Ci sono musicisti che hanno creato un genere, attraverso il loro stile, la loro attitudine, il loro essere. Lemmy è uno di questi, lo è per me da quando vidi un bassista ringhiare immobile ad un microfono messo troppo in alto, anche solo per guardare la sua mano sinistra lavorare sul manico, per guardare negli occhi il pubblico, per inchinarsi ai tantissimi fan che lo veneravano come un dio.
Lemmy non si è mai chinato, tra realtà e leggenda, fin da quando i palchi li calcava come roadie. Non si è piegato alle mode, alle tante contraddizioni dei simboli che si portava addosso, agli abusi di alcool che più di una volta lo davano per spacciato.
Lemmy incarnava quel lato duro e puro del rock, che non scende a compromessi e non reagisce alle contaminazioni. I Motorhead sono uno di quei fenomeni che sono sopravvissuti al mito che incarnano, diventando uno scoglio emerso che non ha più bisogno di tenersi a galla nell'oceano discografico.
Lemmy è uno di quelli su cui si sprecano le leggende, il personaggio che finisce puntualmente nelle biografie di chi lo ha incrociato. Lemmy non dovrà piegarsi nemmeno alla morte, che fermerà si, un grande uomo, ma consacrerà per sempre un grandissimo musicista.
Spazio aperto per tutti! Un luogo dove condividere notizie, consigli, recensioni, pensieri, progetti e musica! Il Concerto per un Amico attivo tutto l'anno! Vuoi diventare autore del blog? contattaci!
martedì 29 dicembre 2015
giovedì 24 dicembre 2015
Buon Natale!
...
Oh oh when I, if I was a kid
Oh how magic it seemed
Oh please let me dream it's Christmas time ...
lunedì 14 dicembre 2015
The Typewriter - Leroy Anderson 1950
Si tratta di un brano geniale nella cui struttura compare uno strumento insolito: la macchina da scrivere! Composto da Leroy Anderson nel 1950, ha fatto il giro del mondo grazie a Jerry Lewis, che ha utilizzato questa sinfonia durante una scena del suo film Who’s Minding the Store? del 1963.
lunedì 7 dicembre 2015
Il ritorno del Nuovo Vinile
Alla faccia di tutti quelli che lo davano per spacciato fin dalla comparsa dei primi nastri musicali, il Vinile ha mantenuto il suo fascino e, ultimamente, nell'era della digitalizzazione, stanno nuovamente conquistando il mercato.
Decisamente più elegante di cd, rimane il supporto più "nobile" su cui incidere un disco, riconosciuto anche dai più giovani si spoglia delle vesti del "sono solo più un pallino dei vecchi affezionati".
Non stupisce quindi che la tecnologia segua il mercato, tanto da ritrovare sempre più spesso accanto ai lettori digitali, anche nuovi e vecchi giradischi.
Tra questi spiccano i nuovissimi e stizzosissimi giradischi verticali.
Arrivano da Chicago, frutto dell'ennesima iniziativa azzeccata su kickstarter, prodotti da Gramovox i primi esemplari, un mix di vintage e innovazione, che sta spopolando in tutto il mondo, tanto da non riuscire a star dietro agli ordini!
martedì 1 dicembre 2015
Comunicazione a battiti
Drum-off è un video realizzato da Miles Crawford. Quando si dice che gli strumenti devo dialogare tra loro...
Drum-Off from Miles Crawford on Vimeo.
Drum-Off from Miles Crawford on Vimeo.
venerdì 20 novembre 2015
Pensieri identici
E' davvero sorprendente ritrovare due tuoi pensieri messi "in bella" e stampati su carta. Il fatto è che per ben due giorni consecutivi un pensiero che mi ronza in testa, lo ritrovo magistralmente pubblicato da Gramellini. Ora, premesso che mai sarei stato in grado di fare altrettanto, non posso che sposare appieno quanto scritto.
Nel nostro Giardino
Vergogna, tremenda vergogna: gli europei si sentono più coinvolti dagli attentati di Parigi che da quelli che esplodono ogni giorno in altre aree del pianeta. Delle trentaduemila vite mietute l’anno scorso dalla falce terrorista, solo alcune centinaia erano occidentali. Il 2,6% del totale. Eppure è intorno a quello striminzito 2,6 che noi piangiamo le nostre lacrime migliori e organizziamo dibattiti e rappresaglie, razzisti disumani che non siamo altro.
Ai flagellanti che sono già all’opera per titillare una specialità della casa - il senso di colpa - vorrei garbatamente esprimere il mio dissenso. Non è il razzismo a guidare i nostri impulsi emotivi, ma un umanissimo criterio di prossimità. Ti preoccupi di più se va a pezzi l’appartamento del tuo vicino che se crolla un grattacielo su Marte. Le stragi immonde di Boko Haram in Nigeria ci sconvolgono, ma non ci coinvolgono. Gli attentati di Tunisi, in cui pure morirono quattro italiani, e quelli di Sharm el-Sheikh, villaggio vacanze europeo sul Mar Rosso, li abbiamo incassati con un certo autocontrollo. Al di là della naturale commozione per le vittime, il segnale che trasmettevano al nostro cervello era: non puoi più muoverti di casa. Ce ne siamo fatti una ragione. Ma gli eccidi di Parigi diffondono un messaggio molto più stringente: rischi la pelle persino se resti a casa tua. Dove per «casa» si intende non solo il luogo in cui abiti, ma la comunità che condivide le tue abitudini e i tuoi codici. L’Occidente, insomma. Sarà anche una debolezza, ma è davvero una vergogna o un delitto riconoscerla?
Un terrorista piccolo piccolo
Più dei cattivi e dei fessi, il male sembra attrarre irresistibilmente gli sfigati. Abaaoud, il giovane belga che ha coordinato gli attentati del 13 novembre, era anzitutto questo. Uno sfigato. La lettura a ritroso del suo telefonino non offre dubbi al proposito. Le prime immagini, postate qualche anno fa, ritraggono auto di lusso e donne nude a cavalcioni di una moto. Desideri identici a quelli di un frequentatore del Billionaire, ma lontanissimi dalla realtà di un ragazzotto senza né arte né parte, che gli amici di allora definiscono «un piccolo coglione», in cerca di qualcuno che lo guardi e gli dia importanza. L’Isis è quel qualcuno. Lo attira in Siria, gli mette a disposizione i soldi, un mitra e un’idea basica di mondo - noi siamo i fighi, gli altri le zecche – che è quella di cui ha bisogno per sentirsi vivo. Il contrario dell’arachide di Superpippo. Abaaoud prende la nocciolina del male e diventa una Superpippa. Le immagini sul telefonino cambiano: eccolo sorridere tronfio, finalmente a bordo di un macchinone, mentre scarica in un fosso i cadaveri di dieci «infedeli» e inneggia alla guerra santa contro «laicità e democrazia». Concetti astratti, di cui forse non capisce il senso, ma capisce benissimo che odiarli dà un senso a lui. Mi torna alla mente una vecchia serie tv, i Visitors, dove gli extraterrestri malefici in cerca di quinte colonne sulla Terra ingaggiavano «un piccolo coglione». Gli davano la divisa, un mitra, un’idea di sé, e ne facevano una spietata macchina da guerra. Gli sfigati fanno più danni dei cattivi. Per fortuna alla fine perdono sempre. Altrimenti che sfigati sarebbero?
Mi torna alla mente una vecchia serie tv, i Visitors, dove gli extraterrestri malefici in cerca di quinte colonne sulla Terra ingaggiavano «un piccolo coglione». Gli davano la divisa, un mitra, un’idea di sé, e ne facevano una spietata macchina da guerra. Gli sfigati fanno più danni dei cattivi. Per fortuna alla fine perdono sempre. Altrimenti che sfigati sarebbero?
Nel nostro Giardino
Vergogna, tremenda vergogna: gli europei si sentono più coinvolti dagli attentati di Parigi che da quelli che esplodono ogni giorno in altre aree del pianeta. Delle trentaduemila vite mietute l’anno scorso dalla falce terrorista, solo alcune centinaia erano occidentali. Il 2,6% del totale. Eppure è intorno a quello striminzito 2,6 che noi piangiamo le nostre lacrime migliori e organizziamo dibattiti e rappresaglie, razzisti disumani che non siamo altro.
Ai flagellanti che sono già all’opera per titillare una specialità della casa - il senso di colpa - vorrei garbatamente esprimere il mio dissenso. Non è il razzismo a guidare i nostri impulsi emotivi, ma un umanissimo criterio di prossimità. Ti preoccupi di più se va a pezzi l’appartamento del tuo vicino che se crolla un grattacielo su Marte. Le stragi immonde di Boko Haram in Nigeria ci sconvolgono, ma non ci coinvolgono. Gli attentati di Tunisi, in cui pure morirono quattro italiani, e quelli di Sharm el-Sheikh, villaggio vacanze europeo sul Mar Rosso, li abbiamo incassati con un certo autocontrollo. Al di là della naturale commozione per le vittime, il segnale che trasmettevano al nostro cervello era: non puoi più muoverti di casa. Ce ne siamo fatti una ragione. Ma gli eccidi di Parigi diffondono un messaggio molto più stringente: rischi la pelle persino se resti a casa tua. Dove per «casa» si intende non solo il luogo in cui abiti, ma la comunità che condivide le tue abitudini e i tuoi codici. L’Occidente, insomma. Sarà anche una debolezza, ma è davvero una vergogna o un delitto riconoscerla?
Un terrorista piccolo piccolo
Più dei cattivi e dei fessi, il male sembra attrarre irresistibilmente gli sfigati. Abaaoud, il giovane belga che ha coordinato gli attentati del 13 novembre, era anzitutto questo. Uno sfigato. La lettura a ritroso del suo telefonino non offre dubbi al proposito. Le prime immagini, postate qualche anno fa, ritraggono auto di lusso e donne nude a cavalcioni di una moto. Desideri identici a quelli di un frequentatore del Billionaire, ma lontanissimi dalla realtà di un ragazzotto senza né arte né parte, che gli amici di allora definiscono «un piccolo coglione», in cerca di qualcuno che lo guardi e gli dia importanza. L’Isis è quel qualcuno. Lo attira in Siria, gli mette a disposizione i soldi, un mitra e un’idea basica di mondo - noi siamo i fighi, gli altri le zecche – che è quella di cui ha bisogno per sentirsi vivo. Il contrario dell’arachide di Superpippo. Abaaoud prende la nocciolina del male e diventa una Superpippa. Le immagini sul telefonino cambiano: eccolo sorridere tronfio, finalmente a bordo di un macchinone, mentre scarica in un fosso i cadaveri di dieci «infedeli» e inneggia alla guerra santa contro «laicità e democrazia». Concetti astratti, di cui forse non capisce il senso, ma capisce benissimo che odiarli dà un senso a lui. Mi torna alla mente una vecchia serie tv, i Visitors, dove gli extraterrestri malefici in cerca di quinte colonne sulla Terra ingaggiavano «un piccolo coglione». Gli davano la divisa, un mitra, un’idea di sé, e ne facevano una spietata macchina da guerra. Gli sfigati fanno più danni dei cattivi. Per fortuna alla fine perdono sempre. Altrimenti che sfigati sarebbero?
Mi torna alla mente una vecchia serie tv, i Visitors, dove gli extraterrestri malefici in cerca di quinte colonne sulla Terra ingaggiavano «un piccolo coglione». Gli davano la divisa, un mitra, un’idea di sé, e ne facevano una spietata macchina da guerra. Gli sfigati fanno più danni dei cattivi. Per fortuna alla fine perdono sempre. Altrimenti che sfigati sarebbero?
martedì 17 novembre 2015
Non parlo.. e poi parlo.
Non parlo perchè non so cosa dire.
Non parlo perchè hanno già detto tutto.
Non parlo perchè se tutti parlano e prendo posizione io non riesco a farlo.
Vorrei pensarla come Gino Strada, ma essere abbastanza visionario da credere che quella del disarmo sia una soluzione realizzabile... e non ci riesco.
Vorrei pensarla come chi si sente colpevole per quanto l'occidente ha fatto in oriente e quindi in parte riesce a compredere questo odio, ma non riesco a prendermi colpe che non ho o a giustificare un odio che non mi appartiene.
Vorrei pensarela come chi auspica una soluzione definitiva, richiudendoci nelle nostre terre e distruggendo chiunque cerchi anche solo di minacciare i nostri confini, ma non sono abbastanza ceco da non vedere cosa succede dall'altra parte e non sentire le richieste di aiuto.
Vorrei essere ignorante, come tutti quelli convinti che il loro pensiero si quello giusto, così da convincersi di essere al sicuro sulle proprie posizioni, permettersi anche di giudicare come idiote le posizione degli altri, senza cadere nel rischio di prenderle in considerazione e magari veder vacillare le proprie convinzioni. Io purtroppo vivo cercando il punto di vista più lontano dal mio per poter avere una visuale più veritiera possibile, a costo di vivere in un limbo in cui le ragioni non stanno mai da una parte sola.
Vorrei che tutti vedessero le cose per quello che sono: gente che si ammazza per pareri discordanti, e la smettessero di fare lo stesso gioco convinti che lo schermo che hanno davanti sia una sorta di filtro che giustifichi l'arroganza e la violenza delle loro parole.
Vorrei tanto che ci fosse una soluzione giusta e che, qualunque essa sia, qualcuno di Voi, esperti di tutto, avesse ragione!
venerdì 13 novembre 2015
martedì 3 novembre 2015
Kutiman - Inner Galactic Lovers
Di cose simili se n'è viste molte in questi ultimi anni.
Alcune band hanno affidato ai loro fans in giro per il mondo la possibilità di reinterpretare pezzi dei loro brani, di girare video, partecipare ai cori e intaragire in vari altri modi con le loro opere.
Il progetto di Kutiman però supera ogni barriera, affidando all'etere la composizione del pezzo, partendo da un riff di pianoforte ecco cosa è nato attraverso ad un giro del mondo, in cui ogni musicista ci ha messo del suo!
Trovo tutto questo fantastico.
Alcune band hanno affidato ai loro fans in giro per il mondo la possibilità di reinterpretare pezzi dei loro brani, di girare video, partecipare ai cori e intaragire in vari altri modi con le loro opere.
Il progetto di Kutiman però supera ogni barriera, affidando all'etere la composizione del pezzo, partendo da un riff di pianoforte ecco cosa è nato attraverso ad un giro del mondo, in cui ogni musicista ci ha messo del suo!
Trovo tutto questo fantastico.
venerdì 30 ottobre 2015
40' anni di Bohemian Rhapsody
Oggi sono quarant'anni da quando i Queen incisero questa meraviglia...
martedì 27 ottobre 2015
Clic
Gianluca Nicoletti è il fine editorialista della stampa (e conduttore radiofonico del bellissimo Melog di radio 24), molto attento al mondo che lo circonda, che spesso svela le assurde derive della moderna società.
LINK a LA STAMPA.IT
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giovedì 22 ottobre 2015
L'El Dorado non esiste
Quando mi abituai al fatto che la musica non sarebbe più stata incisa su nastro e con un certo sospetto mi imposi di rivalutare il CD, per il quale ancora non esisteva il 'walkman', credevo di aver assistito alla rivoluzione musicale del secolo.
Poi nacquero i formati digitali, così gettai al vento le mie credenze e mi abbandonai all' "Audio-El Dorado", dell'mp3, fatto di Dvd che contenevano intere discografie, lettori di ogni genere che nel giro di 6 mesi si auto-divoravano tra modelli e capacità di memoria, trasformando ogni tuo acquisto nell'investimento peggiore che potessi fare...
Dopo poco arrivò Napster e nuovamente dovetti rivedere i miei dogmi musicali, a favore di un luogo virtuale dove trovare la più vasta biblioteca audio di tutti i tempi... una cosa fino ad allora nemmeno immaginabile: il vero El Dorado musicale!
Purtroppo Napster ebbe qualche problema con la legge, ma poco importava perché Internet che all'epoca, per me, era solo il mezzo per arrivare su Napster, era diventato il nuovo El Dorado, con migliaia di informazioni e siti specializzati su generi e musica.
Webzine, Blog e poi Myspace, che unti ai primi passi di YouTube, avevano sdoganato la musica in rete a tutti i livelli, facendo intravedere un futuro che leniva in toto le sofferenze per la tragica fine del diavoletto con le cuffie tanto odiato dalle major discografiche.
Insomma, anche se ancora non propio trasparente, Internet offriva tutto quello di cui avevo bisogno.. il vero El Dorado.
Con lo stesso sospetto con cui da nastro passai al policarbonato ho infine provato negli ultimi tempi ad affacciarmi a questo Spotify, senza più sensi di colpa, benedetto dalla trasparenza e dall'indulgenza plenaria da parte del mercato discografico (T.Swift, Beatles e a parte...), che sembra aver trovato un accordo con "Internet" trasformando le piattaforme streaming come Spotify nell'ultimo indiscutibile ed impareggiabile El Dorado. Quello vero!
Certo bisogna avere una connessione continua oppure pagare, ma il prezzo a confronto dei contenuti offerti è davvero irrisorio! (pur considerando che i contenuti non saranno mai veramente tuoi).
Nel frattempo anche altre passioni si sono affacciate all'orizzonte e una storia molto simile a quella per "l'audio" la si può trovare nel mondo del "video", dal VHS a Netflix, passando per i Dvd, i Blu-Ray, i file compattati (in decine di formati) e i loro opposti cresciuti con le specificità tecniche degli schermi che li visualizzano: HD, Full-HD, 3D, 4K ecc...
Non dimentichiamo poi le offerte più o meno legali, dal buon vecchio E-Mule ai Torrent, dai siti streaming alle offerte tv (Telepiù - Sky - i vari ..Premium, Infinity, TimVision ecc..), decine di El Dorado nati e morti nel giro di qualche mese o anno, sorpassati o agguerriti competitori, pronti a contendersi il primato tanto ambito di "offerta perfetta": il vero El Dorado!
Infine (solo per ora) arriva YouTube, colosso 'pappato' da Google che decide di presentare il suo progetto più ambizioso: YouTubeRed, la piattaforma a pagamento che unisce video e musica, alla faccia di Spotify e Netflix, proponendosi come nuovo vero El Dorado e comunque minando con le proprie esclusive quello degli altri...
La storia si ripete morbosamente e l'unica cosa che mi sembra certa è che l'El Dorado non esiste, almeno non quello vero!
