Fa un certo effetto ma oggi compie 50 anni Thomas Baptist Morello, meglio conosciuto come Tom Morello, uno dei più eclettici chitarristi di tutti i tempi.
Capace di rivoluzionare lo stile del "chitarrista rock" sia nei suoni che nella tecnica, assieme ai Rage Against the Machine ha saputo mescolare tanti generi, riducendo il tutto a pura energia, senza virtuosismi ne fronzoli.
Contemporaneamente, ha saputo differenziarsi da tutti gli altri chitarristi per fantasia e creatività, mettendo a disposizione della musica tutta la sua voglia di sperimentare e la sua passione per gli effetti, rigorosamente analogici!
Di origini Torinesi ha militato in diverse band (RATM, Audioslave, Street Sweeper Social Club) fino a realizzare un suo progetto personale: The Nightwatchman, in cui emerge la sua passione per la musica folk impegnata.
Spazio aperto per tutti! Un luogo dove condividere notizie, consigli, recensioni, pensieri, progetti e musica! Il Concerto per un Amico attivo tutto l'anno! Vuoi diventare autore del blog? contattaci!
giovedì 30 maggio 2013
lunedì 27 maggio 2013
A volte ritornano
Come in molti si aspettavano è stato ufficializzato il reintegro a tempo indeterminato di Brian "Head" Welch, chitarrista storico dei Korn.
Il tutto è avvenuto con la pubblicazione di un clip video, girato durante le registrazioni del nuovo disco, che rivedrà la band Americana, quasi, nella sua formazione originale!
mercoledì 22 maggio 2013
Addio Zach
Si è spento Zach Sobiech, il ragazzo che ha commosso il mondo con la sua canzone Clouds.
La triste notizia arriva pochi giorni dopo la pubblicazione di un video tributo al giovane musicista, da parte di alcuni volti noti della tv americana.
E' stata la Fondazione Children’s Cancer Research, alla quale sono stati donati tutti gli incassi della nobile e toccante iniziativa a pubblicare queste parole: Zach era a casa e in pace con coloro che più amava. La sua vita è terminata così come è stata vissuta, circondata dall’amore della sua famiglia, degli amici, della grazie e della musica.
La triste notizia arriva pochi giorni dopo la pubblicazione di un video tributo al giovane musicista, da parte di alcuni volti noti della tv americana.
E' stata la Fondazione Children’s Cancer Research, alla quale sono stati donati tutti gli incassi della nobile e toccante iniziativa a pubblicare queste parole: Zach era a casa e in pace con coloro che più amava. La sua vita è terminata così come è stata vissuta, circondata dall’amore della sua famiglia, degli amici, della grazie e della musica.
lunedì 20 maggio 2013
Due facce d'Irlanda
Seán Patrick Michael Sherrard e Shane Patrick Lysaght MacGowan sono due cantanti Irlandesi, baluardi musicali di una terra che ha offerto nutrimento alle loro doti, raccogliendo poi negli anni, importanti riconoscimenti internazionali.
Il primo, con lo pseudonimo di Johnny Logan, classe 1954, ha esportato il suo folk-pop fino ad aggiudicarsi per ben 3 volte l'Eurovision Song Contest, quello che per noi è semplicemente l'Eurofestival.
Logan vinse nel 1980 e nel 1987 come autore ed interprete, mentre nel 1992 solo in veste d'autore, affidando il brano Why Me? a Linda Martin.
Shane MacGowan, classe 1957, ha invece intrapreso tutt'altro percorso, diventando, dopo la folgorazione ricevuta dai Sex Pistols sulla via di Londra, uno dei personaggi più controversi della scena Punk Europea.
Leader dei Pogues, cavalcò la corrente Punk degli anni '80, diventando celebre per i suoi eccessi ed in particolare per i suoi comportamenti autodistruttivi causati dall'abuso di... praticamente tutto!
Qualche anno fa, Shane MacGowan, con la sua nuova band, The Popes, ha reinterpretato una canzone di Johonny Logan, la ballata What's Another Year, proprio quella che gli fece vincere il primo Eurofestival nel 1980.
Malinconica e raffinata rispecchiava la figura del giovane ed elegante Logan, il profilo perfetto del bravo ragazzo talentuoso.
A distanza di quasi vent'anni le stesse parole cantante da Shane MacGowan rivoluzionano la ballata, trasformandola in un meraviglioso pezzo sull'apatia, che veste alla perfezione il personaggio o la persona che Shane si ostina ad essere.
Il primo, con lo pseudonimo di Johnny Logan, classe 1954, ha esportato il suo folk-pop fino ad aggiudicarsi per ben 3 volte l'Eurovision Song Contest, quello che per noi è semplicemente l'Eurofestival.
