Quattro storie vere, autentiche, genuine, raccolte con un piccolo registratore sui campi di battaglia...
Una Guerra
Ex-Jugoslavia: 1991-1995. Una delle guerre civili più atroci, sanguinose e "dimenticate" mai combattute...
Due Attori
Due interpreti, un uomo e una donna, fanno loro le parole dei sopravvissuti ai massacri e alle pulizie etniche...
Un Solo Coraggio
Un solo indimenticabile esempio di coraggio civile e fratellanza, capace di aprire gli occhi ed il cuore...
Con queste parole viene presentato lo spettacolo teatrale diretto ed interpretato da Marco Cortesi e Mara Moschini, che venerdì 1 giugno farà tappa ad Alba.
Per saperne di più vi segnalo il sito ufficiale dell'evento e l'intervista al regista-attore Marco Cortesi.
Spazio aperto per tutti! Un luogo dove condividere notizie, consigli, recensioni, pensieri, progetti e musica! Il Concerto per un Amico attivo tutto l'anno! Vuoi diventare autore del blog? contattaci!
giovedì 31 maggio 2012
mercoledì 30 maggio 2012
CANNABIS LEGALIZZATA ?!?!?!?!
Da oggi chi possiede una piantina di cannabissul terrazzo di casa non avrà problemi con la legge. Lo ha stabilito la Cassazione secondo la quale la coltivazione di una sola pianta di marijuana “non è idonea a porre in pericolo il bene della salute pubblica o della sicurezza pubblica”. Il pronunciamento della Suprema Corte è arrivato in seguito al ricorso del procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro che aveva protestato per l’assoluzione di un ragazzo di 23 anni sorpreso con una piantina di Maria sul balcone della sua abitazione a Scalea (Cosenza). Proprio per il fatto che si trattava di una sola piantina, quindi chiamando in causa la “modestia dell’attività posta in essere emerge da circostanze oggettive di fatto, come in questo caso la coltivazione di una piantina in un piccolo vaso sul terrazzo di casa con un principio attivo di mg 16, il comportamento dell’imputato deve essere ritenuto del tutto inoffensivo e non punibile anche in presenza di specifiche norme di segno contrario”.
In altre parole i supremi giudici – in base alla sentenza 25674 – hanno chiamato in causa l’assenza di pericolosità del gesto, che è quindi da non sanzionare penalmente, come invece specificherebbe il legislatore in caso di coltivazione di sostanze stupefacenti. Una decisione senza precedenti, che creerà un importante precedente nella giurisprudenza e che, sicuramente, accenderà un focolaio di polemiche non da meno. Da anni si cerca di trovare la soluzione più giusta nei confronti del “problema droga” e con questa sentenza i giudici sembrano voler soverchiare le rigide norme in materia di cannabis et simili. Del resto come non considerare il fatto che forse i benefici sociali che si ricavano dalla proibizione di canapa non compensano adeguatamente i costi che la collettività paga, collocando “fuori dalla legge” il comportamento di intere fasce giovanili. Cosa che li allontana ancor di più dalle istituzioni.
martedì 29 maggio 2012
UN CAPOLAVORO !!!
UN GRAN BEL FILM ASSOLUTAMENTE DA VEDERE, PER UN GRANDE ARTISTA....
NON AVENDO TROVATO IL TRAILER UFFICIALE VI LASCIO CON UNO SPEZZONE DEL FILM IN UNA SUA FAMOSISSIMA CANZONE, TRA L'ALTRO TITOLO DEL FILM, BUONA VISIONE A TUTTI !!!!!
NON AVENDO TROVATO IL TRAILER UFFICIALE VI LASCIO CON UNO SPEZZONE DEL FILM IN UNA SUA FAMOSISSIMA CANZONE, TRA L'ALTRO TITOLO DEL FILM, BUONA VISIONE A TUTTI !!!!!
sabato 26 maggio 2012
SI FERMA IL CONCERTO PER UN AMICO
Lo staff del Concerto per Un Amico, dopo mesi di sofferte decisioni, comunica ufficialmente la fine di questa amata ed importante manifestazione.
La scelta è stata difficilissima ma alla fine è stata condivisa dall’intero direttivo dell’A.P.S., che ha preso atto dell’incremento delle difficoltà e dell’immenso carico di lavoro che richiedono i preparativi e lo svolgimento di un tale evento. Noi non viviamo questa decisione come una sconfitta e, anche se all’esterno può averne il sapore, neanche di una resa.
Per questo motivo vorremmo essere chiari ed onesti nel motivare questa decisione, proseguendo con l’indole che ci ha contraddistinto e che secondo noi, è stata la base del successo di tutti gli eventi proposti e realizzati in 13 anni di attività.