Ne esiste uno un po' farlocco che sta nel godersi quello che davvero ci piace, sorridendo per quanto sia più facile oggi accedervi rispetto a pochi anni fa, riconoscendo però, con onestà, il suo bassissimo grado d'indispensabilità, come si confà ad un qualunque El Dorado che si rispetti!
Poi nacquero i formati digitali, così gettai al vento le mie credenze e mi abbandonai all' "Audio-El Dorado", dell'mp3, fatto di Dvd che contenevano intere discografie, lettori di ogni genere che nel giro di 6 mesi si auto-divoravano tra modelli e capacità di memoria, trasformando ogni tuo acquisto nell'investimento peggiore che potessi fare...
Dopo poco arrivò Napster e nuovamente dovetti rivedere i miei dogmi musicali, a favore di un luogo virtuale dove trovare la più vasta biblioteca audio di tutti i tempi... una cosa fino ad allora nemmeno immaginabile: il vero El Dorado musicale!
Purtroppo Napster ebbe qualche problema con la legge, ma poco importava perché Internet che all'epoca, per me, era solo il mezzo per arrivare su Napster, era diventato il nuovo El Dorado, con migliaia di informazioni e siti specializzati su generi e musica.
Webzine, Blog e poi Myspace, che unti ai primi passi di YouTube, avevano sdoganato la musica in rete a tutti i livelli, facendo intravedere un futuro che leniva in toto le sofferenze per la tragica fine del diavoletto con le cuffie tanto odiato dalle major discografiche.
Insomma, anche se ancora non propio trasparente, Internet offriva tutto quello di cui avevo bisogno.. il vero El Dorado.
Con lo stesso sospetto con cui da nastro passai al policarbonato ho infine provato negli ultimi tempi ad affacciarmi a questo Spotify, senza più sensi di colpa, benedetto dalla trasparenza e dall'indulgenza plenaria da parte del mercato discografico (T.Swift, Beatles e a parte...), che sembra aver trovato un accordo con "Internet" trasformando le piattaforme streaming come Spotify nell'ultimo indiscutibile ed impareggiabile El Dorado. Quello vero!
Certo bisogna avere una connessione continua oppure pagare, ma il prezzo a confronto dei contenuti offerti è davvero irrisorio! (pur considerando che i contenuti non saranno mai veramente tuoi).
Nel frattempo anche altre passioni si sono affacciate all'orizzonte e una storia molto simile a quella per "l'audio" la si può trovare nel mondo del "video", dal VHS a Netflix, passando per i Dvd, i Blu-Ray, i file compattati (in decine di formati) e i loro opposti cresciuti con le specificità tecniche degli schermi che li visualizzano: HD, Full-HD, 3D, 4K ecc...
Non dimentichiamo poi le offerte più o meno legali, dal buon vecchio E-Mule ai Torrent, dai siti streaming alle offerte tv (Telepiù - Sky - i vari ..Premium, Infinity, TimVision ecc..), decine di El Dorado nati e morti nel giro di qualche mese o anno, sorpassati o agguerriti competitori, pronti a contendersi il primato tanto ambito di "offerta perfetta": il vero El Dorado!
Infine (solo per ora) arriva YouTube, colosso 'pappato' da Google che decide di presentare il suo progetto più ambizioso: YouTubeRed, la piattaforma a pagamento che unisce video e musica, alla faccia di Spotify e Netflix, proponendosi come nuovo vero El Dorado e comunque minando con le proprie esclusive quello degli altri...
La storia si ripete morbosamente e l'unica cosa che mi sembra certa è che l'El Dorado non esiste, almeno non quello vero!
Ne esiste uno un po' farlocco che sta nel godersi quello che davvero ci piace, sorridendo per quanto sia più facile oggi accedervi rispetto a pochi anni fa, riconoscendo però, con onestà, il suo bassissimo grado d'indispensabilità, come si confà ad un qualunque El Dorado che si rispetti!
martedì 13 ottobre 2015
venerdì 9 ottobre 2015
Ercole in Polesine
Se vi piacciono i classici o se volete sentirne parlare in chiave... unica... ecco uno degli spettacoli più celebri di Natalino Balasso:
venerdì 2 ottobre 2015
Ciao
Ciao Fiorina, ci hai sempre sostenuto, anche quando non potevi partecipare, grazie ancora e buon viaggio.
martedì 29 settembre 2015
Ryan Adams e Taylor Swift
Sembra un azzardo, ma in fin dei conti è una mossa piuttosto scaltra.
Ryan Adams è un cantautore statunitense, uno dei massimi esponenti dell'evoluzione country degli ultimi anni, con una carriera che nonostante la sua giovane età (classe '74), conta oltre 13 dischi e riconoscimenti invidiabili ai più.
Esce in queste settimane il suo ultimo disco 1989, non un semplice disco di cover, ma la cover di un disco. Si tratta di un tributo alla principessa del country pop Taylor Swift, una che ha dimostrato di saperci fare prima dominando il suo genere nativo, il country appunto, poi conquistando il mondo del pop mondiale.
Adams coverizza per intero il suo album più celebre, uscito poco più di un anno fa, spogliando i brani delle loro vesti più sintetiche e confezionandoli in puro stile anni '80.
L'operazione è piuttosto riuscita, a tratti regalando vere perle, tanto da fare il giro del mondo in poche ore. La stessa Swift si dice entusiasta e parla di Adams come di una grande fonte d'ispirazione per la sua carriera.
Di certo questo disco piacerà agli amanti di Adams (soprattutto quelli meno affetti da pregiudizi snob) sia per gli arrangiamenti sia per l'evidente qualità compositiva dei brani. Piacerà anche ai giovani seguaci di Taylor Swift che si ritroveranno a cantare testi ben conosciuti in canzoni che ricordano atmosfere ben lontane dalle loro età.
Insomma un'azzardo riposto bene.
Ryan Adams è un cantautore statunitense, uno dei massimi esponenti dell'evoluzione country degli ultimi anni, con una carriera che nonostante la sua giovane età (classe '74), conta oltre 13 dischi e riconoscimenti invidiabili ai più.
Esce in queste settimane il suo ultimo disco 1989, non un semplice disco di cover, ma la cover di un disco. Si tratta di un tributo alla principessa del country pop Taylor Swift, una che ha dimostrato di saperci fare prima dominando il suo genere nativo, il country appunto, poi conquistando il mondo del pop mondiale.
Adams coverizza per intero il suo album più celebre, uscito poco più di un anno fa, spogliando i brani delle loro vesti più sintetiche e confezionandoli in puro stile anni '80.
L'operazione è piuttosto riuscita, a tratti regalando vere perle, tanto da fare il giro del mondo in poche ore. La stessa Swift si dice entusiasta e parla di Adams come di una grande fonte d'ispirazione per la sua carriera.
Di certo questo disco piacerà agli amanti di Adams (soprattutto quelli meno affetti da pregiudizi snob) sia per gli arrangiamenti sia per l'evidente qualità compositiva dei brani. Piacerà anche ai giovani seguaci di Taylor Swift che si ritroveranno a cantare testi ben conosciuti in canzoni che ricordano atmosfere ben lontane dalle loro età.
Insomma un'azzardo riposto bene.
mercoledì 23 settembre 2015
Nata bella, fortunata e fuori periodo...
Ma davvero importa a qualcuno l'epoca in cui si sarebbe voluto vivere. La cosa che importa è dove, in quale famiglia e contesto sociale, ma soprattutto con quanta fortuna dalla propria parte!
Qualcuno direbbe che in fondo la fortuna stà già nel nascere....
Quattro giorni a commentare le ingenue risposte della neo Miss Sabatini, a criticare i suoi pensieri, a difendere la sua inesperienza e a compatire la sua sfortunata vittoria oscurata da una manciata di parole dette a sproposito. Per i più profondi poi ci sono tutte le dietrologie da rispolverare: la triste deriva dell'istruzione Italiana, lo scarso rispetto per i nostri militari, il deciso affondo alle battaglie femministe sul 'bella e impegnata'.. insomma, fiumi di parole al macero.
Come sempre si da più peso alle parole di non conta nulla piuttosto che riflettere sui silenzi di chi dovrebbe parlare...
Senza poi contare che anche questa è una bella fortuna, la semplice vittoria non avrebbe mai avuto un risalto così ampio! Insomma, tutta fuffa!
Qualcuno direbbe che in fondo la fortuna stà già nel nascere....
Quattro giorni a commentare le ingenue risposte della neo Miss Sabatini, a criticare i suoi pensieri, a difendere la sua inesperienza e a compatire la sua sfortunata vittoria oscurata da una manciata di parole dette a sproposito. Per i più profondi poi ci sono tutte le dietrologie da rispolverare: la triste deriva dell'istruzione Italiana, lo scarso rispetto per i nostri militari, il deciso affondo alle battaglie femministe sul 'bella e impegnata'.. insomma, fiumi di parole al macero.
Come sempre si da più peso alle parole di non conta nulla piuttosto che riflettere sui silenzi di chi dovrebbe parlare...
Senza poi contare che anche questa è una bella fortuna, la semplice vittoria non avrebbe mai avuto un risalto così ampio! Insomma, tutta fuffa!
martedì 22 settembre 2015
My Vitriol - Always: Your Way
Esistono canzoni a cui ci si affeziona senza saperlo, e lo si scopre quasi per caso, ripescandole vecchi dischi abbandonati nei cruscotti...
venerdì 18 settembre 2015
Demanufacture
E' uno dei pezzi simboli dell'industrial metal anni '90, apripista dell'omonimo album che nel 1995 consacrava i Fear Factory nell'olimpo delle metal band del periodo, un periodo dove riuscivi ancora a riconoscere le band dal suono di ogni strumento!
sabato 12 settembre 2015
mercoledì 9 settembre 2015
Migranti e sadici.
Stiamo diventando sadici. Almeno a veder ciò che si scrive su Facebook, a leggere i commenti su Twitter, insomma a dar retta ai social media.
Le discussioni, per quanto nobili, sfociano nella violenza, nel voler mediaticamente infliggere dolore al proprio avversario, anche dove l'avversario non esiste.
Ho sempre evitato discorsi sull'immigrazione, in quanto mi ritengo estraneo a questa battaglia tra "gli ospitali" e i "non ospitali".
Il campo di battaglia lo vedo eretto su territori che non hanno niente a che fare col problema dei migranti, e questa mia personale opinione, mi allontana da gran parte dei protagonisti delle zuffe politiche. Trovo sia sadico usare quello che si profila a diventare il problema più incombente del nuovo millennio, per poter dire tutto e il contrario di tutto sul proprio avversario politico.
Dopotutto i torti e le ragioni stanno da entrambe le parti, ed entrambe le parti, hanno perso di vista il punto della situazione.
Senza scendere nel dettaglio, ne sono pieni i giornali, trovo evidente da sempre il fulcro della questione e, a quanto pare, qualcuno inizia a muoversi nella direzione che sostenevo.
I paesi del nord Europa, dall'Inghilterra alla Germania a quelli scandinavi, da anni hanno piani di accoglienza che li hanno portati a gestire volumi di immigrati ben superiori ai nostri.
Il fatto è che per questi paesi, il cui tasso di natalità indigena è drammaticamente sceso negli anni, i migranti sono una risorsa indispensabile. La stessa Germania, grazie ai flussi migratori è passata in 50 anni dall'essere un paese incenerito dalle sconfitte belliche a diventare una potenza produttiva e stabile. Così i paesi scandinavi che poggiano gran parte del loro settore terziario su immigrati e stranieri.
La loro richiesta è però quella di avere un controllo capillare su chi entra e chiede asilo, preferendo persone istruite e investendo in piani studiati appositamente.
E' logico che ora non accettino le proposte di paesi come il nostro che, incapaci di gestire i flussi vorrebbero frontiere aperte per sbolognare quello che non siamo in grado di vedere come risorsa.
Non è un caso che l'Inghilterra chiuda le frontiere e proponga di accogliere migliaia di migranti "selezionati" direttamente dalle frontiere dei paesi coinvolti.
E' altrettanto vero che non possiamo continuare ad accogliere tutti, spacciando un perbenismo farlocco per altruismo, quando interi apparati deviati del nostro sistema specula su queste persone.
E' palese che chi arriva è disperato, ma è altrettanto vero che chi può permettersi questi viaggi arriva da un ceto medio ricco di doti, spesso professionisti, addirittura laureati, famiglie borghesi che possono permettersi di fuggire, lasciando nelle loro terre i più poveri e disperati.
L'incapacità di sfruttare queste doti è una colpa tutta nostra, che proprio non riesco a vedere come emergenza.
A chi grida che non c'è lavoro nemmeno per noi, vorrei dire di guardarsi attorno. Strade, scuole, infrastrutture.. ogni cosa che ci circonda è fatiscente, senza nemmeno pensare alla manutenzione del territorio, alle lacune della sanità ed ai migliaia di progetti abbandonati per mancanza di finanziamenti.
La verità è che il lavoro non manca, mancano i soldi, soldi che in uno stato sano dovrebbero essere il sangue che circola e alimenta la società. Tasse che si trasformano in lavoro.
Chi arriva ha fame, cerca una casa, un lavoro e deve avere degli obblighi e delle regole a cui attenersi.
Mi spiegate quale commerciante non desideri più clienti, quale affittuario non cerca un affittante, quale imprenditore non vorrebbe assumere per migliorare la propria azienda?
Senza pensare che una sana immigrazione giovane potrebbe salvarci dal disastro INPS dei prossimi anni...
Ecco perché per molti l'immigrazione è un'opportunità e perché molti paesi, attraverso REGOLE PRECISE, accolgono da anni migranti e profughi.
Purtroppo qui non si parla di questo, ma ci si scanna su chi vuole aprire e chi chiudere le frontiere, con discorsi che sfociano nel sadismo di chi specula sulla tragedia.
La vera colpa è il non saper gestire un'opportunità, ma forse, a questi incapaci, fa comodo che non lo si sappia.
Le discussioni, per quanto nobili, sfociano nella violenza, nel voler mediaticamente infliggere dolore al proprio avversario, anche dove l'avversario non esiste.
Ho sempre evitato discorsi sull'immigrazione, in quanto mi ritengo estraneo a questa battaglia tra "gli ospitali" e i "non ospitali".
Il campo di battaglia lo vedo eretto su territori che non hanno niente a che fare col problema dei migranti, e questa mia personale opinione, mi allontana da gran parte dei protagonisti delle zuffe politiche. Trovo sia sadico usare quello che si profila a diventare il problema più incombente del nuovo millennio, per poter dire tutto e il contrario di tutto sul proprio avversario politico.
Dopotutto i torti e le ragioni stanno da entrambe le parti, ed entrambe le parti, hanno perso di vista il punto della situazione.
Senza scendere nel dettaglio, ne sono pieni i giornali, trovo evidente da sempre il fulcro della questione e, a quanto pare, qualcuno inizia a muoversi nella direzione che sostenevo.
I paesi del nord Europa, dall'Inghilterra alla Germania a quelli scandinavi, da anni hanno piani di accoglienza che li hanno portati a gestire volumi di immigrati ben superiori ai nostri.
Il fatto è che per questi paesi, il cui tasso di natalità indigena è drammaticamente sceso negli anni, i migranti sono una risorsa indispensabile. La stessa Germania, grazie ai flussi migratori è passata in 50 anni dall'essere un paese incenerito dalle sconfitte belliche a diventare una potenza produttiva e stabile. Così i paesi scandinavi che poggiano gran parte del loro settore terziario su immigrati e stranieri.
La loro richiesta è però quella di avere un controllo capillare su chi entra e chiede asilo, preferendo persone istruite e investendo in piani studiati appositamente.
E' logico che ora non accettino le proposte di paesi come il nostro che, incapaci di gestire i flussi vorrebbero frontiere aperte per sbolognare quello che non siamo in grado di vedere come risorsa.
Non è un caso che l'Inghilterra chiuda le frontiere e proponga di accogliere migliaia di migranti "selezionati" direttamente dalle frontiere dei paesi coinvolti.
E' altrettanto vero che non possiamo continuare ad accogliere tutti, spacciando un perbenismo farlocco per altruismo, quando interi apparati deviati del nostro sistema specula su queste persone.
E' palese che chi arriva è disperato, ma è altrettanto vero che chi può permettersi questi viaggi arriva da un ceto medio ricco di doti, spesso professionisti, addirittura laureati, famiglie borghesi che possono permettersi di fuggire, lasciando nelle loro terre i più poveri e disperati.
L'incapacità di sfruttare queste doti è una colpa tutta nostra, che proprio non riesco a vedere come emergenza.
A chi grida che non c'è lavoro nemmeno per noi, vorrei dire di guardarsi attorno. Strade, scuole, infrastrutture.. ogni cosa che ci circonda è fatiscente, senza nemmeno pensare alla manutenzione del territorio, alle lacune della sanità ed ai migliaia di progetti abbandonati per mancanza di finanziamenti.
La verità è che il lavoro non manca, mancano i soldi, soldi che in uno stato sano dovrebbero essere il sangue che circola e alimenta la società. Tasse che si trasformano in lavoro.
Chi arriva ha fame, cerca una casa, un lavoro e deve avere degli obblighi e delle regole a cui attenersi.
Mi spiegate quale commerciante non desideri più clienti, quale affittuario non cerca un affittante, quale imprenditore non vorrebbe assumere per migliorare la propria azienda?
Senza pensare che una sana immigrazione giovane potrebbe salvarci dal disastro INPS dei prossimi anni...
Ecco perché per molti l'immigrazione è un'opportunità e perché molti paesi, attraverso REGOLE PRECISE, accolgono da anni migranti e profughi.
Purtroppo qui non si parla di questo, ma ci si scanna su chi vuole aprire e chi chiudere le frontiere, con discorsi che sfociano nel sadismo di chi specula sulla tragedia.
La vera colpa è il non saper gestire un'opportunità, ma forse, a questi incapaci, fa comodo che non lo si sappia.
lunedì 7 settembre 2015
Angel is Broken
Non so di preciso il perchè, ma credo il caldo di questi giorni, attraversato in macchina con i finestrini abbassati in un primo pomeriggio torrido e pigro, sia ben accompagnato da questa canzone degli Atlas Sound del 2011. Il disco si chima Parallax e personalmente non supera il livello di questa canzone.
venerdì 21 agosto 2015
Ball & Chain - Murder by Death (2008)
Ogni tanto capita di avere una palla al piede. Questa per quei momenti va pure bene, pure in questa versione "metropolitana".
martedì 18 agosto 2015
Walk This Way
Può una canzone fare storia? Questa si.
