martedì 29 gennaio 2013

Per la pelle?

Il web è una vetrina infinita per chiunque voglia mettersi in mostra.
Questa è contemporaneamente la forza e il limite di questo mondo virtuale che ha stravolto le nostre abitudini. Capita infatti di trovare ogni tipo di informazione e contemporanemente ogni tipo di smentita!
E' sempre più sottile il filo che separe verità e fantasia, tanto da rendere spesso incomprensibili le intenzioni di chi si presenta come esperto, amatore o semplicemente appassionato di qualsivoglia disciplina.
Ci sono tutorial per ogni genere di attività e insegnanti al limite del credibile, come in questo caso diventato celebre in poco tempo, di cui è già nata la parodia.. della parodia (forse!).

venerdì 25 gennaio 2013

I Senza Vergogna

Me lo chiesi qualche mese fa "vorrei vedere con che faccia si presenteranno in video a candidarsi" e ora, nauseato e saturo, posso finalmente arrendermi all'evidenza, non esiste più la vergogna.
Penso che Italia abbia alcuni problemi radicati nel proprio carattere: non ha memoria storica, tende a vendersi facilmente ed è un'inguaribile avventata.
Questo ha portato spesso loschi personaggi a prendersi gioco del nostro Bel Paese, ma ben peggio, ha portato una bella fetta di Impuniti, a considerasi ingiudicabili.
Per questo motivo con tanta sfrontatezza, oggi, ci troviamo davanti le stesse persone che parlano di rinnovamento, pulizia e cambiamento.
Quando vedete quei volti in TV, vi invito ad abbassare il volume e ripensare a quanto, negli ultimi 12 mesi, nessuno si sia adoperato per avviare un solo provvedimento a favore del nostro Paese, votando ogni genere di tassa e ostacolando ogni genere di riforma, dall'amministrazione pubblica a quella elettorale.
Rileggete i giornali di 3 -5 -10 anni fa (li trovate su tutti i siti dei quotidiani) e vi renderete conto che hanno sempre detto tutto e il contrario di tutto e che ad ogni campagna elettorale la colpa è stata SEMPRE di qualcun altro (.. e naturalmente le stesse persone!).
Ho imparato a mie spese che chi non sa chiedere scusa, non sa riconoscere o non sa ammettere un errore non può permettersi di farne.
Così vedo i senza vergogna e cerco di sopportarli, ma non mi si chieda di credere al rinnovamento quando le dirigenze sono le stesse, non mi esalterò per le liste pulite quand'è il partito ad essere marcio.
La rinascita non è nemmeno contemplata quando i 3 maggiori pretendenti al governo hanno al loro interno personaggi responsabili del fallimento del nostro Paese.
Basta a chi in 10 anni non ha combinato niente.
Basta a chi si riempie la bocca di paroloni come giustizia (e poi sia appella all'immunità per salvare i propri deputati e non far scoperchiare pentole pericolose), primarie (e poi blocca un centinaio di poltrone per i soliti noti), sinistra (e poi fa affari con le banche che nemmeno i capitalisti più convinti...), responsabilità (quando i clientelismi con sindacati, cooperative, aziende e (ancora) banche hanno per anni indicato le politiche da seguire a discapito delle ideologie e delle necessità)
Basta a chi per un anno ha giocato la carta dell'autorevolezza per chiedere sacrifici al popolo e poi si allea con la brigata più affarista e opportunista che ci sia in circolazione.
Infine Basta con le alleanze politiche che in tanti anni hanno dimostrato unicamente che vincere le elezioni è una perdita di tempo se poi non si può o non si vuole governare.
Insomma, queste tribune elettorali non mi hanno fatto cambiare idea e quindi credo che a votare ci andrò (felice come mangiassi vetro!) ma darò il mio voto a chi in parlamento non si è mai seduto, fosse di destra, sinistra, populista o rivoluzionario. Fosse anche un visionario, una formazione che aspira all'1% o magari la vera soluzione ai nostri problemi.
Voterò chi ancora non deve vergognarsi, così che facendolo non debba farlo io!