Sono molti i fattori che appesantiscono l’apparato organizzativo, a partire dalle sempre maggiori difficoltà burocratiche, zavorre che spesso si trasformavano in spese aggiuntive, alle quali diventava sempre più difficile far fronte. E’ stata sempre nostra premura non intaccare il capitale dell’Associazione, reinvestendo i guadagni al netto della beneficienza, imponendoci di non sperperare il denaro raccolto. Così abbiamo dovuto trovare il modo di bilanciare le maggiori uscite con nuove entrate, magari derivanti da sponsor, iniziative di supporto o sempre più spesso ottimizzando (e aumentando!) il nostro lavoro in modo da ottenere il massimo risultato con la minor spesa possibile.
E’ inutile sottolineare quanto sia difficile da qualche anno a questa parte reperire delle sponsorizzazioni, soprattutto cercando di non gravare sulle aziende del Paese sempre molto generose nei nostri confronti. Stesso discorso vale per l’accesso ai contributi pubblici, mai ottenuti, nonostante i nostri sforzi e le nostre credenziali.
Anche la situazione Comunale non ha potuto esserci di grande aiuto, almeno finanziariamente, azzoppata dalle note difficoltà che un piccolo Comune come Farigliano, si trova a dover affrontare di amministrazione in amministrazione. Nonostante questo però siamo riusciti a garantire ben 13 edizioni, senza mai andare in perdita, destinando in beneficienza una cifra che si aggira attorno al 70.000 euro e capitalizzandone altri 60.000 circa tra disponibilità liquide ed attrezzature acquistate. Senza contare i grandi ospiti e le magnifiche rassegne musicali che abbiamo proposto, toccando vette qualitative e di partecipazione di cui andare veramente fieri. Altro punto dolente, per quanto comprensibile, non siamo riusciti a trovare un ricambio generazionale al direttivo, nonostante gli otre 80 collaboratori (oltre 200 negli anni!) che ogni anno vestono le nostre magliette blu.
Non c’è nulla di polemico in questo: è evidente che gli sforzi ed i sacrifici a cui il direttivo era sottoposto, venivano alleggeriti da una fortissima motivazione e, di conseguenza, sarebbe stato ingenuo sperare che qualcuno, senza il nostro “vissuto”, volesse sobbarcarsi questo fardello e soprattutto vincolarsi alle rigide regole con cui abbiamo mosso ogni nostro passo.
Con questo non vogliamo assolutamente parlare d’indifferenza, anzi, la stragrande maggioranza dei volontari è stata sempre pronta a spendersi per il gruppo e molti di loro sono cresciuti nello staff, dimostrando passione e un grandissimo affetto per l’associazione.
Purtroppo però, la responsabilità e il lunghissimo lavoro di gestione richiedono un impegno e una devozione che va ancora oltre, e questo non lo si può pretendere.
Questi fattori, però, rappresentano ancora solo una parte delle cause che ci hanno spinto a fare tale scelta.
La verità è che bisogna prima o poi fare i conti con la propria vita, i propri impegni e tutte quelle cose che richiedono ogni anno un spazio sempre maggiore e il dovuto rispetto. Ci siamo trovati un poco alla volta a dover gestire sempre più ritiri, causati da trasferimenti, lavoro e impegni di famiglia che costringevano il direttivo a soluzioni sempre più onerose, con il conseguente calo di attenzione e un diffuso nervosismo nella distribuzione delle responsabilità. Proprio il rischio di rovinare l’atmosfera che ha reso tutto questo possibile, la serietà con cui abbiamo affrontato anno dopo anno i nostri impegni e il rischio di commettere qualche errore che avrebbe potuto offuscare l’immagine dell’intera organizzazione ci ha spinto a riflettere sulla situazione. Dopo infinite riunioni e mille proposte è emerso chiaramente che qualsiasi rimedio sarebbe stato solo l’ennesima pezza per riparare una tela ormai troppo compromessa, con il rischio reale di strapparla del tutto. Il pericolo di vedere un segno meno in un bilancio sempre positivo, di tradire i nostri presupposti o di intaccare l’immagine di un’esperienza tanto bella ci ha quindi spinti a scegliere di fermarci.
Così a malincuore, ma a testa alta, annunciamo quella che per noi è la fine di un’era e che per molti sarà una spiacevole notizia. Ora ci attendono scelte ponderate, come l’impiego del capitale dell’associazione (sempre da impegnare in beneficenza) e del suo stesso futuro, inevitabilmente legato al Concerto. La necessità di lasciare una forte testimonianza di quanto è avvenuto in 13 anni, la persecuzione di alcuni obiettivi a cui non vogliamo rinunciare e le insistenti richieste di non disperdere un cosi grande gruppo di ragazzi di età e capacità differenti sono solo alcuni degli aspetti che stiamo cercando di definire, ma per questo ci vorrà ancora un po’ di tempo.
