martedì 20 settembre 2011

Domande

Quando una nave affonda ci si deve mettere al riparo, ma un buon marinaio fa di tutto per salvare il salvabile, fino al gesto estremo del comandante che affonda con il relitto.
L'Italia è stata per anni una nave meravigliosa, ha visto al proprio timone ogni genere di comandante, spesso pirati, a volte imperatori, uomini d'onore o briganti di bassa lega.
Questa nave ha solcato i mari di tutto il mondo, un tempo dominandolo, a volte arrancando per gli errori di chi la guidava ma sempre e comunque ammirata ed ambita, per i tesori che trasporta, per la cultura che custodisce e per la storia che ne colora ogni dettaglio.
Questa nava è inaffondabile, anche le guerre più insidiose non l'hanno fermata, magari ne hanno decimao l'equipaggio, usurpato il nome, sfregiato le bandiere, ma alla fine è sempre tornata a navigare.
Oggi questa nave galleggia in un mare agitato, immobile in mezzo ad una bufera che la porta alla deriva, incapace di fare qualsiasi cosa.
Il suo equipaggio è in balia di se stesso, spremuto da continui sacrifici ai quali reagisce arrangiandosi come può, completamente sfiduciato nei confronti degli ufficiali, che da troppo tempo sono sempre gli stessi. Personaggi senza ambizione (se non personale..), immobili nelle loro postazioni a gustarsi un potere effimero, comandanti a cui poco interessa la navigazione, che vede questa nave come un corpo è visto da un parassita, un rifugio da spolpare anche a rischio della propria esistenza.
E nessuno fa mai un passo indietro, anzi, si fanno procalimi ormai risibili, si parla di novità quando da anni le sole cose che hanno cambiato sono i nomi e le divise, non si spiegano le vele perchè a nessuno interessa il viaggio e si tengono a debita distanza quelli che vorrebbero cambiare le cose.
Ora però le cose stanno cambiando, perchè quando una costruzioni ha le fondamente marce, basta poco per far crollare tutto. E lo sanno bene questi "ufficiali" che per molti anni hanno fatto finta di litigare, sbraitando l'uno contro l'altro, per poi ritrovarsi nei loro alloggi a brindare ai loro privilegi, mentra l'equipaggio si spaccava per appoggiare l'uno o l'altro, attizzati da paure ed ideologie vecchie quanto chi le proclama.
Ora la nave è ferma da troppo tempo, per alcuni gli strumenti per ripartire sono troppo compromessi, così come le capacità di chi dovrebbe mettersi al timone.
Le immagini che intravedono dagli squarci sulle pareti delle lussuose cabine dei vari comandanti, sono desolanti. I segni della corruzione e degli abusi sono ovunque, cumuli di sporcizia e un abbandono cronico al vizio hanno insozzato quegli ambienti che dovevano essere rigorosi e rispettati.
Il 47% oggi non andrebbe a votare o è fortemente indeciso, gli altri hanno interessi da difendere o sono accecati da un ideale che il loro partito ha già tradito.
Ora la miccia è scoperta, basta una scintilla per un ammutinamento, anche i più convinti incominciano a sentirsi presi per il culo e quando i sacrifici si fanno sentire basta poco per sentirsi esasperati. I "partitoni" sono troppo distanti dalla realtà, mentre quelli più territoriali iniziano a pagare le loro scelte e tastano il polso inquieo di continue contestazioni e malcontenti.
Forse l'equipaggio comincia a capire che non è tanto colpa del vento, del mare in tempesta, dei problemi strutturali, ma che la responsabilità è di chi è al timone da oltre 20 anni e per tutto questo tempo non mai nemmeno spigato le vele. Bisogna davvero andare a fondo per ripulire questa vecchia e preziosa imbarcazione? Che il Buon Dio ci aiuti...

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