sabato 26 giugno 2010

Italia povera

A volte non basta il cuore per evitare un fallimento, ma se c’è il cuore non possono mancare le emozioni. Magari la rabbia per un’ingiustizia, la passione che sfinisce chi non si arrende, la crudeltà che solo al destino viene perdonata. Niente di tutto questo si è visto nel nostro mondiale, e chi come me, segue il calcio solo per questi eventi, deluso dalla sottomissione dello sport allo show businnes, si trova tristemente consapevole che la propria intuizione fosse esatta. Fino a quando crederemo che l’apparenza possa sostituire l’essere saremo destinati al declino, in tutti i campi. L’augurio è quello di svegliarsi prima di picchiare il naso, e tornare a vivere nella realtà, quella fatta di emozioni vere e di regole semplici e fatali. Quel tipo di vita che ti porta ad essere felice per una possibilità concessati, a conoscere ed apprezzare quello che fai, a riportare la dignità e l’onore tra i propri valori e perché no, ad essere più umili. Lo staff dell’Italia sportiva, come una proiezione della propria Nazione, ha dimostrato di avere una classe politica-decisionale con troppi incompetenti, incapaci, menefreghisti e speculatori, pochi uomini di valore frazionati in vecchi stanchi e demoralizzati da una parte, e giovani spaventati e per nulla supportati dall’altra, dispersi in una marea di fantocci dopati, bluffatori e senza dignità.
La colpa non è solo di Lippi o dei giocatori, la colpa è di chi non se ne accorge più.
Che serva almeno da esempio per rimetterci in piedi.

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