Ha fatto la storia per Gli Aerosmith che nel 1975 la incidono sul disco Toys in the Attic, pubblicando così uno dei loro pezzi più famosi. Ispirata a Frankenstein Junior, Walk This Way è costruita sul riff di chitarra che l'ha resa immortale, un colpo di genio di Joe Perry nato durante un soundcheck.
Ha fatto la storia per i Run DMC che nel 1986, hanno sdoganato l'Hip Hop a livello mondiale, cavalcando questo successo in chiave Funky, punto d'incontro tra il rock e l'hip hop, ma non solo. Come profondamente voluto nel videoclip le due formazioni hanno voluto abbattere il muro tra bianchi e neri, tra i grandi palchi delle rockstars e i ghetti dei block party, il tutto benedetto da MTV che in quegli anni si stava togliendo di dosso l'etichetta di canale rock per bianchi.
Ha fatto la storia della moda, portando un gruppo Hip Hop a firmare contratti milionari (1,6 milioni di dollari per una sponsorizzazione dell'Adidas) al di fuori del semplice mercato discografico.
Ha fatto la storia della musica, cancellando i confini del rap, del rock e lanciando le basi del crossover e del rap metal.
Ha fatto la storia "sociale" distruggendo la convinzione che il rap fosse per i neri e il rock per i bianchi, tanto da convincere MTV a dedicare un'intera trasmissione all'hip hop (lo Yo MTV rap Show) seguito dai ragazzi, indipendentemente dalla razza, cosa non da poco in un'America che vedeva ancora dormitori separati!
Ha fatto la storia per Gli Aerosmith che nel 1975 la incidono sul disco Toys in the Attic, pubblicando così uno dei loro pezzi più famosi. Ispirata a Frankenstein Junior, Walk This Way è costruita sul riff di chitarra che l'ha resa immortale, un colpo di genio di Joe Perry nato durante un soundcheck.
Ha fatto la storia per i Run DMC che nel 1986, hanno sdoganato l'Hip Hop a livello mondiale, cavalcando questo successo in chiave Funky, punto d'incontro tra il rock e l'hip hop, ma non solo. Come profondamente voluto nel videoclip le due formazioni hanno voluto abbattere il muro tra bianchi e neri, tra i grandi palchi delle rockstars e i ghetti dei block party, il tutto benedetto da MTV che in quegli anni si stava togliendo di dosso l'etichetta di canale rock per bianchi.
Ha fatto la storia della moda, portando un gruppo Hip Hop a firmare contratti milionari (1,6 milioni di dollari per una sponsorizzazione dell'Adidas) al di fuori del semplice mercato discografico.
Ha fatto la storia della musica, cancellando i confini del rap, del rock e lanciando le basi del crossover e del rap metal.
Ha fatto la storia "sociale" distruggendo la convinzione che il rap fosse per i neri e il rock per i bianchi, tanto da convincere MTV a dedicare un'intera trasmissione all'hip hop (lo Yo MTV rap Show) seguito dai ragazzi, indipendentemente dalla razza, cosa non da poco in un'America che vedeva ancora dormitori separati!
giovedì 13 agosto 2015
Wolf People - Hesperus (2013)
Forse il disco meno indicato per il periodo, come mangiarsi un panettone in spiaggia... ma con un indubbio fascino.
martedì 11 agosto 2015
Per Elisa
A leggere i giornali di oggi sembra di essere tornati negli anni 80, vissuti dalla mia generazione di riflesso nella decade dopo, attraverso le paure dei nostri genitori e i ricordi dei nostri amici più grandi.
All'epoca i problemi economici erano ancora ben mascherati dalla spinta degli anni precedenti, dai magheggi col debito pubblico e da un senso di globalizzazione che diffondeva benessere a buon mercato attraverso riviste, tv e cimena.
Nonostante questo l'Europa era flagellata dall'Eroinomania, dai "tossici" e dai tanti miti che popolavano leggende e tragedie attorno al mondo della dipendenza dalle droghe.
La droga celebrata e condannata da ogni forma d'arte, la droga che riempiva le pagine di cronaca nera, la droga che falciava poveracci e celebrità senza distinzione ne dignità. La stessa droga che da sempre fa quello per cui viene prodotta, spacciata e consumata, da sempre...
In un'intervista in radio ho sentito questa mattina "un'esperto" parlare dei "giovani d'oggi" come di una generazione svuotata di valori, a cui la "crisi" ha rubato il futuro e il cui rifugio nelle droghe, privo di alcun fondamento "ideologico", ha il gusto della rassegnazione.
Su di un giornale ho letto che l'extasy e le droghe sintentiche sono la nuova eroina e che in molti chiedono "il giro di vite" su locali e parchi pubblici.
Si, forse siamo tornati negli anni '80, ma potremmo essere negli anni '90 o tranquillamente nei '60, solo in qualche altra parte del pianeta.
Le parole sono le stesse e presto qualcuno condannerà l'apologia della droga puntando il dito contro Serie Tv, canzoni, cantanti, cinema... Questo prima che il tempo consacri questo come ideologia libertaria, rivalutando gli stessi come grandi classici o visioni pionieritiche, aggiungendo materiale alle tonnellate di dischi, libri, film e trattati della decade scorsa e di quella prima e di quella prima ancora.
La verità assoluta e di parte, non esiste come non è mai esistita sul tema, l'eroina e l'extasy hanno in comune solo la diffusione e il basso costo, frutto di produzioni che non rispettano certo i criteri UE, ma il morto ci sarà sempre e ci sarà sempre chi, grazie a Dio, proverà a cambiare le cose, così come ci sarà chi vivrà questo come un businness, chi ne esalterà le vesti di libertà e chi vi sopravviverà.
Nel 1981 la cantante Alice vince il Festival di Sanremo con un brano firmato Alice-Battiato-Pio dal titolo Per Elisa. Alcuni associarno il testo ai temi della dipendenza, dove Elisa era l'eroina e probabilmente a pernsar bene ci si azzecca!
Si, forse siamo tornati negli anni '80 e come in quegli anni possiamo trovare gli stessi articoli sui giornali, le stesse domande in tv e una vecchia canzone dannatamente attuale!
All'epoca i problemi economici erano ancora ben mascherati dalla spinta degli anni precedenti, dai magheggi col debito pubblico e da un senso di globalizzazione che diffondeva benessere a buon mercato attraverso riviste, tv e cimena.
Nonostante questo l'Europa era flagellata dall'Eroinomania, dai "tossici" e dai tanti miti che popolavano leggende e tragedie attorno al mondo della dipendenza dalle droghe.
La droga celebrata e condannata da ogni forma d'arte, la droga che riempiva le pagine di cronaca nera, la droga che falciava poveracci e celebrità senza distinzione ne dignità. La stessa droga che da sempre fa quello per cui viene prodotta, spacciata e consumata, da sempre...
In un'intervista in radio ho sentito questa mattina "un'esperto" parlare dei "giovani d'oggi" come di una generazione svuotata di valori, a cui la "crisi" ha rubato il futuro e il cui rifugio nelle droghe, privo di alcun fondamento "ideologico", ha il gusto della rassegnazione.
Su di un giornale ho letto che l'extasy e le droghe sintentiche sono la nuova eroina e che in molti chiedono "il giro di vite" su locali e parchi pubblici.
Si, forse siamo tornati negli anni '80, ma potremmo essere negli anni '90 o tranquillamente nei '60, solo in qualche altra parte del pianeta.
Le parole sono le stesse e presto qualcuno condannerà l'apologia della droga puntando il dito contro Serie Tv, canzoni, cantanti, cinema... Questo prima che il tempo consacri questo come ideologia libertaria, rivalutando gli stessi come grandi classici o visioni pionieritiche, aggiungendo materiale alle tonnellate di dischi, libri, film e trattati della decade scorsa e di quella prima e di quella prima ancora.
La verità assoluta e di parte, non esiste come non è mai esistita sul tema, l'eroina e l'extasy hanno in comune solo la diffusione e il basso costo, frutto di produzioni che non rispettano certo i criteri UE, ma il morto ci sarà sempre e ci sarà sempre chi, grazie a Dio, proverà a cambiare le cose, così come ci sarà chi vivrà questo come un businness, chi ne esalterà le vesti di libertà e chi vi sopravviverà.
Nel 1981 la cantante Alice vince il Festival di Sanremo con un brano firmato Alice-Battiato-Pio dal titolo Per Elisa. Alcuni associarno il testo ai temi della dipendenza, dove Elisa era l'eroina e probabilmente a pernsar bene ci si azzecca!
Si, forse siamo tornati negli anni '80 e come in quegli anni possiamo trovare gli stessi articoli sui giornali, le stesse domande in tv e una vecchia canzone dannatamente attuale!
domenica 9 agosto 2015
Enola Gay - OMD
Risuonerà oggi in tante parti del mondo questa canzona, bandiera di uno dei peggiori eventi della storia umana: il bombardamento di Nagasaki ed Hiroshima, settant'anni esatti fa.
Enola Gay, simbolo dell'amore del pilota nei confronti della madre, simbolo della follia umana reiterata dopo soli tre giorni dal primo bombardamento, simbolo di operazioni militari mai così sprezzanti della vita.
I bombardieri utilizzati furono due, ma l'Enola Gay divenne un simbolo poi rilanciato negli anni 80 dagli OMD, in pieno rigurgito pacifista della New Wave.
Enola Gay, simbolo dell'amore del pilota nei confronti della madre, simbolo della follia umana reiterata dopo soli tre giorni dal primo bombardamento, simbolo di operazioni militari mai così sprezzanti della vita.
I bombardieri utilizzati furono due, ma l'Enola Gay divenne un simbolo poi rilanciato negli anni 80 dagli OMD, in pieno rigurgito pacifista della New Wave.
venerdì 7 agosto 2015
Latitando...
E' vero, qualcuno me l'ha fatto notare, sto latitando un po', forse la leggerezza estiva, forse un po' di stanchezza dovuta ai tanti impegni, forse anche solo quel fastidioso pensiero di "dover pubblicare" qualcosa, come se fosse un obbligo, cosa che so bene non essere, soprattutto per me.
Così ho deciso di tornare alle origini e visto che tra le cose che conosco meglio c'è sicuramente la musica, riprendo un vecchio progetto che poi avevo abbandonato in favore di post più complessi! La semplice condivisioni di canzoni, senza una logica precisa, come per dire: te la ricordi questa? o la conosci? o senti che bella...
Perché non farlo e basta su FB per esempio? Perchè il blog è anche e sopratttutto questo: condivisione di musica, pensieri e cazzeggio, quindi, anche quando i pensieri latitano, la musica non lo fa e spesso ne prende il posto!
Annie Lennox - Summertime (Nostalgia 2014)
Il capolavoro degli anni '30 riproposto dalla meravigliosa voce di Annie Lennox in una versione che sembra lontannissima dalle altre decine che ho sentito. La mia domanda è se esiste al mondo una voce più elegante di quella della Lennox!
Così ho deciso di tornare alle origini e visto che tra le cose che conosco meglio c'è sicuramente la musica, riprendo un vecchio progetto che poi avevo abbandonato in favore di post più complessi! La semplice condivisioni di canzoni, senza una logica precisa, come per dire: te la ricordi questa? o la conosci? o senti che bella...
Perché non farlo e basta su FB per esempio? Perchè il blog è anche e sopratttutto questo: condivisione di musica, pensieri e cazzeggio, quindi, anche quando i pensieri latitano, la musica non lo fa e spesso ne prende il posto!
Annie Lennox - Summertime (Nostalgia 2014)
Il capolavoro degli anni '30 riproposto dalla meravigliosa voce di Annie Lennox in una versione che sembra lontannissima dalle altre decine che ho sentito. La mia domanda è se esiste al mondo una voce più elegante di quella della Lennox!
giovedì 30 luglio 2015
venerdì 24 luglio 2015
Lavoratoriii!
Non so se il video sia tutto veritiero, ma mentre il caldo ci rallenta in tutto, questi fuoriclasse della velocità, ci dimostrano quanto un lavoro meccanico, se sviluppato con attenzione e ripetuto infinite volte, possa diventare un gesto estemamente veloce...
martedì 14 luglio 2015
Argenti vive
E' uscito da pochi gioni il video della canzone che mi ha colpito di più dell'ultimo bellissimo disco di Caparezza. Ne ho già parlato in passato, per ora basta la canzone!
mercoledì 8 luglio 2015
Il caldo scioglie le certezze...
Sarà il caldo asfissiante che abbassa le difese "mentali", ma sfogliando il giornale di oggi crollano alcune certezze che ti accompagnano da sempre...
Innanzitutto un elogio agli OGM con alcuni ambientalisti che li esaltano in quanto "possibili salvatori del mondo", capaci di evitare l'utilzzo di pesticidi e antiparassitari, di risolvere il problema della carenza di acqua, di aumentarne le proprietà nutrizionali e ridurre gli sprechi... alla faccia dei problemi mai dimostrati sull'impatto con l'organismo umano!
Poi, qualche pagina dopo, riecco la brutta faccenda che riguarda Bill Cosby, sempre più vicina alla conferma delle accuse di stupro e molestie... proprio lui, Mr. Robinson che per tanti anni ha contribuito alla crescita di migliaia di ragazzi (me compreso) che lo vedevano come un padre perfetto...
La ciliegina sulla torta arriva però in un trafiletto che fa da cornice ad un foto con un simpatico e pelosissimo uccellino colorato... che non è un uccellino bensì un dinosauro.. Secondo l'articolo i Dinosauri erano pelosi, colorati, vanitosi e "cuccioloni"! Ecco la scoperta che stravolge i nostri sogni di lucertoloni marroni dagli sguardi assassini... pelosoni e coccoloni...
Chiudiamo il giornale e diamo la colpa al caldo.
Innanzitutto un elogio agli OGM con alcuni ambientalisti che li esaltano in quanto "possibili salvatori del mondo", capaci di evitare l'utilzzo di pesticidi e antiparassitari, di risolvere il problema della carenza di acqua, di aumentarne le proprietà nutrizionali e ridurre gli sprechi... alla faccia dei problemi mai dimostrati sull'impatto con l'organismo umano!
Poi, qualche pagina dopo, riecco la brutta faccenda che riguarda Bill Cosby, sempre più vicina alla conferma delle accuse di stupro e molestie... proprio lui, Mr. Robinson che per tanti anni ha contribuito alla crescita di migliaia di ragazzi (me compreso) che lo vedevano come un padre perfetto...
La ciliegina sulla torta arriva però in un trafiletto che fa da cornice ad un foto con un simpatico e pelosissimo uccellino colorato... che non è un uccellino bensì un dinosauro.. Secondo l'articolo i Dinosauri erano pelosi, colorati, vanitosi e "cuccioloni"! Ecco la scoperta che stravolge i nostri sogni di lucertoloni marroni dagli sguardi assassini... pelosoni e coccoloni...
Chiudiamo il giornale e diamo la colpa al caldo.
sabato 4 luglio 2015
Aurora Boreale
La serie tv Fortitude, conferma la tendenza degli ultimi anni allo sfruttamento delle scenografie naturali nello sviluppo delle storie raccontate. Oggi la tecnologia permette di poter lavorare anche senza l'appoggio ingombrante di strutture di supporto, permettendo agli addetti ai lavori di raggiungere località meravigliose anche non proprio a "portata di mano". Si pensi la Lilihammer, la stessa Fortitude, ma anche a Lost, il Trono di Spade (itinerante il tutto il mondo!), True Detective, sono tutte produzioni che fanno delle location un protagonista vero e proprio.
AURORA BOREALE from Andrea Battistella on Vimeo.
In Fortitude, le immagini magnifiche dell'aurora boreale sembrano mistiche, ma ancor più belle sono quelle pubblicate da Andrea Battistella su Vimeo:
AURORA BOREALE from Andrea Battistella on Vimeo.
giovedì 25 giugno 2015
sabato 20 giugno 2015
Bonne Routè
Su LASTAMPA.IT la video intervista a Franco Alessandria per la presentazione della sua mostra espositiva a Piozzo, presso la chiesa dei Battuti Neri.
lunedì 15 giugno 2015
Il costruttore di strumenti
Se se vedono tanti di strumenti bizzarri più o meno ispirati a strumenti classici, realizzati con qualunque tipo di materiale spesso più spettacolari che pratici.
Alex Ferri, classe 1954, è tra i costruttori più prolifici e conosciuti. La sua opera Anarchestra è un'istallazione diventata celebre: vedere per credere: https://anarchestra.wordpress.com/
Alex Ferri, classe 1954, è tra i costruttori più prolifici e conosciuti. La sua opera Anarchestra è un'istallazione diventata celebre: vedere per credere: https://anarchestra.wordpress.com/
giovedì 11 giugno 2015
L'importanza di Ringo
Bel tributo di alcuni tra i più grandi batteristi moderni a Ringo, un batterista troppo spesso sottovalutato sia tra quei mostri sacri dei Beatles, sia a livello tecnico. Oggi, entrato di diritto (e meritatissimo) nella Rock & Roll Hall of Fame viene raccontato così:
Drummer's Tribute to Ringo Starr
You've gotta see the Rock & Roll Hall of Fame tribute to Ringo Starr feat. Dave Grohl, Jim Keltner, Chad Smith, Stewart Copeland, Tré Cool, Taylor Hawkins, Abe Laboriel, Jr., Max Weinberg, Questlove and more.
Posted by Drum Guru (app) on Lunedì 8 giugno 2015
martedì 9 giugno 2015
XY vs Pharrell
Giocare con la musica è divertente, ma se lo si fa con talento e con una buona dose di ironia, diventa spassoso. E' il caso di questa band, gli Xplore Yesterday, che hanno coverizzato il celebre brano di Pharrell Williams 'Happy'.
Fin qui nulla di nuovo, ne esistono migliaia di versioni, ma realizzare un brano nello stile di 10 tra le più famose metal band del pianeta è un'impresa degna di nota. Fantastici!
Fin qui nulla di nuovo, ne esistono migliaia di versioni, ma realizzare un brano nello stile di 10 tra le più famose metal band del pianeta è un'impresa degna di nota. Fantastici!
venerdì 5 giugno 2015
sabato 30 maggio 2015
Basta poco
Basterebbe poco a cambiare le cose, per esempio basterebbe poco per individuare le responsabilità e per trarne le conclusioni.
Ennesima inchiesta che travolge il calcio, questa volta a livello mondiale, al vertice del quale regna da decenni un uomo: Blatter.
Se la situazione è questa, dalle classi amatoriali fino alle nazionali, è evidente una certa miopia ai "piani alti". Se la mia azienda è allo sbando, nonostante un prodotto che si vende, la responsabilità deve essere cercata altrove ...
