aperti infiniti spazi di riflessione.
Infine le tante e meravigliose citazioni che riempono il film, siano grafiche, letterarie o musicali.
Citazioni importanti, più o meno fedeli alla realtà dei fatti ma sempre adatte e da scoprire.
Tra le tante ho riconosciuto (e qua me la tiro!) quella di Primo Levi:  Il mare non fa mai doni, se non duri colpi, e, qualche volta, un'occasione di sentirsi forti. Ora io non so molto del mare, ma so che qui è così. E quanto importi nella vita, non già di esser forti, ma di sentirsi forti, di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani e la propria testa. 

Per chi come me non avesse ancora scoperto l'acqua calda, ma ha voglia di rimanerne piacevolemente colpito..


martedì 21 agosto 2012

Lo strimpellatore nomade

Oggi Joe Strummer compierebbe 60 anni se dieci anni fa un infarto non se lo fosse portato via.
John Graham Mellor, il suo nome di battesimo, sostituito da "Strummer" prima di sfondare, come a sottolineare il suo stile grezzo nel suonare la chitarra.
Un musicista che ha fatto tanta gavetta, partendo dalla strada e passando per ogni pub londinese, per poi approdare nell'olimpo del punk-rock come frontman dei CLASH.
Di strade ne ha percorse tante John, ovunque, partendo da Anakra dove nacque e seguendo prima la sua famiglia in giro per il mondo (suo padre era un funzionario del ministero degli esteri Britannico), poi i suoi sogni e alla fine il suo lavoro.
Per chi volesse esiste una bellissima biografia intitolata Redemption Song, come la canzone di Bob Marley che Strummer reinterpretò in una toccante versione con Johnny Cash.
Cantante, chitarrista e anche attore, in questo clip Joe regala un cameo suonando in un pub, in una poco nota scena del film I Hired a Contract Killer del 1990 (uscito in Italia con il titolo Ho affittato un Killer) di Aki Kaurismäki.


giovedì 16 agosto 2012

La mia estate

Dopo un caldissimo ferragosto a casa, tra birra, carne, Moussaka (e altri piatti dal nome esotico), nel consueto e meritato svacco pomeridiano, trascinato tra partite a poker e pasticcini, non ho sentito affatto la mancanza della spiaggia.
In realtà non la sento mai, specie se la spiaggia è affollata e torrida o se per arrivarci bisogna fare code o girare due ore per trovare un parcheggio. Queste però sono solo pareri, potremmo dire impressioni, dopotutto anche i miei gusti musicali sono piuttosto discutibili, la mia hit estiva preferita rimane da anni solo una...
Insomma, ad ognuno la propria estate e buone vacanze!


giovedì 9 agosto 2012

Fatica, sacrifici e buona volontà


Mentre molti atleti si stanno giocando tutto per raggiungere il sogno di una medaglia, costata fatica, sacrifici e tanta buona volontà, il mondo sportivo Italiano è fermo a guardare Schwazer, un ragazzo che ha fatto una grande cazzata dopo aver fatto fatica, sacrifici e averci messo tanta buona volontà.
La mia opinione (come capita spesso ormai...) trova molti punti in comune con quella di Gramellini che vi invito a leggere.

 Schwazer, tra la testa e il cuore


 

martedì 7 agosto 2012

Sabotage secondo i Cancer Bats

Nonostante sia uscito nella primavera del 2010, mi è capitato solo di recente di imbattermi in questo clip.
Loro sono i Cancer Bats, band di Toronto che è riuscita a mescolare l'Hardcore, il Punk e il Metal senza cadere nella fossa del già sentito e mantenendo un deciso carattere Stoner.
Si dice che la loro forza sia l'impatto scenico durante i live ma purtroppo non ho mai avuto il piacere di verificare!
Fatto stà che la versione (molto fedele al grande classico dei Beasty Boys) è davvero bella e il clip una vera chicca!!


venerdì 3 agosto 2012

Amico Abbecedario!

Ci scherzano sopra con il solito sarcasmo tra la battuata e l'affermazione, ma gli Elio e le storie tese sono davvero la più grande band Italiana!
Ieri sera per concludere il MonfortinJazz Festival hanno dato vita ad uno spettacolo magnifico, con una scaletta che ha ripescato brani che (almeno io) dal vivo non avevo mai sentito!
Arrangiamenti spettacolari, versioni alternative e siparietti esilaranti come sempre.
Tra le tante chicche anche una delle mie preferite, dedicata ai "Venditori", la grandissima Abbecedario!
GRANDISSIMI!


mercoledì 1 agosto 2012

Da Mario Bava a Ozzy Osbourne

Esiste un filo sottile che lega la storia di un genio Italiano a quello del "principe delle tenebre".
Mario Bava è stato un grandissimo regista Italiano, capace di cambiare il mondo del cinema e di gettare le basi per una serie impressionante di generi e stili.
Celebre per le sue intuizioni, Bava si è cimentato in ogni genere cinematografico, sperimentando nuove formule nella scenografie, negli effetti speciale, nelle sceneggiature e addirittura nelle tecniche di ripresa,  a prescindere da budget limiati e senza cercare ostinatamente il successo commerciale.
E' diventato infatti celebre come regista Horror, anche se sarebbe limitato, legarlo unicamente a questo filone.
Ispiratore di registi quali Tarantino, Scorsese,Burton e Polanski, la figura di questo artista in Italia (a differenza della Francia e degli USA dove è da sempre considerato un maestro), viene rivalutata solo dopo la sua morte, mentre durante la sua lunga carriera, fu spesso confinato nella sfera dei B-Movie.
Nel 1963 dirige il film I tre volti della paura, che poco alla volta divenne un classico del genere horror, distribuito anche all'estero, dove ottenne anche un discreto successo.
Tra coloro che si recarono al cinema in quegli anni, ci fu un certo Geezer Butler, colpito profondamente da questo film e dal suo titolo.
Ecco il filo che lega Ozzy a Mario Bava: Geezer Butler suonava il basso con il giovane Osbourne e il film di Bava, in Inghilterra, uscì con il nome di Black Sabbath