Un breve viaggio a Dublino per capire quanto sia bella l'Irlanda e il suo carattere.
Tra scampagnate, pinte di Guinness e piatti più o meno tradizionali, ci siamo innamorati delle sue vie, della sua storia, del suo clima decisamente variabile e naturalmente dei suoi pub.
Tra i tanti incontri quello con
Stephen Cooper è stato tra i più apprezzati.
Si tratta di un cantautore-chitarrista, membro del duo Scoops music, che abbiamo incontrato durante una sua esibizione in uno dei tanti, meravigliosi locali di Temple Bar.
Tra cover, brani originali e brindisi, ci ha regalato una bellissima serata!
Spazio aperto per tutti! Un luogo dove condividere notizie, consigli, recensioni, pensieri, progetti e musica! Il Concerto per un Amico attivo tutto l'anno! Vuoi diventare autore del blog? contattaci!
martedì 31 marzo 2015
venerdì 27 marzo 2015
L'ultimo tramonto
Cosa è successo sul maledetto volo che è tragicamente terminato sulle vette alpine francesi lo si può intuire, ma cosa è passato nella testa di un pilota, che volontariamente commette un omicidio, con l'alibi (ancora da stabilire) del suicidio... non lo sapremo mai.
Resta la rabbia dei famigliari, mista ad un dolore che si acutizza al pensiero di quegli ultimi istanti di cui restano le sole, terribili, testimonianze audio.
Resta la beffa, per un sistema di sicurezza che si trasforma in tutela per un gesto folle ed imprevedibile.
Resta la cinica consapevolezza che una cosa tanto assurda sia comunque meno probabile di un guasto tecnico e quindi una sorta di magra consolazione in vista dei nostri viaggi futuri.
Resta l'assurda sensazione che se un gesto tanto folle sia da imputare al mostro della depressione sia contemporaneamente meno odioso di un gesto terroristico ma drammaticamente più egoista ed incomprensibile.
Restano i frammenti sparsi sulle rocce, i tanti dubbi ancora da chiarire e quella sensazione di impotenza nello scegliere di mettere la propria vita nelle mani di un'altra persona.
Resta il cordoglio per le tante vittime di una fine assurda e spaventosa, come la certezza di non poter controllare quello che di buono o maledetto si annida nei nostri pensieri.
Resta la rabbia dei famigliari, mista ad un dolore che si acutizza al pensiero di quegli ultimi istanti di cui restano le sole, terribili, testimonianze audio.
Resta la beffa, per un sistema di sicurezza che si trasforma in tutela per un gesto folle ed imprevedibile.
Resta la cinica consapevolezza che una cosa tanto assurda sia comunque meno probabile di un guasto tecnico e quindi una sorta di magra consolazione in vista dei nostri viaggi futuri.
Resta l'assurda sensazione che se un gesto tanto folle sia da imputare al mostro della depressione sia contemporaneamente meno odioso di un gesto terroristico ma drammaticamente più egoista ed incomprensibile.
Restano i frammenti sparsi sulle rocce, i tanti dubbi ancora da chiarire e quella sensazione di impotenza nello scegliere di mettere la propria vita nelle mani di un'altra persona.
Resta il cordoglio per le tante vittime di una fine assurda e spaventosa, come la certezza di non poter controllare quello che di buono o maledetto si annida nei nostri pensieri.
martedì 24 marzo 2015
Got the time
Quando ascoltai per la prima volta questa canzone in disco live degli Anthrax fu amore a primo play!
Preso dalla curiosità di scoprire i 'big four', da fanatico dei Metallica e sedotto dagli Slayer, volevo chiudere il cerchio con le altre due band che rappresentavano l'ossatura del thrash metal: Megadeth e appunto gli Anthrax.
All'epoca avevo appena comprato uno stereo con lettore cd, i masterizzatori, costosissimi, erano appena apparsi sul mercato ed erano rarissimi e Napster era ancora una chimera a cui nessuno nemmeno pensava.
Per chi si aggirava affamato di musica, armato di riviste ed in cerca di un passaggio per arrivare al negozio di dischi più vicino, per farsi un idea, esisteva solo lo scambio di cd e le cassettine da far divorare ai wolkman, tramandate di mano in mano senza mai un vero proprietario.
Ricordo di aver comprato un live perchè non ero riuscito a trovare una raccolta, così fui travolto dalla spaventosa energia degli Anthrax, che tra i big four erano di certo quelli meno legati ai classicismi del metal.