Continua da parte nostra l’impegno ad agire nella massima trasparenza, pubblicando ogni nostra decisione e confrontandoci con chiunque voglia farlo, con la speranza che quanto realizzato possa essere custodito con cura o sia il seme per una nuova avventura. Notizie e approfondimenti saranno sempre disponibili sul nostro sito www.concertoperunamico.com, così come le foto ed i video delle edizione passate che nei mesi aumenteranno.
Chi volesse lasciare un commento, un ricordo o anche solo un parere può farlo qui o tramite mail ( info@concertoperunamico.com ), noi cercheremo di pubblicare ogni vostro pensiero e di costudirlo tra i tanti tesori che questi anni ci hanno regalato.
A differenza dei tanti altri miei post, questo non verrà accompagnato da una canzone, nemmeno di quelle da “fine live”. Come alla fine di ogni concerto, durante il viaggio di ritorno, lasciamo che le orecchie fischianti, la stanchezza e i tanti ricordi, trovino il silenzioso e giusto spazio dentro di noi.
Un ultimo pensiero va a tutti coloro che ci hanno sempre sostenuto, un grazie profondo per aver contribuito assieme a noi al Concerto per Un Amico.
GRAZIE.
Il Direttivo
La scelta è stata difficilissima ma alla fine è stata condivisa dall’intero direttivo dell’A.P.S., che ha preso atto dell’incremento delle difficoltà e dell’immenso carico di lavoro che richiedono i preparativi e lo svolgimento di un tale evento. Noi non viviamo questa decisione come una sconfitta e, anche se all’esterno può averne il sapore, neanche di una resa.
Per questo motivo vorremmo essere chiari ed onesti nel motivare questa decisione, proseguendo con l’indole che ci ha contraddistinto e che secondo noi, è stata la base del successo di tutti gli eventi proposti e realizzati in 13 anni di attività.
Sono molti i fattori che appesantiscono l’apparato organizzativo, a partire dalle sempre maggiori difficoltà burocratiche, zavorre che spesso si trasformavano in spese aggiuntive, alle quali diventava sempre più difficile far fronte. E’ stata sempre nostra premura non intaccare il capitale dell’Associazione, reinvestendo i guadagni al netto della beneficienza, imponendoci di non sperperare il denaro raccolto. Così abbiamo dovuto trovare il modo di bilanciare le maggiori uscite con nuove entrate, magari derivanti da sponsor, iniziative di supporto o sempre più spesso ottimizzando (e aumentando!) il nostro lavoro in modo da ottenere il massimo risultato con la minor spesa possibile.
E’ inutile sottolineare quanto sia difficile da qualche anno a questa parte reperire delle sponsorizzazioni, soprattutto cercando di non gravare sulle aziende del Paese sempre molto generose nei nostri confronti. Stesso discorso vale per l’accesso ai contributi pubblici, mai ottenuti, nonostante i nostri sforzi e le nostre credenziali.
Anche la situazione Comunale non ha potuto esserci di grande aiuto, almeno finanziariamente, azzoppata dalle note difficoltà che un piccolo Comune come Farigliano, si trova a dover affrontare di amministrazione in amministrazione. Nonostante questo però siamo riusciti a garantire ben 13 edizioni, senza mai andare in perdita, destinando in beneficienza una cifra che si aggira attorno al 70.000 euro e capitalizzandone altri 60.000 circa tra disponibilità liquide ed attrezzature acquistate. Senza contare i grandi ospiti e le magnifiche rassegne musicali che abbiamo proposto, toccando vette qualitative e di partecipazione di cui andare veramente fieri. Altro punto dolente, per quanto comprensibile, non siamo riusciti a trovare un ricambio generazionale al direttivo, nonostante gli otre 80 collaboratori (oltre 200 negli anni!) che ogni anno vestono le nostre magliette blu.
Non c’è nulla di polemico in questo: è evidente che gli sforzi ed i sacrifici a cui il direttivo era sottoposto, venivano alleggeriti da una fortissima motivazione e, di conseguenza, sarebbe stato ingenuo sperare che qualcuno, senza il nostro “vissuto”, volesse sobbarcarsi questo fardello e soprattutto vincolarsi alle rigide regole con cui abbiamo mosso ogni nostro passo.
Con questo non vogliamo assolutamente parlare d’indifferenza, anzi, la stragrande maggioranza dei volontari è stata sempre pronta a spendersi per il gruppo e molti di loro sono cresciuti nello staff, dimostrando passione e un grandissimo affetto per l’associazione.
Purtroppo però, la responsabilità e il lunghissimo lavoro di gestione richiedono un impegno e una devozione che va ancora oltre, e questo non lo si può pretendere.
Questi fattori, però, rappresentano ancora solo una parte delle cause che ci hanno spinto a fare tale scelta.