Logan vinse nel 1980 e nel 1987 come autore ed interprete, mentre nel 1992 solo in veste d'autore, affidando il brano Why Me? a Linda Martin.
Shane MacGowan, classe 1957, ha invece intrapreso tutt'altro percorso, diventando, dopo la folgorazione ricevuta dai Sex Pistols sulla via di Londra, uno dei personaggi più controversi della scena Punk Europea.
Leader dei Pogues, cavalcò la corrente Punk degli anni '80, diventando celebre per i suoi eccessi ed in particolare per i suoi comportamenti autodistruttivi causati dall'abuso di... praticamente tutto!
Qualche anno fa, Shane MacGowan, con la sua nuova band, The Popes, ha reinterpretato una canzone di Johonny Logan, la ballata What's Another Year, proprio quella che gli fece vincere il primo Eurofestival nel 1980.
Malinconica e raffinata rispecchiava la figura del giovane ed elegante Logan, il profilo perfetto del bravo ragazzo talentuoso.
A distanza di quasi vent'anni le stesse parole cantante da Shane MacGowan rivoluzionano la ballata, trasformandola in un meraviglioso pezzo sull'apatia, che veste alla perfezione il personaggio o la persona che Shane si ostina ad essere.
giovedì 16 maggio 2013
Piove... ancora.
E mentre il tempo continua ad essere ostile alla primavera, ci si consola con questa perla estratta dal disco The Extremist (1992) di Joe Satriani: Tears in The Rain.
lunedì 13 maggio 2013
La musica si tinge di giallo
I testi più intensi e sorprendenti continuano a nascondersi tra le canzoni che godono di meno visibilità (o ascoltabilità?).
Questo perchè, probabilmente, come tutte le belle cose devono essere cercate con pazienza e con la stessa pazienza approcciate e comprese.
Negli ultimi anni il rock alternativo Italiano ha partorito grandi dischi, spesso dalle tinte oscure, tanto da tracciare un filone comune a più band, pur estremamente lontane tra di loro.
Questa corrente è scura come il significato che affiora dalle parole di alcune canzoni, delitti musicati e raccontati solo per far emergere il vero senso delle cose, ben più oscuro dell'impronta "giallo" che le veste.
I cacciatori è la canzone che I Tre Allegri Ragazzi Morti hanno inserito nel loro ultimo bellissimo disco Nel giardino dei fantasmi, nella quale danno voce ad un ragazzino morto ammazzato e scomparso agli occhi di tutti, assieme ai suoi sogni e ai grandi miti degli anni '90.
I fantasmi ritornano anche nel disco dei Baustelle (già dal titolo "Fantasma" appunto) un'opera ardita e non proprio semplice.
Si tratta di un disco concettuale, realizzato con la FilmHarmony Orchestra di Wroclaw/Breslavia che occupa un'ampio spazio nei 70 minuti di musica intensa, espressiva ed eloquente, tanto da ricordare una colonna sonora. Trai i capitoli di questa opera sorprende la cantilenante Contà l'inverni, versi recitati in romano in un crescendo di sensazioni sempre più tese, che accompagnano il racconto di un amore viscerale fino al fatidico verso "..quella notte la sgozzai" che finalmente svela il significato del titolo.
Energia e rabbia musicano invece La vita è breve de Il Teatro Degli Orrori.
Undicesima traccia del bellissimo disco A Sangue Freddo, si tratta di uno sfogo folle e delirante sulla brevità della vita, disarmante se fatto da qualcuno che stà per togliertela.
Le canzoni possono permettersi di raccontare storie difficili, sfruttando la sinergia tra musica e testi, muovendosi agilmente su terreni ambigui e oscuri, delegando alla mente di chi le ascolta il senso logico che nasconde, anche quando questo potrebbe tranquillamente non esserci, esattamente come un lieto fine.
giovedì 9 maggio 2013
Alla faccia della fiducia!
La prima volta che l'ho sentita quasi non gli ho dato peso, poi però la martellante ricorrenza che questo spot mantiene su Radio 24 mi ha fatto riflettere...
Probabilmente è solo una mia paranoia, ma il fatto che la Deutsche Bank (uno tra i più potenti gruppi bancari europei di matrice Tedesca) decida di vendere un proprio prodotto in Italia, utilizzando nello spot con una certa leggerezza la frase "Domani il tuo tenore di vita potrebbe ridursi della metà", mi turba un po'...
martedì 7 maggio 2013
La caduta del gigante
Alla fine solo la morte è riuscita a fermarlo ed in fondo nemmeno quella.
I misteri che quest'uomo conserva tra i suoi ricordi o cela tra i suoi segreti, resteranno (probabilmente) un lascito senza eredi, esattamente come la sua figura resterà inimitabile.