Il primo ascolto fu travolgente, c'era del punk, del rap, del metal, insomma una vagonata di stili, forse non sempre coerenti, ma sicuramente affascinanti.
Got the time era una delle mie canzoni preferite, il riff di basso, suonato da Frank Bello fustigando le corde con il plettro, era uno delle intro capaci di infiammare le platee!
Ho scoperto solo da poco che questa canzone era una cover e cercando l'originale ne ho apprezzato meglio la composizione, scoprendone anche l'autore, tale Joe Jackson, inglese tra i guru della New Wave.
Jackson non apprezzò molto il rifacimento degli Anthrax, ma è innegabile che la loro versione rese molto più celebre il pezzo, incastonandolo tra le pietre più classiche e pregiate del metal.
Preso dalla curiosità di scoprire i 'big four', da fanatico dei Metallica e sedotto dagli Slayer, volevo chiudere il cerchio con le altre due band che rappresentavano l'ossatura del thrash metal: Megadeth e appunto gli Anthrax.
All'epoca avevo appena comprato uno stereo con lettore cd, i masterizzatori, costosissimi, erano appena apparsi sul mercato ed erano rarissimi e Napster era ancora una chimera a cui nessuno nemmeno pensava.
Per chi si aggirava affamato di musica, armato di riviste ed in cerca di un passaggio per arrivare al negozio di dischi più vicino, per farsi un idea, esisteva solo lo scambio di cd e le cassettine da far divorare ai wolkman, tramandate di mano in mano senza mai un vero proprietario.
Ricordo di aver comprato un live perchè non ero riuscito a trovare una raccolta, così fui travolto dalla spaventosa energia degli Anthrax, che tra i big four erano di certo quelli meno legati ai classicismi del metal.
Il primo ascolto fu travolgente, c'era del punk, del rap, del metal, insomma una vagonata di stili, forse non sempre coerenti, ma sicuramente affascinanti.
Got the time era una delle mie canzoni preferite, il riff di basso, suonato da Frank Bello fustigando le corde con il plettro, era uno delle intro capaci di infiammare le platee!
Ho scoperto solo da poco che questa canzone era una cover e cercando l'originale ne ho apprezzato meglio la composizione, scoprendone anche l'autore, tale Joe Jackson, inglese tra i guru della New Wave.
Jackson non apprezzò molto il rifacimento degli Anthrax, ma è innegabile che la loro versione rese molto più celebre il pezzo, incastonandolo tra le pietre più classiche e pregiate del metal.
venerdì 20 marzo 2015
martedì 17 marzo 2015
Il cattivo sapere
Ho parlato spesso di quanto l'informazione sul web, libera da ogni costrizione, sia finita nella trappola dell'abuso, schiacciata sotto migliaia di tasti che battono supposizioni spacciandole per fatti, ipotesi per verità, dubbi per certezze.
Purtroppo nell'oceano di internet vale una sola legge: trovi quello che vuoi trovare.
In effetti questo vale anche nella vita reale: si ascolta quello che si vuol sentire, ma mentre nella vita di tutti i giorni esiste l'autorevolezza o meno di un'interlocutore, sul web si casca male, le citazioni sono spesso imparziali e appannate, i fatti esposti a profili alterni e le fonti spesso ignote.
La colpa è nostra, troppo pigri per documentarci, pavidi per smentirci e affascinati dalle tesi capaci di tranquillizzarci.
Proprio questo è un metodo frequentemente utilizzato per condizionare i consumi, società che ordinano ricerche mirate per poi sfruttarne i risultati e realizzarci campagne pubblicitarie sui social, dove l'attenzione della gente è quella desiderata: abbastanza alta per le cazzate e troppo bassa per le cose importanti.
Per fare un esempio, se da domani si pubblica una ricerca dove si stabilisce che il consumo di spinaci favorisce la caduta dei capelli (sto inventando..), senza dire che altri fattori sono ben più determinanti o specificare che bisognerebbe consumarne a quintali, oppure omettendo tutte le altre grandi qualità della celebre verdura, avremmo centinaia di stempiati pronti a credere che braccio di ferro fosse il primo grande esempio che conferma questa tesi!
Immaginate questo esempio per tematiche ben più gravi e per giri d'affari ben maggiori di quello degli spinaci... e immaginate se allo spinacio si proponesse un'alternativa con un'altra verdure facendo il gioco opposto.. chi ci guadagnerebbe? E se la ricerca fosse evitata raccogliendo molto più semplicemente fantomatiche citazioni su blog e forum? ... a fidarsi...