La verità è che bisogna prima o poi fare i conti con la propria vita, i propri impegni e tutte quelle cose che richiedono ogni anno un spazio sempre maggiore e il dovuto rispetto. Ci siamo trovati un poco alla volta a dover gestire sempre più ritiri, causati da trasferimenti, lavoro e impegni di famiglia che costringevano il direttivo a soluzioni sempre più onerose, con il conseguente calo di attenzione e un diffuso nervosismo nella distribuzione delle responsabilità. Proprio il rischio di rovinare l’atmosfera che ha reso tutto questo possibile, la serietà con cui abbiamo affrontato anno dopo anno i nostri impegni e il rischio di commettere qualche errore che avrebbe potuto offuscare l’immagine dell’intera organizzazione ci ha spinto a riflettere sulla situazione. Dopo infinite riunioni e mille proposte è emerso chiaramente che qualsiasi rimedio sarebbe stato solo l’ennesima pezza per riparare una tela ormai troppo compromessa, con il rischio reale di strapparla del tutto. Il pericolo di vedere un segno meno in un bilancio sempre positivo, di tradire i nostri presupposti o di intaccare l’immagine di un’esperienza tanto bella ci ha quindi spinti a scegliere di fermarci.
Così a malincuore, ma a testa alta, annunciamo quella che per noi è la fine di un’era e che per molti sarà una spiacevole notizia. Ora ci attendono scelte ponderate, come l’impiego del capitale dell’associazione (sempre da impegnare in beneficenza) e del suo stesso futuro, inevitabilmente legato al Concerto. La necessità di lasciare una forte testimonianza di quanto è avvenuto in 13 anni, la persecuzione di alcuni obiettivi a cui non vogliamo rinunciare e le insistenti richieste di non disperdere un cosi grande gruppo di ragazzi di età e capacità differenti sono solo alcuni degli aspetti che stiamo cercando di definire, ma per questo ci vorrà ancora un po’ di tempo.
Continua da parte nostra l’impegno ad agire nella massima trasparenza, pubblicando ogni nostra decisione e confrontandoci con chiunque voglia farlo, con la speranza che quanto realizzato possa essere custodito con cura o sia il seme per una nuova avventura. Notizie e approfondimenti saranno sempre disponibili sul nostro sito www.concertoperunamico.com, così come le foto ed i video delle edizione passate che nei mesi aumenteranno.
Chi volesse lasciare un commento, un ricordo o anche solo un parere può farlo qui o tramite mail ( info@concertoperunamico.com ), noi cercheremo di pubblicare ogni vostro pensiero e di costudirlo tra i tanti tesori che questi anni ci hanno regalato.
A differenza dei tanti altri miei post, questo non verrà accompagnato da una canzone, nemmeno di quelle da “fine live”. Come alla fine di ogni concerto, durante il viaggio di ritorno, lasciamo che le orecchie fischianti, la stanchezza e i tanti ricordi, trovino il silenzioso e giusto spazio dentro di noi.
Un ultimo pensiero va a tutti coloro che ci hanno sempre sostenuto, un grazie profondo per aver contribuito assieme a noi al Concerto per Un Amico.
GRAZIE.
Il Direttivo
venerdì 25 maggio 2012
Video da Cani!
Non è mai esistita una vera e propria "moda" nei video clip, magari si tende a standardizzarne la tipologia, le scenografie o le sequenze, ma l'originalità degli stessi tende sovente (soprattutto in alcuni generi)ad essere l'obiettivo principale da perseguire.
Spesso la differenza la fa la passione, del regista o dei musicisti, per un qualcosa in particolare, come è successo per questi tre video i cui protagonisti sono i cani.
martedì 22 maggio 2012
Un brutto periodo
A leggere i giornali di oggi cadono letteralmente le braccia (e non solo quelle!).
Sono stato via 3 giorni, leggendo le notizie Italiane unicamente in articoli brevi, rubati alle reti free Wi-Fi (pochissime) dei locali Parigini in attesa di rientrare in Patria ed affogare nei dettagli degli stessi articoli, in versione romanzo.
Le pagine di cronaca si contendono le gesta atroci delle vittime di se stessi, uomini che perdono la testa dopo aver perso troppo spesso tutto il resto, persone disperata che decidono di farla finita, a volte trascinando nel loro delirio innocenti spettatori di una disgrazia che nessuno è stato in grado di intuire o evitare.
Oggi però tutto questo è passato in secondo piano, oggi c'è un mostro da cercare, un bombarolo che con un gesto vile ha distrutto la vita di una ragazza di 16 anni. Un maniaco, un mafioso, un pazzo o un terrorista non lo sappiamo ancora, nonostante un video piuttosto chiaro, nonostante due procure che continauano a punzecchiarsi su come procedere, nonostante una città che come prima reazione scende in piazza a favore della legalità e contro le mafie prima ancora di avere un colpevole concreto da condannare.
