mercoledì 29 aprile 2009

10

Mi rendo conto degli anni che passano dai ricordi spesso impolverati che occupano una buona parte della mia mente. Penso a quando sentivo i “grandi” parlare di fatti accaduti 10 – 20 anni prima e il mio vivere quei ricordi attraverso una ricostruzione quasi in bianco e nero, come se fossero appartenuti ad un'altra epoca. Oggi, con un sorriso un po’ amaro sulle labbra, mi trovo a fare lo stesso, ma con una ricostruzione opposta, con i ricordi in alta definizione, come film appena usciti al quale ti sei già affezzionato, ma che in realtà portano date già lontane nel tempo, lontanissime se paragonate ai parametri che usavo da piccolo.

Così, ora, affronto quello che qualche anno fa immaginavo come una meta quasi profetica, tanto la sentivo distante: Sono passati dieci anni da quando Paolo ha scelto di cambiarci la vita interrompendo la sua.

E’ difficile scrivere di questo, e non perché non ci sia niente da dire o per il rischio di sembrare banale o retorico, è difficile perché si parla di me, di noi, del fatto che davvero la nostra vita è cambiata, che le nostre scelte siano state condizionate e legate al Concerto per un Amico, tanto che spesso ci si sente quasi prigionieri di quello che abbiamo creato e portiamo avanti.

Paolo era un amico ma non sarò io a parlare di lui, perché parlerei di una persona che conoscevo attraverso ai miei occhi e per quanto mi sforzassi non riuscirei mai a mettere insieme le parole che descrivano chi era. Posso parlare però di me e di quello che Paolo ha inciso nella mia storia, condizionando scelte e segnando il mio carattere, il mio modo di vivere e di pensare.

A diciannove anni ho conosciuto la morte in maniera talmente diretta e disarmante che ho dovuto imparare a conviverci. Si perché quel gesto che tanto condanno e che ancora oggi ha lasciato più domande che risposte ha messo tutti di fronte al fatto che vivere è difficile. Ha graffiato talmente la mia personalità che ogni volta che inciampo, che tocco il fondo quel ricordo mi fa pensare, così come in ogni momento felice quel graffio è li a ricordarmi che la vità è troppo preziosa per esser messa in discussione.

Mille promesse, mille parole, mille pensieri mi hanno accompagnato in questi anni, e il mio modo di reagire è stato quello di creare, con altri che in quel momento hanno sentito la stessa necessità, un gruppo, una sorta di cuore pulsante che ha continuato a battere raccogliento tutti coloro che in mille maniere diverse hanno voluto fare un pezzo di strada insieme.

Credo sia questo il grande dono che Paolo ci ha lasciato.

A volte mi chiedo se avrei mai vissuto certe cose.

Le serate a spaccarsi la schiena, a litigare su tutto, a giocarsi tempo, denaro e salute.

Quei momenti indelebili di amicizia quando hai raggiunto un obiettivo, quando vedi negli occhi di un amico quello che provi tu e non servono parole.

Le persone che ho conosciuto e con cui abbiamo condiviso momenti terribili e meravigliosi.

Le chiacchierate sul niente per il semplice fatto di stare fianco a fianco con un unico obiettivo.

L’imbarazzo di voler ringraziarsi o scusarsi a vicenda di un qualcosa che abbiamo dentro senza nemmeno sapere come.

Caro Paolo, sono dieci anni che facciamo tutto questo e in fondo è l’unico significato che voglio attribuire, non alla tua scelta, ma al fatto che le cose siano andate così. Ora so anche che la vita cambia e che non sempre si può prevedere il futuro che poco alla volta arriva con le sue sorprese e i suoi drammi, ma da dieci anni so che ci sono delle persone su cui posso contare, che sanno mantenere una promessa a costo di rimetterci, e con cui abbiamo realizzato l’impossibile. Non so se questo ce lo hai regalato tu, ma di certo ci hai aiutato a capirlo.

Caro Paolo, oggi non posso più promettere di dedicare tutto me stesso al Concerto, ma questo in fondo lo sapevi già, è il peso e la meraviglia del vivere, del crescere, del cambiare restando in fondo sempre se stessi.

Caro Paolo, oggi come allora posso però rinnovare quella tacita promessa di condividere con te ogni mio traguardo che in qualche modo tu mi hai inseganto ad apprezzare di più, e come me, so che lo fanno in molti.

Continuerò a ricordarti attraverso a quei bellissimi momenti passati insieme, che spesso rivivono nella musica che amavamo in modo molto simile, come stanotte..

STANOTTE STANOTTE

- Traduzione di Nausicaa -

Il tempo non è mai tempo
Non te ne puoi mai andare
senza lasciarti un pezzo di giovinezza alle spalle
E le nostre vite sono cambiate per sempre
Non sraemo più gli stessi
Più cambi meno senti

Credi, credi in me, credi
Credi che la vita può cambiare
Che non sei bloccato invano
Non siamo gli stessi, siamo diversi stanotte
Stanotte, così luminosa
Stanotte

E lo sai che non sei mai sicuro
Ma sei sicuro che potresti aver ragione
Se ti tieni aggrappato alla luce
E le braci non si spengono mai
nella tua città presso il lago
Il luogo in cui sei nato

Credi, credi in me, credi
Credi nella risoluta urgenza del presente
E se credi non c'è scampo stanotte
Stanotte, così luminosa
Stanotte

Crogifiggeremo gli ipocriti stanotte
Metteremo a posto le cose, sentiremo tutto stanotte,
Troveremo il modo di santificare la notte stanotte
Gli indescrivibili momenti della tua vita stanotte
L'impossibile è possibile stanotte
Credi in me perchè io credo in te, stanotte

2 commenti:

teo ha detto...

grande Fabio!

jobby ha detto...

Belle, bellissime parole!
"Ciao Paolo, ci incontreremo nel centomila e voleremo con facilità!"