Dall'aspetto fisico così contrastante ad una mente tanto brillante fino alla sua religiosità, altrettanto in contrasto con il personaggio oscuro che in molti dipingono, si spegne l'ultimo gigante della politica italiana.
Dopotutto Andreotti è un politico da sempre, anzi un "Politico" da sempre, di quelli le cui idee valgono più di qualsiasi cosa, di quelli che la cui parola è seconda solo al proprio potere.
Oggi le reazioni sono disparate e non sarò certo io ad esaltare o condannare la memoria di un padre costituente o del più sfuggevole vertice della cupola mafiosa di tutti i tempi.
Ha ispirato film, canzoni, romanzi e se si ha il tempo di dare una lettura a quello che è stato nella sua interminabile carriera, si corre il rischio di non credere che un solo uomo possa sostenere su di se, tutto il peso di quel potere senza esserne schiacciato.
Se ne va un pezzo d'Italia, un personaggio che se fosse vissuto in un altra epoca probabilmente ci sarebbe stato raccontato come eroico, simbolo di una repubblica nascente che si fa spazio in un mondo in conflitto, capace di districarsi nella guerra fredda diventandone protagonista o di dialogare con le più oscure forme di potere, traendone vantaggi e mostrandosi impassibile alle sconfitte.
Il paragone con qualsiasi politico attuale è impietoso, complice anche la rinnovata situazione che ha seguito le vicende degli anni '90, ma è innegabile l'integrità di un uomo invulnerabile ai grandi scandali e alle accuse terribili da cui ha sempre voluto difendersi di persona.
Inoltre il suo essere integerrimo a regole di comportamento e il suo ferreo rigore autoritario, lo hanno reso inattaccabile sotto il profilo umano, mantenendo una coerenza e una credibilità comune a pochissimi uomini.
Dopo una vita come la sua è chiaro a tutti che un profilo pubblico come il suo ne nasconda uno altrettanto imponente ed oscuro, un profilo che per quasi un secolo è stato protagonista e spettatore dei più tragici eventi della nostra storia recente e che probabilmente ha negato a troppe vittime la giusta riconoscenza, impedendo a troppi colpevoli di pagare per il loro crimine, nel nome di chissà quale ideale o compromesso.
I giganti cadono, spesso piegati dal loro stesso peso ma Andreotti no, se ne va a 94 anni dopo una lunga vecchiaia dignitosa, in barba ai tantissimi avversari politici già deposti, in barba ai giudici che ora non avranno più nessuno da accusare, in barba ad una nazione che ha amato e da cui ha ricevuto potere e odio in misura simile, celebrazioni e accuse di ogni genere.
Andreotti se ne va senza troppo rumore, con un paese che ha conosciuto solo gli ultimi anni della sua vita e che oggi ne parla, in gran parte dei casi, solo per sentito dire e a cui non resta che accettare le parole di un suo famoso aforisma: A parte le guerre puniche, mi viene attribuito di tutto.
I misteri che quest'uomo conserva tra i suoi ricordi o cela tra i suoi segreti, resteranno (probabilmente) un lascito senza eredi, esattamente come la sua figura resterà inimitabile.
Dall'aspetto fisico così contrastante ad una mente tanto brillante fino alla sua religiosità, altrettanto in contrasto con il personaggio oscuro che in molti dipingono, si spegne l'ultimo gigante della politica italiana.
Dopotutto Andreotti è un politico da sempre, anzi un "Politico" da sempre, di quelli le cui idee valgono più di qualsiasi cosa, di quelli che la cui parola è seconda solo al proprio potere.
Oggi le reazioni sono disparate e non sarò certo io ad esaltare o condannare la memoria di un padre costituente o del più sfuggevole vertice della cupola mafiosa di tutti i tempi.
Ha ispirato film, canzoni, romanzi e se si ha il tempo di dare una lettura a quello che è stato nella sua interminabile carriera, si corre il rischio di non credere che un solo uomo possa sostenere su di se, tutto il peso di quel potere senza esserne schiacciato.
Se ne va un pezzo d'Italia, un personaggio che se fosse vissuto in un altra epoca probabilmente ci sarebbe stato raccontato come eroico, simbolo di una repubblica nascente che si fa spazio in un mondo in conflitto, capace di districarsi nella guerra fredda diventandone protagonista o di dialogare con le più oscure forme di potere, traendone vantaggi e mostrandosi impassibile alle sconfitte.
Il paragone con qualsiasi politico attuale è impietoso, complice anche la rinnovata situazione che ha seguito le vicende degli anni '90, ma è innegabile l'integrità di un uomo invulnerabile ai grandi scandali e alle accuse terribili da cui ha sempre voluto difendersi di persona.
Inoltre il suo essere integerrimo a regole di comportamento e il suo ferreo rigore autoritario, lo hanno reso inattaccabile sotto il profilo umano, mantenendo una coerenza e una credibilità comune a pochissimi uomini.
