giovedì 17 marzo 2011

150 anni d'Italia in musica (III)

La musica parlata, la nuova frontiera del cantautorato, l'arena dove tutto è permesso, quella costruita dai pionieri dei primi anni ottanta, relegati in piccoli spazi, poi affermatisi negli anni '90 e finalmente consacrata ad oggi. Le storie che la musica popolare non ha più raccontato, vengono incise nei disci rap dei tanti che hanno fatto crescere questo genere: Kaos One, Neffa, Frankie Hi-NRG, gli Articolo 31, i 99 Posse, i Sottotono, Caparezza, Fabri Fibra, Marracash, i Club Dogo.. Caratteri diversi che usano lo stesso vocabolario, anzi lo stesso registro su cui corrono le parole, su cui volano i concetti che, liberati dalle ferree regole musicali, possono sviscerare anche gli argomenti più spinosi, diventando spesso la voce dei più incazzati.


La scena a cui non si da spazio, un patrimonio immenso relegato a spazi sempre troppo piccoli, soffocati dalle radio che non si permettono il lusso di far cresce la cultura della musica alternativa, quella forse legata di meno alle radici Italiane, ma che arricchisce la nosta musica con colori nuovi, con nuovi orizzonti, con nuove sonorità. L'Italia degli Afterhours, dei Marlene, dei Verdena, dei Tre Allegri Ragazzi Morti.. sono solo una piccolissima parte di un mondo che nasce nelle cantine e ogni WE partecipa al vero reality della gavetta, suonando su palchi improbabili per il solo gusto di far sentire la loro musica. E' l'Italia del Rock duro, dell'Hevy Metal, del Raggae e dello Ska, del Punk e dell'elettronica, della sperimentazione... L'Italia che vuole suonare e che vuole rompere le tradizioni per affermare una sacrosanta identità, che appartiene alla sua storia e che non permette ai tradizionalisti di "scatarrarci su!"



Un inno all'Italia più nazionalista, quella unita dallo sport, quella che fa fare il piento di tricolori alle città, quella che fa cantare a tutti il nostro inno, che ci fa sentire uniti anche se del calcio non ce ne frega nulla, perchè la magia di quelle notti va oltre al pallone, va oltre alla competizione, unisce ed esalta in un sentimento che dovrebbe essere la norma e non l'eccenzione.


Chiudo con Pavarotti, forse il più riconosciuto esponente musicale Italiano all'estero, portavoce della musica che non ho ancora citato, quella da camara, quella lirica, quella classica, che in Italia ha trovato le sue forme più belle, alcuni tra i compositori più innovativi ed amati.


Certo questo è solo uno specchietto, ho tralasciato alcuni pilastri come il jazz, come il folk che in Italia ha il primato assoluto di colori e sapori distribuiti su un territorio così piccolo, come la musica dance e non per ultimi i grandi compositori moderni che si distinguono in tutto il mondo. Purtroppo non ho abbastanza cultura per celebrare tutta la musica Italiana, figurarsi per tutte le forme d'espressione come la letteratura, la pittura, la scultura, la danza, il cinema, la cucina, l'inventiva...
Se facessimo un rapporto tra abitanti, gli spazi e le forme d'arte, scopriremmo di essere il Paese più ricco al mondo, certo anche grazie ad una storia che ci ha uniti solo da 150 anni, ma che ci ha regalato l'orgoglio di una Patria che ha nel suo popolo la forza più grande.

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