L’Africa dell’Est è una realtà un po’ diversa dal resto del continente. O forse è meglio dire che ogni regione d’Africa è un mondo a sé.
Arrivando qui a gestire un business un po’anormale per i paesi con cui tratto, mi trovo anche a vivere spesso una realtà anormale per chi conosce l’Africa come il continente nero.
L’Africa dell’Est è in realtà una piccola India. In seguito alla colonizzazione dei paesi sull’Oceano Indiano, gli inglesi scelsero di impiegare lavoratori indiani, che, noti per le loro capacità organizzative e gestionali, avrebbero portato un certo sviluppo ed ordine nelle terre conquistate. Gli obiettivi fissati dalla Regina non vennero sicuramente raggiunti ma gli indiani si trovarono bene qui e soprattutto, astuti quali sono, ci videro lungo e fiutarono la possibilità di arricchirsi e di conquistare un certo livello di potere e notorietà che nella a breve satura madrepatria non sarebbe più stato possibile.
E così ci rimasero. Oggi la comunità indiana conta circa 800.000 elementi in Kenya e all’incirca altrettante tra Tanzania, Uganda, Mozambico e Zambia. Sono stanziati nei paesi ormai da tre generazioni e nel frattempo hanno messo mano a qualsiasi business possibile: gli imprenditori, piccoli o grandi, sono indiani. Il senso del business e degli affari è innato in loro, (ammettiamolo, a volte anche un po’ senza scrupoli) e qui trovarono un terreno vergine e fertile. Il locale non era preparato, per ragioni storiche, culturali ed educative, a contrastare la loro forza commerciale e in pochi decenni l’economia di questi paesi si è trovata quasi interamente in mano a una crescente borghesia d’oltremare.
Oggi sono il cuore pulsante del business, rispettati ma poco amati dai locali, anche se anagraficamente sono locali anche loro a tutti gli effetti, ma indissolubilmente legati alle loro radici e tradizioni.
Ho voluto o dovuto fare l’esperienza di introdurmi in questa realtà e ho scoperto, per mia fortuna o mio malgrado, che una volta che sei entrato nella comunità ne fai parte a tutti gli effetti e, come dal tunnel, non ne esci più tanto facilmente!
Come noi italiani, anche gli indiani hanno un grande senso della famiglia e della comunità, fanno gruppo tra loro e pur integrandosi facilmente con altre comunità. Ti trovi a camminare per le vie di Nairobi e ti senti a New Delhi, impari prima a parlare Gudjrat che Swahili, passi più tempo in un tempio induista che al mercato del pesce, il saree diventa il tuo abito della domenica.
Quello che mi ha sempre affascinato è il loro attaccamento alla religione, ai culti e ai riti, alla tradizione, che anche nel 21esimo secolo sembra difficilmente essere intaccata dalla globalizzazione e dall’occidentalismo.
Come noi italiani, anche gli indiani hanno un grande senso della famiglia e della comunità, fanno gruppo tra loro e pur integrandosi facilmente con altre comunità. Ti trovi a camminare per le vie di Nairobi e ti senti a New Delhi, impari prima a parlare Gudjrat che Swahili, passi più tempo in un tempio induista che al mercato del pesce, il saree diventa il tuo abito della domenica.
Quello che mi ha sempre affascinato è il loro attaccamento alla religione, ai culti e ai riti, alla tradizione, che anche nel 21esimo secolo sembra difficilmente essere intaccata dalla globalizzazione e dall’occidentalismo.
Ho avuto il piacere di prendere parte in questi giorni alle celebrazioni del Navratri, dopo il Diwali (festa della luce) l’evento più importante nella religione induista: nove notti di celebrazioni per onorare le divinità femminili Kali, Lakshmi e Saraswathi. Tutto d’un colpo di notte la città così temuta per la sua insicurezza diventa un turbinio di musica, luci, colori, profumi, danze, le donne sfoggiano i loro abiti più belli e i gioielli più preziosi. Anche gli uomini a volte sfoggiano i costumi tradizionali, che forse un po’ ci fanno sorridere ma che sicuramente trasmettono allegria.
E poi si balla e si canta intorno alle divinità che porteranno prosperità e serenità. In qualche modo, se ti trovi lì in mezzo, anche tu vestita, profumata e acconciata a festa, vieni completamente rapita da questa atmosfera e non puoi che essere positivamente influenzato da tanta gioia e spiritualità.
3 commenti:
Che dire, ogni parte del mondo ha la sua storia da raccontare, affascinante e carica di mille sfaccettature. Spesso quella che si legge sui libri o si vede ai Tg non è che un riassunto zeppo di errori e omissioni. Grazie di condividere queste tue esperienze con noi!! ps: con tutta calma, ci pubbicheresti una bella ricetta Kenyana che poi io proverò a riprodurre e vediamo cosa succede!! PS2: evitiamo cose a base di zebre ed elefanti.. dove li trovo in langa?
mmm...poi però la mangi anche!diciamo che non è un paese famoso per la sua prelibata cucina!
Beh, io ci provo a farvi viaggiare un po', credo sia giusto anche far vedere le altre facce della medaglia, o meglio del caleidoscopio, tante immagini ha l'Africa!
Proverò però anche a raccontarvi un po' di altri paesi, se vi può interessare...e di zebre ed elefanti ma non in pentola!
E se hai richieste specifiche di cose che vi possano interessare sul continente nero, sarò lieta di procurarvele! (spero tu scherzi sulla ricetta...)
Mica tanto!! per la ricetta intendo! se è una cosa fattibile si può sperimentare!!
Per il resto certo che ci interessa la tua visione "diretta" del mondo. Se ogniuno pubblicasse i suoi pensieri e le sue esperienze tutti ci arricchiremmo di più!
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