Inoltre, spesso, le cose nascono senza malizia, magari per semplici ragioni etiche, per simpatia o convinzioni personali, argomenti che si diffondono di portale in portale, confermati da saccenti integralisti che non trovano spazio da nessun'altra parte se non sul web, ma lalla fine la notizia passa per vera o almeno per vorosimile (cosa ben diversa!).
Insomma, ci siamo, siamo arrivati all'opposto delle nostre paure analogiche, al paradosso delle nostre complottistiche convinzioni che un'informazione imbavagliata ci mostrava un solo lato del mondo, a servizio di chi la sfruttava per condizionare le nostre scelte.
Eccoci al mercato delle autorità, barattate per la popolarità di una notizia, presa per buono per il prezzo miserabile del non doverci sforzare a metterle in discussione.
La scienza e la medicina in mano ad oratori senza competenza, distribuite in comode vignette ad un pubblico senza pretese, pronti ad abboccare all'amo più accattivante, diventati intolleranti alla verità spesso più scomode di chi, per una vita, ha studiato l'argomento.
Vi invito a leggere questa pagina e trarne le vostre conclusioni, piangendo le prime vittime di un sistema sempre più alla deriva: VAFFANCULO STRO**I!
Purtroppo nell'oceano di internet vale una sola legge: trovi quello che vuoi trovare.
In effetti questo vale anche nella vita reale: si ascolta quello che si vuol sentire, ma mentre nella vita di tutti i giorni esiste l'autorevolezza o meno di un'interlocutore, sul web si casca male, le citazioni sono spesso imparziali e appannate, i fatti esposti a profili alterni e le fonti spesso ignote.
La colpa è nostra, troppo pigri per documentarci, pavidi per smentirci e affascinati dalle tesi capaci di tranquillizzarci.
Proprio questo è un metodo frequentemente utilizzato per condizionare i consumi, società che ordinano ricerche mirate per poi sfruttarne i risultati e realizzarci campagne pubblicitarie sui social, dove l'attenzione della gente è quella desiderata: abbastanza alta per le cazzate e troppo bassa per le cose importanti.
Per fare un esempio, se da domani si pubblica una ricerca dove si stabilisce che il consumo di spinaci favorisce la caduta dei capelli (sto inventando..), senza dire che altri fattori sono ben più determinanti o specificare che bisognerebbe consumarne a quintali, oppure omettendo tutte le altre grandi qualità della celebre verdura, avremmo centinaia di stempiati pronti a credere che braccio di ferro fosse il primo grande esempio che conferma questa tesi!
Immaginate questo esempio per tematiche ben più gravi e per giri d'affari ben maggiori di quello degli spinaci... e immaginate se allo spinacio si proponesse un'alternativa con un'altra verdure facendo il gioco opposto.. chi ci guadagnerebbe? E se la ricerca fosse evitata raccogliendo molto più semplicemente fantomatiche citazioni su blog e forum? ... a fidarsi...
Inoltre, spesso, le cose nascono senza malizia, magari per semplici ragioni etiche, per simpatia o convinzioni personali, argomenti che si diffondono di portale in portale, confermati da saccenti integralisti che non trovano spazio da nessun'altra parte se non sul web, ma lalla fine la notizia passa per vera o almeno per vorosimile (cosa ben diversa!).
Insomma, ci siamo, siamo arrivati all'opposto delle nostre paure analogiche, al paradosso delle nostre complottistiche convinzioni che un'informazione imbavagliata ci mostrava un solo lato del mondo, a servizio di chi la sfruttava per condizionare le nostre scelte.
Eccoci al mercato delle autorità, barattate per la popolarità di una notizia, presa per buono per il prezzo miserabile del non doverci sforzare a metterle in discussione.
La scienza e la medicina in mano ad oratori senza competenza, distribuite in comode vignette ad un pubblico senza pretese, pronti ad abboccare all'amo più accattivante, diventati intolleranti alla verità spesso più scomode di chi, per una vita, ha studiato l'argomento.
Vi invito a leggere questa pagina e trarne le vostre conclusioni, piangendo le prime vittime di un sistema sempre più alla deriva: VAFFANCULO STRO**I!
sabato 14 marzo 2015
Il giardino del suono
Nel 1982 l'artista Douglas Hollis, realizzò nei pressi di Seattle, dodici strutture metalliche simili a delle torrette, attrezzate con lunghi tubi cavi e pannelli per allinearsi al vento.
