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Passeggiare tra oggetti e dipinti che hanno fatto la storia, che l'hanno raccontata attraverso le loro vicessitudini, l'hanno vissuta nei dettagli che raffigurano e custodiscono i segreti di coloro che li hanno realizzati, non può proprio lasciare indifferenti.
E' innegabile che alcune opere siano oggi schiacciate dal mito in cui si sono trasformate, ma questo fa parte del gioco e a noi, spettatori più o meno informati a riguardo, non resta che ammirarle con l'aiuto che la nostra conoscenza (nel mio caso poca) ci fornisce.
Dopo aver seguito Francesca nel suo percorso ben pianificato ci siamo avvicinati alla celebre sala che ospita la Monna Lisa, il gioiello più prezioso del museo, almeno per quanto riguarda la popolarità di cui gode.
Il piccolo dipinto, incastonato in una parete interamente dedicata alla sua esposizione era assediata dai curiosi, armati di ogni genere di tecnologia fotografica intenti a rubare uno scatto sbiadito o mosso di un immagine che si trova ormai in qualsiasi forma e su qualsiasi supporto, dalle tazze alle magliette!
Certo il suo fascino è forte, pur valutando le sue discrete dimensioni che in tv la facevano più grande!.
Rifiutando l'idea di partecipare al pogo delle prime file, mi guardo intorno e proprio nella parete opposta vengono colpito dalla maestosa opera del Veronese: Nozze di Cana.
Si tratta di un dipinto immenso, oltre sei metri di altezza e quasi dieci di lunghezza, realizzato nel 500 e portato in Francia dal solito Napoleone che ne rimase estasiato.
Ora, pur non mettendo becco sugli aspetti tecnici e artistici delle due opere, ho trovato quantomai avvilente vedere questa scena dai contorni grotteschi di una folla in estasi di fronte alla piccola Gioconda nascosta dietro un vetro e la più completa indifferenza davanti a questo colosso che sembra inghiottirti.
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Se il Veronese vedesse tutto questo, dopo il c**o che si è fatto per dipingere questo colosso, non si rivolgerebbe a tutti i presenti e alle loro macchinette con un nobile: "ma andate a ca**re!"
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