lunedì 10 maggio 2010

Slash - Slash (2010)




















Essere una delle poche Rock Star sopravvissute a se stesse, al mito dei Guns ‘n Roses, allo stesso Axl, imponendosi nell’olimpo dei chitarristi pur non essendo un purista, un genio della tecnica, un creativo assoluto, diventando comunque un icona, un personaggio che ha saputo crescere grazie alla musica e non agli scandali. Un chitarrista che ha scritto alcuni tra i più celebri riff che il rock ricordi, e con un carattere e uno stile talmente personale da scoraggiare qualsiasi tipo di plagio o imitazione. Questo è Slash.
Purtroppo non basta il personaggio a scrivere la storia, così il solco inciso per l’eternità assieme ai Guns è andato assottigliandosi con le fasi successive e un po’ appannate dei “Velvet Revolver” e dei grandi ma spesso incompresi “Slash's Snakepit”.
Oggi diviso tra la forzata ma milionaria disoccupazione, il duro lavoro del genitore e le mille voci di reunion con gli Axls ‘n Roses, ha deciso di chiamare a raccolta un po’ di amici (e che amici!!) e sfornare un disco rock, puro e semplice rock come si deve, senza andarci per il sottile, con le tamarrate di diritto, col tutte le sfaccettature del caso e soprattutto con lo stile Slash che ne caratterizza l’anima e il cuore.
Ci sono oltre trent’anni di musica in queste 16 canzoni, e nonostante alcuni passaggi non proprio inediti (su tutti Doctor Alibi che si regge sullo stesso riff della celebre Main Man dei Ramones), il disco è davvero bello! Per non parlare degli ospiti, che cambiano ad ogni canzone, regalando nuove sensazioni a tutto il disco.
Ian Astbury (The Cult) & Izzy Stradlin (ex socio di Guns) in Ghost aprono il disco, Ozzy Osbourne si concede in Crucify the Dead, bellissima ballatona dai topi cupi e affascinanti, la bravissima Fargie (Black Eyed Peas) che non mi entusiasma nella cover di Paradise City assieme ai Cypress Hill, risplende nella classicissima Beautiful Dangerous dove sfodera il suo talento “cazzutissimo”. Ottimi anche Myles R. Kennedy (Alter Bridge) nella blueseggiante Back From Cali e nella struggente Starlight, e quel signore di Chris Cornell (Soundgarden, Audioslave) nell’ennesima dimostrazione di adattabilità vocale in Promise papabile ennesimo singolo dell’album.
Tocca poi ad Andrew James Stockdale (Wolfmother) dare voce alla meravigliosa By the Sword, mentre Lemmy (Motörhead.) canta e suona Doctor Alibi di Ramones ispirazione!
Eccezionale la strumentale Watch This con Dave Grohl (Nirvana, FooFighter, Probot ecc…) e l’altro ex Guns Duff McKagan. Molto personali invece le partecipazioni di Adam Levine (Maroon 5) in Gotten e Kid Rock in I Hold On che sembrano brani loro con la partecipazione di Slash!
Potentissime Nothing to Say con Matthew Shadows (Avenged Sevenfold), We're All Gonna Die con l’immortale ed esplosivo Iggy Pop e Chains and Shackles con Nick Oliveri (Kyuss e Queens of the Stone Age), una canzone praticamente heavy! Molto bella anche la parentesi “contaminazioni” di Saint is a Sinner Too con il poco conosciuto in Italia, nonostante il nome, Rocco DeLuca.
Se amate il rock e volete un disco che suoni come si deve senza bisogno di dimostrare nulla a nessuno ve ne consiglio vivamente l’acquisto!



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