Non si sa se Blatter sia colpevole di qualche reato, ma di certo in tutti questi anni non poteva non accorgersene o non ha fatto abbastanza per contrastare, insomma, è palese che nel ruolo che ricopre si è dimostrato inadatto... Basta poco, va sostituito.
Se abbiamo una commissione antimafia che dovrebbe muoversi sfruttando i poteri che il parlamento le ha affidato, ci si aspetta che faccia il suo lavoro.
Se a capo di questa commissione si sceglie una politica di lunghissima data, come Rosi Bindi, di certo non una sprovveduta e nemmeno una dilettante, ci si aspetta una competenza e non si riesce a tollerare che le indagini sugli impresentabili dia risultati parziali il giorno prima delle elezioni... Basta poco, va sostituita... punto!
giovedì 28 maggio 2015
Ruby, Arizona
Il tempo aggiusta le cose.
Così, col tempo, anche la natura si riprende gli spazi concessi all'uomo anni prima, in un mondo diverso, scomparso, le cui testimonianze restano sparpagliate sotto il sole che brucia i colori, fondendo ciò che era con ciò che non c'è più.
Ruby era una cittadina mineraria dell'Arizona, abbandonata a se stessa, scampata ai vandalismi grazia alla sua lontananza da tutto e da tutti. Il cine operatore Tom Guilmette l'ha scovata e ne ha dato un ritratto inquietante, mostrandoci gli epiloghi di storie che non conosceremo mai, tralasciando il desolante senso di oblio che lo stesso video senza audio regala.
Ghost Town Ruby Arizona - Letus Extreme Film from Tom Guilmette on Vimeo.
Così, col tempo, anche la natura si riprende gli spazi concessi all'uomo anni prima, in un mondo diverso, scomparso, le cui testimonianze restano sparpagliate sotto il sole che brucia i colori, fondendo ciò che era con ciò che non c'è più.
Ruby era una cittadina mineraria dell'Arizona, abbandonata a se stessa, scampata ai vandalismi grazia alla sua lontananza da tutto e da tutti. Il cine operatore Tom Guilmette l'ha scovata e ne ha dato un ritratto inquietante, mostrandoci gli epiloghi di storie che non conosceremo mai, tralasciando il desolante senso di oblio che lo stesso video senza audio regala.
Ghost Town Ruby Arizona - Letus Extreme Film from Tom Guilmette on Vimeo.
sabato 23 maggio 2015
Baby Metal
Lo ammetto, quando Ico mi ha mostrato questo video sono rimasto tra il perplesso e l'inquieto..
In effetti esiste un canale YouTube che raccoglie le reazioni degli utenti a questo clip, quindi, alla fine, non sono stato l'unico a storcere il naso, poi a sorridere e alla fine a divertirsi...
Sono il fenomeno musicale mondiale più inaspettato dell'anno passato, studiato a tavolino e piazzato in un mercato piuttosto difficile che ha saputo conquistare trasversalmente.
Certo fanno un certo effetto, in primo luogo perchè metal e bambine di solito si ritrovano sollo sulle copertine splatter/fantasy di alcune band black metal, in secondo luogo perchè la musica che fanno è di una qualità sorpendente (vedere i musicisti che ci sono dietro!!), terzo perchè godono del supporto e della simpatia di band tipo Slayer, Deftones, Carcass e Metallica.
Va detto che in Giappone il metal è un genere diffusissimo, fin dall'infanzia, vi ricordate alcune sigle di cartoni animati come suonavano? Le tre ragazzine inoltre sono dannatemente abili, sia nel canto che nel ballo, sfoderando linee melodiche a cavallo tra il pop e cartoon, in ogni caso estremamente orecchiabili.
Gli spettacoli sono studiatissimi e non mancano tonnellate di merchandising che strizza l'occhio al mondo manga, insomma un'operazione geniale.
Qualcuno ha fortemente criticato l'operazione, magari dimenticandosi di quante band storiche hanno caricaturato il mondo del metal, esaltandone le sfumature più epiche, ostentando improbabili costumi o mescolando le arti più disparate.
Alla fine anche il mio giudizio si allinea a quanto detto da Jeff Walker (Carcass), dopotutto sono divertenti ed è bello non prendersi troppo sul serio. Inoltre, aggiungo, ben venga che schiere di ragazzini si avvicinino a queste sonorità, magari facendosi contagiare dalla passione per gli strumenti musicali e magari svecchiando un genere spesso troppo autoreferenziale!
In effetti esiste un canale YouTube che raccoglie le reazioni degli utenti a questo clip, quindi, alla fine, non sono stato l'unico a storcere il naso, poi a sorridere e alla fine a divertirsi...
Sono il fenomeno musicale mondiale più inaspettato dell'anno passato, studiato a tavolino e piazzato in un mercato piuttosto difficile che ha saputo conquistare trasversalmente.
Certo fanno un certo effetto, in primo luogo perchè metal e bambine di solito si ritrovano sollo sulle copertine splatter/fantasy di alcune band black metal, in secondo luogo perchè la musica che fanno è di una qualità sorpendente (vedere i musicisti che ci sono dietro!!), terzo perchè godono del supporto e della simpatia di band tipo Slayer, Deftones, Carcass e Metallica.
Va detto che in Giappone il metal è un genere diffusissimo, fin dall'infanzia, vi ricordate alcune sigle di cartoni animati come suonavano? Le tre ragazzine inoltre sono dannatemente abili, sia nel canto che nel ballo, sfoderando linee melodiche a cavallo tra il pop e cartoon, in ogni caso estremamente orecchiabili.
Gli spettacoli sono studiatissimi e non mancano tonnellate di merchandising che strizza l'occhio al mondo manga, insomma un'operazione geniale.
Qualcuno ha fortemente criticato l'operazione, magari dimenticandosi di quante band storiche hanno caricaturato il mondo del metal, esaltandone le sfumature più epiche, ostentando improbabili costumi o mescolando le arti più disparate.
Alla fine anche il mio giudizio si allinea a quanto detto da Jeff Walker (Carcass), dopotutto sono divertenti ed è bello non prendersi troppo sul serio. Inoltre, aggiungo, ben venga che schiere di ragazzini si avvicinino a queste sonorità, magari facendosi contagiare dalla passione per gli strumenti musicali e magari svecchiando un genere spesso troppo autoreferenziale!
mercoledì 20 maggio 2015
Nagoro
Ayano Tsukimi è cresciuta a Nagoro, un piccolo paesino giapponese, trasformatosi negli anni in un villaggio dall'aspetto spettrale, a causa dell'abbandono graduale dei suoi abitanti sfiancati dalla difficile posizione geografica e dalla mancanza di opportunità lavorative.
Dopo la chiusura di una grande compagnia che dava lavoro a centinaia di persone, oggi Nagoro ospita circa una trentina di anime, perlopiù anziane, legate alla loro terra e votate all'isolamento.
Tornando nel suo paese Tsukimi ha cercato di impedirne l'oblio, realizzando oltre 350 bambole che impersonassero i vecchi abitanti del posto.
L'idea nacque dopo la realizzazione di uno spaventapassari, posizionato in un piccolo orto in balia degli uccelli. Vestito con i vecchi abiti del padre ne prese le forme, ricordando ad Ayano la presenza del genitore mentre lavorava la terra.
Così un po' per gioco un po' per spirito artistico, la donna ha riempito la vecchia scuola, le strade, la locanda fino a ripopolare Nagoro, almeno nell'aspetto.
Il risultato è alquanto inquietante, ma le immagini di questa "valle di bambole" ha fatto il giro del mondo, strappando il paesino all'oblio a cui era destinato.
Si trovano i video e le immagini in molti siti web, ma vi consiglio di percorrerne la via principale attraverso google maps, in un viaggio virtuale in cui si incontrano alcuni tra gli eterni abitanti del posto.
Valley of Dolls from Fritz Schumann on Vimeo.
Dopo la chiusura di una grande compagnia che dava lavoro a centinaia di persone, oggi Nagoro ospita circa una trentina di anime, perlopiù anziane, legate alla loro terra e votate all'isolamento.
Tornando nel suo paese Tsukimi ha cercato di impedirne l'oblio, realizzando oltre 350 bambole che impersonassero i vecchi abitanti del posto.
L'idea nacque dopo la realizzazione di uno spaventapassari, posizionato in un piccolo orto in balia degli uccelli. Vestito con i vecchi abiti del padre ne prese le forme, ricordando ad Ayano la presenza del genitore mentre lavorava la terra.
Così un po' per gioco un po' per spirito artistico, la donna ha riempito la vecchia scuola, le strade, la locanda fino a ripopolare Nagoro, almeno nell'aspetto.
Il risultato è alquanto inquietante, ma le immagini di questa "valle di bambole" ha fatto il giro del mondo, strappando il paesino all'oblio a cui era destinato.
Si trovano i video e le immagini in molti siti web, ma vi consiglio di percorrerne la via principale attraverso google maps, in un viaggio virtuale in cui si incontrano alcuni tra gli eterni abitanti del posto.
Valley of Dolls from Fritz Schumann on Vimeo.
sabato 16 maggio 2015
Cursed - If I Die Today (2015)
Ricevere l'invito ad un concerto segreto è sempre una cosa gradita, specie se questo avviene per la presentazione di un disco, ultimo parto in casa If I Die Today!
La serata è stata decisamente piacevole, non solo per i tanti vecchi amici che ho potuto rivedere, ma anche per lo spettacolo offertoci, a partire dei The Buckle, con il loro carattere crudo e puro.
Un bel segno d'amicizia tra musicisti di vecchia data, insieme per l'ennesimo passo musicale che tornano a condividere.
La serata è partita con una piccola apertura del duo albese, mentre i padroni di casa hanno snocciolato brano dopo brano l'intero disco.
Il concerto, in pieno stile hardcore, niente palco e pubblico faccia a faccia alla band, è stata l'ennesima conferma della grande capacità degli IIDT di tenere la scena. Niente fronzoli, poche parole e sotto con la musica, potente, spavalda e aggressiva.
Marco si conferma un frontman navigato, il perfetto anello tra la band e il pubblico, cosa non da poco se si considera una scaletta completamente inedita.
Crused offre un repertorio che non concede tregua e lo stesso emerge dal disco, nero fin dalla copertina, come la musica che contiene, come il libretto che nasconde la frase chiave di tutta la produzione: Meglio regnare all'inferno che servire in paradiso.
La citazione è di quelle nobili, John Milton, il poeta seicentesco che in "Paradise Lost" narra l'episodio biblico di Adamo ed Eva e l'epopea di Satana.
Bella la grafica e bello anche il contenuto, a partire dalla qualità sonora non scontata, con alcune scelte che caratterizzano la produzione, cosa auspicabile in un oceano di dischi dai suoni identici.
Sorprende infatti una scelta nei suoni di chitarra piuttosto chiara, che esalta il lato più heavy delle canzoni, vera svolta musicale degli IIDT.
Pesanti riff che spaziano dall'hard rock allo stoner, sfumature metal e, a mio parere, un forte accento southern (vedi Patrick su tutte).
Si sono rallentati i ritmi (ennesimo ottimo lavoro di Dudu con manforte di Morgan alle 4 corde) ma non ci sono compromessi che facciano gridare allo stravolgimento, anche se a fine disco, inaspettato, arriva la title track che prende le distanze da tutto il resto (rallentando ancora) e capitola con una pesantissima marcia dal finale assodato: Darkness has come...
Gli IIDT partiranno a breve con il loro tour, un'occasione che consiglio vivamente a tutti gli appassionati, a partire dal Nuvolari il 9 di giugno.
La serata è stata decisamente piacevole, non solo per i tanti vecchi amici che ho potuto rivedere, ma anche per lo spettacolo offertoci, a partire dei The Buckle, con il loro carattere crudo e puro.
Un bel segno d'amicizia tra musicisti di vecchia data, insieme per l'ennesimo passo musicale che tornano a condividere.
La serata è partita con una piccola apertura del duo albese, mentre i padroni di casa hanno snocciolato brano dopo brano l'intero disco.
Il concerto, in pieno stile hardcore, niente palco e pubblico faccia a faccia alla band, è stata l'ennesima conferma della grande capacità degli IIDT di tenere la scena. Niente fronzoli, poche parole e sotto con la musica, potente, spavalda e aggressiva.
Marco si conferma un frontman navigato, il perfetto anello tra la band e il pubblico, cosa non da poco se si considera una scaletta completamente inedita.
Crused offre un repertorio che non concede tregua e lo stesso emerge dal disco, nero fin dalla copertina, come la musica che contiene, come il libretto che nasconde la frase chiave di tutta la produzione: Meglio regnare all'inferno che servire in paradiso.
La citazione è di quelle nobili, John Milton, il poeta seicentesco che in "Paradise Lost" narra l'episodio biblico di Adamo ed Eva e l'epopea di Satana.
Bella la grafica e bello anche il contenuto, a partire dalla qualità sonora non scontata, con alcune scelte che caratterizzano la produzione, cosa auspicabile in un oceano di dischi dai suoni identici.
Sorprende infatti una scelta nei suoni di chitarra piuttosto chiara, che esalta il lato più heavy delle canzoni, vera svolta musicale degli IIDT.
Pesanti riff che spaziano dall'hard rock allo stoner, sfumature metal e, a mio parere, un forte accento southern (vedi Patrick su tutte).
Si sono rallentati i ritmi (ennesimo ottimo lavoro di Dudu con manforte di Morgan alle 4 corde) ma non ci sono compromessi che facciano gridare allo stravolgimento, anche se a fine disco, inaspettato, arriva la title track che prende le distanze da tutto il resto (rallentando ancora) e capitola con una pesantissima marcia dal finale assodato: Darkness has come...
Gli IIDT partiranno a breve con il loro tour, un'occasione che consiglio vivamente a tutti gli appassionati, a partire dal Nuvolari il 9 di giugno.
giovedì 14 maggio 2015
Impresentabili
Forse la colpa è mia, ma non ci capisco più nulla...
Le primarie ci sono state presentate come il passaggio più democratico e trasparente per arrivare alle elezioni e nonostante questo, oggi, ci troviamo davanti a candidati impresentabili, personaggi dal passato dubbioso e dal presente imbarazzante. Lo stesso Renzi dice "non li voterei", così De Luca (egli stesso da molti indicato come non candidabile..) incita a NON votarli e Saviano invita addirittura al non voto.
Immaginavo un percorso che portasse a qualcosa di differente ma mai avrei immaginato un simile epilogo.
Non bisogna votare i candidati da loro indicati, ma non si fanno nomi, ne si prendono provvedimenti.
La situazione è passata dal disastroso al grottesco e l'unica domanda che mi pare sensata è: c'è limite al peggio?
sabato 9 maggio 2015
Reggae Time
Invecchiando si diventa viziosi, si affinano i gusti e spesso li si cambia. Non sono mai stato un cultore del reggae, ma oggi, sempre più spesso, ne apprezzo il fascino.
Così oggi, ripescando tra i dischi a "5 stelle iTunes" ecco rispuntare questo capolavoro.
Così oggi, ripescando tra i dischi a "5 stelle iTunes" ecco rispuntare questo capolavoro.
giovedì 7 maggio 2015
Scatti storici
Questa fotografia è entrata nella storia del rock, unica, per esempio, ad essere finita in copertina di Rolling Stone per ben due volte.
E' stata scattata nel 1967 al Festival Pop di Monterey, da un giovane fotografo alle prime esperienze: Ed Caraeff.
Venne inviato al festival per documentare il festival e rischiò di non essere ammesso in quanto il pass che gli spettava era già stato rivendicato da qualcun altro.
Caraeff riuscì comunque ad essere accreditato e si posizionò di fronte al palco per tutto il concerto.
Al termine dell'esibizione Jimi Hendrix compì uno dei suoi gesti più celebri incendiando la sua chitarra.
Ed, a pochi passi dal chitarrista scattò una delle ultime fotografie del suo rullino e, senza saperlo, realizzò una delle fotografie più famose della storia del rock.
E' stata scattata nel 1967 al Festival Pop di Monterey, da un giovane fotografo alle prime esperienze: Ed Caraeff.
Venne inviato al festival per documentare il festival e rischiò di non essere ammesso in quanto il pass che gli spettava era già stato rivendicato da qualcun altro.
Caraeff riuscì comunque ad essere accreditato e si posizionò di fronte al palco per tutto il concerto.
Al termine dell'esibizione Jimi Hendrix compì uno dei suoi gesti più celebri incendiando la sua chitarra.
Ed, a pochi passi dal chitarrista scattò una delle ultime fotografie del suo rullino e, senza saperlo, realizzò una delle fotografie più famose della storia del rock.
venerdì 1 maggio 2015
L'ennesima replica...
Tò, ci risiamo, ancora una manifestazione, ancora guerriglia.
E posso giurarci che seguiranno condanne, minacce e promesse, accuse reciproche che sfoceranno in una guerra tra pestati e pestatori, tra chi invoca giustizia e tra chi deve farla valere. Intanto i proprietari delle auto si attaccano al caxxo, i pestati si cureranno le loro ferite accrescendo il loro odio verso chi li ha colpiti (poliziotti o manifestanti) e l'informazione avrà qualcosa di cui discutere per i prossimi giorni.
Sia, chiaro, i danni li paghiamo tutti, i guadagni andranno a pochi, magari gli stessi contro cui alcuni protestavano e tutti coloro che vorranno cavalcare l'onda, avranno nuovo materiale per accusare il proprio nemico.
Ecco, ancora una volta lo stesso film, la stessa replica, le stesse parole.
Ecco, tutti avranno nuovamente ragione a sbraitare dal loro pulpito.
Ecco, stranamente ho di nuovo quel senso di nausea.
Ci riprovo, tanto per quel che costa...
Regola n.1: il RISPETTO è reciproco altrimenti tutto quello che stai implorando non ha motivo di essere ascoltato.
n.2: MANIFESTARE, rompendo le palle non serve a niente se non a farti detestare, con buona pace delle tue ragioni!
n.3: l'unico modo per cambiare le cose è il BUON ESEMPIO! Se il mondo fa schifo è perchè in troppi parlano e in pochi fanno. Se tutti quelli che sbraitano si impegnassero altrettanto nel volontariato, nella buona politica e nel sociale, non farlo sarebbe vissuto come un'errore. Al contrario, come oggi stanno le cose, basta urlare, scrivere un opinione scopiazzata da qualche parte e farneticare su soluzioni suggerite da chi le auspica, crea solo confusione e violenza.