Se poi non bastasse il mostro di carne e ossa, c'è quello più letale e tristemente popolare chiamato Terremoto, un flagello sempre più ricorrente, che negli utlimi anni sembra voler scandagliare tutta la nostra penisola, palesando tutte le debolezze dell'uomo, dalla sfortuna alla speculazione.
Tragedie che colpiscono un paese in crisi, che travolgono aziende alle prese con minori vendite, debiti e tasse da pagare, che si abbattono su famiglie già provate da un periodo tutt'altro che roseo.
Non c'è rifugio nemmeno nelle pagine degli "esteri", per non parlare delle incomprensibili pagine "economiche", mentre nello spettacolo si saluta Robin Gibb, stroica voce dei Brothers Gibb, conosciuti con l'immortale abbreviazione di B.G. o meglio Bee Gees.
Il senso di smarrimento è accentuato dalla mancanza di un potere forte e protettivo, da uno stato che possa contare su figure auterovoli e carismate, capaci di dare un conforto alle vittime e speranze a chi come me, legge la mortificazione di un brutto periodo.
Oggi la politica, ad esclusione del governo tecnico che con la consueta razionalità prova a sistemare problemi irrazionali, si interroga su chi ha vinto le amministrative, chi le ha perse e come conquistare i voti ai prossimi appuntamenti, incuranti, come sempre, del fatto che il 50% delle persone non è nemmeno andata a votare e che cambiare nome e faccie di un sistema corrotto non servirà più a mascerare la loro incapacità.
Chiedere di non generalizzare e di non mettere tutti i politici sullo stesso piano è stupido se tutti si comportano allo stesso modo e se nessuno decide di fare gesti plateali per cambiare le cose!
L'unico sorriso che i giornali riescono a strapparmi oggi, arriva nonostante tutto, proprio dalle pagine politiche, dai commenti all'elezione a sindaco di Parma di Federico Pizzarotti del Movimento 5 Stelle.
Tralasciando le inutili polemiche su politica e antipolitica, trovo sia positivo vedere un sindaco che in una città come Parma si afferma attraverso una campagna Elettorale costata solo 6mila euro, a 39 anni, con un consiglio comunale aperto a tutti, da scegliere attraverso curricula pubblici consultabili su web e che al suo insediamento promette trasparenza e richiede partecipanti e non spettatori.
Il sorriso, amaro, me lo ha regalato Bersani, dicendo che il PD non ha perso, ha solo Non Vinto, l'ennesima conferma di una politica capace solo di mescolare parole e vivere di se stessa.
Sono stato via 3 giorni, leggendo le notizie Italiane unicamente in articoli brevi, rubati alle reti free Wi-Fi (pochissime) dei locali Parigini in attesa di rientrare in Patria ed affogare nei dettagli degli stessi articoli, in versione romanzo.
Le pagine di cronaca si contendono le gesta atroci delle vittime di se stessi, uomini che perdono la testa dopo aver perso troppo spesso tutto il resto, persone disperata che decidono di farla finita, a volte trascinando nel loro delirio innocenti spettatori di una disgrazia che nessuno è stato in grado di intuire o evitare.
Oggi però tutto questo è passato in secondo piano, oggi c'è un mostro da cercare, un bombarolo che con un gesto vile ha distrutto la vita di una ragazza di 16 anni. Un maniaco, un mafioso, un pazzo o un terrorista non lo sappiamo ancora, nonostante un video piuttosto chiaro, nonostante due procure che continauano a punzecchiarsi su come procedere, nonostante una città che come prima reazione scende in piazza a favore della legalità e contro le mafie prima ancora di avere un colpevole concreto da condannare.
Se poi non bastasse il mostro di carne e ossa, c'è quello più letale e tristemente popolare chiamato Terremoto, un flagello sempre più ricorrente, che negli utlimi anni sembra voler scandagliare tutta la nostra penisola, palesando tutte le debolezze dell'uomo, dalla sfortuna alla speculazione.
Tragedie che colpiscono un paese in crisi, che travolgono aziende alle prese con minori vendite, debiti e tasse da pagare, che si abbattono su famiglie già provate da un periodo tutt'altro che roseo.
Non c'è rifugio nemmeno nelle pagine degli "esteri", per non parlare delle incomprensibili pagine "economiche", mentre nello spettacolo si saluta Robin Gibb, stroica voce dei Brothers Gibb, conosciuti con l'immortale abbreviazione di B.G. o meglio Bee Gees.
Il senso di smarrimento è accentuato dalla mancanza di un potere forte e protettivo, da uno stato che possa contare su figure auterovoli e carismate, capaci di dare un conforto alle vittime e speranze a chi come me, legge la mortificazione di un brutto periodo.
