Il Beat è uno stile musicale nato in Inghilterra nei primi anni '60, figlio della sconfinata terra fertile di cui godeva la musica di quegli anni, innaffiata di nuovi suoni, grandi sogni e floride speranze.
Trai le band che fondarono questo genere e che lo esportarono nel mondo ci sono i Beatles, ma centinaia di musicisti si unirono in quel decennio diventando pionieri del rock e del pop che conosciamo.
L'Italia venne conquistata dal Beat, tanto da portare alcune formazioni, come i Rokes o i The Primitives, a stabilirsi nel nostro paese, per cavalcare un onda che alimentò la nascita di band come i Dik Dik, l'Equipe84, i Camaleonti, i Phoo, i Nomadi, i Giganti e così via.
Molte di queste formazioni arrivarono in classifica coverizzando i grandi successi angloamericani, ma furono poi capaci di svilupparsi, determinando ad un fermento che offuscò quella che era la musica italiana tradizionale, troppo legata alla territorialità e alla "Canzone popolare".
Si svilupparono in questi anni il mito dell'America e delle sue mode, la canzone di protesta, il cantautorato e venne sdoganata la formazione tipo "complesso" (chitarre, basso e batteria) che permetteva a tanti giovani di approcciare alla musica in un modo nuovo e più alla portata.
C'è una certa amarezza a leggere di quegli anni, dell'impatto che il Beat aveva sulle vite dei giovani, specie su quelli di provincia, sui loro sogni che si legavano ad un'Italia che cresceva, in pieno boom economico.
Quest'amarezza è figlia di questi ultimi anni, che hanno visto le speranze e i sogni accorciare i loro orizzonti, vittime di un presente sempre più complicato che monopolizza il pensiero e limita i progetti.
Nella decadenza in cui viviamo, la malinconia non trova più spazio, soffocata dall'ansia per il futuro, e quelle storie, tipiche degli anni della musica Beat sembrano lontanissimi.
I gatti di Vicolo dei Miracoli, formazione musico-cabarettistica degli anni '70, incisero Verona Bit (titolo originale No-No-No-No-No) nel 1979, manifesto di una generazione che sentiva ancora la malinconia di quel periodo, non facile, certo, ma sicuramente più ricco di speranze.
Oggi un filo sottile ma concreto, mi lega a questa canzone, e mentre loro rimpiangevano gli anni del Beat, io ne sogno il ritorno, con quel carico di illusioni e fertilità che ha portato nel nostro Paese.
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