Volete la rivoluzione: COSTRUITE, RIPARATE, PULITE e AIUTATE, distruggere, manomettere, sporcare e fregarvene non serve a NIENTE!
n.4: una sola regola: CHI ROMPE PAGA punto!
E posso giurarci che seguiranno condanne, minacce e promesse, accuse reciproche che sfoceranno in una guerra tra pestati e pestatori, tra chi invoca giustizia e tra chi deve farla valere. Intanto i proprietari delle auto si attaccano al caxxo, i pestati si cureranno le loro ferite accrescendo il loro odio verso chi li ha colpiti (poliziotti o manifestanti) e l'informazione avrà qualcosa di cui discutere per i prossimi giorni.
Sia, chiaro, i danni li paghiamo tutti, i guadagni andranno a pochi, magari gli stessi contro cui alcuni protestavano e tutti coloro che vorranno cavalcare l'onda, avranno nuovo materiale per accusare il proprio nemico.
Ecco, ancora una volta lo stesso film, la stessa replica, le stesse parole.
Ecco, tutti avranno nuovamente ragione a sbraitare dal loro pulpito.
Ecco, stranamente ho di nuovo quel senso di nausea.
Ci riprovo, tanto per quel che costa...
Regola n.1: il RISPETTO è reciproco altrimenti tutto quello che stai implorando non ha motivo di essere ascoltato.
n.2: MANIFESTARE, rompendo le palle non serve a niente se non a farti detestare, con buona pace delle tue ragioni!
n.3: l'unico modo per cambiare le cose è il BUON ESEMPIO! Se il mondo fa schifo è perchè in troppi parlano e in pochi fanno. Se tutti quelli che sbraitano si impegnassero altrettanto nel volontariato, nella buona politica e nel sociale, non farlo sarebbe vissuto come un'errore. Al contrario, come oggi stanno le cose, basta urlare, scrivere un opinione scopiazzata da qualche parte e farneticare su soluzioni suggerite da chi le auspica, crea solo confusione e violenza.
Volete la rivoluzione: COSTRUITE, RIPARATE, PULITE e AIUTATE, distruggere, manomettere, sporcare e fregarvene non serve a NIENTE!
n.4: una sola regola: CHI ROMPE PAGA punto!
giovedì 30 aprile 2015
lunedì 27 aprile 2015
Impotenza e stupidità
Come stride il mondo, da una parte l'impotenza dell'uomo sulla natura e sulla sua potenza, dall'altra la stupidità della violenza per motivi tanto futili quanto stupidi.
mercoledì 22 aprile 2015
Non si cambia mai
L'ennesima tragedia in un mare che mai come negli ultimi anni è diventato un cimitero.
Uomini, persone, disperati ed approfittatori, attorno ai quali danzano avvoltoi, a cui poco importa di quanto accade, pronti a piangere davanti alle telecamere o a lavarsi la coscienza con discorsi pregni di buoni propositi.
Nulla cambia, piccole azioni che mirano a calmare gli animi, senza curarsi della situazione che si aggrava, scatenando una guerra tra disperati, tra chi non è pronto ad accogliere e chi non può non partire.
Dai lontani tavoli europei su cui rimbalzano colpe e responsabilità, fino a quei baracconi galleggianti, dove in caso di pericolo si sceglie chi sacrificare in base alla religione, nulla sembra cambiare.
Eppure chiamare emergenza questa situazione sa d'imbroglio, perchè è insito nel termine il fattore temporale che svanisce nei lunghi anni in cui queste tragedie si susseguono.
Eppure hanno ragione tutti: non si può chiudere le porte in faccia a chi fugge per salvarsi, non si può aprire le porte con l'evidente incapacità di accogliere seriamente chi arriva tutelando la loro salute e la nostra sicurezza, non si può chiedere che intervengano gli altri quando noi stessi abbiamo sempre rinviato le decisioni, spesso per favorire chi lucra su queste disgrazie.
Contemporaneamente non si può pretendere che uno Stato, a causa della sua posizione geografica si faccia carico di un esodo che riguarda ormai un continente.
Ha ragione chi dice che stiamo pagando il prezzo di secoli di saccheggi e sfruttamenti, di politiche che hanno portato al potere tirannie e uomini corrotti che potessero favorire i nostri "commerci".
Ha ragione anche chi dice che non possiamo farci carico di problematiche legate a terre in cui i valori e le ideologie sono spesso in contraddizione con le nostre.
Insomma, hanno ragione tutti e per conseguenza tutti hanno torto.
Nel frattempo altre persone fuggiranno da guerre e carestie finendo affogati, e chissà cosa penseranno in quei momenti, mentre la vita che cercavano di salvarsi gli viene strappata nella solitudine di un mare che separa due mondi così diversi.
Purtroppo però questo non cambierà, almeno non nel nostro paese, dove un opinione viene tacciata di razzismo e un proposito di ipocrisia.
Non è cambiato nulla se non l'odio che aumenta assieme alle difficoltà, odio da parte di chi individua negli stranieri i responsabili delle mancanze che rendono la loro vita un inferno. Odio da parte di chi vede queste persone come razzisti e violenti, un pericolo da contrastare. Odio partorito dalle istituzioni che lo alimentano per nascondere la propria incompetenza.
Non si cambia mai perché non lo sappiamo fare, perché cambiamento significa mettersi in discussione, rinunciare a delle certezze per poter avere delle opportunità.
Non si cambia perché per farlo bisogna essere spesso impopolari, al limite del crudele, perché una società civile si basa sull'uguaglianza e non sul garantismo ostentato.
Non si cambia perchè in qualche decennio siamo passati da un sogno ad una triste realtà in cui i diritti si sono confusi con i doveri, in cui le differenze si sono accentuate e in cui alcuni privilegi non sono più permessi.
Uomini, persone, disperati ed approfittatori, attorno ai quali danzano avvoltoi, a cui poco importa di quanto accade, pronti a piangere davanti alle telecamere o a lavarsi la coscienza con discorsi pregni di buoni propositi.
Nulla cambia, piccole azioni che mirano a calmare gli animi, senza curarsi della situazione che si aggrava, scatenando una guerra tra disperati, tra chi non è pronto ad accogliere e chi non può non partire.
Dai lontani tavoli europei su cui rimbalzano colpe e responsabilità, fino a quei baracconi galleggianti, dove in caso di pericolo si sceglie chi sacrificare in base alla religione, nulla sembra cambiare.
Eppure chiamare emergenza questa situazione sa d'imbroglio, perchè è insito nel termine il fattore temporale che svanisce nei lunghi anni in cui queste tragedie si susseguono.
Eppure hanno ragione tutti: non si può chiudere le porte in faccia a chi fugge per salvarsi, non si può aprire le porte con l'evidente incapacità di accogliere seriamente chi arriva tutelando la loro salute e la nostra sicurezza, non si può chiedere che intervengano gli altri quando noi stessi abbiamo sempre rinviato le decisioni, spesso per favorire chi lucra su queste disgrazie.
Contemporaneamente non si può pretendere che uno Stato, a causa della sua posizione geografica si faccia carico di un esodo che riguarda ormai un continente.
Ha ragione chi dice che stiamo pagando il prezzo di secoli di saccheggi e sfruttamenti, di politiche che hanno portato al potere tirannie e uomini corrotti che potessero favorire i nostri "commerci".
Ha ragione anche chi dice che non possiamo farci carico di problematiche legate a terre in cui i valori e le ideologie sono spesso in contraddizione con le nostre.
Insomma, hanno ragione tutti e per conseguenza tutti hanno torto.
Nel frattempo altre persone fuggiranno da guerre e carestie finendo affogati, e chissà cosa penseranno in quei momenti, mentre la vita che cercavano di salvarsi gli viene strappata nella solitudine di un mare che separa due mondi così diversi.
Purtroppo però questo non cambierà, almeno non nel nostro paese, dove un opinione viene tacciata di razzismo e un proposito di ipocrisia.
Non è cambiato nulla se non l'odio che aumenta assieme alle difficoltà, odio da parte di chi individua negli stranieri i responsabili delle mancanze che rendono la loro vita un inferno. Odio da parte di chi vede queste persone come razzisti e violenti, un pericolo da contrastare. Odio partorito dalle istituzioni che lo alimentano per nascondere la propria incompetenza.
Non si cambia mai perché non lo sappiamo fare, perché cambiamento significa mettersi in discussione, rinunciare a delle certezze per poter avere delle opportunità.
Non si cambia perché per farlo bisogna essere spesso impopolari, al limite del crudele, perché una società civile si basa sull'uguaglianza e non sul garantismo ostentato.
Non si cambia perchè in qualche decennio siamo passati da un sogno ad una triste realtà in cui i diritti si sono confusi con i doveri, in cui le differenze si sono accentuate e in cui alcuni privilegi non sono più permessi.
sabato 18 aprile 2015
martedì 14 aprile 2015
70'Blackmore
Taglia il traguardo dei 70 anni uno dei più grandi musicisti della storia del rock: Ritchie Blackmore.
Sarebbe stato troppo semplice celebrarlo con un pezzo dei Deep Purple che ha contribuito a creare e a trasformare nel mito che sono diventati.
Nella sua lunga carriera Blackmore ha attraversato tante epoche, permettendosi il lusso, privilegio dei grandi devoti alla musica, di tracciare nuovi sentieri, di prendere ed abbandonare band, collaborare con i più grandi ma anche con i giovani più intraprendenti, fino a dedicarsi assieme alla moglie al suo progetto più recente e forse più "estremo", in una riscoperta della musica rinascimentale, trasformata con alchimie rock, in qualcosa di più moderno.
I Blackmore's Night non sono certo un progetto che mira a scalare le classifiche ne tantomeno punta ad un'autocelebrazione cavalcando il fantasma di se stesso.
I Blackmore's Night sono un vero e proprio tributo alla musica medioevale, con tanto di costumi e concerti selezionati tra fiere rinascimentali e meravigliosi castelli, con un seguito minore ma ben motivato ed affezionato.
Blackmore ha dimostrato nella sua carriera di aver vinto il peso del personaggio che era diventato, seguendo le sue passioni e costruendoci un mondo attorno, esattamente come fece alla fine degli anni 60, trasformando il suo stile nei pilastri del rock.
Sarebbe stato troppo semplice celebrarlo con un pezzo dei Deep Purple che ha contribuito a creare e a trasformare nel mito che sono diventati.
Nella sua lunga carriera Blackmore ha attraversato tante epoche, permettendosi il lusso, privilegio dei grandi devoti alla musica, di tracciare nuovi sentieri, di prendere ed abbandonare band, collaborare con i più grandi ma anche con i giovani più intraprendenti, fino a dedicarsi assieme alla moglie al suo progetto più recente e forse più "estremo", in una riscoperta della musica rinascimentale, trasformata con alchimie rock, in qualcosa di più moderno.
I Blackmore's Night non sono certo un progetto che mira a scalare le classifiche ne tantomeno punta ad un'autocelebrazione cavalcando il fantasma di se stesso.
I Blackmore's Night sono un vero e proprio tributo alla musica medioevale, con tanto di costumi e concerti selezionati tra fiere rinascimentali e meravigliosi castelli, con un seguito minore ma ben motivato ed affezionato.
Blackmore ha dimostrato nella sua carriera di aver vinto il peso del personaggio che era diventato, seguendo le sue passioni e costruendoci un mondo attorno, esattamente come fece alla fine degli anni 60, trasformando il suo stile nei pilastri del rock.
venerdì 10 aprile 2015
Concordo
Come spesso accade sono in pieno accordo alla riflessione di Massimo Gramellini suglie eventi di ieri, comprese le reazioni!
FONTE LA STAMPA
Un paranoide condannato per bancarotta fraudolenta compie una strage a palazzo di Giustizia, ammazzando tra gli altri anche un giudice, e immancabilmente salta su qualcuno a denunciare il clima ostile creatosi intorno alla magistratura. Come se ad armare la mano omicida fosse stata la polemica politica sulla responsabilità civile e le ferie dei giudici. Come se quel magistrato fosse stato ucciso in quanto simbolo dell’indipendenza delle toghe e non in quanto bersaglio di una resa dei conti maturata nella testa di un uomo ossessivamente ripiegato sui fattacci suoi. (A cui nessuno aveva pensato di togliere il porto d’armi dopo la condanna: è questo, oltre alle difese colabrodo del tribunale, il vero mistero e il vero scandalo).
Poiché la lista dei morti è completata da un avvocato e da un socio dell’assassino, se ne deve forse dedurre che anche le categorie degli avvocati e dei soci avrebbero diritto di lamentare un atteggiamento persecutorio nei loro confronti? Gherardo Colombo ha sicuramente parlato sotto l’impulso del dolore personale: quel giudice era un ex collega e un amico. E prima di svalutare il lavoro dei magistrati bisogna sempre ricordarsi, come ha fatto Mattarella, che operano in prima linea sulla carne viva del Paese. Ma certe manipolazioni emotive della realtà alimentano il mostro nazionale del vittimismo. Mentre Colombo commentava un fatto di cronaca nera per sottolineare il disagio della magistratura, altri trasformavano il truffatore omicida in un prodotto della crisi economica. E così si perdeva di vista che a uccidere e a morire non erano stati dei simboli, ma degli esseri umani.
FONTE LA STAMPA
Un paranoide condannato per bancarotta fraudolenta compie una strage a palazzo di Giustizia, ammazzando tra gli altri anche un giudice, e immancabilmente salta su qualcuno a denunciare il clima ostile creatosi intorno alla magistratura. Come se ad armare la mano omicida fosse stata la polemica politica sulla responsabilità civile e le ferie dei giudici. Come se quel magistrato fosse stato ucciso in quanto simbolo dell’indipendenza delle toghe e non in quanto bersaglio di una resa dei conti maturata nella testa di un uomo ossessivamente ripiegato sui fattacci suoi. (A cui nessuno aveva pensato di togliere il porto d’armi dopo la condanna: è questo, oltre alle difese colabrodo del tribunale, il vero mistero e il vero scandalo).
Poiché la lista dei morti è completata da un avvocato e da un socio dell’assassino, se ne deve forse dedurre che anche le categorie degli avvocati e dei soci avrebbero diritto di lamentare un atteggiamento persecutorio nei loro confronti? Gherardo Colombo ha sicuramente parlato sotto l’impulso del dolore personale: quel giudice era un ex collega e un amico. E prima di svalutare il lavoro dei magistrati bisogna sempre ricordarsi, come ha fatto Mattarella, che operano in prima linea sulla carne viva del Paese. Ma certe manipolazioni emotive della realtà alimentano il mostro nazionale del vittimismo. Mentre Colombo commentava un fatto di cronaca nera per sottolineare il disagio della magistratura, altri trasformavano il truffatore omicida in un prodotto della crisi economica. E così si perdeva di vista che a uccidere e a morire non erano stati dei simboli, ma degli esseri umani.
martedì 7 aprile 2015
Two Gallants - What the Toll Tells (2006)
Saranno i postumi del viaggio in Irlanda, il verde acceso delle colline che aciuganavo al sole o lo 'svacco' culinario e fisico della giornata di ieri, ma più più volte ho pensato a questo disco come plausibile colonna sonora delle ore che passavano.
In effetti un qualche cosa a che fare con l'irlanda i Two Gallants ce l'hanno: il loro nome è tratto dal racconto Gente di Dublino di James Joyce.
A pensarci bene anche il carattere folk del disco si sposa bene con lo stile bucolico che ha caratterizzato il mio dopo Pasqua.
Se poi forziamo un po' anche il fatto che siano californiani, che ci siano parti di armonica e lunghe ballate appoggiate ad arpeggi pizzicati su chitarre acustiche, bé, un po' di "svacco" ce lo possiamo immaginare!
Di certo è che i Two Gallants sono e restano un duo straordinario nella loro semplicità e questo disco è così ricco da essere perfetto per tante occasioni, comprese le Pasquette bucoliche tra braciole e buon vino (e birra)!
Il disco in questione è What the Toll Tells, del 2006, fondamentalmente perchè la canzone che mi girava in testa era Threnody in Minor B, con tutte le sue contaminazioni.
Folk, Country, Punk, Rock e Blues, tutto mescolato e spremuto da nove canzoni che non si appoggiano a grandi produzioni, ma che hanno quel sapore genuino e un po' grazzo che si nasconde nelle cose fatte con devozione, senza l'ansia del dover sembrare perfette.
In effetti un qualche cosa a che fare con l'irlanda i Two Gallants ce l'hanno: il loro nome è tratto dal racconto Gente di Dublino di James Joyce.
A pensarci bene anche il carattere folk del disco si sposa bene con lo stile bucolico che ha caratterizzato il mio dopo Pasqua.
Se poi forziamo un po' anche il fatto che siano californiani, che ci siano parti di armonica e lunghe ballate appoggiate ad arpeggi pizzicati su chitarre acustiche, bé, un po' di "svacco" ce lo possiamo immaginare!
Di certo è che i Two Gallants sono e restano un duo straordinario nella loro semplicità e questo disco è così ricco da essere perfetto per tante occasioni, comprese le Pasquette bucoliche tra braciole e buon vino (e birra)!
Il disco in questione è What the Toll Tells, del 2006, fondamentalmente perchè la canzone che mi girava in testa era Threnody in Minor B, con tutte le sue contaminazioni.
Folk, Country, Punk, Rock e Blues, tutto mescolato e spremuto da nove canzoni che non si appoggiano a grandi produzioni, ma che hanno quel sapore genuino e un po' grazzo che si nasconde nelle cose fatte con devozione, senza l'ansia del dover sembrare perfette.
sabato 4 aprile 2015
Musica dalla natura
Diego Stocco è un musicista italiano che da anni realizza musiche piuttosto particolari.
E' diventato celebre grazia ad alcuni video virali realizzati suonando elementi non proprio convenzionali.
In questo, per esempio, girato per celebrare l'Earth day 2012, Diego suona piante, semi, frutta e foglie raggiungendo un risultato sorprendente!
Diego Stocco - Music from Nature from Diego Stocco on Vimeo.
E' diventato celebre grazia ad alcuni video virali realizzati suonando elementi non proprio convenzionali.
In questo, per esempio, girato per celebrare l'Earth day 2012, Diego suona piante, semi, frutta e foglie raggiungendo un risultato sorprendente!
Diego Stocco - Music from Nature from Diego Stocco on Vimeo.
martedì 31 marzo 2015
Dublino
Un breve viaggio a Dublino per capire quanto sia bella l'Irlanda e il suo carattere.