L'effetto creato è quello di una sinfonia continua generata dal vento, resa ancor più surreale dal desolato paesaggio in cui si trova.
L'istallazione è pubblica, anche se dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, gli accessi vengono monitorati e i controlli sono diventati continui.
L'opera divenne famosa nello stato Washington e ispirò una neonata band locale che ne prese il nome, diventando poi un icona del grounge mondial: i Soundgarden appunto!
L'effetto creato è quello di una sinfonia continua generata dal vento, resa ancor più surreale dal desolato paesaggio in cui si trova.
L'istallazione è pubblica, anche se dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, gli accessi vengono monitorati e i controlli sono diventati continui.
L'opera divenne famosa nello stato Washington e ispirò una neonata band locale che ne prese il nome, diventando poi un icona del grounge mondial: i Soundgarden appunto!
martedì 10 marzo 2015
Boardwalk Empire.. addio.
Si chiude con la quinta stagione la serie capolavoro prodotta da Martin Scorsese e interpretata da un magistrale Steve Buscemi.
Pur avendo ottenuto risultati eccellenti, frutto di un cast strepitoso, una produzione rigorosa e da una sceneggiatura che mescola sapientemente storia e finzione, Boardwalk Empire mi ha sempre dato l'impressione di non aver mai goduto del successo che meritava.
Dopo quattro stagioni strepitose, in cui i personaggi sono stati spogliati di ogni maschera, in un percorso tanto intenso quanto mai scontato, si è giunto ad un epilogo dal sapore agrodolce, capace in otto puntate di sciogliere ogni nodo, attraverso ad una narrazione inedita rispetto al passato, senza scendere a facili compromessi, nel rispetto (fin dove possibile) della storia reale.
56 puntate per raccontare un periodo storico crudo e violento, quello dell'America degli anni 20, in cui si intrecciano le storie dei contrabbandieri, della mafia, dei militari sfuggiti alla Grande Guerra, dei conflitti razziali, di una finanza e di una politica in procinto di essere inghiottiti dalla modernità.
Per saperne di più sull'ultima stagione vi segnalo questa magnifica recensione, occhio agli spoiler, ma aggiungo ai grandi pregi evidenti di questa serie, anche una massiccia ed accurata selezione musicale, fatta di grandi classici e reinterpretazioni di brani ripescati da un passato lontano.
Tra le tante cose che si ricorderanno di questa serie, di certo la sigla iniziale sarà una di queste, con la colonna sonora dei The Brian Jonestown Massacre, ad incorniciare una sequenza di immagini che racchiudono tutta la storia: un elegante "Nucky" Thompson lascia il lungomare per la spiaggia, scrutando l'oceano che nel tempo di una sigaretta si sfoga in una tempesta che trascina a riva migliaia di bottiglie, sempre sotto lo sguardo severo di Nucky che, tornato il sereno, lascia la spiaggia, con le scarpe immacolate.
Pur avendo ottenuto risultati eccellenti, frutto di un cast strepitoso, una produzione rigorosa e da una sceneggiatura che mescola sapientemente storia e finzione, Boardwalk Empire mi ha sempre dato l'impressione di non aver mai goduto del successo che meritava.
Dopo quattro stagioni strepitose, in cui i personaggi sono stati spogliati di ogni maschera, in un percorso tanto intenso quanto mai scontato, si è giunto ad un epilogo dal sapore agrodolce, capace in otto puntate di sciogliere ogni nodo, attraverso ad una narrazione inedita rispetto al passato, senza scendere a facili compromessi, nel rispetto (fin dove possibile) della storia reale.
56 puntate per raccontare un periodo storico crudo e violento, quello dell'America degli anni 20, in cui si intrecciano le storie dei contrabbandieri, della mafia, dei militari sfuggiti alla Grande Guerra, dei conflitti razziali, di una finanza e di una politica in procinto di essere inghiottiti dalla modernità.
Per saperne di più sull'ultima stagione vi segnalo questa magnifica recensione, occhio agli spoiler, ma aggiungo ai grandi pregi evidenti di questa serie, anche una massiccia ed accurata selezione musicale, fatta di grandi classici e reinterpretazioni di brani ripescati da un passato lontano.