Oggi la politica, ad esclusione del governo tecnico che con la consueta razionalità prova a sistemare problemi irrazionali, si interroga su chi ha vinto le amministrative, chi le ha perse e come conquistare i voti ai prossimi appuntamenti, incuranti, come sempre, del fatto che il 50% delle persone non è nemmeno andata a votare e che cambiare nome e faccie di un sistema corrotto non servirà più a mascerare la loro incapacità.
Chiedere di non generalizzare e di non mettere tutti i politici sullo stesso piano è stupido se tutti si comportano allo stesso modo e se nessuno decide di fare gesti plateali per cambiare le cose!
L'unico sorriso che i giornali riescono a strapparmi oggi, arriva nonostante tutto, proprio dalle pagine politiche, dai commenti all'elezione a sindaco di Parma di Federico Pizzarotti del Movimento 5 Stelle.
Tralasciando le inutili polemiche su politica e antipolitica, trovo sia positivo vedere un sindaco che in una città come Parma si afferma attraverso una campagna Elettorale costata solo 6mila euro, a 39 anni, con un consiglio comunale aperto a tutti, da scegliere attraverso curricula pubblici consultabili su web e che al suo insediamento promette trasparenza e richiede partecipanti e non spettatori.
Il sorriso, amaro, me lo ha regalato Bersani, dicendo che il PD non ha perso, ha solo Non Vinto, l'ennesima conferma di una politica capace solo di mescolare parole e vivere di se stessa.
venerdì 18 maggio 2012
Isaac Hayes
La storia di Isaac Hayes è pazzesca, non solo per gli obiettivi che quest'artista ha centrato, non tanto per gli alti e bassi che ha dovuto affrontare e nemmeno per particolari episodi della sua esistenza.
La cosa eccezzionale è dove il suo percorso lo ha portato.
Partito dalle zone più povere del Tennessee diventa re del Ghana con una cerimonia a cui partecipano i Public Enemy e si aggiudica un Oscar per la migliore canzone nel 1971, collaborando per ben 9 serie all'irriverente South Park pur essendo un devoto esponente di Scientology.
Ok, ho mischiato un po' le carte, ma quando ho sentito la storia di Hayes non ho potuto restarne indifferente!
Per i "musicologi" Isaac Hayes è stato uno dei più influenti artisti della Black Music 60/70 Americana, trasversale a generi come il Funk, l' R&B e il Soul, tanto da essere l'unico vero antagonista ai musicisti della mitica scuderia Motown.
Si aggiudica l'Oscar con la colonna sonora del film Shaft, istituzionalizzando per sempre lo stile musicale del genere poliziesco cinematografico e televisivo di quegli anni.
Per gli amanti della tv è stato principalmente la voce di Chef nella serie di South Park, a cui ha prestato quel tono basso e una grande passione per il canto (e le donne). Questo sodalizio finì male quando gli autori presero di mira la setta di Scientology (cosa piuttosto normale), ma insostenibile dallo stesso Hayes.
Politicamente attivo sul fronte dei diritti umani e capace di grandi donazioni è stato protagonsta di tante battaglie, fino a diventare un idolo per molti uomini di potere, soprattutto se sensibili alle cause Africane. Di qui l'incoronazione da parte della principessa del Ghana Naa Asie Ocansey a RE per lo sviluppo e l'educazione dei giovani cerimonia a cui participarono tantissime celebrità musicali, tra cui gli stessi Public Enemy .
Se vi ho messo curiosità potete trovare tantissimo materiale sul web, oppure, potete semplicemente ascoltarlo e immaginarvelo in tutte le sue vesti!
La cosa eccezzionale è dove il suo percorso lo ha portato.
Partito dalle zone più povere del Tennessee diventa re del Ghana con una cerimonia a cui partecipano i Public Enemy e si aggiudica un Oscar per la migliore canzone nel 1971, collaborando per ben 9 serie all'irriverente South Park pur essendo un devoto esponente di Scientology.
Ok, ho mischiato un po' le carte, ma quando ho sentito la storia di Hayes non ho potuto restarne indifferente!
Per i "musicologi" Isaac Hayes è stato uno dei più influenti artisti della Black Music 60/70 Americana, trasversale a generi come il Funk, l' R&B e il Soul, tanto da essere l'unico vero antagonista ai musicisti della mitica scuderia Motown.
Si aggiudica l'Oscar con la colonna sonora del film Shaft, istituzionalizzando per sempre lo stile musicale del genere poliziesco cinematografico e televisivo di quegli anni.
Per gli amanti della tv è stato principalmente la voce di Chef nella serie di South Park, a cui ha prestato quel tono basso e una grande passione per il canto (e le donne). Questo sodalizio finì male quando gli autori presero di mira la setta di Scientology (cosa piuttosto normale), ma insostenibile dallo stesso Hayes.
