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lunedì 29 ottobre 2012
Band of Horses - Cease To Begin (2007)
Se amate le serie tv, soprattutto quelle a forte impatto emotivo, avete di certo già sentito questa band.
I Band of Horses, evoluzione degli Horses, sono una formazione americana, fondata nel 2004 da Ben Bridwell, cantante originario del Sud Carolina.
I BoH nascono però a Seattle, dopo un tortuoso percorso che porta Bridwell in giro per gli Usa, da Washington all'Arizona fino, appunto, ai freddi inverni del nord.
Qui si dedica alla musica e, in pochi anni, da vita a questo progetto davvero interessante.
A vederli sembrano una coutry band delle più classiche, lunghe barbe che si accompagnano a camice di flanella sovrastate da cappelli ad ampie fonde.
A sentire la voce di Bridwell sembra di sentire un cantante pop, delicato e suadente, dalle spiccata propensione alle melodie adescanti.
A sentirli suonare sembrano una band Indie ma con grandi influenze blues e rock.
Cease To Begin è il loro secondo album e, oltre ad essere davvero bello, contiene tutti gli ingredienti sopra citati.
giovedì 25 ottobre 2012
Il pulcino Pio secondo Crozza
La forza della comicità è una delle più grandi risorse che l'Italia abbia in questo momento.
lunedì 22 ottobre 2012
Volta pagina!
Le canzoni non hanno mai un unico significato, questo per il semplice motivo che come qualsiasi forma d'arte riescono ad arrivare in maniera soggettiva a chi vi si avvicina.
Nella musica questa è una qualità enorme che permette, a chi la fa, di potersi esprimere liberamente (talvolta al limite del significato) e a chi l'ascolta di poterne interpretare il testo (o spesso anche solo la musica) a piacere, ritrovandosi immersi nel brano con la propria storia e i propri pensieri, come fossero stati scritti esclusivamente per te.
Turn the Page è un pezzo scritto da Bob Seger nel 1972 e ripreso da una serie di artisti che l'hanno risuonata, riscritta e reinterpretata, come Sage Francis, kid Rock, Marshall Chapman e naturalmente i Metallica, che la rilanciarono come singolo per il loro disco Garage Inc nel 1998.
Si tratta di un meraviglioso esempio di quanto dicevo, una canzone che riesca a superare la barriera del suo testo grazie all'interpretazione, trasformandosi così in qualcosa di diverso a seconda di chi la interpreta e di chi l'ascolta.
Nella versione originale di Seger, si tratta di una malinconica considerazione sulla vita "on the road" di una rock star, e sui contrasti tra la vita sul palco e quella tra la gente.
Nella versione dei Metallica la maliconia si trasforma in rabbia e frustazione, perdendo completamente quel senso di resa agli eventi, ma affermando il desiderio di imporsi sulla propria vita.
Il testo non cambia, ma il significato si, tanto da ispirare il video che vede una spogliarellista costretta a prostituirsi per mantenere la figlia, e la canzone trasformarsi nuovamente in una colonna sonora perfetta.
"Volta pagina" quindi, due parole che vogliono dire troppo e sulle quali tutti prima o poi fanno le loro riflessioni.
Per Seger hanno il significato ruvido di chi gira pagina per continuare a scrivere la stessa storia.
Nella versione dei Metallica sembra emergere il bisogno disperato di girar pagina per lasciarsi alle spalle una storia che fa male, ma sono convinto che per ogni orecchio che si presti all'ascolto, ci sia un significato differente.
Girar pagina è il mezzo unico che abbiamo per poter andare avanti nonostante gli intoppi più o meno gravi che ci attendono per strada. E' l'arma più efficace di cui disponiamo ma troppo spesso ce ne dimentichiamo, rimandando le nostre scelte, prigionieri di un pensiero o di un'illusione.
La cosa più difficile infatti non è girare pagina, ma decidere di sovrapporre un foglio biaco oscurandone uno scritto, un po' per paura di perdere un passato (anche se doloroso), un po' per timore di guardare in faccia un futuro incerto.