Dopo una vita come la sua è chiaro a tutti che un profilo pubblico come il suo ne nasconda uno altrettanto imponente ed oscuro, un profilo che per quasi un secolo è stato protagonista e spettatore dei più tragici eventi della nostra storia recente e che probabilmente ha negato a troppe vittime la giusta riconoscenza, impedendo a troppi colpevoli di pagare per il loro crimine, nel nome di chissà quale ideale o compromesso.
I giganti cadono, spesso piegati dal loro stesso peso ma Andreotti no, se ne va a 94 anni dopo una lunga vecchiaia dignitosa, in barba ai tantissimi avversari politici già deposti, in barba ai giudici che ora non avranno più nessuno da accusare, in barba ad una nazione che ha amato e da cui ha ricevuto potere e odio in misura simile, celebrazioni e accuse di ogni genere.
Andreotti se ne va senza troppo rumore, con un paese che ha conosciuto solo gli ultimi anni della sua vita e che oggi ne parla, in gran parte dei casi, solo per sentito dire e a cui non resta che accettare le parole di un suo famoso aforisma: A parte le guerre puniche, mi viene attribuito di tutto.
venerdì 3 maggio 2013
Addio Jeff Hanneman
Gli Slayer perdono uno dei membri fodatori della band: Jeff Hanneman si è spento ieri per insufficienza epatica, dopo quasi due anni di lotta alla malattia che lo costringeva lontano dal palco.
Hanneman è stato vittima di un'infiammazione batterica, degenerata in una devastante fascite necrotizzante, scatenata dal morso di un ragno durante il tour Australiano nel 2011.
Il "biondo" chitarrista degli Slayer, co-autore di gran parte dei testi e compositore di altrettanti storici riff, ha da sempre diviso il palco con l'altro chitarrista (più appariscente) Kerry King, che assieme agli altri membri della band ha rilasciato il seguente comunicato:
"Slayer is devastated to inform that their bandmate and brother, Jeff Hanneman, passed away at about 11AM this morning near his Southern California home. Hanneman was in an area hospital when he suffered liver failure. He is survived by his wife Kathy, his sister Kathy and his brothers Michael and Larry, and will be sorely missed. Our Brother Jeff Hanneman, May He Rest In Peace (1964 - 2013)"
Hanneman, nato in California nel 1964, cresce in una famiglia ricca di reduci di guerra, cosa che lo porta ad appassionarsi ai grandi conflitti del '900, diventando un vero esperto della seconda guerra mondiale.
Noto per essere un collezionista di reperti bellici storici e profondo conoscitore delle ideologie Naziste, della simbologia e delle pratiche, ha spesso farcito con citazioni dettagliate i testi delle canzoni di cui era autore. Questo lo ha spesso esposto a pesanti polemiche, accuse di antisemitismo e poco velate insinuazioni sulla sospetta simpatia degli stessi Slayer al Nazismo, cosa sempre smentita dalla band e soprattutto da Hanneman che ricordava spesso suo padre, protagonista delle battaglie in Normandia, proprio contro
l'esercito Tedesco.
Hanneman è stato vittima di un'infiammazione batterica, degenerata in una devastante fascite necrotizzante, scatenata dal morso di un ragno durante il tour Australiano nel 2011.
Il "biondo" chitarrista degli Slayer, co-autore di gran parte dei testi e compositore di altrettanti storici riff, ha da sempre diviso il palco con l'altro chitarrista (più appariscente) Kerry King, che assieme agli altri membri della band ha rilasciato il seguente comunicato:
"Slayer is devastated to inform that their bandmate and brother, Jeff Hanneman, passed away at about 11AM this morning near his Southern California home. Hanneman was in an area hospital when he suffered liver failure. He is survived by his wife Kathy, his sister Kathy and his brothers Michael and Larry, and will be sorely missed. Our Brother Jeff Hanneman, May He Rest In Peace (1964 - 2013)"
Hanneman, nato in California nel 1964, cresce in una famiglia ricca di reduci di guerra, cosa che lo porta ad appassionarsi ai grandi conflitti del '900, diventando un vero esperto della seconda guerra mondiale.
Noto per essere un collezionista di reperti bellici storici e profondo conoscitore delle ideologie Naziste, della simbologia e delle pratiche, ha spesso farcito con citazioni dettagliate i testi delle canzoni di cui era autore. Questo lo ha spesso esposto a pesanti polemiche, accuse di antisemitismo e poco velate insinuazioni sulla sospetta simpatia degli stessi Slayer al Nazismo, cosa sempre smentita dalla band e soprattutto da Hanneman che ricordava spesso suo padre, protagonista delle battaglie in Normandia, proprio contro
l'esercito Tedesco.
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