Tra scampagnate, pinte di Guinness e piatti più o meno tradizionali, ci siamo innamorati delle sue vie, della sua storia, del suo clima decisamente variabile e naturalmente dei suoi pub.
Tra i tanti incontri quello con Stephen Cooper è stato tra i più apprezzati.
Si tratta di un cantautore-chitarrista, membro del duo Scoops music, che abbiamo incontrato durante una sua esibizione in uno dei tanti, meravigliosi locali di Temple Bar.
Tra cover, brani originali e brindisi, ci ha regalato una bellissima serata!
Tra scampagnate, pinte di Guinness e piatti più o meno tradizionali, ci siamo innamorati delle sue vie, della sua storia, del suo clima decisamente variabile e naturalmente dei suoi pub.
Tra i tanti incontri quello con Stephen Cooper è stato tra i più apprezzati.
Si tratta di un cantautore-chitarrista, membro del duo Scoops music, che abbiamo incontrato durante una sua esibizione in uno dei tanti, meravigliosi locali di Temple Bar.
Tra cover, brani originali e brindisi, ci ha regalato una bellissima serata!
venerdì 27 marzo 2015
L'ultimo tramonto
Cosa è successo sul maledetto volo che è tragicamente terminato sulle vette alpine francesi lo si può intuire, ma cosa è passato nella testa di un pilota, che volontariamente commette un omicidio, con l'alibi (ancora da stabilire) del suicidio... non lo sapremo mai.
Resta la rabbia dei famigliari, mista ad un dolore che si acutizza al pensiero di quegli ultimi istanti di cui restano le sole, terribili, testimonianze audio.
Resta la beffa, per un sistema di sicurezza che si trasforma in tutela per un gesto folle ed imprevedibile.
Resta la cinica consapevolezza che una cosa tanto assurda sia comunque meno probabile di un guasto tecnico e quindi una sorta di magra consolazione in vista dei nostri viaggi futuri.
Resta l'assurda sensazione che se un gesto tanto folle sia da imputare al mostro della depressione sia contemporaneamente meno odioso di un gesto terroristico ma drammaticamente più egoista ed incomprensibile.
Restano i frammenti sparsi sulle rocce, i tanti dubbi ancora da chiarire e quella sensazione di impotenza nello scegliere di mettere la propria vita nelle mani di un'altra persona.
Resta il cordoglio per le tante vittime di una fine assurda e spaventosa, come la certezza di non poter controllare quello che di buono o maledetto si annida nei nostri pensieri.
Resta la rabbia dei famigliari, mista ad un dolore che si acutizza al pensiero di quegli ultimi istanti di cui restano le sole, terribili, testimonianze audio.
Resta la beffa, per un sistema di sicurezza che si trasforma in tutela per un gesto folle ed imprevedibile.
Resta la cinica consapevolezza che una cosa tanto assurda sia comunque meno probabile di un guasto tecnico e quindi una sorta di magra consolazione in vista dei nostri viaggi futuri.
Resta l'assurda sensazione che se un gesto tanto folle sia da imputare al mostro della depressione sia contemporaneamente meno odioso di un gesto terroristico ma drammaticamente più egoista ed incomprensibile.
Restano i frammenti sparsi sulle rocce, i tanti dubbi ancora da chiarire e quella sensazione di impotenza nello scegliere di mettere la propria vita nelle mani di un'altra persona.
Resta il cordoglio per le tante vittime di una fine assurda e spaventosa, come la certezza di non poter controllare quello che di buono o maledetto si annida nei nostri pensieri.
martedì 24 marzo 2015
Got the time
Quando ascoltai per la prima volta questa canzone in disco live degli Anthrax fu amore a primo play!
Preso dalla curiosità di scoprire i 'big four', da fanatico dei Metallica e sedotto dagli Slayer, volevo chiudere il cerchio con le altre due band che rappresentavano l'ossatura del thrash metal: Megadeth e appunto gli Anthrax.
All'epoca avevo appena comprato uno stereo con lettore cd, i masterizzatori, costosissimi, erano appena apparsi sul mercato ed erano rarissimi e Napster era ancora una chimera a cui nessuno nemmeno pensava.
Per chi si aggirava affamato di musica, armato di riviste ed in cerca di un passaggio per arrivare al negozio di dischi più vicino, per farsi un idea, esisteva solo lo scambio di cd e le cassettine da far divorare ai wolkman, tramandate di mano in mano senza mai un vero proprietario.
Ricordo di aver comprato un live perchè non ero riuscito a trovare una raccolta, così fui travolto dalla spaventosa energia degli Anthrax, che tra i big four erano di certo quelli meno legati ai classicismi del metal.
Il primo ascolto fu travolgente, c'era del punk, del rap, del metal, insomma una vagonata di stili, forse non sempre coerenti, ma sicuramente affascinanti.
Got the time era una delle mie canzoni preferite, il riff di basso, suonato da Frank Bello fustigando le corde con il plettro, era uno delle intro capaci di infiammare le platee!
Ho scoperto solo da poco che questa canzone era una cover e cercando l'originale ne ho apprezzato meglio la composizione, scoprendone anche l'autore, tale Joe Jackson, inglese tra i guru della New Wave.
Jackson non apprezzò molto il rifacimento degli Anthrax, ma è innegabile che la loro versione rese molto più celebre il pezzo, incastonandolo tra le pietre più classiche e pregiate del metal.
Preso dalla curiosità di scoprire i 'big four', da fanatico dei Metallica e sedotto dagli Slayer, volevo chiudere il cerchio con le altre due band che rappresentavano l'ossatura del thrash metal: Megadeth e appunto gli Anthrax.
All'epoca avevo appena comprato uno stereo con lettore cd, i masterizzatori, costosissimi, erano appena apparsi sul mercato ed erano rarissimi e Napster era ancora una chimera a cui nessuno nemmeno pensava.
Per chi si aggirava affamato di musica, armato di riviste ed in cerca di un passaggio per arrivare al negozio di dischi più vicino, per farsi un idea, esisteva solo lo scambio di cd e le cassettine da far divorare ai wolkman, tramandate di mano in mano senza mai un vero proprietario.
Ricordo di aver comprato un live perchè non ero riuscito a trovare una raccolta, così fui travolto dalla spaventosa energia degli Anthrax, che tra i big four erano di certo quelli meno legati ai classicismi del metal.
Il primo ascolto fu travolgente, c'era del punk, del rap, del metal, insomma una vagonata di stili, forse non sempre coerenti, ma sicuramente affascinanti.
Got the time era una delle mie canzoni preferite, il riff di basso, suonato da Frank Bello fustigando le corde con il plettro, era uno delle intro capaci di infiammare le platee!
Ho scoperto solo da poco che questa canzone era una cover e cercando l'originale ne ho apprezzato meglio la composizione, scoprendone anche l'autore, tale Joe Jackson, inglese tra i guru della New Wave.
Jackson non apprezzò molto il rifacimento degli Anthrax, ma è innegabile che la loro versione rese molto più celebre il pezzo, incastonandolo tra le pietre più classiche e pregiate del metal.
venerdì 20 marzo 2015
martedì 17 marzo 2015
Il cattivo sapere
Ho parlato spesso di quanto l'informazione sul web, libera da ogni costrizione, sia finita nella trappola dell'abuso, schiacciata sotto migliaia di tasti che battono supposizioni spacciandole per fatti, ipotesi per verità, dubbi per certezze.
Purtroppo nell'oceano di internet vale una sola legge: trovi quello che vuoi trovare.
In effetti questo vale anche nella vita reale: si ascolta quello che si vuol sentire, ma mentre nella vita di tutti i giorni esiste l'autorevolezza o meno di un'interlocutore, sul web si casca male, le citazioni sono spesso imparziali e appannate, i fatti esposti a profili alterni e le fonti spesso ignote.
La colpa è nostra, troppo pigri per documentarci, pavidi per smentirci e affascinati dalle tesi capaci di tranquillizzarci.
Proprio questo è un metodo frequentemente utilizzato per condizionare i consumi, società che ordinano ricerche mirate per poi sfruttarne i risultati e realizzarci campagne pubblicitarie sui social, dove l'attenzione della gente è quella desiderata: abbastanza alta per le cazzate e troppo bassa per le cose importanti.
Per fare un esempio, se da domani si pubblica una ricerca dove si stabilisce che il consumo di spinaci favorisce la caduta dei capelli (sto inventando..), senza dire che altri fattori sono ben più determinanti o specificare che bisognerebbe consumarne a quintali, oppure omettendo tutte le altre grandi qualità della celebre verdura, avremmo centinaia di stempiati pronti a credere che braccio di ferro fosse il primo grande esempio che conferma questa tesi!
Immaginate questo esempio per tematiche ben più gravi e per giri d'affari ben maggiori di quello degli spinaci... e immaginate se allo spinacio si proponesse un'alternativa con un'altra verdure facendo il gioco opposto.. chi ci guadagnerebbe? E se la ricerca fosse evitata raccogliendo molto più semplicemente fantomatiche citazioni su blog e forum? ... a fidarsi...
Inoltre, spesso, le cose nascono senza malizia, magari per semplici ragioni etiche, per simpatia o convinzioni personali, argomenti che si diffondono di portale in portale, confermati da saccenti integralisti che non trovano spazio da nessun'altra parte se non sul web, ma lalla fine la notizia passa per vera o almeno per vorosimile (cosa ben diversa!).
Insomma, ci siamo, siamo arrivati all'opposto delle nostre paure analogiche, al paradosso delle nostre complottistiche convinzioni che un'informazione imbavagliata ci mostrava un solo lato del mondo, a servizio di chi la sfruttava per condizionare le nostre scelte.
Eccoci al mercato delle autorità, barattate per la popolarità di una notizia, presa per buono per il prezzo miserabile del non doverci sforzare a metterle in discussione.
La scienza e la medicina in mano ad oratori senza competenza, distribuite in comode vignette ad un pubblico senza pretese, pronti ad abboccare all'amo più accattivante, diventati intolleranti alla verità spesso più scomode di chi, per una vita, ha studiato l'argomento.
Vi invito a leggere questa pagina e trarne le vostre conclusioni, piangendo le prime vittime di un sistema sempre più alla deriva: VAFFANCULO STRO**I!
Purtroppo nell'oceano di internet vale una sola legge: trovi quello che vuoi trovare.
In effetti questo vale anche nella vita reale: si ascolta quello che si vuol sentire, ma mentre nella vita di tutti i giorni esiste l'autorevolezza o meno di un'interlocutore, sul web si casca male, le citazioni sono spesso imparziali e appannate, i fatti esposti a profili alterni e le fonti spesso ignote.
La colpa è nostra, troppo pigri per documentarci, pavidi per smentirci e affascinati dalle tesi capaci di tranquillizzarci.
Proprio questo è un metodo frequentemente utilizzato per condizionare i consumi, società che ordinano ricerche mirate per poi sfruttarne i risultati e realizzarci campagne pubblicitarie sui social, dove l'attenzione della gente è quella desiderata: abbastanza alta per le cazzate e troppo bassa per le cose importanti.
Per fare un esempio, se da domani si pubblica una ricerca dove si stabilisce che il consumo di spinaci favorisce la caduta dei capelli (sto inventando..), senza dire che altri fattori sono ben più determinanti o specificare che bisognerebbe consumarne a quintali, oppure omettendo tutte le altre grandi qualità della celebre verdura, avremmo centinaia di stempiati pronti a credere che braccio di ferro fosse il primo grande esempio che conferma questa tesi!
Immaginate questo esempio per tematiche ben più gravi e per giri d'affari ben maggiori di quello degli spinaci... e immaginate se allo spinacio si proponesse un'alternativa con un'altra verdure facendo il gioco opposto.. chi ci guadagnerebbe? E se la ricerca fosse evitata raccogliendo molto più semplicemente fantomatiche citazioni su blog e forum? ... a fidarsi...
Inoltre, spesso, le cose nascono senza malizia, magari per semplici ragioni etiche, per simpatia o convinzioni personali, argomenti che si diffondono di portale in portale, confermati da saccenti integralisti che non trovano spazio da nessun'altra parte se non sul web, ma lalla fine la notizia passa per vera o almeno per vorosimile (cosa ben diversa!).
Insomma, ci siamo, siamo arrivati all'opposto delle nostre paure analogiche, al paradosso delle nostre complottistiche convinzioni che un'informazione imbavagliata ci mostrava un solo lato del mondo, a servizio di chi la sfruttava per condizionare le nostre scelte.
Eccoci al mercato delle autorità, barattate per la popolarità di una notizia, presa per buono per il prezzo miserabile del non doverci sforzare a metterle in discussione.
La scienza e la medicina in mano ad oratori senza competenza, distribuite in comode vignette ad un pubblico senza pretese, pronti ad abboccare all'amo più accattivante, diventati intolleranti alla verità spesso più scomode di chi, per una vita, ha studiato l'argomento.
Vi invito a leggere questa pagina e trarne le vostre conclusioni, piangendo le prime vittime di un sistema sempre più alla deriva: VAFFANCULO STRO**I!
sabato 14 marzo 2015
Il giardino del suono
Nel 1982 l'artista Douglas Hollis, realizzò nei pressi di Seattle, dodici strutture metalliche simili a delle torrette, attrezzate con lunghi tubi cavi e pannelli per allinearsi al vento.
L'effetto creato è quello di una sinfonia continua generata dal vento, resa ancor più surreale dal desolato paesaggio in cui si trova.
L'istallazione è pubblica, anche se dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, gli accessi vengono monitorati e i controlli sono diventati continui.
L'opera divenne famosa nello stato Washington e ispirò una neonata band locale che ne prese il nome, diventando poi un icona del grounge mondial: i Soundgarden appunto!
L'effetto creato è quello di una sinfonia continua generata dal vento, resa ancor più surreale dal desolato paesaggio in cui si trova.
L'istallazione è pubblica, anche se dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, gli accessi vengono monitorati e i controlli sono diventati continui.
L'opera divenne famosa nello stato Washington e ispirò una neonata band locale che ne prese il nome, diventando poi un icona del grounge mondial: i Soundgarden appunto!
martedì 10 marzo 2015
Boardwalk Empire.. addio.
Si chiude con la quinta stagione la serie capolavoro prodotta da Martin Scorsese e interpretata da un magistrale Steve Buscemi.
Pur avendo ottenuto risultati eccellenti, frutto di un cast strepitoso, una produzione rigorosa e da una sceneggiatura che mescola sapientemente storia e finzione, Boardwalk Empire mi ha sempre dato l'impressione di non aver mai goduto del successo che meritava.
Dopo quattro stagioni strepitose, in cui i personaggi sono stati spogliati di ogni maschera, in un percorso tanto intenso quanto mai scontato, si è giunto ad un epilogo dal sapore agrodolce, capace in otto puntate di sciogliere ogni nodo, attraverso ad una narrazione inedita rispetto al passato, senza scendere a facili compromessi, nel rispetto (fin dove possibile) della storia reale.
56 puntate per raccontare un periodo storico crudo e violento, quello dell'America degli anni 20, in cui si intrecciano le storie dei contrabbandieri, della mafia, dei militari sfuggiti alla Grande Guerra, dei conflitti razziali, di una finanza e di una politica in procinto di essere inghiottiti dalla modernità.
Per saperne di più sull'ultima stagione vi segnalo questa magnifica recensione, occhio agli spoiler, ma aggiungo ai grandi pregi evidenti di questa serie, anche una massiccia ed accurata selezione musicale, fatta di grandi classici e reinterpretazioni di brani ripescati da un passato lontano.
Tra le tante cose che si ricorderanno di questa serie, di certo la sigla iniziale sarà una di queste, con la colonna sonora dei The Brian Jonestown Massacre, ad incorniciare una sequenza di immagini che racchiudono tutta la storia: un elegante "Nucky" Thompson lascia il lungomare per la spiaggia, scrutando l'oceano che nel tempo di una sigaretta si sfoga in una tempesta che trascina a riva migliaia di bottiglie, sempre sotto lo sguardo severo di Nucky che, tornato il sereno, lascia la spiaggia, con le scarpe immacolate.
Pur avendo ottenuto risultati eccellenti, frutto di un cast strepitoso, una produzione rigorosa e da una sceneggiatura che mescola sapientemente storia e finzione, Boardwalk Empire mi ha sempre dato l'impressione di non aver mai goduto del successo che meritava.
Dopo quattro stagioni strepitose, in cui i personaggi sono stati spogliati di ogni maschera, in un percorso tanto intenso quanto mai scontato, si è giunto ad un epilogo dal sapore agrodolce, capace in otto puntate di sciogliere ogni nodo, attraverso ad una narrazione inedita rispetto al passato, senza scendere a facili compromessi, nel rispetto (fin dove possibile) della storia reale.
56 puntate per raccontare un periodo storico crudo e violento, quello dell'America degli anni 20, in cui si intrecciano le storie dei contrabbandieri, della mafia, dei militari sfuggiti alla Grande Guerra, dei conflitti razziali, di una finanza e di una politica in procinto di essere inghiottiti dalla modernità.
Per saperne di più sull'ultima stagione vi segnalo questa magnifica recensione, occhio agli spoiler, ma aggiungo ai grandi pregi evidenti di questa serie, anche una massiccia ed accurata selezione musicale, fatta di grandi classici e reinterpretazioni di brani ripescati da un passato lontano.
Tra le tante cose che si ricorderanno di questa serie, di certo la sigla iniziale sarà una di queste, con la colonna sonora dei The Brian Jonestown Massacre, ad incorniciare una sequenza di immagini che racchiudono tutta la storia: un elegante "Nucky" Thompson lascia il lungomare per la spiaggia, scrutando l'oceano che nel tempo di una sigaretta si sfoga in una tempesta che trascina a riva migliaia di bottiglie, sempre sotto lo sguardo severo di Nucky che, tornato il sereno, lascia la spiaggia, con le scarpe immacolate.
venerdì 6 marzo 2015
Spoiler
E' capitato a tutti di farlo, magari involontariamente, magari interrompendosi ad un passo dalla frittata, ma lo spoiler rimane e resterà una pratica odiosa.
Svelare il finale di un'opera significa compromettere il divertimento di chi la segue, dimostrando una piena mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Ci sono poi diverse maniere di fare spoiler, alcune intriganti, si pensi agli stessi trailer cinematografici che svelano parti della storia cercando di renderla più appetibile, o ci sono i casi ispirati alla realtà, in cui si conosce bene il finale (spesso spoilerato all'inizio), per poi costruire un percorso affascinante che ne enfatizzi l'epilogo.