Entrambi i motivi sono però infondati, il primo perché le cose importanti restano, se belle come ricordi, se brutte come moniti. Il secondo perché non c'è nulla di più tangibile di una pagina bianca su cui poter scrivere, cosa impossibile da realizzare su una pagina già scritta.
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Nella musica questa è una qualità enorme che permette, a chi la fa, di potersi esprimere liberamente (talvolta al limite del significato) e a chi l'ascolta di poterne interpretare il testo (o spesso anche solo la musica) a piacere, ritrovandosi immersi nel brano con la propria storia e i propri pensieri, come fossero stati scritti esclusivamente per te.
Turn the Page è un pezzo scritto da Bob Seger nel 1972 e ripreso da una serie di artisti che l'hanno risuonata, riscritta e reinterpretata, come Sage Francis, kid Rock, Marshall Chapman e naturalmente i Metallica, che la rilanciarono come singolo per il loro disco Garage Inc nel 1998.
Si tratta di un meraviglioso esempio di quanto dicevo, una canzone che riesca a superare la barriera del suo testo grazie all'interpretazione, trasformandosi così in qualcosa di diverso a seconda di chi la interpreta e di chi l'ascolta.
Nella versione originale di Seger, si tratta di una malinconica considerazione sulla vita "on the road" di una rock star, e sui contrasti tra la vita sul palco e quella tra la gente.
Nella versione dei Metallica la maliconia si trasforma in rabbia e frustazione, perdendo completamente quel senso di resa agli eventi, ma affermando il desiderio di imporsi sulla propria vita.
Il testo non cambia, ma il significato si, tanto da ispirare il video che vede una spogliarellista costretta a prostituirsi per mantenere la figlia, e la canzone trasformarsi nuovamente in una colonna sonora perfetta.
"Volta pagina" quindi, due parole che vogliono dire troppo e sulle quali tutti prima o poi fanno le loro riflessioni.
Per Seger hanno il significato ruvido di chi gira pagina per continuare a scrivere la stessa storia.
Nella versione dei Metallica sembra emergere il bisogno disperato di girar pagina per lasciarsi alle spalle una storia che fa male, ma sono convinto che per ogni orecchio che si presti all'ascolto, ci sia un significato differente.
Girar pagina è il mezzo unico che abbiamo per poter andare avanti nonostante gli intoppi più o meno gravi che ci attendono per strada. E' l'arma più efficace di cui disponiamo ma troppo spesso ce ne dimentichiamo, rimandando le nostre scelte, prigionieri di un pensiero o di un'illusione.
La cosa più difficile infatti non è girare pagina, ma decidere di sovrapporre un foglio biaco oscurandone uno scritto, un po' per paura di perdere un passato (anche se doloroso), un po' per timore di guardare in faccia un futuro incerto.
Entrambi i motivi sono però infondati, il primo perché le cose importanti restano, se belle come ricordi, se brutte come moniti. Il secondo perché non c'è nulla di più tangibile di una pagina bianca su cui poter scrivere, cosa impossibile da realizzare su una pagina già scritta.
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venerdì 19 ottobre 2012
Il feto Cantante
Teardrop è senza dubbio uno dei più grandi successi dei Massive Attack, pubblicato nel 1998 e accompagnato da un video clip divenuto storico.
La regia è firmata da Walter Stern, personaggio noto per le produzioni alternative, che ha collaborato con i Bloc Party (vedi post su The Prayer), i Prodigy, i The Chemical Brothers, i Faith no More, David Bowie ecc..
Il feto cantante è stato creato in plastica e, complici le riprese e i tanti dettagli, aggiunge una certa suggestività ad una canzone già molto intensa.
La voce prestata ai due dj di Bristol è di Elizabeth Fraser che si aggidicò l'ingaggio nientemeno che alla faccia di Madonna, altra candidata per cantare questo brano.
Durante la registrazone la Fraser ricevette la notizia della morte per annegamento di Jeff Buckley, suo caro amico, al quale (guarda caso) si era fatto riferimento durante la stesura del testo.
La regia è firmata da Walter Stern, personaggio noto per le produzioni alternative, che ha collaborato con i Bloc Party (vedi post su The Prayer), i Prodigy, i The Chemical Brothers, i Faith no More, David Bowie ecc..
