Da Damone Albarn non sai mai cosa aspettarti, ma se nella vita privata questo ha un'accezzione spesso negativa, nella sua musica il dubbio insidia esclusivamente in un terreno florido e positivo.
Dopo una carriera che lo consacra tra i gradi del Brit Pop con i Blur, Albarn non è mai rimasto fermo, creando progetti innovativi (Gorillaz; The Good, the Bad & the Queen) e occupandosi di composizione, sia per spettacoli che per colonne sonore.
Questo non è il primo lavoro a portare la sua firma solista, ma è forse il suo lavoro più personale ed intimo. Registrato in giro per il mondo con la collaborazione di tanti personaggi noti (Richard Russell, Brian Eno, Natasha Khan), mantiene una forte impronta personale, riconducibile in tutto e per tutto al suo stile.
In Everyday Robots ci sono tutti i lati oscuri che accompagnano da sempre Albarn, quelle atmosfere che iniziavano a condizionare gli ultimi lavori dei Blur, quella ricerca di sonorità gospel e afro e quell'elettronica che nei Gorillaz dominava.
Si tratta di un disco molto riflessivo, dal senso ipnotico che non annoia mai e che, anzi, stimola l'ascolto man mano lo si conosce.
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