Tra le tante cose che si ricorderanno di questa serie, di certo la sigla iniziale sarà una di queste, con la colonna sonora dei The Brian Jonestown Massacre, ad incorniciare una sequenza di immagini che racchiudono tutta la storia: un elegante "Nucky" Thompson lascia il lungomare per la spiaggia, scrutando l'oceano che nel tempo di una sigaretta si sfoga in una tempesta che trascina a riva migliaia di bottiglie, sempre sotto lo sguardo severo di Nucky che, tornato il sereno, lascia la spiaggia, con le scarpe immacolate.
venerdì 6 marzo 2015
Spoiler
E' capitato a tutti di farlo, magari involontariamente, magari interrompendosi ad un passo dalla frittata, ma lo spoiler rimane e resterà una pratica odiosa.
Svelare il finale di un'opera significa compromettere il divertimento di chi la segue, dimostrando una piena mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Ci sono poi diverse maniere di fare spoiler, alcune intriganti, si pensi agli stessi trailer cinematografici che svelano parti della storia cercando di renderla più appetibile, o ci sono i casi ispirati alla realtà, in cui si conosce bene il finale (spesso spoilerato all'inizio), per poi costruire un percorso affascinante che ne enfatizzi l'epilogo.
Quanto fatto da Striscia la Notizia nei confronti di Masterchef è stato un segno irrispettoso nei soli confronti di chi seguiva la trasmissione di Sky, nulla di più.
Svelare una sospetta irregolarità a due giorni dalla conclusione del reality poteva essere un colpaccio anche dopo la sua conclusione, anzi, forse avrebbe suscitato molto più disgusto di quanto fatto in questo modo.
Dagli ascolti inoltre non sembra che l'operazione abbia causato danni, tutt'altro, ma era piuttosto prevedibile aspettarsi che chi ha seguito per settimane le vicende degli aspiranti chef non rinunciasse alla portata principale!
Unanime è stata la condanna da tutte le fonti di informazione, dagli addetti ai lavori agli stessi interessati, ad esclusione di chi, non seguendo la cosa, può giudicare senza alcun fastidio l'irriverenza della corazzata di Ricci.
Insomma, il motivo di questo colpo basso non lo riesco a capire e mi augoro si sia trattato di un leggerezza mal calibrata e non di una bastardata come ad esempio... genialmente questo:
Svelare il finale di un'opera significa compromettere il divertimento di chi la segue, dimostrando una piena mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Ci sono poi diverse maniere di fare spoiler, alcune intriganti, si pensi agli stessi trailer cinematografici che svelano parti della storia cercando di renderla più appetibile, o ci sono i casi ispirati alla realtà, in cui si conosce bene il finale (spesso spoilerato all'inizio), per poi costruire un percorso affascinante che ne enfatizzi l'epilogo.
Quanto fatto da Striscia la Notizia nei confronti di Masterchef è stato un segno irrispettoso nei soli confronti di chi seguiva la trasmissione di Sky, nulla di più.
Svelare una sospetta irregolarità a due giorni dalla conclusione del reality poteva essere un colpaccio anche dopo la sua conclusione, anzi, forse avrebbe suscitato molto più disgusto di quanto fatto in questo modo.
Dagli ascolti inoltre non sembra che l'operazione abbia causato danni, tutt'altro, ma era piuttosto prevedibile aspettarsi che chi ha seguito per settimane le vicende degli aspiranti chef non rinunciasse alla portata principale!
Unanime è stata la condanna da tutte le fonti di informazione, dagli addetti ai lavori agli stessi interessati, ad esclusione di chi, non seguendo la cosa, può giudicare senza alcun fastidio l'irriverenza della corazzata di Ricci.
Insomma, il motivo di questo colpo basso non lo riesco a capire e mi augoro si sia trattato di un leggerezza mal calibrata e non di una bastardata come ad esempio... genialmente questo:
martedì 3 marzo 2015
Cannibal Blast
C'è un sottile filo che lega Luigi Paulino Alfredo Francesco Antonio Balassoni a Paul Mazurkiewicz, che attraversa oltre 50 anni di storia e rafforza il legame tra il Metal più estremo e il Jazz.
Procedimo per tappe, con la premessa che a dispetto dei tanti integralisti, la musica è tutta figlia della stessa arte, si nutre di contaminazioni e condivide musicisti, strumenti e attitudine.
I due personaggi citati all'inizio sono due batteristi. Il primo, classe 1924, è conosciuto con lo pseudonimo più sintetico di Louie Bellson ed è stato un virtuoso delle pelli in ambito jazz, tanto da militare nella storica orchestra di Duke Ellington, musicista e compositore tra i più prolifici e stimati del settore.