Il feto cantante è stato creato in plastica e, complici le riprese e i tanti dettagli, aggiunge una certa suggestività ad una canzone già molto intensa.
La voce prestata ai due dj di Bristol è di Elizabeth Fraser che si aggidicò l'ingaggio nientemeno che alla faccia di Madonna, altra candidata per cantare questo brano.
Durante la registrazone la Fraser ricevette la notizia della morte per annegamento di Jeff Buckley, suo caro amico, al quale (guarda caso) si era fatto riferimento durante la stesura del testo.
martedì 16 ottobre 2012
Felix e i record bruciati!
Si chiama Felix Baumgartner e non è nuovo ad imprese al limite dell'impossibile, ma questa volta, assieme al team Red Bull Stratos, ha davvero superato se stesso e bruciato un numero altissimo di record.
Trovate gli articoli sulla sua impresa un po' ovunque e di certo ne avete già sentito parlare, io mi limito a postare un bel video riassuntivo dell'impresa, associandomi a Gianluca con cui condivito la sensazione nell'inquadratura nel momento del lancio!
Trovate gli articoli sulla sua impresa un po' ovunque e di certo ne avete già sentito parlare, io mi limito a postare un bel video riassuntivo dell'impresa, associandomi a Gianluca con cui condivito la sensazione nell'inquadratura nel momento del lancio!
giovedì 11 ottobre 2012
martedì 9 ottobre 2012
Mal di musica
A pensarci serbra un paradosso, ma se si pensa all'evoluzione della musica emergente negli ultimi 15/20 anni, alla domanda "è migliorata la situazione?" non saprei rispondere.
Faccio parte di quell'ondata di musicisti che hanno cavalcato l'ultima onda "analogica", quella che non ha conosciuto la diffusione sul web, i free-software che semplificano la gestione musicale ed il libero accesso a tonnellate di musica e informazioni su strumenti, tecniche e possibilità.
Se si analizzano questi elementi, senza cadere nella retorica posizione "abbiamo fatto tutto noi" ci imbattiamo in una fitta boscaglia di pro e contro, che complicano non poco un giudizio ponderato.
Internet ha stravolto il mondo della musica, dalla grande distribuzione (messa in ginocchio) alla piccola promozione della band emergente che con un click gode di una vetrina mondiale. Questo ha però causato una saturazione disastrosa, in cui la stragrande maggioranza degli utenti si è trasformata in divoratori di singoli, disillusi da una ricerca ora fin troppo facile e soffocati da un'offerta continua e troppo spesso di scarsa qualità.
La causa di questo è proprio il secondo punto, il facile accesso a tecnologie capaci di semplificare troppo la gestione musicale, rendendola accessibile a tutti a bassissimo costo. Una bella cosa per chi la utilizza come supporto ad una passione, un vero disastro per chi decide di sfruttarla per supplire ad una propria mancanza. Così oggi diventa estremamente facile avere accesso a strumentazioni imponenti, suoni prefabbricati e correttori più o meno validi per le proprie lacune, rendendo possibile (almeno in sala e a volte anche dal vivo) un risultato discreto senza la dovuta preparazione.
Può sembrare superfluo ma senza la pratica e la ricerca si compromette la professionalità, ovvero la conoscenza e lo sviluppo della propria arte.
Si spalancano così le porte a band fotocopia, a formazioni incapaci di replicare dal vivo quanto fatto il saletta, sterili dal lato creativo quanto deboli nella convinzione musicale, considerata solo un mezzo per esserci e non il fulcro della propria arte. Il paradosso è che oggi ci sono tutti gli strumenti a disposizione per potersi specializzare, imparare nuove tecniche e ascoltare tonnellate di buona musica, indinspensabili per crescere interiormente e nutrire l'incessante fame di ricerca tipica di un' appassionato.
Si è giunti al punto in cui è più facile stare in vetrina (pur ingombra e troppo vasta per garantire una visibilità concreta) che in sala prove, proprio per il fatto che non è più così necessario accettare un sacrificio per provarci.
Infine si arriva all'aspetto live, l'opporunità più tangibile per le band emergenti di arrivare ad un pubblico, di dimostrare il loro valore sia tecnico che artistico, passando per la capacità di tenere il palco e coinvolgere il pubblico.
