E poi una volta rimesso in moto un certo equilibrio fittizio ecco che non piove e i prezzi dei prodotti alimentari di prima necessità decuplicano, tutto d’un colpo anziché essere l’Europa ad acquistare materie prime dall’Africa è questa ad avere bisogno del mais e della farina e la gente comune non riesce nemmeno a permettersi 1 kg di farina al mese. Che tanto non c’è.
E poi si potrebbe raccontare di come, usciti da tutto questo, i poveri keniani si trovino oggi ad affrontare una criminalità dilagante e sempre più snaturata e violenta, criminalità organizzata che si accanisce contro quelle comunità e classi sociali che hanno tutto, ad improbabile e irrazionale difesa dei diritti di chi non ha niente e che viene invece solo ulteriormente penalizzato da questa guerriglia urbana che non fa altro che alimentare altra violenza.
Ma una volta che sei lì, che ti trovi in una metropoli polverosa e caotica come Nairobi o che esci fuori dall’urbanizzazione alla volta del selvaggio, capisci che nulla è tanto inspiegabile quanto il fascino dell’Africa, il mal d’Africa, non mi stanco mai di ripeterlo, non è un’invenzione di qualche genio del marketing, è una malattia che ti viene, che senti al mattino quando ti svegli ed il cielo è di un colore che nemmeno Monet sapeva esistesse,
E poi si potrebbe raccontare di come, usciti da tutto questo, i poveri keniani si trovino oggi ad affrontare una criminalità dilagante e sempre più snaturata e violenta, criminalità organizzata che si accanisce contro quelle comunità e classi sociali che hanno tutto, ad improbabile e irrazionale difesa dei diritti di chi non ha niente e che viene invece solo ulteriormente penalizzato da questa guerriglia urbana che non fa altro che alimentare altra violenza.
Ma una volta che sei lì, che ti trovi in una metropoli polverosa e caotica come Nairobi o che esci fuori dall’urbanizzazione alla volta del selvaggio, capisci che nulla è tanto inspiegabile quanto il fascino dell’Africa, il mal d’Africa, non mi stanco mai di ripeterlo, non è un’invenzione di qualche genio del marketing, è una malattia che ti viene, che senti al mattino quando ti svegli ed il cielo è di un colore che nemmeno Monet sapeva esistesse,
quando sei in mezzo ad un mercato aperto (qualcuno lo descriverebbe una pattumiera a cielo aperto, ma dopo un po’ ti abitui anche all’odore), dove ogni giorno migliaia di persone cercano di arrabattare qualche centesimo di dollaro per poter preparare la sera un piatto di ugali (pasticcio di farina di mais, non sa gusto ma riempie le pance) e tu ti senti così piccolo in confronto alla grandezza del sorriso di un bambino malnutrito ma VERAMENTE felice anche se non sa che cos’è un videogioco, un cellulare o un barattolo di Nutella…
...e poi esci dalla città e ti trovi schiacciato da una natura mai vista né immaginata, laghi rosa di fenicotteri, alberi rossi di amaranti, distese di nulla e di tutto. Le zebre ti accompagnano lungo il tuo cammino su sentieri polverosi che vedono la pioggia troppo di rado, se non fai attenzione uno struzzo ti salta sul cofano della macchina, per non parlare di bisonti imbufaliti disturbati nel loro sonno o di qualche Pumba che trotterella in mezzo alla strada con uccellini a dorso e famigliola a seguito. E tutto d’un tratto capisci che non puoi non amare questo mondo di contrasti.