Da tanti anni mi sono allontanato da quel mondo su due ruote che tanto ha entusiasmato la mia adolescenza. Non ne so bene il motivo, forse le delusioni del doping, gli impegni lavorativi che mi rendevano impossibili certi orari o semplicemente altre passioni che hanno rimpiazzato quelle vecchie. Eppure ricordo con emozione quel periodo, ormai oltre 15 anni fa, quando al giro rimbombavano i nomi di Chiappucci, Indurain, Bugno, il primo Pantani, Fondriest, Argentin, Chioccioli, Cipollini ecc..
Ricordo il fascino di questa manifestazione, i paesaggi e l’emozione nel rivedere in televisione la strada che percorri tutti i giorni, l’attesa sulle strade per ore ed un passaggio di pochi secondi, i pomeriggi ad attendere una fuga o ad invocare un recupero.
E facile capire perché il nostro Paese sia da sempre così legato al giro e, soprattutto in passato, quanto questo sport fosse vicino alla gente. Scrittori, poeti, musicisti e pittori hanno cercato di riprodurre le tante facce del giro e spesso capita di imbattersi in queste opere senza nemmeno farci caso. Sono tantissime anche le leggende che affondano le proprie trame tra le pedalate dei ciclisti, racconti che mescolano realtà ed invenzione, senza spesso specificarne il ruolo, ma lasciando in chi le ascolta quel velo di fascino e mistero che le rende memorabili.
De Gregori (anzi il fratello Luigi Grechi) ha musicato la vicenda tra il bandito Sante Pollastro e il grande Girardengo nella bellissima “il bandito e il campione”, storia che ha come teatro proprio il mondo del ciclismo. In realtà sono molte le licenze poetiche e per chi volesse saperne di più può CLICCARE QUI.
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