Un tempo le occasioni erano più numerose, i festival spuntavano come funghi, i locali avevano meno problematiche a dare spazio a gruppi che tra scambi ed amici garantivano un pubblico piuttosto nutrito.
Oggi le cose sono cambiate, leggi più serrate impediscono a molti locali di ricavare spazi per le esibizioni, i costi sono altissimi e troppo spesso il pubblico snobba le serate "alternative" a favore delle cover band, che comunque sono spesso più costose.
Non parliamo dei festival, sterminati da spese folli, regolamenti asfissianti ed uno squilibrio di opportunità che vede i contributi cadere solo sulle oasi più floride, mandando il secca tutte le realtà più piccole che potevano garantire uno spazio per quelle band bisognose di farsi sentire! (vedi la nostra storia!)
Poco importa, quindi, se oggi non è più necessario fare centinaia di km per portare un demo al locale: se mancano gli spazi, addio ai concerti e se cala l'interesse diminuiscono le occasioni. Qualcuno comincia a farsi sentire, prima nelle canzoni, naturale strumento di protesta per una band, poi attraverso richieste e proteste, spesso nemmeno considerate.
I Diverba sono una conoscenza del concerto per un amico, è hanno avuto la brillante idea di denunciare questo problema attraverso un video che da subito ha spopolato sul web, fino a giungere sulle pagine elettroniche delLa STAMPA.
Ed ecco l'ennesimo paradosso: per curare un mal di musica si ricorre ad un Video.. fine dei tempi in cui "Video killed the radio star" !
Faccio parte di quell'ondata di musicisti che hanno cavalcato l'ultima onda "analogica", quella che non ha conosciuto la diffusione sul web, i free-software che semplificano la gestione musicale ed il libero accesso a tonnellate di musica e informazioni su strumenti, tecniche e possibilità.
Se si analizzano questi elementi, senza cadere nella retorica posizione "abbiamo fatto tutto noi" ci imbattiamo in una fitta boscaglia di pro e contro, che complicano non poco un giudizio ponderato.
Internet ha stravolto il mondo della musica, dalla grande distribuzione (messa in ginocchio) alla piccola promozione della band emergente che con un click gode di una vetrina mondiale. Questo ha però causato una saturazione disastrosa, in cui la stragrande maggioranza degli utenti si è trasformata in divoratori di singoli, disillusi da una ricerca ora fin troppo facile e soffocati da un'offerta continua e troppo spesso di scarsa qualità.
La causa di questo è proprio il secondo punto, il facile accesso a tecnologie capaci di semplificare troppo la gestione musicale, rendendola accessibile a tutti a bassissimo costo. Una bella cosa per chi la utilizza come supporto ad una passione, un vero disastro per chi decide di sfruttarla per supplire ad una propria mancanza. Così oggi diventa estremamente facile avere accesso a strumentazioni imponenti, suoni prefabbricati e correttori più o meno validi per le proprie lacune, rendendo possibile (almeno in sala e a volte anche dal vivo) un risultato discreto senza la dovuta preparazione.
Può sembrare superfluo ma senza la pratica e la ricerca si compromette la professionalità, ovvero la conoscenza e lo sviluppo della propria arte.
Si spalancano così le porte a band fotocopia, a formazioni incapaci di replicare dal vivo quanto fatto il saletta, sterili dal lato creativo quanto deboli nella convinzione musicale, considerata solo un mezzo per esserci e non il fulcro della propria arte. Il paradosso è che oggi ci sono tutti gli strumenti a disposizione per potersi specializzare, imparare nuove tecniche e ascoltare tonnellate di buona musica, indinspensabili per crescere interiormente e nutrire l'incessante fame di ricerca tipica di un' appassionato.
Si è giunti al punto in cui è più facile stare in vetrina (pur ingombra e troppo vasta per garantire una visibilità concreta) che in sala prove, proprio per il fatto che non è più così necessario accettare un sacrificio per provarci.
Infine si arriva all'aspetto live, l'opporunità più tangibile per le band emergenti di arrivare ad un pubblico, di dimostrare il loro valore sia tecnico che artistico, passando per la capacità di tenere il palco e coinvolgere il pubblico.