lunedì 21 gennaio 2013

Guarda che non sono io

Scrivere un testo è un'impresa complicata, chiunque si sia cimentato in tale avventura ne sa qualcosa. Bisogna far combaciare melodia, metrica e significato senza possibilmente sacrificare al dio "va bene così" uno qualsiasi di questi aspetti.
Ci sono però autori capaci di scrivere e musicare vere e proprie poesie, concretizzare concetti astratti e raccontare storie comuni rendendole uniche.
Francesco De Gregori è uno di questi, scrive da una vita e possiede uno stile inconfondibile.
Quando ho sentito questa canzone, Guarda che non sono io, ho immediatamente pensato che nessun'altro potesse scrivere un testo così dolcemente crudo.
Le canzoni possono fare miracoli, ma è troppo facile confondere il creato con il creatore e per molti, questo, è diventata una parte integrante del personaggio che rappresentano.
Ci sono autori (soprattutto nel Rap, nel neo melodico e nel rock) che parlano in prima persona delle proprie esperienze, magari ricamandoci su, magari mettendosi a nudo, pur sapendo che nel momento in cui la canzone viene regalata all'etere, chiunque la riceva la trasforma attraverso la propria sensibilità, ricavandone spesso significati diversi da quelli che lo stesso autore voleva esprimere.
Ci vuole coraggio (e forse un pizzico di superbia) per scrivere un testo così, terribilmente vero, tanto da apparire scortese, tanto da rischiare di umanizzare il mito sublime del cantautore.
Proprio qui, però, si annida quel pizzico di presunzione, di chi sa bene di essere più forte delle proprie parole, conscio che alla fine queste contribuiranno unicamente a mantenere quel fascino indissolubile del personaggio Francesco De Gregori.
A conferma di questo resta l'epilogo di questo live, quelle ultime parole dette dopo aver suonato questa canzone: come si fa a non volermi bene..




Guarda che non sono io quello che stai cercando
Quello che conosce il tempo, e che ti spiega il mondo
Quello che ti perdona e ti capisce
Che non ti lascia sola, e che non ti tradisce
Guarda che non sono io quello seduto accanto
Che ti prende la mano e che ti asciuga il pianto

Cammino per la strada
Qualcuno mi vede
E mi chiama per nome
Si ferma e mi ringrazia
Vuole sapere qualcosa
Di una vecchia canzone

Ed io gli dico "Scusami però non so di cosa stai parlando
Sono qui con le mie buste della spesa
Lo vedi, sto scappando
Se credi di conoscermi
Non è un problema mio
E guarda che non sto scherzando
Guarda come sta piovendo
Guarda che ti stai bagnando
Guarda che ti stai sbagliando
Guarda che non sono io"

Guarda che non sono io quello che mi somiglia
L'angelo a piedi nudi, o il diavolo in bottiglia
Il vagabondo sul vagone
La pace fra gli ulivi, e la rivoluzione
Guarda che non sono io la mia fotografia
Che non vale niente e che ti porti via

Cammino per la strada
Qualcuno mi vede
E mi chiama per nome
Si ferma e vuol sapere
E mi domanda qualcosa
Di una vecchia canzone


Ed io gli dico "Scusami però non so di cosa stai parlando
Sono qui con le mie buste della spesa
Lo vedi, sto scappando
Se credi di conoscermi
Non è un problema mio

E guarda che non sto scherzando
Guarda come sta piovendo
Guarda che ti stai bagnando
Guarda che ti stai sbagliando
Guarda che non sono io

lunedì 14 gennaio 2013

Parole di Fine Anno

Ecco una carrellata di parole di fine anno.
Quattro discorsi che si intrecciano a volte si somigliano (mai nello stile!), a volte si scimmiottano.
Vi invito a vederli tutti, a perderci un po' di tempo, perché sono 4 aspetti del nostro Paese che bisogna sempre tener presente.
Non farò commenti, per quelli potete leggere le parole del popolo di YouTube che accompagna le pubblicazioni e già da quello si può capire quanto e come vengono valutati gli oratori in questione.
Mi limito a metterli in successione, a partire da quello del Presidente Napolitano, quello istituzionale per eccellenza, spietatamente accolto dalla rete.
Poi quello di Grillo, quello più visto, quello più diretto e a tratti quello più controverso.
Come terzo video pubblico quello del 1978 di Sandro Pertini, in chiusura ad un anno terribile per l'Italia, diverso ma riconducibile al nostro 2012.
Il quarto è quello di Natalino Balasso, per me uno delle poche persone capaci di sfondare con ironia le porte dell'ipocrisia.
Traete voi le conclusioni, riflettete sulla diversità dei concetti e delle parole espresse, scegliete voi l'augurio che più vi colpisce, trovate voi un buon motivo per continuare a sperare in un anno migliore!