Il secondo è stato uno dei fondatori dei Cannibal Corpse, formazione americana riconosciuta tra i più celebri esponenti del brutal death metal. Paul Mazurkiewicz è uno dei batteristi più noti del settore, famoso per aver sviluppato alcune tecniche di batteria, divenute classiche nel metal più estremo, tanto da aver coniato uno stile chiamato cannibal blast, base ritmica di buona parte dei lavori della band.
Senza entrare nei tecnicismi di questo groove, lo si trova, andando a ritroso nel tempo, utilizzato nell'ambiente metal, fin dalle sue origini, elemento essenziale per creare ritmiche veloci e potenti.
L'utilizzo di questo stile come groove è però ispirata ad alcuni fill tipici del jazz, utilizzati spesso dai grandi batteristi del passato, soprattutto dai più virtuosi, partoriti dalla florida fucina di un mondo musicale che dava spazio a grandi sperimentazioni e infinite contaminazioni.
Tra questi musicisti ritroviamo Louie Bellson, per alcuni l'inventore della doppia cassa, ma di certo uno tra i primi a cimentarsi con questa variazione.
Come dicevo la struttura jazz utilizzava queste tecniche (ed infinite altre) più come fill che come groove, legati a ritmiche meno quadrate e vincolati da dinamiche che nel metal vengono trascurate per enfatizzare velocità e potenza.
Trovo affascinante considerare le evoluzioni musicali nei vari generi, spesso concentrandomi su aspetti tecnici decisamente particolari, che costituiscono però l'ossatura di quello che oggi ascoltiamo.
Senza i grandi musicisti virtuosi della storia, oggi saremmo orfani delle mille sfaccettature musicali che si evidenziano nei loro esempi più estremi, ma senza l'apertura mentale del saper cogliere le sfumature più affascinanti nei generi a noi più lontani non saremmo mai usciti dalla concezione classica della musica, e questi fili, che legano mondi e persone diversi, sono li a dimostrarlo.
Procedimo per tappe, con la premessa che a dispetto dei tanti integralisti, la musica è tutta figlia della stessa arte, si nutre di contaminazioni e condivide musicisti, strumenti e attitudine.
I due personaggi citati all'inizio sono due batteristi. Il primo, classe 1924, è conosciuto con lo pseudonimo più sintetico di Louie Bellson ed è stato un virtuoso delle pelli in ambito jazz, tanto da militare nella storica orchestra di Duke Ellington, musicista e compositore tra i più prolifici e stimati del settore.
Il secondo è stato uno dei fondatori dei Cannibal Corpse, formazione americana riconosciuta tra i più celebri esponenti del brutal death metal. Paul Mazurkiewicz è uno dei batteristi più noti del settore, famoso per aver sviluppato alcune tecniche di batteria, divenute classiche nel metal più estremo, tanto da aver coniato uno stile chiamato cannibal blast, base ritmica di buona parte dei lavori della band.
Senza entrare nei tecnicismi di questo groove, lo si trova, andando a ritroso nel tempo, utilizzato nell'ambiente metal, fin dalle sue origini, elemento essenziale per creare ritmiche veloci e potenti.
L'utilizzo di questo stile come groove è però ispirata ad alcuni fill tipici del jazz, utilizzati spesso dai grandi batteristi del passato, soprattutto dai più virtuosi, partoriti dalla florida fucina di un mondo musicale che dava spazio a grandi sperimentazioni e infinite contaminazioni.
Tra questi musicisti ritroviamo Louie Bellson, per alcuni l'inventore della doppia cassa, ma di certo uno tra i primi a cimentarsi con questa variazione.
Come dicevo la struttura jazz utilizzava queste tecniche (ed infinite altre) più come fill che come groove, legati a ritmiche meno quadrate e vincolati da dinamiche che nel metal vengono trascurate per enfatizzare velocità e potenza.
Trovo affascinante considerare le evoluzioni musicali nei vari generi, spesso concentrandomi su aspetti tecnici decisamente particolari, che costituiscono però l'ossatura di quello che oggi ascoltiamo.
Senza i grandi musicisti virtuosi della storia, oggi saremmo orfani delle mille sfaccettature musicali che si evidenziano nei loro esempi più estremi, ma senza l'apertura mentale del saper cogliere le sfumature più affascinanti nei generi a noi più lontani non saremmo mai usciti dalla concezione classica della musica, e questi fili, che legano mondi e persone diversi, sono li a dimostrarlo.
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