Un tempo le occasioni erano più numerose, i festival spuntavano come funghi, i locali avevano meno problematiche a dare spazio a gruppi che tra scambi ed amici garantivano un pubblico piuttosto nutrito.
Oggi le cose sono cambiate, leggi più serrate impediscono a molti locali di ricavare spazi per le esibizioni, i costi sono altissimi e troppo spesso il pubblico snobba le serate "alternative" a favore delle cover band, che comunque sono spesso più costose.
Non parliamo dei festival, sterminati da spese folli, regolamenti asfissianti ed uno squilibrio di opportunità che vede i contributi cadere solo sulle oasi più floride, mandando il secca tutte le realtà più piccole che potevano garantire uno spazio per quelle band bisognose di farsi sentire! (vedi la nostra storia!)
Poco importa, quindi, se oggi non è più necessario fare centinaia di km per portare un demo al locale: se mancano gli spazi, addio ai concerti e se cala l'interesse diminuiscono le occasioni. Qualcuno comincia a farsi sentire, prima nelle canzoni, naturale strumento di protesta per una band, poi attraverso richieste e proteste, spesso nemmeno considerate.
I Diverba sono una conoscenza del concerto per un amico, è hanno avuto la brillante idea di denunciare questo problema attraverso un video che da subito ha spopolato sul web, fino a giungere sulle pagine elettroniche delLa STAMPA.
Ed ecco l'ennesimo paradosso: per curare un mal di musica si ricorre ad un Video.. fine dei tempi in cui "Video killed the radio star" !
mercoledì 3 ottobre 2012
Solo Col Mic
Dopo la coproduzione del pezzo "Se il mondo fosse", che ha visto alcuni dei più quotati artisti rap italiani impegnarsi per questo progetto in favore dei terremotati Emiliani, torna il Dj Big Fish, in una collaborazione con l'immortale Caparezza.
Il pezzo si chiama Solo col Mic e cavalca l'onda electro-dubstep che oggi dilaga come un'infezione un po' in tutti i generi. Naturalmente il risultato è notevole (..ha mai sbagliato un colpo il Capa?) e ringrazio Lorenzo Datodf per la dritta!!
Il pezzo si chiama Solo col Mic e cavalca l'onda electro-dubstep che oggi dilaga come un'infezione un po' in tutti i generi. Naturalmente il risultato è notevole (..ha mai sbagliato un colpo il Capa?) e ringrazio Lorenzo Datodf per la dritta!!
lunedì 1 ottobre 2012
Il ritorno dei Down
Torna l'immortale Phil Anselmo, con il primo clip estratto dall'ultimo EP dei Down uscito qualche settimana fa.
La band ha pubblicato il video di cui aveva già rilasciato un breve trailer, il pezzo si intitola Witchtripper ed è in pieno stile Southern - Stoner, proprio come avevano promesso!
La sorpresa arriva però dal videoclip, in stile horror-movie, volutamente forzato nei travestimenti e nello stile di riprese, fino a sconfinare nella parodia.
Da qualche tempo anche i più duri e puri dell'universo heavy hanno cominciato a prendersi un po' in giro, cosa, a mio parere, molto positiva, specie in un genere che a forza di "coerenza ad ogni costo" rischia spesso di vedere band incapaci di evolversi.
Ecco l'ultima fatica di "MAGUS PHILIPS" & C.
La band ha pubblicato il video di cui aveva già rilasciato un breve trailer, il pezzo si intitola Witchtripper ed è in pieno stile Southern - Stoner, proprio come avevano promesso!
La sorpresa arriva però dal videoclip, in stile horror-movie, volutamente forzato nei travestimenti e nello stile di riprese, fino a sconfinare nella parodia.
Da qualche tempo anche i più duri e puri dell'universo heavy hanno cominciato a prendersi un po' in giro, cosa, a mio parere, molto positiva, specie in un genere che a forza di "coerenza ad ogni costo" rischia spesso di vedere band incapaci di evolversi.
Ecco l'ultima fatica di "MAGUS PHILIPS" & C.
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