domenica 8 gennaio 2012

Lo straordinario bisogno di ordinario

La bufera delle feste volge al termine, bufera meno ricca dicono i giornali (tranne a Cortina :)), ma sempre bufera.
Cene, pranzi, orari insoliti, divertimento e qualche scazzo sono da sempre gli ingredienti del periodo che accompagna la morte di un anno, alla nascita del successivo.
Da Natale all'Epifania eccoci tutti travolti dalle festività, volenti o nolenti, facciamo i conti con lo stravolgimento dei nostri vecchi ed abitudinari ritrmi quotidiani.
Fortunatamente faccio parte di quella schiera di persone che non vedono lo straordinario come unica meta, ma che lo vivono come un passaggio e che non sdegnano affatto il ritorno alla vita normale!
Sarà per il lavoro che faccio, o per una vita piuttosto lontana dalla noia, ma sono felice che le feste stiano passando e questo, anno dopo anno, mi rende felicemente consapevole del fatto che sarebbe tragico l'opposto.
Se vivessi la mia settimana in funzione del WE, o tutto l'anno aspettando le ferie, credo sarebbe una sorta di spreco, uno Standby continuo in attesa di appuntamenti che a volte deludono le previsioni o ai quali si arriva impreparati, ottenendone solo una sorta di senso di vuoto di cui è difficile sbarazzarsi.
Con l'augurio che le vostre giornate siano vissute e non trascorse in standby vi consiglio un disco da dopo festa, uno di quelli che serve a tirarsi su il famoso Day After, di quelli che riavviano il sistema e danno la giusta carica per ripartire, meglio del Pocket Coffee, non me ne vogliano i Ferrero.
Loro sono i Five Horse Johnson, una cazzutissima blues band Americana che strizza fortemente l'occhio allo stoner, pur rimanendo fedelissimi alle 12 battute e all'armonica a bocca che va a nozze, specie in questo disco, con schitarrate hard rock di tutto rispetto.
Il disco è Fat Black Pussy Cat del 1998, buon inizio anno quindi, naturalmente alla "mia maniera"!


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