Politicamente attivo sul fronte dei diritti umani e capace di grandi donazioni è stato protagonsta di tante battaglie, fino a diventare un idolo per molti uomini di potere, soprattutto se sensibili alle cause Africane. Di qui l'incoronazione da parte della principessa del Ghana Naa Asie Ocansey a RE per lo sviluppo e l'educazione dei giovani cerimonia a cui participarono tantissime celebrità musicali, tra cui gli stessi Public Enemy .
Se vi ho messo curiosità potete trovare tantissimo materiale sul web, oppure, potete semplicemente ascoltarlo e immaginarvelo in tutte le sue vesti!
martedì 15 maggio 2012
Domande
Spettabile presidente Napolitano, non sarebbe l'ora di risentirsi con questi cosiddetti "onorevoli" nello stesso modo con cui si risente contro chi è nauseato da questa politica di svergognati?
lunedì 14 maggio 2012
venerdì 11 maggio 2012
Il pescatore di Immagini
Robert Doisneau è stato un fotografo, ma prima di questo è stato un'osservatore.
Celebrato da Google qualche tempo fa, in occasione del centenario della sua nascita, è diventato uno dei maggiori esponenti della fotografia umanista, catturando nella città di Parigi gran parte dei suoi scatti migliori, raccontandone, in bianco e nero, la vita nelle strade ed immortalando tutte quelle persone che la componevano.
Non mi permetto di giudicarne tecnica e doti artistiche, sono pericolosamente ignorante in materia, ma leggendo alcune sue interviste sono rimasto affascinato dalle sue parole, dalla sua filosofia e dalla spiegazione che amava dare del proprio lavoro.
Così tra fotografie e parole è possibile avvicinarsi al mondo di Robert Doisneau e persino, con tutti i limiti della cosa, costruirne una memoria (come suona Andy McKee).
Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.
Un centesimo di secondo qui, un centesimo di secondo là... anche mettendoli in fila, rimangono solo un secondo, due, forse tre secondi... strappati all'eternità.
Celebrato da Google qualche tempo fa, in occasione del centenario della sua nascita, è diventato uno dei maggiori esponenti della fotografia umanista, catturando nella città di Parigi gran parte dei suoi scatti migliori, raccontandone, in bianco e nero, la vita nelle strade ed immortalando tutte quelle persone che la componevano.
Non mi permetto di giudicarne tecnica e doti artistiche, sono pericolosamente ignorante in materia, ma leggendo alcune sue interviste sono rimasto affascinato dalle sue parole, dalla sua filosofia e dalla spiegazione che amava dare del proprio lavoro.
Così tra fotografie e parole è possibile avvicinarsi al mondo di Robert Doisneau e persino, con tutti i limiti della cosa, costruirne una memoria (come suona Andy McKee).
Un fotografo che ha immortalato un momento splendido, una posa accidentale di qualcuno o di uno splendido scenario, ha scoperto un tesoro.
Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.
Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente.
Mi piacciono le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. E' una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.
Un centesimo di secondo qui, un centesimo di secondo là... anche mettendoli in fila, rimangono solo un secondo, due, forse tre secondi... strappati all'eternità.
martedì 8 maggio 2012
sabato 5 maggio 2012
Addio MCA
Si è spento Adam Yauch, detto anche "Nathaniel Hörnblowér" quando si firmava come regista, ma per tutti è 'Mca' dei Beastie Boys.
Se ne va (troppo presto) un'altro di quei personaggi che hanno tracciato nuove strade nel mondo della musica.
venerdì 4 maggio 2012
Video Elettorali
In attesa di vedere con quale faccia i partiti affronteranno le prossime elezioni nazionali, LA REPUBBLICA pubblica una breve raccolta di video-spot per le prossime amministrative.
Giudicate voi!
mercoledì 2 maggio 2012
Tra Gli Offspring e Mia Martini
Parole e note sono limitate (affermazione discutibile..) ma il modo di legarle e di raccontare la vita è infinito.
Capita così di trovare lo stesso argomento descritto in maniera totalmente differente.
Mia Martini è di certo una delle più grandi interpreti che la musica abbia avuto, capace di emozionare anche solo guardandone lo sguardo, senza sentire quella voce graffiata dal dolore, che ha caratterizato ogni suo brano e che alla fine ha avuto la meglio anche su di lei.
Gli Offspring sono invece la band che assieme ai Green Day, ha riportato il Punk al centro del mercato discografico negli anni '90. Fin dal loro debutto, questi ragazzi californiani, si sono distinti per una forte contaminazione grunge, meno tradizionalisti ad esempio dei Rancid, molto più cupi rispetto ai cugini Green Day e sicuramente più profondi dei Blink-182. I loro testi infatti sono tutt'altro che scontati e, pur non essendo caratterizzati da dottrine politiche o battaglie sociali (come ad esempio i NOFX), si addentravano in tematiche spinose ed interiori.