Quanto fatto da Striscia la Notizia nei confronti di Masterchef è stato un segno irrispettoso nei soli confronti di chi seguiva la trasmissione di Sky, nulla di più.
Svelare una sospetta irregolarità a due giorni dalla conclusione del reality poteva essere un colpaccio anche dopo la sua conclusione, anzi, forse avrebbe suscitato molto più disgusto di quanto fatto in questo modo.
Dagli ascolti inoltre non sembra che l'operazione abbia causato danni, tutt'altro, ma era piuttosto prevedibile aspettarsi che chi ha seguito per settimane le vicende degli aspiranti chef non rinunciasse alla portata principale!
Unanime è stata la condanna da tutte le fonti di informazione, dagli addetti ai lavori agli stessi interessati, ad esclusione di chi, non seguendo la cosa, può giudicare senza alcun fastidio l'irriverenza della corazzata di Ricci.
Insomma, il motivo di questo colpo basso non lo riesco a capire e mi augoro si sia trattato di un leggerezza mal calibrata e non di una bastardata come ad esempio... genialmente questo:
Svelare il finale di un'opera significa compromettere il divertimento di chi la segue, dimostrando una piena mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Ci sono poi diverse maniere di fare spoiler, alcune intriganti, si pensi agli stessi trailer cinematografici che svelano parti della storia cercando di renderla più appetibile, o ci sono i casi ispirati alla realtà, in cui si conosce bene il finale (spesso spoilerato all'inizio), per poi costruire un percorso affascinante che ne enfatizzi l'epilogo.
Quanto fatto da Striscia la Notizia nei confronti di Masterchef è stato un segno irrispettoso nei soli confronti di chi seguiva la trasmissione di Sky, nulla di più.
Svelare una sospetta irregolarità a due giorni dalla conclusione del reality poteva essere un colpaccio anche dopo la sua conclusione, anzi, forse avrebbe suscitato molto più disgusto di quanto fatto in questo modo.
Dagli ascolti inoltre non sembra che l'operazione abbia causato danni, tutt'altro, ma era piuttosto prevedibile aspettarsi che chi ha seguito per settimane le vicende degli aspiranti chef non rinunciasse alla portata principale!
Unanime è stata la condanna da tutte le fonti di informazione, dagli addetti ai lavori agli stessi interessati, ad esclusione di chi, non seguendo la cosa, può giudicare senza alcun fastidio l'irriverenza della corazzata di Ricci.
Insomma, il motivo di questo colpo basso non lo riesco a capire e mi augoro si sia trattato di un leggerezza mal calibrata e non di una bastardata come ad esempio... genialmente questo:
martedì 3 marzo 2015
Cannibal Blast
C'è un sottile filo che lega Luigi Paulino Alfredo Francesco Antonio Balassoni a Paul Mazurkiewicz, che attraversa oltre 50 anni di storia e rafforza il legame tra il Metal più estremo e il Jazz.
Procedimo per tappe, con la premessa che a dispetto dei tanti integralisti, la musica è tutta figlia della stessa arte, si nutre di contaminazioni e condivide musicisti, strumenti e attitudine.
I due personaggi citati all'inizio sono due batteristi. Il primo, classe 1924, è conosciuto con lo pseudonimo più sintetico di Louie Bellson ed è stato un virtuoso delle pelli in ambito jazz, tanto da militare nella storica orchestra di Duke Ellington, musicista e compositore tra i più prolifici e stimati del settore.
Il secondo è stato uno dei fondatori dei Cannibal Corpse, formazione americana riconosciuta tra i più celebri esponenti del brutal death metal. Paul Mazurkiewicz è uno dei batteristi più noti del settore, famoso per aver sviluppato alcune tecniche di batteria, divenute classiche nel metal più estremo, tanto da aver coniato uno stile chiamato cannibal blast, base ritmica di buona parte dei lavori della band.
Senza entrare nei tecnicismi di questo groove, lo si trova, andando a ritroso nel tempo, utilizzato nell'ambiente metal, fin dalle sue origini, elemento essenziale per creare ritmiche veloci e potenti.
L'utilizzo di questo stile come groove è però ispirata ad alcuni fill tipici del jazz, utilizzati spesso dai grandi batteristi del passato, soprattutto dai più virtuosi, partoriti dalla florida fucina di un mondo musicale che dava spazio a grandi sperimentazioni e infinite contaminazioni.
Tra questi musicisti ritroviamo Louie Bellson, per alcuni l'inventore della doppia cassa, ma di certo uno tra i primi a cimentarsi con questa variazione.
Come dicevo la struttura jazz utilizzava queste tecniche (ed infinite altre) più come fill che come groove, legati a ritmiche meno quadrate e vincolati da dinamiche che nel metal vengono trascurate per enfatizzare velocità e potenza.
Trovo affascinante considerare le evoluzioni musicali nei vari generi, spesso concentrandomi su aspetti tecnici decisamente particolari, che costituiscono però l'ossatura di quello che oggi ascoltiamo.
Senza i grandi musicisti virtuosi della storia, oggi saremmo orfani delle mille sfaccettature musicali che si evidenziano nei loro esempi più estremi, ma senza l'apertura mentale del saper cogliere le sfumature più affascinanti nei generi a noi più lontani non saremmo mai usciti dalla concezione classica della musica, e questi fili, che legano mondi e persone diversi, sono li a dimostrarlo.
Procedimo per tappe, con la premessa che a dispetto dei tanti integralisti, la musica è tutta figlia della stessa arte, si nutre di contaminazioni e condivide musicisti, strumenti e attitudine.
I due personaggi citati all'inizio sono due batteristi. Il primo, classe 1924, è conosciuto con lo pseudonimo più sintetico di Louie Bellson ed è stato un virtuoso delle pelli in ambito jazz, tanto da militare nella storica orchestra di Duke Ellington, musicista e compositore tra i più prolifici e stimati del settore.
Il secondo è stato uno dei fondatori dei Cannibal Corpse, formazione americana riconosciuta tra i più celebri esponenti del brutal death metal. Paul Mazurkiewicz è uno dei batteristi più noti del settore, famoso per aver sviluppato alcune tecniche di batteria, divenute classiche nel metal più estremo, tanto da aver coniato uno stile chiamato cannibal blast, base ritmica di buona parte dei lavori della band.
Senza entrare nei tecnicismi di questo groove, lo si trova, andando a ritroso nel tempo, utilizzato nell'ambiente metal, fin dalle sue origini, elemento essenziale per creare ritmiche veloci e potenti.
L'utilizzo di questo stile come groove è però ispirata ad alcuni fill tipici del jazz, utilizzati spesso dai grandi batteristi del passato, soprattutto dai più virtuosi, partoriti dalla florida fucina di un mondo musicale che dava spazio a grandi sperimentazioni e infinite contaminazioni.
Tra questi musicisti ritroviamo Louie Bellson, per alcuni l'inventore della doppia cassa, ma di certo uno tra i primi a cimentarsi con questa variazione.
Come dicevo la struttura jazz utilizzava queste tecniche (ed infinite altre) più come fill che come groove, legati a ritmiche meno quadrate e vincolati da dinamiche che nel metal vengono trascurate per enfatizzare velocità e potenza.
Trovo affascinante considerare le evoluzioni musicali nei vari generi, spesso concentrandomi su aspetti tecnici decisamente particolari, che costituiscono però l'ossatura di quello che oggi ascoltiamo.
Senza i grandi musicisti virtuosi della storia, oggi saremmo orfani delle mille sfaccettature musicali che si evidenziano nei loro esempi più estremi, ma senza l'apertura mentale del saper cogliere le sfumature più affascinanti nei generi a noi più lontani non saremmo mai usciti dalla concezione classica della musica, e questi fili, che legano mondi e persone diversi, sono li a dimostrarlo.
mercoledì 25 febbraio 2015
Big Bang Big Boom sui muri
Un "non"scientifico punto di vista sull'inizio e l'evoluzione della vita.
Così recita la spiegazione di questo bellissimo clip realizzato grazie ad una speciale grafica sui muri!
BIG BANG BIG BOOM - the new wall-painted animation by BLU from blu on Vimeo.
Così recita la spiegazione di questo bellissimo clip realizzato grazie ad una speciale grafica sui muri!
BIG BANG BIG BOOM - the new wall-painted animation by BLU from blu on Vimeo.
martedì 24 febbraio 2015
Tonalità di metal
Seguendo le ramificazioni della musica, si percorrono percorsi contorti, che collegano generi e sottogeneri, in un viaggio davvero interessanti per chi ama il settore.
Quando ci si appassiona si tende a scoprirne ogni sfumatura, spesso facendo il percorso inverso, partendo dalla band che ci ha conquistato per risalire a chi, tra ispirazione e storia, ha contribuito ad influenzare e quindi a stimolare quel settore.
Il metal è una ramificazione estremamente frastagliata, generata dal tronco del rock, ma evolutasi negli anni in una complessa e fitta selva di sottogeneri, caratterizzati da suoni, tecniche, tematiche ed attitudini.
Per i non appassionati, come in ogni campo, è difficile cogliere le differenze più tenue ma è senz'altro molto interessante provare ad approfondire le origini e cercare i collegamenti che determinano l'evoluzioni dei grandi generi.
Dall'Heavy fino al Post Metal si sono sviluppate in ogni parte del mondo decine di correnti, ognuna delle quali vanta esponenti di indubbie capacità, venerati da schiere di fans e riconosciuti per le loro doti e la loro inventiva, spesso figlia di aperture e contaminazioni.
Senza prendersi troppo sul serio è altrettanto divertente vedere queste differenze in chiave ironica, magari accentuando gli aspetti più estremi che alla fine caratterizzano il genere stesso.
Jared Dines è un musicista youtuber con oltre i centomila seguaci, specialista nell'ironizzare sulla musica che ama, creatore di questi video davvero divertenti!
Quando ci si appassiona si tende a scoprirne ogni sfumatura, spesso facendo il percorso inverso, partendo dalla band che ci ha conquistato per risalire a chi, tra ispirazione e storia, ha contribuito ad influenzare e quindi a stimolare quel settore.
Il metal è una ramificazione estremamente frastagliata, generata dal tronco del rock, ma evolutasi negli anni in una complessa e fitta selva di sottogeneri, caratterizzati da suoni, tecniche, tematiche ed attitudini.
Per i non appassionati, come in ogni campo, è difficile cogliere le differenze più tenue ma è senz'altro molto interessante provare ad approfondire le origini e cercare i collegamenti che determinano l'evoluzioni dei grandi generi.
Dall'Heavy fino al Post Metal si sono sviluppate in ogni parte del mondo decine di correnti, ognuna delle quali vanta esponenti di indubbie capacità, venerati da schiere di fans e riconosciuti per le loro doti e la loro inventiva, spesso figlia di aperture e contaminazioni.
Senza prendersi troppo sul serio è altrettanto divertente vedere queste differenze in chiave ironica, magari accentuando gli aspetti più estremi che alla fine caratterizzano il genere stesso.
Jared Dines è un musicista youtuber con oltre i centomila seguaci, specialista nell'ironizzare sulla musica che ama, creatore di questi video davvero divertenti!
venerdì 20 febbraio 2015
L'ignoranza brucia
A sentire gli esperti, quelli che non cedono all'allarmismo, le intenzioni del Califfato nero è piuttosto chiara. La loro è una battaglia votata alla provocazione, le loro armi sono una violenza smisurata sbandierata attraverso i media, supportata da proclami e da una continua demonizzazione di tutto ciò che è occidentale.
La cosa si palesa con Boko Haram, letteralmente "proibizione dell'istruzione occidentale", ma è altrettanto evidente nelle dichiarazioni dei vari portavoce dell'IS, nelle battaglie contro i nostri valori, la nostra cultura e nelle sempre meno velate minacce a Roma cuore del Cristianesimo.
E' chiaro che non si può credere "all'invasione Islamica" intesa come marcia su Roma; questi gruppi, se pur pericolosissimi, non hanno ne i mezzi ne le capacità per affrontare un tale attacco, ma godono di una fortissima motivazione che diventa un'arma micidiale nel reclutamento di nuovi volontari, soprattutto in territorio straniero.
Il vero rischio per noi è quello degli attacchi trerroristici, delle cellule sparse per il mondo e pronte ad agire anche senza schemi precisi, alimentando un odio e un terrore che è il primo obiettivo dell'Isis.
Paura, demonizzazione e provocazione mirano a cercare uno scontro diretto, tale da giustificare e rendere palese una guerra tra civiltà, in cui ci si deve schierare per forza e da cui il Califfato può reperire linfa vitale per il suo sviluppo.
Per questo credo sia giusto rispondere alle provocazioni con quello che temono di più: la nostra libertà culturale, temuta come un virus, perché capace di sminare le radicalizzazioni e favorire il libero arbitrio, vero cancro di ogni regime.
Se pare impossibile farlo davanti alle decapitazioni e alle crudeltà che continuano a mostrarci soddisfatti attraverso i nostri stessi canali (a cui dovremmo rispondere solo smettendo di diffonderli), possiamo farlo con meno sdegno davanti alle manifestazini meno cruente, come quelle di ieri, in cui bruciano gli strumenti musicali in segno di disprezzo.
Ecco, a questo vorrei rispondere con la musica, dimostrando insindacabilmente quanto questi strumenti generino meraviglie, magie che non hanno bisogno di traduzione che superano i vincoli culturali, dimostrando la stupidità di chi bruciandoli dimostra una violenza a senso unico e un'ignoranza disarmante.
La cosa si palesa con Boko Haram, letteralmente "proibizione dell'istruzione occidentale", ma è altrettanto evidente nelle dichiarazioni dei vari portavoce dell'IS, nelle battaglie contro i nostri valori, la nostra cultura e nelle sempre meno velate minacce a Roma cuore del Cristianesimo.
E' chiaro che non si può credere "all'invasione Islamica" intesa come marcia su Roma; questi gruppi, se pur pericolosissimi, non hanno ne i mezzi ne le capacità per affrontare un tale attacco, ma godono di una fortissima motivazione che diventa un'arma micidiale nel reclutamento di nuovi volontari, soprattutto in territorio straniero.
Il vero rischio per noi è quello degli attacchi trerroristici, delle cellule sparse per il mondo e pronte ad agire anche senza schemi precisi, alimentando un odio e un terrore che è il primo obiettivo dell'Isis.
Paura, demonizzazione e provocazione mirano a cercare uno scontro diretto, tale da giustificare e rendere palese una guerra tra civiltà, in cui ci si deve schierare per forza e da cui il Califfato può reperire linfa vitale per il suo sviluppo.
Per questo credo sia giusto rispondere alle provocazioni con quello che temono di più: la nostra libertà culturale, temuta come un virus, perché capace di sminare le radicalizzazioni e favorire il libero arbitrio, vero cancro di ogni regime.
Se pare impossibile farlo davanti alle decapitazioni e alle crudeltà che continuano a mostrarci soddisfatti attraverso i nostri stessi canali (a cui dovremmo rispondere solo smettendo di diffonderli), possiamo farlo con meno sdegno davanti alle manifestazini meno cruente, come quelle di ieri, in cui bruciano gli strumenti musicali in segno di disprezzo.
Ecco, a questo vorrei rispondere con la musica, dimostrando insindacabilmente quanto questi strumenti generino meraviglie, magie che non hanno bisogno di traduzione che superano i vincoli culturali, dimostrando la stupidità di chi bruciandoli dimostra una violenza a senso unico e un'ignoranza disarmante.
mercoledì 18 febbraio 2015
Lilyhammer
Nella valanga di serie tv che hanno invaso il mondo, mi ha piacevolmente colpito Lilyhammer.
Si tratta di una serie Norvegese\Statunitense (e già solo per questo suscita una certa curiosità), prodotta ed interpretata dal grandissimo Steven Van Zandt, noto alle cronache tv come interprete brillante nei SOPRANO, e nel mondo musicale come Little Steven, chitarrista degli E STREET BAND, dove milita 'un certo Bruce Springsteen!'
La serie è esilarante, almeno quanto il protagonista, Van Zandt appunto!
Se si pensa che per i Soprano era stato scelto senza mai aver recitato, ingaggiato quasi esclusivamente per il suo volto e per la sua personalità, sorprende l'incredibile attitudine del chitarrista ad interpretare ruoli legati al mondo della malavita!
Lilyhammer infatti è una commedia dal sapore drammatico che narra le vicende di Frank Tagliano, boss della malavita italoamericana che, dopo un pentimento piuttosto forzato, decide di rifugiarsi in Norvegia, a Lillehammer, località conosciuta seguendo le Olimpiadi invernali.
Si tratta di una produzione frizzante e ricca di personaggi improbabili, in primis proprio Frank Tagliano, mafioso pentito tra le nevi norvegesi, con la faccia da boss anche nella realtà, un passato da attore e una carriera musicale strepitosa, proprio nella band del Boss!
Provare per credere!
Si tratta di una serie Norvegese\Statunitense (e già solo per questo suscita una certa curiosità), prodotta ed interpretata dal grandissimo Steven Van Zandt, noto alle cronache tv come interprete brillante nei SOPRANO, e nel mondo musicale come Little Steven, chitarrista degli E STREET BAND, dove milita 'un certo Bruce Springsteen!'
La serie è esilarante, almeno quanto il protagonista, Van Zandt appunto!
Se si pensa che per i Soprano era stato scelto senza mai aver recitato, ingaggiato quasi esclusivamente per il suo volto e per la sua personalità, sorprende l'incredibile attitudine del chitarrista ad interpretare ruoli legati al mondo della malavita!
Lilyhammer infatti è una commedia dal sapore drammatico che narra le vicende di Frank Tagliano, boss della malavita italoamericana che, dopo un pentimento piuttosto forzato, decide di rifugiarsi in Norvegia, a Lillehammer, località conosciuta seguendo le Olimpiadi invernali.
Si tratta di una produzione frizzante e ricca di personaggi improbabili, in primis proprio Frank Tagliano, mafioso pentito tra le nevi norvegesi, con la faccia da boss anche nella realtà, un passato da attore e una carriera musicale strepitosa, proprio nella band del Boss!
Provare per credere!
sabato 14 febbraio 2015
Buon Ammore!
Eccolo "l'ammore" di S.Valentino, una meravigliosa caricatura del tutto, come questa canzone e questo video, talmente pomposi da sembrare bislacchi, meravigliosi nella loro essenza!
martedì 10 febbraio 2015
Cyber war
Per alcuni le terza guerra mondiale è in pieno svolgimento, da anni, e riguarda tutto il pianeta, ben più estesa delle prime due ma spalmata in centinaia di focolai più o meno conosciuti.
