Louis Armstrog amava le cose perfette, tanto da aver sempre dichiarato di esse nato il 4 luglio (giorno dell’Indipendenza) del 1900. Solo dopo la sua morte, alcuni biografi alla ricerca di vecchi documenti di nascita si accorsero che la vera data di nascita era il 4 agosto del 1901, un mese e un anno di troppo. Cade dunque oggi il suo compleanno, e ne non fosse morto, per infarto, il 4 luglio 1971, oggi festeggerebbe 108 anni! Forse il più famoso trombettista jazz al mondo, di certo tra i più grandi e riconosciuti, nipote di schiavi, con anni di gavetta nella New Orleans di inizio secolo è stato l’ennesimo esempio vivente del sogno americano, sempre umile e rispettoso nei confronti della musica. Nel 1967 due noti compositori Bob Thiele e George David Weiss scrissero un piccolo capolavoro che Armstrog rese magico e indelebile:What a wonderful world.
La canzone è entrata di diritto nell’olimpo dei miti, la conoscono tutti ed è stata inserita in decine di film, spot, eventi e spettacoli.
Personalmente la considero un po’ l’antipasto di Imagine (J.Lennon ’71), non tanto per il significato, quanto per una sorta di visione del mondo che spesso si realizza solo nelle canzoni.
Dopo Armstrong venne coverizzata in mille salse più o meno fedeli, ma voglio proporvene ben 3, geniali e diversissime tra loro, capaci di dimostrare quanto la stessa canzone, con lo stesso testo, le stesse note, possa rivivere attraverso chi la canta, vite totalmente differenti.
La prima è l’originale, mescolanza di colori sonori e gesti, la canzone per quello che è, la meraviglia del mondo attraverso gli occhi e le movenze di Luis Armstrog, capace di emozionare già solo per l’interpretazione, così vera e genuina da far breccia almeno quanto la sua voce unica.
La seconda è una splendida versione, intima e malinconica di Eva Cassidy, sfortunata cantante statunitense, scomparsa nel 1996 a soli 33 anni. Non conobbe mai il successo internazionale che arrivò qualche anno dopo la sua morte, e questa versione, particolarmente diffusasi nel 2004 in Inghilterra è solo un assaggio del suo mondo musicale, fatto di folk, jazz, blues e soul.
Ultima e non per importanza, la celebre versione di Joey Ramone, per molti il vero padre del movimento Punk. Un artista vittima fin da piccolo di disturbi ossessivo - compulsivi che hanno inciso sul suo percorso. Incise questo brano nel periodo della sua carriera solista pochi anni prima di morire. Anche per Joey i riconoscimenti arrivarono tardi, tutti dopo lo scioglimento dei Ramones e i più importanti dopo la sua scomparsa (tra i principali il proclamo del Congresso USA del J.Ramone Day il 19 maggio, l’intitolazione di una piazza a New York City e il busto al Cimitero delle Star di Holliwood). Proprio dalla sua voce e dalla sua attitudine Punk così lontana dal “mondo meraviglioso”, arriva la versione più “dissacrantemente” significativa. Oggi purtroppo un po’ troppo inflazionata è comunque un nuovo significato alla canzone, quasi ironico già solo perché cantata da Joey, l’ennesimo genio dannato di un mondo meraviglioso.
Vedo alberi verdi, anche rose rosse
Le vedo sbocciare per me e per te
E fra me e me penso, che mondo meraviglioso
Vedo cieli blu e nuvole bianche
Il benedetto giorno luminoso, la sacra notte scura
E fra me e me penso, che mondo meraviglioso
colori dell'arcobaleno, così belli nel cielo
Sono anche nelle facce della gente che passa
Vedo amici stringersi la mano, chiedendo "come va?"
Stanno davvero dicendo "Ti amo"
Sento bambini che piangono, li vedo crescere
Impareranno molto più di quanto io saprò mai
E fra me e me penso, che mondo meraviglioso
Sì, fra me e me penso, che mondo meraviglioso
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