martedì 28 febbraio 2012

Brian Jones

Oggi compirebbe 70 anni Brian Jones, cofondatore dei Rolling Stones.
Polistrumentista e dal carattere piuttosto complicato, Jones ha contribuito a portare gli Stones nell'olimpo della musica, almeno fino al 1969, fino a quando venne ritrovato sul fondo della sua piscina, morto per un incidente.
Ora le leggende si sprecano in merito, c'è chi sostiene che sia stato ucciso dopo una lite con i muratori che stavano sistemando la sua villa, chi sostiene che le droghe abbiano non poche responsabilità nell'incidente, chi vede complotti esoterici legati al famoso "Club dei 27..." (una sfortunata coincidenza che lega molti artisti morti all'età di 27 anni..), fatto stà che il genio di Brian si spegne con lui, lasciando tracce solo nei primi dischi della band inglese.
I rapporti con Jagger e gli altri erano piuttosto compromessi nel '69, a causa dei problemi legati agli abusi di droghe, tanto che proprio il 5 luglio, due giorni dopo la morte del chitarrista, gli Stones avrebbero dovuto tenere un concerto per presentare il nuovo membro Mick Taylor, per alcuni, sostituto appunto di Brian.
Il concerto si tenne lo stesso, venne dedicato proprio a Jones nonostante molti criticarono questa scelta tacciando di insensibilità la band, pronta ad esibirsi nemmeno due giorni dopo il decesso del suo storico chitarrista.
Brian Jones è stato per anni un pilastro degli Stones, sia a livello compositivo, sia a livello di immagine, sempre molto attento al look e al modo di porsi alla stampa.
Posto tre video per celebrare questo mancato compleanno, lasciando ad altri le celebrazioni tecniche, le cabale sulla sua morte e le leggende sulla sua vita.
Il primo riguarda il concerto a lui dedicato dai Rolling Stones subito dopo la sua morte, con tanto di poesia letta da Mick Jagger.
Il secondo con le immagini del funerale che fecero il giro del mondo e una breve intervista al giovane e provato Keith Richards.
Il terzo riguarda la meravigliosa 'Paint it, Black', scritta proprio da Jagger, Richards e Jones, che apportò il riff di sitar ispiratogli da un incontro con George Harrison, impronta indelebile di un'artista scomparso.





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