giovedì 10 gennaio 2013

Botta e Risposta

La rivalità tra band non è certo una novità, spesso emerge da piccoli screzi fino ad arrivare a vere e proprie risse o ad imbarazzanti variazioni di scalette durante i festival, coperte alla bell'e meglio da improbabili comunicati stampa giustificatori.
Sull'argomento ci sono infinite pagine di letteratura, quintali di gossippate e una tendenza sempreverde a romanzare il tutto, magari servendosene poi per pubblicizzare un evento o riportare i riflettori su personaggi la cui fama comincia ad oscurarsi.
Capita però anche il contrario, ovvero che le voci si rincorrano senza motivi fondati, basandosi su illazioni o su banali fraintendimenti.
E' un po' il caso degli In Flames e di Soilwork, due storiche band Svedesi che hanno contributo all'evoluzione melodica del Deathmetal. Viste forse le affinità di genere e la forte ascesa dei Soilwork in un periodo chiave per gli In Flames, iniziò a girare la voce di un disamore tra le due formazione, troppo spesso paragonate l'una all'altra.
Forse proprio da queste voci è nata l'idea, appoggiata dalla loro stessa etichetta (che condividevano) di realizzare due videoclip a parti invertite, variando solo i personaggi e i colori di fondo.
Vennero quindi realizzati i clip di Trigger per gli In Flames e di Rejection Role per i Soilwork, con praticamente lo stesso format e lo stesso copione.
Un botta e risposta in cui mentre una band si esibisce, l'altra segue con una certa fredezza che sconfina nella sufficienza se non nello snobbismo! Insomma una parodia della parodia di due band amiche nella realtà!




lunedì 7 gennaio 2013

Il ritorno dei Boysetsfire

Quello che sembrava un tipico ritorno per il più classico dei tour nostalgici tutto sold out, si è invece dimostrato uno stimolo irresistibile per i Boysetsfire.
Per chi come me ha vissuto da musicista l'epoca del post hardcore prima ancora che il termine Emo diventasse una moda, questa band statunitense ha rappresentato un forte riferimento sia tecnico che artistico.
Hanno passato quindici anni a spartirsi grandi palchi e piccoli club "fondamentalisti", passando da etichette indipendenti a grandi major, mantenendo con forza un'identità che a volte li ha penalizzati e a volte esaltati.
Ora annunciano un inaspettato ritorno in studio, con una formazione rinnovata ma non stravolta.
Ecco le loro parole prese direttamente da Groovebox.it:

"I Boysetsfire sono stati una band per quasi due decenni. In tutto questo tempo abbiamo tenuto centinaia di spettacoli per tutti coloro che ci guardvano, dalle cantine al pubblico del festival. Abbiamo vissuto il terrore del rap-rock, la tirannia del nu-metal e i giorni bui del pop-punk. 
Eravamo in giro prima di Internet. E' la Verità. Abbiamo fatto demo, abbiamo registrato 4 LP, EP, CD, e anche un Cassingle. 
Abbiamo suonato Rookie più di 1000 volte. 
Siamo caduti da più palchi di quanto la maggior parte delle persone abbia mai calcato. 
Abbiamo firmato e rescisso, firmato e rescisso. 
Francamente, la maggior parte delle persone avrebbero rinunciato anni fa. 
Ci abbiamo provato Come il tossicodipendente con le migliori intenzioni abbiamo giurato di esserne fuori, abbiamo fatto ammenda e cercato di ricostruire le nostre vite senza Boysetsfire. Ma il richiamo era troppo. 
Ben presto ci siamo ritrovati in situazioni che fanno prendere quelle decisioni che portano a tanto dolore. Prima di saperlo eravamo già in un tour di reunion. E 'stato incredibile. Poi abbiamo tenuto il fiato, abbiamo incrociato le dita e cominciato a scrivere canzoni. Ciò che ne è venuto fuori è una musica ancora più intensa, più fragile e più brutale di ogni altra cosa che avevamo fatto prima. 
La scrittura era così gratificante che abbiamo deciso di continuare a scrivere ... e scrivere ... e abbiamo scritto. 
Ora abbiamo un nuovo membro (Dan Pelic), un vecchio membro che è tornato (Robert Ehrenbrand), un amico di lunga data ufficialmente nella band (Chris Rakus) e i tre capelli grigi originali (Chad Istvan, Nathan Gray e Joshua Latshaw) a suonare insieme. 
Stiamo scrivendo un nuovo album. 
Abbiamo un tour programmato. 
Non vediamo l'ora di un altro ventennio ... Dio mio .... "

giovedì 3 gennaio 2013

The Afterman

Per aprire questo 2013 mi affido ad una canzone, l'ultima che mi ha stregato nel 2012. Si chiama The Afterman ed è solo una sfaccettatura di un disco davvero bello: The Afterman: Ascension dei Coheed and Cambria. Ecco il clip ufficiale, firmato dall'instancabile e ormai trasversale Robert Schober.
Nel secondo video ho pubblicato la versione acustica, suonata lo scorso ottobre a Long Beach in California.
Inutile sottolineare il talento smisurato dei quattro.