Minuetto e Self Esteem, due mondi tanto distanti, che raccontano la stessa cosa, quella malata dipendenza d'amore.
Più che un sentimento diventa una patologia, quando viene a mancare il rispetto per l'altra persona o per se stessi, decade il principio stesso dell'amore, ma accade di continuo, si tratti di gelosia, possessione o annullamento della propria identità.
Entrambe le canzoni sono entrate nel mito, ed entrambe raccontano in prima persona questo stato degradato, causato il più delle volte da una propria debolezza, che giorno dopo giorno ti strappa la stima di te stesso, un piccolo passo alla volta, come fosse un minuetto.
Stima Di Sè Stessi
Ho pensato di scaricarla dieci volte oggi
Ho pensato a cio che avrei dovuto dirle
Ma poi è arrivata
E ho perso la testa
L’ho accompagnata e le ho preparato il dessert
Ora so che sono stato usato
Non mi lamento di questo, a me piace l'abuso
Lo so che sta giocando con me
Non mi lamento perché non ho stima di me stesso
Facciamo programmi per uscire la notte
Aspetto fino alle 2 poi spengo la luce
Tutto questo rigetto mi sale cosi lento
Se lei insiste non potrò far altro che dirle no
Quando dice che vuole solo me
Mi chiedo poi perché va a letto con i miei amici
Quando dice che sono come una malattia
Mi domando poi quanto posso durare ancora
E suppongo che dovrei alzare la voce
Ma realmente penso che forse é meglio andare avanti cosi
In piu’ tu soffri
In piu’ sembra che tu veramente ci tieni
Vero? Yeah yeah yeah
Ora riferirò parte di questa cosa
Che é accaduto piu di quanto vorrei ammettere
A notte fonda lei bussa alla mia porta
Ancora ubriaco e confuso
So che ora dovrei dire di no
Ma é difficile farlo quando lei é pronta per andare
Dovrei stare zitto
Ma non sono stupido
Sono solo un animale senza stima di se stesso
Mia Martini è di certo una delle più grandi interpreti che la musica abbia avuto, capace di emozionare anche solo guardandone lo sguardo, senza sentire quella voce graffiata dal dolore, che ha caratterizato ogni suo brano e che alla fine ha avuto la meglio anche su di lei.
Gli Offspring sono invece la band che assieme ai Green Day, ha riportato il Punk al centro del mercato discografico negli anni '90. Fin dal loro debutto, questi ragazzi californiani, si sono distinti per una forte contaminazione grunge, meno tradizionalisti ad esempio dei Rancid, molto più cupi rispetto ai cugini Green Day e sicuramente più profondi dei Blink-182. I loro testi infatti sono tutt'altro che scontati e, pur non essendo caratterizzati da dottrine politiche o battaglie sociali (come ad esempio i NOFX), si addentravano in tematiche spinose ed interiori.
Minuetto e Self Esteem, due mondi tanto distanti, che raccontano la stessa cosa, quella malata dipendenza d'amore.
Più che un sentimento diventa una patologia, quando viene a mancare il rispetto per l'altra persona o per se stessi, decade il principio stesso dell'amore, ma accade di continuo, si tratti di gelosia, possessione o annullamento della propria identità.
Entrambe le canzoni sono entrate nel mito, ed entrambe raccontano in prima persona questo stato degradato, causato il più delle volte da una propria debolezza, che giorno dopo giorno ti strappa la stima di te stesso, un piccolo passo alla volta, come fosse un minuetto.
Stima Di Sè Stessi
Ho pensato di scaricarla dieci volte oggi
Ho pensato a cio che avrei dovuto dirle
Ma poi è arrivata
E ho perso la testa
L’ho accompagnata e le ho preparato il dessert
Ora so che sono stato usato
Non mi lamento di questo, a me piace l'abuso
Lo so che sta giocando con me
Non mi lamento perché non ho stima di me stesso
Facciamo programmi per uscire la notte
Aspetto fino alle 2 poi spengo la luce
Tutto questo rigetto mi sale cosi lento
Se lei insiste non potrò far altro che dirle no
Quando dice che vuole solo me
Mi chiedo poi perché va a letto con i miei amici
Quando dice che sono come una malattia
Mi domando poi quanto posso durare ancora
E suppongo che dovrei alzare la voce
Ma realmente penso che forse é meglio andare avanti cosi
In piu’ tu soffri
In piu’ sembra che tu veramente ci tieni
Vero? Yeah yeah yeah
Ora riferirò parte di questa cosa
Che é accaduto piu di quanto vorrei ammettere
A notte fonda lei bussa alla mia porta
Ancora ubriaco e confuso
So che ora dovrei dire di no
Ma é difficile farlo quando lei é pronta per andare
Dovrei stare zitto
Ma non sono stupido
Sono solo un animale senza stima di se stesso
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