Secondo un'indagine di qualche mese fa sono oltre un centinaio i Paesi coinvolti in vario titolo in conflitti interni ed esterni e sono milioni le persone che ne fanno le spese.
Per altri la terza guerra mondiale è si in atto, ma si sviluppa nel mondo della finanza, attraverso battaglie meno cruente ma forse più pericolose, capaci di coinvolgere gran parte dell'umanità, causando danni che nessun bombardamento potrebbe eguagliare. I conflitti militari sarebbero solo una conseguenza di questa guerra, battaglie che si generano sulle macerie di paesi destabilizzati, combattute da popolazioni asfissiate da un'economia che concretizza le speculazioni finanziarie e le ingustizie sociali, capaci di affamare parti del mondo a favore di pochi ma potentissimi grumi di potere.
Per altri ancora la terza guerra mondiale è alle porte e tutto ciò che accade nel mondo è solo il sintomo di una deriva violenta che sfocerà presto nell'ennesimo conflitto mondiale che coinvolgerà bandiere religiose, economiche, politiche e sociali.
Quel che è certo è che di qualsiasi cosa si tratti, il terreno su cui i conflitti si abbatteranno si sono arricchiti di un nuovo spazio che va oltre al militarismo e oltre alla finanza: il web.
Internet è, volente o nolente, la nuova dimensione della nostra umanità, ne dipendono molti aspetti della nostra vita ma soprattutto è considerato come la maggior finestra sul mondo, accessibile a tutti e dalla potenza straordinara.
Mentre l'Isis e altre sigle terroristiche hanno fatto della propaganda mediatica un loro punto di forza, migliaia di persone hanno accesso ad informazioni e canali più o meno legali per raggiungerle.
Inoltre è palese quanto i social riescano ad influenzare l'opinione pubblica e questo pur considerando i limiti di un sistema tutt'altro che rodato.
Stiamo parlando di una tecnologia ancora in fasce, dove regna l'anarchia e dove tutto può significare il contrario di tutto. Un terreno dove la libertà viene sbandierata in ogni sua forma, nel paradosso di garantire allo stesso tempo verità e menzonia, pace e violenza, soluzioni e problemi.
In questa situazioni si muovono gruppi organizzati, pirati di un mare in cui non esistono regole e le cui azioni possono essere devastanti più di quelle fatte nel mondo reale.
Da qualche settimana il gruppo Anonymous ha dichiarato guerra all'Isis ed i primi frutti, piuttosto abbondanti, sono stati presentati alla società.
Questo gruppo potente e oscuro, opera senza regole e ha già aggredito migliaia di nemici, facendo spesso emergere realtà orrende, come fu il caso di Nazileaks o quello ancor più odioso di
Lolita City, pubblicando gli orrori pedo-satanisti di oltre 1500 utenti!
Pur parlando comunque di guerra e pur parlando comunque di un gruppo anonimo che raccoglie quasi certamente anche pezzi di apparati istituzionali più o meno governativi anche legati alle varie intelligence internazionali, non si può negare un grande senso di speranza ed esaltazione, nel veder contrapposte agli orribili video di violenza e crudeltà, le parole minacciose con cui Anonymous attacca l'Is:
"Siamo ebrei, cattolici e musulmani, gay ed etero, spie e attivisti: Voi siete il virus, noi siamo la cura".
Secondo un'indagine di qualche mese fa sono oltre un centinaio i Paesi coinvolti in vario titolo in conflitti interni ed esterni e sono milioni le persone che ne fanno le spese.
Per altri la terza guerra mondiale è si in atto, ma si sviluppa nel mondo della finanza, attraverso battaglie meno cruente ma forse più pericolose, capaci di coinvolgere gran parte dell'umanità, causando danni che nessun bombardamento potrebbe eguagliare. I conflitti militari sarebbero solo una conseguenza di questa guerra, battaglie che si generano sulle macerie di paesi destabilizzati, combattute da popolazioni asfissiate da un'economia che concretizza le speculazioni finanziarie e le ingustizie sociali, capaci di affamare parti del mondo a favore di pochi ma potentissimi grumi di potere.
Per altri ancora la terza guerra mondiale è alle porte e tutto ciò che accade nel mondo è solo il sintomo di una deriva violenta che sfocerà presto nell'ennesimo conflitto mondiale che coinvolgerà bandiere religiose, economiche, politiche e sociali.
Quel che è certo è che di qualsiasi cosa si tratti, il terreno su cui i conflitti si abbatteranno si sono arricchiti di un nuovo spazio che va oltre al militarismo e oltre alla finanza: il web.
Internet è, volente o nolente, la nuova dimensione della nostra umanità, ne dipendono molti aspetti della nostra vita ma soprattutto è considerato come la maggior finestra sul mondo, accessibile a tutti e dalla potenza straordinara.
Mentre l'Isis e altre sigle terroristiche hanno fatto della propaganda mediatica un loro punto di forza, migliaia di persone hanno accesso ad informazioni e canali più o meno legali per raggiungerle.
Inoltre è palese quanto i social riescano ad influenzare l'opinione pubblica e questo pur considerando i limiti di un sistema tutt'altro che rodato.
Stiamo parlando di una tecnologia ancora in fasce, dove regna l'anarchia e dove tutto può significare il contrario di tutto. Un terreno dove la libertà viene sbandierata in ogni sua forma, nel paradosso di garantire allo stesso tempo verità e menzonia, pace e violenza, soluzioni e problemi.
In questa situazioni si muovono gruppi organizzati, pirati di un mare in cui non esistono regole e le cui azioni possono essere devastanti più di quelle fatte nel mondo reale.
Da qualche settimana il gruppo Anonymous ha dichiarato guerra all'Isis ed i primi frutti, piuttosto abbondanti, sono stati presentati alla società.
Questo gruppo potente e oscuro, opera senza regole e ha già aggredito migliaia di nemici, facendo spesso emergere realtà orrende, come fu il caso di Nazileaks o quello ancor più odioso di
Lolita City, pubblicando gli orrori pedo-satanisti di oltre 1500 utenti!
Pur parlando comunque di guerra e pur parlando comunque di un gruppo anonimo che raccoglie quasi certamente anche pezzi di apparati istituzionali più o meno governativi anche legati alle varie intelligence internazionali, non si può negare un grande senso di speranza ed esaltazione, nel veder contrapposte agli orribili video di violenza e crudeltà, le parole minacciose con cui Anonymous attacca l'Is:
"Siamo ebrei, cattolici e musulmani, gay ed etero, spie e attivisti: Voi siete il virus, noi siamo la cura".
venerdì 6 febbraio 2015
Jose Pasillas'
La sua è la storia di tantissimi ragazzi che amano la musica, ci provano e ne fanno una passione. Il fatto è che a Jose Pasillas' le cose sono andate un po' meglio che ad altri.
Nonostante un evidente ritmo nel sangue Jose approccia alla batteria solo verso i 15 anni e lo fa su uno strumento piuttosto sgangherato e senza alcuna nozione tecnica.
Suona sulle basi di Metallica e Megadeath che in quegli anni sono le cose più abbordabili e "cazzute" per un adolescente "hard rock" molto aperto ad altri generi ed influenze.
Fin qui un classico che però diventa meno scontato quando il suo vicino irrompe in casa sua e si presenta: tale Steven Adler, professione batterista. Nasce un'amicizia, Adler gli regala anche un nuovo sgabello in sostituzione di un vecchia sedia utilizzata come seduta e suonano spesso insieme.
Sarebbe ancora un classico se questo Steven Adler non fosse stato il batterista dei Gun's n' Roses, con i quali in quegli anni era in causa per varie motivazioni che si possono bene immaginare quando si uniscono nello stesso cocktail: musica, droga, successo, Axl Rose e milioni di dollari!
Ora di classico resta poco, specie se tra i suoi amici d'infanzia troviamo un tale di nome Brandon Boyd con il quale fondò una band chiamata Incubus.
Di li la strada è tornata un "classico dal sapore mitologico", dal primo demo registrato grazie a un cento dollari 'trovato', all'incontro con Jim Wirt che produsse il loro primo EP e li mise in contatto con i Korn che se li portarono in giro per il mondo come spalla.
Jose Pasillas' non è uno di quei batteristi che fanno della tecnica la loro forza, Pasillas' investe tutto nel groove e nello stile in cui mischia tutto quello che ascolta e assorbe.
Se gli Incubus hanno sfornato in successione due capolavori come S.C.I.E.N.C.E. e Make Yourself lo devono anche al suo stile inconfondibile, a partire da quel drumset pieno di accessori e al suo posizionamento fronte "lato" che caratterizzava non poco i live dalla band.
Nonostante un evidente ritmo nel sangue Jose approccia alla batteria solo verso i 15 anni e lo fa su uno strumento piuttosto sgangherato e senza alcuna nozione tecnica.
Suona sulle basi di Metallica e Megadeath che in quegli anni sono le cose più abbordabili e "cazzute" per un adolescente "hard rock" molto aperto ad altri generi ed influenze.
Fin qui un classico che però diventa meno scontato quando il suo vicino irrompe in casa sua e si presenta: tale Steven Adler, professione batterista. Nasce un'amicizia, Adler gli regala anche un nuovo sgabello in sostituzione di un vecchia sedia utilizzata come seduta e suonano spesso insieme.
Sarebbe ancora un classico se questo Steven Adler non fosse stato il batterista dei Gun's n' Roses, con i quali in quegli anni era in causa per varie motivazioni che si possono bene immaginare quando si uniscono nello stesso cocktail: musica, droga, successo, Axl Rose e milioni di dollari!
Ora di classico resta poco, specie se tra i suoi amici d'infanzia troviamo un tale di nome Brandon Boyd con il quale fondò una band chiamata Incubus.
Di li la strada è tornata un "classico dal sapore mitologico", dal primo demo registrato grazie a un cento dollari 'trovato', all'incontro con Jim Wirt che produsse il loro primo EP e li mise in contatto con i Korn che se li portarono in giro per il mondo come spalla.
Jose Pasillas' non è uno di quei batteristi che fanno della tecnica la loro forza, Pasillas' investe tutto nel groove e nello stile in cui mischia tutto quello che ascolta e assorbe.
Se gli Incubus hanno sfornato in successione due capolavori come S.C.I.E.N.C.E. e Make Yourself lo devono anche al suo stile inconfondibile, a partire da quel drumset pieno di accessori e al suo posizionamento fronte "lato" che caratterizzava non poco i live dalla band.
mercoledì 4 febbraio 2015
Super Champions
Il Super Bowl riserva ogni anno grandi sorprese, emblema di una nazione che fa di ogni celebrazione un evento unico, capace di coinvolgere talenti provenienti da ogni ambito artistico, muovendo milioni di dollari e attingendo ad ogni risorsa che possa rendere uno show eccezionale.
Spesso si sconfina nell'eccesso, esaltando le grandi contraddizioni che il marchio USA porta con se, cedendo alla retorica e ad un patriottismo che non manca mai di essere esaltato ma... paese che vai...
Evento sportivo a parte, di cui non conosco quasi nulla, il mondo si affaccia su questa vetrina anche per il grande show della pausa nella partita, evento che negli anni ha assunto un importanza mondiale ben superiore a quello sportivo che ogni anno tiene incollati al televisore gran parte degli americani.
Così l'artista designato a questa impresa si trova ad avere di fronte uno dei palchi più prestigiosi del pianeta, per un'esibizione che si condensa in meno di di 15 minuti, un'impresa ardua che poche volte ha deluso le aspettative.
Inoltre, per l'occasione, si muove tutto il mondo pubblicitario americano, con spot inediti, realizzati appositamente e venduti a cifre spropositate, giustificate dall'enorme platea a cui si rivolgono.
Ogni anno non mancano le polemiche ma soprattutto non mancano le perle frutto di un sistema che pretende il massimo da chiunque voglia farne parte.
Quest'anno è toccato a Katy Perry intrattenere il pubblico nella pausa dell'incontro sportivo e lo ha fatto senza risparmiarsi, con il contributo di Lenny Kravitz, Missy Eliot, un leone dorato alto quattro metri, una cometa da cavalcare tra i fuochi artificiali ed effetti scenici che condensano tutto quello che la tecnologia ha da offrire in questo momento (vedere per credere!).
Naturalmente ogni evento mediatico ha dedicato spazio al Super Bowl e tra tutti voglio citare quanto realizzato da Jimmy Fallon, abile convogliatore di artisti e mago dello spettacolo.
Spesso si sconfina nell'eccesso, esaltando le grandi contraddizioni che il marchio USA porta con se, cedendo alla retorica e ad un patriottismo che non manca mai di essere esaltato ma... paese che vai...
Evento sportivo a parte, di cui non conosco quasi nulla, il mondo si affaccia su questa vetrina anche per il grande show della pausa nella partita, evento che negli anni ha assunto un importanza mondiale ben superiore a quello sportivo che ogni anno tiene incollati al televisore gran parte degli americani.
Così l'artista designato a questa impresa si trova ad avere di fronte uno dei palchi più prestigiosi del pianeta, per un'esibizione che si condensa in meno di di 15 minuti, un'impresa ardua che poche volte ha deluso le aspettative.
Inoltre, per l'occasione, si muove tutto il mondo pubblicitario americano, con spot inediti, realizzati appositamente e venduti a cifre spropositate, giustificate dall'enorme platea a cui si rivolgono.
Ogni anno non mancano le polemiche ma soprattutto non mancano le perle frutto di un sistema che pretende il massimo da chiunque voglia farne parte.
Quest'anno è toccato a Katy Perry intrattenere il pubblico nella pausa dell'incontro sportivo e lo ha fatto senza risparmiarsi, con il contributo di Lenny Kravitz, Missy Eliot, un leone dorato alto quattro metri, una cometa da cavalcare tra i fuochi artificiali ed effetti scenici che condensano tutto quello che la tecnologia ha da offrire in questo momento (vedere per credere!).
Naturalmente ogni evento mediatico ha dedicato spazio al Super Bowl e tra tutti voglio citare quanto realizzato da Jimmy Fallon, abile convogliatore di artisti e mago dello spettacolo.
giovedì 29 gennaio 2015
Il non video - game
Tornano i Linea 77 dopo una serie di disavventure e lo fanno attraverso un non-video.
Il singolo che presenta il disco in uscita si chiama Presentat-Arm! e racchiude, come annunciano gli stessi dal loro sito ufficiale, tutte le caratteristiche del nuovo sentiero intrapreso dalla band.
La curiosità di questo clip è che si sviluppa in un gioco, con cui sfidano i loro fans a riconoscere le 77 band rappresentate da una serie di emoticon. Il premio è sfizioso: l'accesso gratuito a tutti i loro concerti, per sempre!
Sicuri dell'impossibilità dell'operazione o abili agenti di mercato... ai posteri l'ardua sentenza!
Il singolo che presenta il disco in uscita si chiama Presentat-Arm! e racchiude, come annunciano gli stessi dal loro sito ufficiale, tutte le caratteristiche del nuovo sentiero intrapreso dalla band.
La curiosità di questo clip è che si sviluppa in un gioco, con cui sfidano i loro fans a riconoscere le 77 band rappresentate da una serie di emoticon. Il premio è sfizioso: l'accesso gratuito a tutti i loro concerti, per sempre!
Sicuri dell'impossibilità dell'operazione o abili agenti di mercato... ai posteri l'ardua sentenza!
lunedì 26 gennaio 2015
Shake it off
E' di certo il colpaccio di Taylor Swift, il pezzo perfetto per spopolare ovunque, un mix di elementi sapientemente mescolati per quella che è diventata una hit del panorama pop mondiale.
Con una produzione del genere, un video affidato nientemeno che Mark Romanek e i numeri che il suo passato da reginetta del country le garantisce, era un successo annunciato, così come era annunciata un'invasione di video con cover, reinterpretazioni e parodie, tipiche di un pezzo dalla melodia semplice e geniale.
Meno annunciata era la diffusione incredibile del video che vede un agente di polizia improvvisare un karaoke spassoso sulle note della canzone, immagini rubate e messe on line dagli stessi colleghi dell'agente, che in pochi giorni ha riportato il pezzo al successo iniziale!
Con una produzione del genere, un video affidato nientemeno che Mark Romanek e i numeri che il suo passato da reginetta del country le garantisce, era un successo annunciato, così come era annunciata un'invasione di video con cover, reinterpretazioni e parodie, tipiche di un pezzo dalla melodia semplice e geniale.
Meno annunciata era la diffusione incredibile del video che vede un agente di polizia improvvisare un karaoke spassoso sulle note della canzone, immagini rubate e messe on line dagli stessi colleghi dell'agente, che in pochi giorni ha riportato il pezzo al successo iniziale!
venerdì 23 gennaio 2015
L'unico
Su Focus.it si trova un'interessante galleria fotografica che raccoglie alcuni scatti rari ed importanti della storia.
Tra queste mi ha colpito questa che ritrae il varo di una nave tedesca nel 1936 al cospetto di Hitler.
Lo scatto immortala la folla impegnata in un collettivo saluto romano, saluto non condiviso da una sola persona, dalle braccia incrociate e dallo sguardo perplesso.
Si tratta di August Landmesser, iscritto al partito nazista ma sposato con una ragazza ebrea, in chiaro disaccordo con la dottrina del Fuhrer. Questo suo matrimonio gli costò lo stesso anno l'espulsione del partito e negli anni successivi la deportazione in un campo di lavoro. Non si tratta di una storia a lieto fine, in quanto la moglie rimase vittima in un campo di sterminio e lui morì pochi anni dopo arruolato a forza in un battaglione di disciplina.
Questo scatto però immortala il suo essere unico, magra ma immortale consolazione.
Tra queste mi ha colpito questa che ritrae il varo di una nave tedesca nel 1936 al cospetto di Hitler.
Lo scatto immortala la folla impegnata in un collettivo saluto romano, saluto non condiviso da una sola persona, dalle braccia incrociate e dallo sguardo perplesso.
Si tratta di August Landmesser, iscritto al partito nazista ma sposato con una ragazza ebrea, in chiaro disaccordo con la dottrina del Fuhrer. Questo suo matrimonio gli costò lo stesso anno l'espulsione del partito e negli anni successivi la deportazione in un campo di lavoro. Non si tratta di una storia a lieto fine, in quanto la moglie rimase vittima in un campo di sterminio e lui morì pochi anni dopo arruolato a forza in un battaglione di disciplina.
Questo scatto però immortala il suo essere unico, magra ma immortale consolazione.
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