lunedì 7 marzo 2011

ASCOLTATELI ALMENO UNA VOLTA


I Tortoise, una delle band-chiave del decennio Novanta, nascono in uno dei laboratori musicali più importanti degli Stati Uniti: Chicago. E' proprio nei sotterranei della "windy city" dell'Illinois che sono state gettate le basi di un nuovo tipo di rock, sganciato quasi completamente dai suoi binari tradizionali e volto a una frenetica ricerca di tutte le possibili contaminazioni con altri generi, jazz in primis. Si è formata così una nuova scena, tanto influente sulla musica contemporanea quanto appartata, popolata da band prive di quell'immagine "forte" tipica della tradizione del rock.


Pur restando sempre lontani dalle luci della ribalta, i Tortoise sono diventati - volenti o nolenti - i portabandiera di questo movimento. Guidati dall'ingegnere del suono Dough McCombs e dal bassista John McEntire, i post-rocker di Chicago producono una musica sfuggevole, che si sottrae alle definizioni. E' una miscela stupefacente di dub, ambient e psichedelia, che pesca in buona parte dal calderone dell'alternative rock americano degli anni Novanta (in particolare lo slo-core degli Slint), ma anche dal kraut-rock tedesco (Neu!, Faust, Can), dal Canterbury-sound degli anni 70, dal jazz elettrico e dal minimalismo. Tra i critici musicali c'è chi la chiama "post-rock", chi "avant-rock". Alcuni hanno azzardato definizioni più fantasiose. Come il "Sunday Times" che l'ha descritta come "eclectic-jazzy-avantgarde-postpunk-rasta friendly". La rivista musicale inglese "Melody Maker" ha scritto: "Il rock americano è rimasto fermo alla nozione di canzone come storia, come confessione autobiografica o ritratto pseudo-letterario. Per questo la musica dei Tortoise è in controtendenza". Altro tratto distintivo del gruppo è l'equilibrio nel mescolare campionature e musica suonata davvero. D'altra parte, i Tortoise non sono soltanto abili assemblatori di suoni preconfezionati, ma anche ottimi musicisti, alcuni di formazione prettamente jazz, tutti propensi all'intercambiabilità dei ruoli.


Analogamente ad altre formazioni della galassia post rock, la band di Chicago non compone canzoni, ma lunghe suite dilatate e multiformi, rompendo anche con la convenzione della durata dei brani, limitata tradizionalmente dai tre ai sei minuti. Ne è la testimonianza più inebriante "Djed", l'ouverture del loro secondo album Millions Now Living Will Never Die : 21 minuti di puro delirio strumentale, all'insegna delle contaminazioni più audaci, al crocevia tra dub, free-jazz, kraut rock e moderne avanguardie (minimalismo in primis). E' proprio di questo album che vi consiglierei di dare un ascolto, a me ha fatto davvero impazzire ed è molto rilassante...Trovate comunque la loro discografia qui sotto, copertina e track list dell'album. A.B.


DISCOGRAFIA


TRACK LIST
  1. Djed - 20:57
  2. Glass Museum - 5:27
  3. A Survey - 2:52
  4. The Taunt And Tame - 5:01
  5. Dear Grandma And Grandpa - 2:49
  6. Along The Banks Of Rivers - 5:50
  7. Gamera – 11:55
  8. Goriri – 6:39
  9. Restless Waters – 3:41
  10. A Grape Dope - 4:12
  • Le tracce 7-9 non fanno parte della versione americana dell'album.
  • La traccia 10 fa parte solo della versione giapponese dell'album.


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